Per avere espresso la sua libera opinione sul programma del fascista di sinistra Michele Santoro e del vignettista Vauro, Massimo Del Papa è messo all'indice da Articolo 21, su pressione degli stessi Santoro e Vauro! Questa è la libertà di parola della sinistra!
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SANTORO ALL'ANNO ZERO di Massimo Del Papa*
Michele Santoro è tornato come minacciava di tornare, più Santoro che mai. Forse per dimostrare di non essere cambiato nel suo esilio dantesco. “AnnoZero” ha proposto la formula consolidata: una inchiesta inframmezzata da inserti populisti in studio (tra Bertinotti e le vignette di Vauro, ormai sprofondato in un qualunquismo penoso) e condita dal celebre moralismo del conduttore. Questo nuovo avvento, tuttavia, è parso insopportabile perchè le caratteristiche peggiori dell'estetica santoriana, la militanza, lo schematismo, sembrano esplose travolgendo i residui paletti di moderazione. Lo spunto della prima puntata, intendiamoci, era sacrosanto: vivere e soprattutto non vivere, magari morire nella Milano attuale. Ben vengano, dunque, le testimonianze sull'atroce quotidianità degl'immigrati, sugli ingiustificabili stenti dei neoproletari, sulla conclamata avidità dei padroni e dei manager. Il difetto stava nel tratto, in quel cinismo narrativo che mostrava il mondo dalla voce dei ricchi (voce, vedi il caso, vagamente berlusconiana), irridendo “quei poveri ingenui dei centri sociali” che in fondo chiedono solo un po' più di pace e di giustizia sociale. Ma gli ingenui dei centri sociali, per cominciare, non si preoccupano affatto di migliorare le condizioni di vita di Milano o altrove: propongono solo un antagonismo teppistico e onirico, infantilmente dissennato, datato e privo di senso storico. Spessissimo sono i figli di quella buona borghesia che sta dall'altra parte della barricata, che eroga sfruttamento, che è quasi sempre infame come usciva dai servizi di Anno Zero, ma non sempre infame; da una parte i sommersi, i neoproletari, tutti buoni (purchè di sinistra); dall'altra i padroni, tutti cloni di Berlusconi miliardari con piscina e dunque cinici e ignoranti. Nel mezzo non c'è niente a Milano, quanto a dire lo stupido qualunquismo brechtiano (e lasciarlo recitare a una contessina è davvero il massimo della perversione sadiana). La verità è che Milano è una città dannata dove non si salva nessuno, ricchi, poveri, indigeni, extracomunitari, stretti in una Babele dove non s'incontrano linguaggi, non si scambiano curiosità ma egoismi e ferocie. Ho scritto un anno fa un libro che su questa Milano ingiusta e presociale non faceva sconti, cercando di dar conto degli squilibri, dei problemi drammatici in cui si dibatte la balena morente dopo 25 anni di infima politica prima craxiana, indi leghista, infine berlusconiana. Ho anche cercato di spiegare la deriva neofascista della città sotterranea e criminale, lo sfruttamento delle nuove forze immigrate. Ma in questa Milano lasciata a se stessa mi è parso anche doveroso raccontare i disagi minori provocati da teppisti indigeni così come da extracomunitari fuori controllo, pericolosi anche fra loro, incapaci di comunicare, di incanalarsi in una dimensione civica che a Milano non esiste più e che nessuno, men che meno le istituzioni, prova più a introdurre. Era troppo facile cavarsela col manicheismo marxista per cui gli stranieri o i poveri sono tutti santi e se delinquono ci vengono costretti da chi non è come loro, anche se è un signor nessuno con la colpa d'essere un piccolo borghese qualunque.
Il riccastro arrogante ed evasore, sicuramente drogato, dal vittoriale postmoderno è come un animale da zoo ed è la strada più dritta e conformista esporlo al ludibrio televisivo, magari invidiandolo, per spiegare cosa non va a Milano e nel mondo: ce lo avevano già fatto capire i Briatore, le Simona Ventura cui Travaglio farà visita domenica (a quando da Vespa a parlar di Cogne?), ma questo è cattivo giornalismo, è populismo proprio dell'anno zero di “Servire il popolo”.
