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i sonni tranquilli
by Rosario Gaviota Thursday, Oct. 05, 2006 at 2:24 PM mail: rosariogaviota@hotmail.it

I SONNI TRANQUILLI
Si sveglia il Don Guanella, si svegliano le persone agli arresti domiciliari, accompagnati da un denso profumo di pizza fritta. Il sole risclada l’asfalto sconnesso delle pista da corsa dei 15enni del rione. Dalle cucine dei disoccupati profumo di ragù, mani sporche di panzarotti e lenzuola ancora ad asciugare. Apre gli occhi anche Luca, figlio di Geppino idraulico e Susetta casalinga e sarta. 20 anni il biondo con gli occhi azzurri, 20 anni passati a non far un cazzo , odiando la scuola, maledicendo i professori e i masti. Non vuole lavorare Luca, si rompre le palle di eseguire , vuole fare il capo. Giovane normale, motorino, scarpe di marca e cartine nel portafogli. Le giornate di Luchetto come lo chiamavano gli amici, trascorrevano veloci, si svegliava a mezzogiorno, quando già sul tavolo il pranzo fumava. Nel pomeriggio decine di partite alla play station e la sera in giro a cazzeggiare con gli amici. Pariava con le femmine il biondo, le fulminava e poi se le scopava, le aveva assaggiate tutte, condannate a sentire il peso dei suoi 190 cm. Il sabato sera volava verso le più belle discoteche di Napoli, usciva a mezzanotte e tornava il giorno seguente , alzandosi giusto in tempo per dare la formazione del fantacalcio. Si è rotto i coglioni Luca di chiedere i soldi a papà, è un fallito il vecchio Geppino, quasi 60 anni e ancora in giro con la sua borsa nera ad aggiustare cessi e lavandini, cosa gli ha regalto la vita, niente. Queste non erano le aspettative di Luca, lui non si accotentava della tipo bianca del padre, voleva la mini cuper, l’hornet, le femmine che gli correvano dietro. Aveva fatto qualsiasi tipo di mestiere, sollecitato da mamma e papà, prima il barista, poi il salumiere, il falegname, il volantinaggio, l’elettrauto, tutto però non durava più di una settimana. Tutti dicevano sempre lo steso “è bravo ma vuole comandare lui, non si vuole fare la gavetta”. Era vero a Luca piacevano le scorciatoie , poca fatica e tanti soldi. Una sere come tante chiese la solita 100 euro a Geppino che rifiutò, non riusciva più a sostenere il tenore di vita del figlio , il povero idraulico. A Luca gli girarono le palle e se ne uscì, quel giorno , anzi , quella sera entrò in quel giro che gli avrebbe rovinato la vita. Si sa , la camorra è sempre al posto giusto al momento giusto, recluta quei ragazzi arrabbiati, sfiduciati, ti offre oro in cambio di nulla. Può sembrare un affare ma è soltanto una tragedia. Entrati a far parte delle piovra non si esce più dai suoi tentacoli, si stringe, ti opprime, ti affoga, o con lei o contro di lei. Iniziò facendo il palo Luca, dovevo soltanto gridare un semplice nome quando arrivava la polizia, soldi facili, 300- 350 euro alla settimana. Ma Luchetto non si accontentava mai , già sognava la scalata, si vedeva boss, con il suo seguito di picciotti. Cominciò a spacciare, poi a rubare, gli mancava solo uccidere. Quanti soldi che faceva con quella polvere bianca, altro che mini cuper, altro che la chiave inglese di papà, vaffanculo l’onestà. Belle le sue magliette, anche le stronze che perforava dentro la sua ipsilon, si sentiva un uomo rispettato, si sentiva uno con le palle. Gli piaceva scendere dalla transalp nera e riempire di botte chi non pagava in tempo, la legge era lui e quasi quasi già gli stava sul cazzo anche il suo prottettore: Franchetiello ‘o bellill. Come tutte le sere il gruppo di malviventi si riuniva sotto i porticati violati dai graffiti, si chiacchierava, si facevano i conti, si pippava, fumava , non si faceva semplicemnte niente. Una mato si avvicna a grande velocita , due a bordo, coperti da caschi, nemmeno il tempo di alzarsi dalle sedie sporche di pizze e quelli fanno fuoco, trrrrrrrrr, trrrrrrrrrrrr,trrrrrrrrrrrr, la mitraglietta spara, il silenzio si rompe come un vaso di vetro che cade. Si protegge dietro un muro Luca, il pericolo è passato , è salvo. Si guarda in giro, ‘o cardillo è steso a terra , gli occhi gelati, la maglia bucata, il petto sporco di sangue, è morto. Non si muove, nemmeno una parola, ancora le carte in mano per giocare a scopa, è morto Giuliano Campese con il settebbello stretto nella mano. Non ci può pensare Luca, che cazo è successo, dove è andata a finire la bella vita, i soldi facili, che cavolo aveva capito di quel gioco apparentemente bianco ma sicuramente nero. Torna a casa il biondo, sudado terrorizzato come un bambino che ha paura del buio. Si mette nel letto, non riesce a prender sonno, gli occhi si aprano, le gambe gli tremano, le mani si stringono introno al cuscino. Nella mente ancora il volto di Giuliano, il piombo incastonato nel muro e il rombo dei mitraglietta simile alla sua motocicletta. Aveva capito ormai il giovane ventenne, meglio i tubi del cesso, che le pallottole nel petto. Aveva capito che i soldi che aveva in tasca puzzavano di morte, aveva capito che erano finiti…
I SONNI TRANQUILLI

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