Lettera aperta alla redazione de Il Manifesto
Abbiamo letto con interesse l'articolo pubblicato sul vostro giornale il 30.7.06 a firma A. Mantovani dal titolo Carc, un caso di accanimento giudiziario. Lo abbiamo letto con soddisfazione, perché finalmente un quotidiano di tiratura nazionale ha rotto il silenzio su questa vicenda. La persecuzione politica si accompagna sempre a una manipolazione propagandistica che spesso è semplicemente fatta di silenzio. Il Manifesto, ha avuto il merito di rompere questo silenzio, almeno per un momento.
A nostro avviso però a un giornale dalle tradizioni quali quelle del vostro quotidiano, non può sfuggire che il caso delle numerose inchieste sui Carc e sul (n)Pci (8 in 20 anni) non è un caso isolato, a sé stante. Una svista di qualche magistrato o poliziotto zelante o di qualche cancelliere distratto. Il caso della persecuzione dei Carc e del (n)Pci si inserisce in un contesto generale nel quale la repressione dura e aperta dei comunisti, degli antifascisti e degli oppositori sta diventando, nuovamente, parte determinante della lotta che la borghesia conduce per mantenere il suo potere, il suo sistema sempre più debole e in crisi. Ciò succede in tutto il mondo. Guerra, rendition, uccisioni mirate, torture, intercettazioni, pedinamenti, liste nere. Tutte questioni che voi conoscete e di cui trattate quotidianamente nel vostro giornale. Questo quadro è preoccupante e allarmante non solo per i comunisti, ma per ogni sincero democratico. E' in questo quadro che si inserisce la persecuzione contro i compagni dei CARC e contro i compagni del (n)Pci e poco importa se queste organizzazioni sono o meno piccole. Se sono forze “residuali e anacronistiche”, come vengono dipinte dalla borghesia. Qualcuno dovrebbe spiegarci perché mai la borghesia mette in moto e gestisce da anni queste macchinazioni? Come mai lo Stato democratico e i suoi apparati spendano milioni di euro e mobilitano centinaia di poliziotti per tenere sotto controllo, pedinare o inquisire qualche centinaio di compagni? Come mai nessun partito politico, di destra o di sinistra, gridi alla scandalo contro questo spreco di risorse e di uomini?
Sulla questione vogliamo inoltre ricordare che anche il Partito Comunista Italiano che diresse la guerra di Resistenza nacque piccolo. Ogni cosa, come ogni essere, obbligatoriamente, nasce piccola. Questo coloro che ci perseguitano lo sanno bene. Anche il vostro quotidiano, dinanzi alle testate importanti in mano alla borghesia è piccolo, ma voi state combattendo per la sua sopravvivenza. Non è il fatto in sé che sia piccolo che ne determina l'importanza.
E' quindi in un contesto più generale di repressione contro gli oppositori, di attacco ai diritti e alle conquiste dei lavoratori e di paura degli apparati della borghesia per la riorganizzazione delle forze comuniste e anticapitaliste che va letta e inserita la "vicenda dei Carc e del (n)Pci". Per questo è importante che ogni sincero democratico, e specialmente qui in Italia dove sappiamo bene cosa significa combattere per la libertà, si schieri con decisione contro questa inchiesta e in difesa delle libertà di pensiero e di organizzazione. E' per questo che noi invitiamo tutti a denunciare questa persecuzione e a partecipare alla battaglia per la difesa dei diritti democratici conquistati con la Resistenza. Per questo invitiamo tutti a scrivere al giudice Paolo Giovagnoli per protestare contro questo ennesimo attacco repressivo.
Ringraziandovi per l'attenzione, vi invio cordiali saluti.
Direzione Nazionale dei CARC
www.carc.it
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