La vedova Fortugno:si scavi su 'ndrangheta e politica "È stato un omicidio politico-mafioso ma su quel versante nessuna attività giudiziaria" "Su mio marito inchiesta monca deve indagare Pietro Grasso"
dal nostro inviato ATTILIO BOLZONI
LOCRI- È passato quasi un anno e la Calabria è sempre lontana, avvolta nel suo mistero. È passato quasi un anno e quel "delitto eccellente" sembra già dimenticato, sepolto in un silenzio di paura. Locri, undici mesi fa un killer entrava nel seggio dove si votava per le "primarie" dell'Unione e uccideva Francesco Fortugno, il vicepresidente del consiglio regionale. Chi l'ha voluto? E perché?
La vedova oggi lancia un atto di accusa: "Non si è indagato abbastanza nei rapporti tra la 'ndrangheta e la politica". Comincia così l'intervista a Maria Grazia Laganà, medico di una grande famiglia di democristiani della Locride, eletta in Parlamento nell'aprile scorso "nel partito di Franco", la Margherita. É la prima volta da quel giorno, il 16 di ottobre del 2005, che la donna racconta nei particolari cosa è accaduto prima e dopo la morte di suo marito, parla di incertezze investigative, annuncia che vuole incontrare il Presidente Napolitano "per manifestargli il disagio delle vittime della mafia nel loro rapporto con lo Stato", invita "ad indagare a fondo su attentati subiti da altri uomini politici calabresi" per seguire un filo che porta a decifrare il delitto Fortugno. E chiede che il capo della Superprocura antimafia Pietro Grasso segua "personalmente" e passo dopo passo l'inchiesta giudiziaria di Reggio.
Qualche mese fa sono stati individuati i presunti sicari, poi hanno scoperto chi avrebbe materialmente organizzato il delitto, di mandanti e di movente però non c'è traccia negli atti. Cosa non è stato fatto ancora per scoprire chi ha ordinato l'omicidio? "Non è accettabile che in una vicenda come questa, così destabilizzante, il Pubblico ministero delegato al procedimento venga trasferito ad altro incarico. E proprio nel momento in cui l'indagine doveva indirizzarsi sul versante più importante e delicato: quello del mondo politico".
É per questa ragione che chiede l'intervento della Superprocura? "La Direzione nazionale antimafia è il massimo organo inquirente per questo tipo di inchieste, io chiedo che sia in prima persona il procuratore Grasso - collaborato ovviamente dai suoi sostituti - ad occuparsi operativamente dell'indagine. Pretendo che sull'omicidio di mio marito sia accertata tutta la verità".
Lei ritiene che fino ad ora non si sia indagato abbastanza nell'intreccio fra la 'ndrangheta e la politica: è solo una sensazione o ha qualche elemento per sostenere la sua denuncia? "Da intercettazioni acquisite da un altro procedimento giudiziario, emerge un quadro di contiguità tra politica e 'ndrangheta sul quale occorreva approfondire al massimo le indagini. Accertamenti di questo tipo richiedono però da parte degli organi inquirenti la massima convinzione, costi quel che costi".
A quale inchiesta si riferisce in particolare? "É necessario indagare su precedenti rapporti tra 'ndrangheta e politica, ricercare quanto è già emerso su tali rapporti in processi già definiti e in processi ancora pendenti, si deve indagare in modo totale su attentati subiti da altri uomini politici calabresi i cui atti di indagine sono parzialmente confluiti nel procedimento sull'uccisione di mio marito".
Sta forse indicando un legame tra il delitto Fortugno e l'attentato contro Saverio Zavettieri, l'ex vicepresidente della giunta regionale di centro destra, bersaglio di fucilate prima di suo marito? "C'è tutto nelle carte giudiziarie confluite nell'indagine sulla morte di Franco". E lei dice che l'inchiesta non ha scavato su quel fronte, che non ha setacciato i collegamenti con la politica... "Mi limito a prendere atto che, a tutt'oggi, nonostante si tratti con ogni evidenza di un omicidio politico mafioso e nonostante stiano emergendo rapporti e contatti inquietanti, il versante politico non risulta raggiunto da alcuna attività giudiziaria. Mi limito, lo ripeto, a constatare che il Pm delegato alle indagini si è trasferito presso altro ufficio. Quando avrò finalmente copia di tutti gli atti dell'inchiesta farò le mie valutazioni precise su ciò che realmente è stato fatto, su ciò che non si è fatto, su ciò che si poteva e si doveva fare".
Come chiederà al Superprocuratore Grasso di intervenire nell'inchiesta? "Prima chiederò udienza al Presidente della Repubblica. É a lui che mi rivolgerò per supportare la mia legittima richiesta perché la Direzione nazionale antimafia intervenga sulla conduzione delle indagini, indagini che non si devono fermare davanti a niente e a nessuno".
Cosa altro dirà al Presidente? "Invocherò il suo alto intervento perché si realizzi un'inversione di rotta nel rapporto fra organi giudiziari e investigativi e vittime dei delitti. Nella mia nuova attività di parlamentare sto cogliendo il disagio delle vittime di mafia nel loro rapporto con lo Stato e una costante insoddisfazione per le risposte giudiziarie e investigative dello Stato. Ma è mai possibile che ogni qual volta una vittima pretende giustizia deve rivolgersi ai giornali, deve gridare a tutti che si sente sola, deve entrare in polemica con gli apparati dello Stato?".
Tutte le promesse fatte il giorno dopo il delitto sono state mantenute? "Alcune sì, nell'immediatezza dell'avvenimento. Per esempio c'è stata una militarizzazione del territorio. Dopo quasi un anno però un contingente della Finanza va via proprio domani, un altro se ne andrà via a fine mese".
Cosa è cambiato un anno dopo nella sua Calabria? "Una nuova presa di coscienza del dramma della nostra società c'è stata, soprattutto tra i giovani. Per il resto però...".
Cosa è cambiato alla Azienda sanitaria di Locri? "Non ho informazioni dirette sull'operato dei commissari e non posso formulare giudizi precisi. Ma dopo tante speranze, a Locri, sono in molti a chiedersi se per caso all'Azienda sanitaria sia rimasto tutto come prima".
Cosa è cambiato nella politica calabrese? "La politica qui è stata tramortita dall'omicidio, è rimasta ferma per molti mesi. Adesso vediamo cosa accadrà, forse qualche segnale positivo ci sarà".
E quale è stato l'effetto del delitto Fortugno nella Margherita, il suo partito? "Alcuni mi sono sempre stati vicini, altri li ho visti solo alle manifestazioni pubbliche e non le nascondo che alcune volte mi hanno fatto sentire sola".
All'inizio dell'estate il presidente degli industriali calabresi Pippo Callipo ha minacciato di andarsene dalla Calabria, ha detto che è un inferno fare impresa qui.. "La realtà è immutata, dagli imprenditori ai piccoli commercianti rischiano tutti ogni giorno".
Perché hanno ucciso Francesco Fortugno? "Perché Francesco Fortugno non era garante di interessi politico mafiosi. E proprio per evitare certi equivoci la 'ndrangheta l'ha ucciso nel corso di una manifestazione politica di grande rilevanza. E l'ha fatto in tutta tranquillità, il seggio non era sottoposto ad alcuna vigilanza. Questo dà l'idea di quanto poco Stato ci sia in Calabria".
(21 settembre 2006)
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