MASADA n° 366. 9-10-2006. REPORT 3 - Il grande crack di Stefania Rimini
Sunto) Un bollettino postale e’ Olivetti. Un biglietto del treno Finsiel. L’antenna del telefono puo’ essere Tecnosistemi. Il contatore della luce Finmek. La scheda della lavatrice Ixfin.
Finsiel, ex cuore informatico di Telecom: cMASADA n° 366. 9-10-2006. REPORT 3 - Il grande crack di Stefania Rimini
(Sunto) Un bollettino postale e’ Olivetti. Un biglietto del treno Finsiel. L’antenna del telefono puo’ essere Tecnosistemi. Il contatore della luce Finmek. La scheda della lavatrice Ixfin.
Finsiel, ex cuore informatico di Telecom: ceduta al re dei call center Alberto Tripi; 3400 dipendenti in crisi. Tecnosistemi: 2600 lavoratori a casa, azienda commissariata e l’imprenditore accusato di bancarotta fraudolenta. Finmek: 2700 lavoratori, 2500 in cassa integrazione, commissariata, l’imprenditore accusato di bancarotta per distrazione. Ixfin: fiume di contributi pubblici, fallita, 900 dipendenti senza nemmeno il diritto alla cassa integrazione. Olivetti: da 60.000 occupati arriva a zero e nessuno ne parla. E pensare che i manager dell’azienda 5 anni fa si erano offerti di rilevarla dal gruppo Telecom, offrendo 170 milioni di € da cui detrarre l’indebitamento. Aveva un fatturato di 1 miliardo di €, ridotto del 60%, piu’ di 5000 dipendenti ridotti a 1500. Gli ultimi dipendenti sono operatori di call center. Un gioiello andato a ramengo nonostante gli ingenti interventi pubblici.
Telecom: (notevole la stronfiaggine di questi dirigenti che mentono sapendo di mentire e che sono scornati proprio dai fatti). Indecente la faccia tosta di questo direttore, Stefano Pileri, che garantisce il “perfetto controllo” dei 200.000 armadi di distribuzione, ognuno 400 utenze (ma l’ultimo controllo e’ di 11 anni fa!) e ovunque ci sono armadi aperti, nodi ossidati, e di qui passa anche internet. E chiunque puo’ accedere alle linee degli altri, puo’ tagliare i fili a 400 utenti... Ma il Pileri parla di “particolare attenzione”, di “perfezione di funzionamento”, di 50 milioni spesi in “manutenzione preventiva”… Non gli importa se la realta’ lo sconfessa, procede diritto, falso come un piazzista. Il tecnico dice che la centrale e’ un disastro? Che ci sono macchine vecchie di 20 anni? Che il progetto per sostituirle non parte mai per i debiti della Telecom? Lui nega con perfetto a plomb, come nega Tronchetti. In centrale ci sono 500mila km di cavi, 10 milioni di pali, 10.000 centrali in cui lavorano anche societa’ esterne. E ci sono ancora le macchine dell’Italtel, tecnologia di 23 anni fa, totalmente obsoleta. Ma Pileri parla di “funzionamento perfetto”, dice: “E’ tutto a posto”, “La rete sta alla grande”. Nega l’evidenza, parla di “nuova tecnologia”, che trasporta mille gigabit al secondo “ e dice: “possiamo stare tranquilli”. Si vanta anche della eccellente politica Telecom che permette di risparmiare coi fornitori il 45% sui prezzi di listino. Peccato che, dopo, siano i dipendenti dei fornitori ad andare a casa!
Gia’ nel ‘99 l’Italtel cede la divisione sistemi, 3000 persone che montavano le antenne Telecom. Ma arriva il salvatore: Mario Mutti, laureato a Stanford, competenza in materia societaristica e finanziaria, carriera ai vertici di aziende come la Standa, la Fininvest, la Parmalat ..! Nel ‘99 acquisisce, a zero lire, Italtel sistemi, piena di debiti e con 5 volte il personale che le serve, e la chiama Tecnosistemi. In 4 anni la fa fallire e manda i dipendenti a casa. Eppure, all’acquisizione, Mutti riceve in dote commesse per 3 anni per manutenzione e installazione della rete mobile e sulla rete fissa. Promette grandi cose ma in 4 anni manda in fallimento l’azienda con un buco di 400 milioni di € che dobbiamo pagare noi. E le liquidazioni le paghera’ l’Inps quindi la collettivita’. La disperazione dei dipendenti e’ evidente. Mutti vuol fare operazioni di Borsa truccate, prendere la societa’, smembrarla, attribuire falsamente a ogni parte il valore del totale, con analisti compiacenti, piazzarle in Borsa, poi bravi promoter bancari faranno comprare le azioni fasulle ai risparmiatori, garantendo un’alta resa. Nessun controllo, nessuna verifica, una rete di falsi, una bolla vuota per attrarre capitali. Nessun organo di controllo statale sul falso dichiarato, sul fatto che Italtel Sistemi non ha piu’ lavoro e 3000 dipendenti stanno andando a casa. In questo modo Mutti procura il dissesto di ben 5 societa’, tutte figlie di Tecnosistemi. Ma e’ l’azionista di maggioranza, cosa ci guadagna? I contributi pubblici!
