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parole di chi ha vissuto Gomorra
by Rosario Gaviota Monday, Oct. 02, 2006 at 2:51 PM mail: rosariogaviota@hotmail.it

pochi righe di un giovane adolescente di scampia che ha vissuto i drammi narrati nello spettacolare libro di Roberto Saviano

Sono Rosario ho 17 anni e vivo a Scampia. Ho conosciuto la luce del sole proprio tra le strade di questo quartiere oramai conosciuto nel mondo. Qui sono cresciuto, qui ho trovato il mio amore, per questo quartiere ho corso sui campi di calcio. Sono maturato, ho visto l’impossibile e l’inspiegabile tra questi palazzoni di cemento armato. Con i miei occhi azzurri ho visto la sofferenza e la gioia di chi sorride soltanto per un pallone di pezza. Quello che sto per raccontarvi è stato per me una grande sorpresa, un qualcosa che desideravo , che cercavo , che volevo e non riuscivo a trovare. Era estate, il cielo spavaldo nel cielo ci abbronzava , ci bruciava le spalle e le braccia. Fu proprio in un giorno di questi che nella mia amatissima libreria Feltrinelli comprai un libro chiamato “Gomorra”. L’autore rispondeva al nome di Roberto Saviano, credevo fosse uno di quei grandissimi intellettuali, con la camminata blanda ,gli occhialetti, la giacca e la testa alta. Mi meravigliai quando scoprii che la mano che aveva sudato per dar vita a quel libro apparteneva ad un giovane semplice, dallo sguardo pulito, dal sorriso sincero. Fu proprio quello che mi colpì, il suo sorriso, l’umiltà con la quale mostrava la sua soddisfazione per gli applausi che riceveva mentre venivano letti pezzi di quel libro che chissà quante notti aveva sognato. Con il libro che per sempre avrà un posto d’onore nella mia piccola biblioteca di periferia e con una penna chiesi s Roberto di rendere unica quella copia. Mi fisso per pochi secondi…poi scrisse…