Santoro è tornato fazioso come non mai; il guaio è che adesso, forse perchè incattivito, se ne compiace in modo tronfio come non mai. Al punto da invitare alcuni esemplari subumani additati implicitamente come fascisti mentre invece sono sempre i vecchi sottoproletari imborghesti di Pasolini, che si rifugiano nell'odio razzista in spregio di ogni cultura perchè disperati. Santoro con loro gioca come il gatto coi sorci, si permette la falsa tolleranza che maschera il disprezzo, la condiscendenza pedagogica che è più razzista di tutto perchè maschera una indiscussa superiorità intellettuale e perfino umana: “Sei un duro”, irride a un certo punto il capetto dei subumani. E l'infame, tutto contento d'essere in tv, arrossice e si schernisce.
Non diciamo che è fascismo perchè crediamo alla definitiva buona fede di Santoro. Chiamiamolo zdanovismo, che suona meglio.
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Lettera ad Articolo21 di Michele Santoro, Sandro Ruotolo e Vauro
Nella nostra storia professionale abbiamo sempre rispettato le critiche, anche le più ingiuste. Ma dal momento che voi sembrate così ansiosi di criticarci riteniamo più giusto che possiate farlo con tutte le libertà del caso. Per questo motivo ci dimettiamo da Articolo21.
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Santoro e Anno Zero, la posizione della redazione del sito di Articolo21
di Redazione
"Grazie Michele e grazie ai telespettatori. Oltre quattro milioni di persone con uno share del 16% hanno finalmente riavuto la libertà di poter scegliere il programma di Michele Santoro e Sandro Ruotolo…." Con il commento del portavoce di Articolo21 Giuseppe Giulietti e piu’ articoli scritti dalla redazione del sito di Articolo21 abbiamo ripetutamente espresso il nostro giudizio su Santoro e sulla sua trasmissione.
Abbiamo in tutti questi anni atteso con ansia il ritorno di Santoro in video e di tutti gli altri epurati e riteniamo che la nuova trasmissione di Santoro sia un prodotto editoriale importante, una trasmissione seria e stimolante nel piatto grigiore della programmazione radiotelevisiva.
Questa e’ pertanto la linea della redazione di Articolo21 in relazione alla trasmissione Anno Zero e ai giornalisti che vi lavorano, posizione ampiamente diffusa con lanci alle agenzie stampa e ai giornali. Massimo Del Papa e’ un giornalista della rivista Mucchio Selvaggio che ha scritto altri commenti e riflessioni sul nostro sito su diversi temi. Molti apprezzati, altri meno. Il suo ultimo pezzo ha innescato numerose polemiche, dentro e fuori della redazione e questo ci duole.
Le sue riflessioni sono del tutto personali e non appartengono assolutamente alla linea della redazione di Articolo21, ma abbiamo ritenuto di pubblicarlo perche’ siamo un quotidiano on line libero, aperto e contro ogni forma di censura, anche laddove non si condivide il contenuto e il tono dell’articolo. E l’articolo di Del Papa, ribadiamo, non rappresenta, nel modo e nel metodo, il pensiero di Articolo21.
La redazione augura a Santoro, Ruotolo, Vauro e gli altri colleghi di continuare liberamente nel loro lavoro importante di inchiesta sui temi di stringente attualita’, e dara’ spazio ad Anno Zero e alle altre trasmissioni di inchiesta cosi’ rare e vitali per la qualita’ dell’informazione televisiva. Per anni abbiamo raccolto centinaia di migliaia di firme per chiedere che Santoro tornasse in video, promosso appelli insimeme a lui e lanciato battaglie comuni di civilta'. Vogliamo continuare su questa strada.
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La redazione di Articolo 21 ( http://www.articolo21.info )ha pubblicato un trafiletto in cui “si dissocia” dal mio articolo su Santoro. Dissociarsi da cosa? Da un'opinione contraria? Questo conferma il curioso concetto di pluralismo che ancora troppo spesso alligna anche a sinistra. I cani sciolti, le opinioni scomode, gli eretici, I Pasolini da rimpiangere, tutta mercanzia che torna sempre pronta all'uso ma che non piace davvero a nessuno: regna sempre l'ortodossia, l'appartenenza, il trinaricismo, il “fedeli alla linea” e in caso contrario il rogo è sempre pronto per l'eretico. Mancava solo che qualcuno mi telefonasse intimandomi: “Del Papa, si contenga!”. Addirittura Santoro, Ruotolo e Vauro, sdegnati e offesi, annunciano di "dimettersi" da Articolo 21 in quanto ne vengono criticati. Se questi sono i paladini della libera informazione, c'è da preoccuparsi: qui, di scomodo, c'è rimasto solo chi ha uno sgabellino al posto di una poltrona. mdp
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