Tutti vogliono andare in Borsa perche’ i soldi ormai si fanno cosi’. Basta qualche tecnico che garantisca il titolo. Poi qualche colpo d’occhio, l’elicottero, l’aereo privato, il jet, la Ferrari, tattica di marketing, esibire delle commesse, non importa se in perdita, tanto in Italia i controlli sul capitale non li fa nessuno, il capitale non si fa col capitale ne’ con la produzione, si fa con la truffa, tutto scorre sulle amicizie...una convention da piu’ 1 miliardo, proclamazioni di milioni cash in cassa da investire, in realta’ inesistenti. Nessuno controlla. Ma poi basta che i soci si tirino indietro e la baracca di cartapesta crolla e nel giro di 6 mesi Tecnosistemi cola a picco. Ma Mutti mente, parla di anni in pareggio quando l’azienda gia’ era in crisi e non pagava i fornitori. Ma nessuno faceva i conti? La contabilita’ e’ sempre in arretrato, si dice, non e’ possibile la trasparenza, dunque non e’ possibile il controllo, ma e’ vero? Eppure sarebbe stato facile verificare che le commesse erano sottocosto pur di figurare in Borsa. Ma si puo’ andare avanti cosi’? Si fa una bolla vuota con 400 milioni di € in cassa e quotata in Borsa, tu ci cacci dentro la tua Tecnosistemi e il titolo schizza in alto, i tuoi azionisti vendono e ci guadagnano un sacco di soldi, ma le loro azioni le rivendono a chi? Al piccolo risparmiatore che quella mattina e’ andato in banca e gli hanno consigliato di comprare 5000 azioni della Tecnosistemi. Se poi l’azienda non genera utili perche’ il business e’ gia’ nato in perdita e il titolo crolla, pazienza, a nessuno interessa, alle banche, agli organi di controllo della Borsa, al Ministero... Intanto gli azionisti hanno intascato e dei piccoli risparmiatori nessuno si cura, come delle migliaia di lavoratori in cassa integrazione.
Il meglio sono i 3 commissari. Uno e’ l’avv. Luca Ponti, legato a Mutti, tanto che assisteva l’imprenditore Carlo FULCHIR del gruppo Finmek quando voleva rilevare la Tecnosistemi. Coincidenza? La cosa viene fuori ma i commissari rimangono (?). Sembra anche che, contro la legge, abbiano incontrato il Mutti, dunque non sono sopra le parti, non garantiscono la terzieta’, ma rimangono (?). L’intero CDA e’ indagato e dentro c’e’ anche Barbieri, l’ex amministratore delegato dell’Italtel che ha ceduto un ramo d’azienda a Tecnosistemi, lo stesso che cede un altro ramo dell’Italtel, la Finmek a un altro imprenditore finito male: Carlo Fulchir. Anche qui i dipendenti vanno a casa. Ma nessuno se ne occupa.
Il copione e’ lo stesso: Fulchir rileva la Finmek e ha in dote commesse per 3 anni dall’Italtel per avere il tempo di ristrutturare, crea una societa’ fittizia su cui fa passare i debiti, finge di venderla ad altri, facendo figurare un bilancio diverso, nessuno controlla, il lavoro cala, l’indebitamento supera il miliardo di € ma sulle carte non figura.. si arriva al commissariamento. Chi ci rimette sono sempre dipendenti e risparmiatori. E lo stato? Il commissario rileva 300.000 operazioni straordinarie all’interno del bilancio, una enormita’, ma questo non insospettiva nessuno? E’ vero che il gruppo ha un’ottantina di manager e 30 stabilimenti in tutto il mondo con 6000 persone.. ma nessuna societa’ potrebbe fare 300.000 operazioni straordinarie, nemmeno il mago Houdini. Ed e’ impossibile che l’imprenditore (Fulchir) non ne sappia nulla. Questo tipo di imprenditori in America li chiamano “bottom feeders”, pesci che mangiano i resti che arrivano sul fondo. E’ un’attivita’ rischiosa ma redditizia se sei bravo. Da noi non ci sono, la tecnica dei grandi gruppi per sfilarsi da una situazione drammatica e’ di dar via l’azienda quasi gratis, insieme alla promessa di lavoro per 3 anni. Lo ha fatto la Fiat con la Magneti Marelli quando l’aveva parcheggiata alla Finmek. E’ cosi’ che Fulchir si ritrova un impero di 19 stabilimenti. Quanti ce ne sono di questi bottom freeders all’italiana? E perche’ non finiscono mai in galera? E perche’ hanno sempre l’appoggio politico?
