Aggrediti perché gay
di Gianluca Rotondi
Presi a calci, pugni e sprangate solo perché omosessuali. Aggrediti e picchiati selvaggiamente da tre sconosciuti mentre a piedi raggiungevano il circolo Arcigay del Cassero di via Don Minzoni. Un raid in piena regola contro due giovani, entrambi impegnati anche come attivisti di “Antagonismogay”, colpevoli solo di essere visibili.
Andrea (nome di fantasia) e Vincenzo, 23 e 25 anni, entrambi studenti fuorisede rispettivamente al Dams e a Scienza della comunicazione, hanno passato le prime ore di giovedì in ospedale. A farsi medicare le ferite rimediate nell’agguato che gli hanno teso tre balordi a qualche centinaio di metri dall’entrata del Cassero.
Ma a fare male più di ogni altra cosa è la radice del pestaggio: «Finocchi di m., froci», gli hanno gridato i tre ragazzi prima di aggredirli a sassate e colpi di spranga. Un episodio portato alla luce dall’ufficio stampa del Cassero (sede nazionale di Arcigay e Arcilesbica), che in un comunicato parla di «ennesimo episodio di violenza omofobica».
Anche i due ragazzi hanno pochi dubbi sulla matrice dell’aggressione: «Hanno iniziato ad insultare pesantemente Andrea con riferimenti espliciti all’omosessualità - spiega Vincenzo - Tornavamo dal concerto della Rettore a Castelfranco Emilia e abbiamo deciso di concludere la serata al Cassero. Dopo aver parcheggiato ci siamo avviati verso l’entrata del locale, ma Luca doveva fare pipì e si è attardato mentre io ho continuato a camminare. Dopo pochi secondi l’ho sentito alzare la voce verso un gruppo di persone: gli chiedeva “Che problema c’è?”».
Una richiesta di spiegazioni arrivata dopo che da una macchina parcheggiata poco distante un gruppetto di persone gli aveva lanciato dei sassi contro. «Mi sono avvicinato loro e ho chiesto cosa c’era che non andava - spiega Andrea, che nell’aggressione ha subito la frattura del setto nasale - Hanno iniziato ad insultare, pesantemente, a chiamarmi frocio. Poi è arrivato anche Vincenzo e lì hanno iniziato a picchiare».
Secondo le testimonianze raccolte, che costituiranno oggetto della querela, i tre ragazzi, che parlavano in italiano ma con uno spiccato accento dell’est, erano appena scesi dalla macchina, una station wagon blu scura: «Ci hanno aggrediti a calci e pugni e all’improvviso uno dei tre ha raccolto un bastone in terra e ha iniziato a colpire - spiega Vincenzo - Mi è arrivata una botta sulla spalla ma ho avuto il tempo di telefonare al 113 col mio cellulare. Hanno provato astrapparmelo, ma dopo un altro tentativo sono fuggiti in macchina».
Vincenzo, quello dei due che ne è uscito meglio, ha avuto anche la prontezza di annotare la targa della macchina. Poi l’arrivo della polizia, in borghese, e il trasferimento al Maggiore in ambulanza. «Mi hanno rotto il naso, ma quello che fa più male è constatare come ormai anche a Bologna le cose siano cambiate - dice amaro Andrea - Gli episodi omofobici sono in aumento, anche la scorsa settimana una signora ha chiamato la polizia perché mi stava abbracciando col mio ragazzo troppo vicino al suo negozio. Ma quello che è accaduto l’altra sera è davvero inconcepibile. Una volta le strade erano piene di gente, a qualsiasi ora della notte c’era in giro qualcuno e i locali erano aperti. Ora invece è diverso e in certe strade c’è da avere paura, ti senti insicuro, può capitarti di tutto».
I due studenti, assistiti dall’avvocato Kathy La Torre e dallo Sportello Legale del “Cassero”, questa mattina si recheranno in Questura per la denuncia formale dell’aggressione. «Grave è la preoccupazione che esprimiamo per l'ennesimo episodio di violenza omofobica - ha dichiarato il presidente Matteo Cavalieri- che si inserisce in un clima di generale violenza che sembra contraddistinguere questi ultimi mesi. Chiediamo che tali episodi non vengano sottovalutati, da anni ci battiamo per un provvedimento legislativo che equipari i crimini omofobici a quelli dettati da odio razziale, etnico, o religioso».
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