A Rosario
alla sua rabbia
Roberto Saviano

Aveva capito quello che c’era in me guardandomi negli occhi. Lessi “Gomorra” di notte, quando c’è quella calma irreale per riflettere sulle riflessioni di qualcuno che a stento di conosce ma che già senti amico per quello che scrive. Divorai quel libro in poche notti, la luna illuminava quelle pagine dalla finestra spalancata per il caldo. M’innamorai dei racconti sul porto, su Casal di Principe, sulle donne della camorra, sul kalashnikov, ma più di tutti mi impressionò ciò che raccontava delle strade che percorrevo per andare a scuola. Per ben 4 volto lessi il capitolo che riguardava la guerra di Scampia, la faida di camorra. Era impressionante, quelle parole sembravano leggermi dentro, erano esattamente le stesse emozioni , lo stesso terrore che provavo in quei giorni in cui si ammazzava dovunque. Non mi stupii dei nomi di quei camorristi o dei prezzi della droga, a Scampia anche i bambini sanno queste cose. Più che un capitolo quello mi sembrava un piccolo diario, un diario che apparteneva ad ogni abitante di questo quartiere martoriato. Non lo dimenticherò mai PRIMA PARTE, CAPITOLO 4 pagine 71…151. non dimenticherò mai la semplicità e il rispetto con cui Roberto narrava dei morti. Fulvio Montanino, Claudio Salerno e il giovane disabile Antonio Landieri. Quando dico che la faida lo vissuta, che per la faida ho sofferto , ho pianto, ho patito , intendo dire proprio ciò che queste parole vogliono esprimere. Quel disabile di 25 anni morto alle otto di sera del 6 novembre del 2004 era mio cugino. Quello che per gli inquirenti doveva essere il capo dello spaccio dei sette palazzi era per me il vecchio e divertente Tonino. La camorra con una palla fatta di piombo ha scavato per sempre un solco nel mio cuore, ha lacerato i miei ricordi , ha trapanato i volti e gli occhi dei miei cari. Quella piovra che con i suoi tentacoli recluta i giovani nullafacenti che oziano sotto i porticati dei rioni, non solo ha ucciso mio cugino ma ha anche infangato il suo nome. Tonino è stato sepolto come un boss, Tonino è morto due volte. Accompagnato al cimitero da due volanti della polizia è stato seppellito in un giorno di pioggia mentre il cotone utilizzato per richiudere velocemente quel corpo squarciato dall’autopsia s’impregnava di sangue senza vita. Non voglio vendicare mio cugino con le stesse armi che l’hanno ucciso , voglio far giustizia della sua morte con semplici parole, raccontando alla gente la verità su quell’ innocente. “Gomorra” è qualcosa che mancava , qualcosa che ci voleva, qualcosa di unico. Roberto ha tolto il velo che copriva Napoli. Quel velo messo da chi trae vantaggi da queste situazioni drammatiche. Chi critica questo libro, che sostiene che tutto sia invento e solo chi vuol far si che quel velo continui a togliere sole alla nostra città. A Scampia, nel supermarket della droga, nel maxi impero dei Scissionisti & Co. la gente legge “Gomorra”. Forse sarà per il fascino della camorra, forse sarà perché alle gente piace leggere di se stessi, di ciò che già si sa, forse ci saranno altri mille forse ma sono sicuro che “Gomorra” diventerà per la gente un libro da leggere e rileggere, nello stesso modo in cui il film “Il camorrista” viene visto e rivisto miliardi di volte. Ho apprezzato Roberto non solo per la qualità con cui ha presentato quest’opera ma anche per il rischio che ha corso per sapere quel che poi ci ha rivelato. Non è facile ficcare il naso negli affari di chi vende la droga con i “ferri” addosso. Io di gente così ne ho vista per mesi, controllavano l’ingresso del mio palazzo, erano portieri premurosi che prima di lasciarti entrare ti identificavano , ti perquisivano. In quel periodo non portavo più cappelli, preferivo gelarmi le orecchie piuttosto che esser scambiato per uno di quelli che arrivavano nelle macchine per compare la roba. Quella gente ti scioglie l’anima solo guardandoti negli occhi. Sono proprio gli sguardi di quelle persone che tra ciò che propone lo stato scelgono ciò che offre la camorra a gelare Scampia e Napoli in un impressionate silenzio. A Scampia il silenzio ha voce.A Scampia il silenzio è l’urlo della gente.
Il silenzio è il dolore di chi soffre. Il silenzio sono le lacrime di chi piange. Il silenzio siamo tutti noi
che standoci zitti creiamo quel silenzio giusto per far si che loro abbiano i mezzi per farci star zitti tutti. Leggendo le 331 pagine di questo viaggio nell’impero economico e nel sogno di dominio della camorra, ho capito che Napoli è simile ad una notte di luna piena con poche stelle. La luna è la camorra e le stelle sono quei pochi personaggi che riescono a far emergere le proprie idee nonostante le censure di questo maledetto sistema che mette radici ovunque. Chi guarda lo spettacolo che Napoli offre resta immediatamente impressionato dalla luce della luna-camorra non rendendosi conto che è proprio quella miriade di raggi ad oscurare le miliardi di stelle che ci sono per la città e che non riescono a brillare. Immaginate per un istante la vecchia via Caracciolo senza un lampione acceso, senza la luce di un faro, di una casa, senza il minimo bagliore. Immaginate di alzare gli occhi al cielo e cancellare con uno schiocco di dita la luna. Vi trovereste immersi in un oceano di minuscole fiammelle, in una volta celeste straripante di luci, improvvisamente scoprireste ciò che veramente si cela sotto i silenzi di Partenope. Tra quelle pochi astri che sbocciano ogni notte nel cielo nonostante la falsa luce di benessere della camorra ci sono persone straordinarie come lo scrittore Maurizio Braucci, Ciro , Chiara, Barbara, Biagio, del gruppo Chi rom…e chi no. Ci sono uomini che sono riusciti a cambiare il proprio destino come Gaetano Di Vaio, ci sono giovani eterni come il vecchio Goffredo Fofi. In questa costellazione di uomini onesti e umili si è aggiunto anche un nuovo nome: Roberto Saviano. Grazie proprio a questi personaggi straordinari che ho appena elencato ho avuto l’opportunità di partecipare ad un progetto incredibile come quello di Arrevuoto. Sono stato uno dei 70 ragazzi che hanno riempito le scene del Mercadante di Napoli, del teatro Argentina di Roma e del appena inaugurato Auditorium di Scampia. È stato grazie a spiriti ineguagliabili come Marco Martinelli, Lupo, Renda , Ermanna , Federica Lucchesini che è stato possibile per me vedere una Napoli diversa, una Scampia diversa. Grazie a questo spettacolo ho capito che unire il centro e la periferia non è utopia. Ho capito che tra lo sgarrupato Liceo di Scampia e il blasonato liceo Genovesi di piazza del Gesù non ci passano altro che semplici e inutili metri. Tutti quei pregiudizi, quelle menzogne, quelle leggende, che allontanano giovani troppo simili tra di loro sono stati letteralmente abbattuti a colpi di sorrisi e tenere amicizie. Gli ignoranti e scostumati scugnizzi di Scampia hanno trovato un posto speciale nel cuore di ragazzi troppo umili per essere giudicati figli di papà. Roberto ha avuto il coraggio di mettere in faccia a tutti la realtà nuda com’è. Senza veli, senza paure, per questo verrà criticato e stra criticato perché come sempre la verità fa i buchi nello stomaco di chi mente arricchendosi. Ho un sogno che da anni porto stretto nelle mani e nell’anima, quello di dare la possibilità a persone come Manuele, Giusy , Gianni, Mirko, Gelian, Dusko, di parlare , di raccontare se stessi, la loro vita, le loro speranze che aleggiano tra le vele sporche. Chissà forse un giorno questi ragazzi che hanno recitato se stessi su palchi importanti, attraverso queste mani da studente avranno il modo di brillare in un cielo senza luna.

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