La Curia: Assessorato alle famiglie sposate
di Luca Molinari
Sì all’assessorato alla Famiglia. Ma a patto che sia al singolare, ovvero che si occupi solo di quelle sposate e non delle coppie di fatto.
La Curia di Bologna promuove a metà il sindaco Cofferati e la sua proposta di un nuovo assessorato alla famiglia e ai nuclei. Una dicitura - famiglia e nuclei - chiaramente liberal dove “nuclei” sta per coppie di fatto.
E tanto basta per allarmare la gerarchia ecclesiastica bolognese: la famiglia - spiegano dalla Curia - è solo quella sposata. Il monito di via Altabella, come da tradizione, è affidato a un editoriale non firmato che comparirà oggi su Bologna Sette, inserto settimanale di Avvenire e organo ufficiale della Curia.
«L’idea di un assessorato alla famiglia è - si legge in un’anticipazione del testo diffusa ieri - una buona idea, ma al centro della nuova delega deve esserci la famiglia così come la definisce la Costituzione, e cioè una società naturale fondata sul matrimonio».
La “voce” di via Altabella invita poi Cofferati a «non farsi irretire dalle sirene che all’interno della maggioranza hanno già messo le mani avanti dicendo che l’assessorato dovrà occuparsi di famiglie e non di famiglia e che non dovrà fare distinzioni occupandosi di tutti, unioni di fatto e coppie gay comprese».
Un monito che, seppur velatamente, riguarda lo stesso sindaco, ideatore della formula “famiglia e nuclei” che tanto spaventa i piani alti della Curia.
La stilettata di oggi arriva dopo di un’intensa campagna che per tutta l’estate dalle colonne di Bologna Sette ha messo in guardia il sindaco dall’affidare a esponenti della sinistra radicale deleghe in materie di politiche giovanili e familiari.
Tesi ribadita ancora nel numero odierno di Bologna Sette in cui si legge che «È scattato, naturalmente il toto-nomine: noi non abbiamo problemi. Ma ci sembrerebbe perlomeno bizzarro se a vendere carne in macelleria fosse chiamato un vegetariano».
Totonomi nel quale trovano spazio sia autorevoli dirigenti di partiti laici come Gianluca Borghi, ex assessore regionale dei Verdi, sia nomi di spicco del mondo cattolico: Paolo Mengoli, direttore della Caritas e nome storico della sinistra Dc, Giuseppe Gervasio, intellettuale dossettiano, ed Amelia Frascaroli, impegnata nel volontariato come dipendente della Caritas e il cui nome era già circolato come possibile presidente della Consulta contro l’esclusione sociale, progetto della giunta poi tramontato.
L’editoriale di Bologna Sette provoca la dura reazione di Sergio Lo Giudice, consigliere comunale dei Ds e presidente dell’ArciGay: «Un assessorato alla famiglia deve occuparsi di tutte le realtà affettive esistenti, quindi anche di quelle composte da persone non sposate e dello stesso sesso».
Sullo stessa linea anche Franco Grillini, deputato Ds e presidente onorario dell’ArciGay per il quale «un nuovo assessorato deve pensare a tutti».
http://www.ildomanidibologna.it/articolo_02.htm
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