La storia del Fulchir e’ quella di tanti squaletti di casa nostra appoggiati dal potere politico. Partono da poco, iniziando una serie di aziende che falliscono tutte, (ma non ci sono divieti di impresa ai falliti?). La serie di fallimenti e’ tutta a spese dei risparmiatori e dei dipendenti. E lo stato che fa? Lo stato, nella persona dei suoi politici, DI TUTTI I PARTITI, aiuta gli squaletti. Quelli che fregheranno soldi ai dipendenti e ai risparmiatori e che avranno anche i contributi governativi. Al posto dei controlli: i regali, ovviamente pagati da noi. Cosi’ lo stato appare in questa storiaccia nelle visite confidenziali a Fulchir di De Mita, Andreotti, mentre Fulchir finanzia il settimanale di Dell’Utri, ha nel Cda il capo della segreteria tecnica di Bersani, Umberto Monopoli, e il deputato dc Michelangelo Agresti e, tra i collaboratori, Riccardo Pugnalin, gia’ coordinatore per FI, pagato ben 180.000 €.
Nell’azienda friulana Seima elettronica si promettono commesse mai viste nelle automobili, ma la truffa e’ la stessa, bilanci falsi (chi e’ che ha depenalizzato il falso in bilancio?), fallimento, cassa integrazione.
Fulchir cede un po’ di stabilimenti ad un altro “bottom feeder” all’italiana, Massimo PUGLIESE, un altro che parte da una segheria e poi si arricchisce sulle nostre spalle. Pugliese rileva dalla Finmek una serie di aziende, tra cui la Magneti Marelli. Sia Pugliese che Fulchir si ingrassano con spaventose consulenze, per es. 500.000 € a Fulchir e 185.000 a Pugliese, piu’ consulenze a strane societa’ estere come la Deltaverne, 8 milioni di €, in un paradiso fiscale, o l’inglese Starvern, 660.000 €. Il fratello di Pugliese e’ nel partito di Di Pietro, e’ proprietario dell’Avellino calcio col figlio di De Mita, e’ amico di Di Pietro e Mastella. Pugliese e’ uno di quelli che avanzano coi fallimenti, ma “oggi un fallimento non e’ piu’ una piaga, e’ un titolo di merito!” (ma non c’erano leggi che radiavano il fallito per tot anni dagli affari?).
Qual’e’ il piano produttivo di Pugliese? La IXFIN produce schede elettroniche per le lavatrici Merloni, poi per una societa’ di saldatrici e una macchina di distribuzione automatica e telecamere per la videosorveglianza, business per una decina di operai. Pugliese fa grandi piani che restano sulla carta ma lo stato li finanzia con 23 milioni di €, 18,4 milioni di €, 2,3 milioni di €, 15 milioni di €… contributi pubblici, pagati da noi, per una azienda in fallimento! ”Il fallimento e’ la piu’ grande invenzione che possa esistere, perche’ non si paga piu’ nessuno.” Ma chi lo fa i soldi se li tiene. Dice un sindacalista: “La politica sa tutto perche’ tutti i passaggi della Ixfin sono fatti davanti alla politica, il sindacato ha sempre informato le massime cariche dello stato, Ministero delle Attivita’ Produttive e Presidenza del Consiglio (Scaiola? Berlusconi?). Qui si sono succeduti un sacco di politici: e’ venuto Cosentino, Marzano, Di Pietro, Mastella. “ (e, guarda caso, Massimo Pugliese sposa una nipote di Mastella). Intanto gli operai vanno in cassa integrazione, molti di loro vengono ceduti 6 o 7 volte, rimbalzando da Fulchir a Pugliese a Luppi a Pugliese. All’inizio della catena c’e’ un ex manager della Texas Instruments, e del gruppo Finmek, SERGIO VICARI, amministr. delegato di un’azienda che gode di contributi comunitari, contributi che e’ piu’ facile ottenere ad Alghero: la Di.Com Dice di produrre un proiettore senza fili e il ricevitore V Box, in grado di recepire tutti i contenuti multimediali del pc senza fili. Per questo il Ministero della ricerca gli da’ un contributo di 3,5 milioni di € mentre il Ministero dello Sviluppo economico approva un contributo di 10 milioni di €. Lavoro indotto: 30 persone Ma la Di.com ha 7 dipendenti e il prototipo si fa in Cina“. 27 miliardi di lire sono stati presi dalle nostre tasche e dati dal governo al datore di lavoro di 7 persone!! Il comandante della polizia tributaria di Sassari trova solo 1dipendente contabile, 1 computer e una societa’ fatta da un attico ad Alghero. Ci sono fatture per 3 milioni e mezzo di € emesse da due societa’ estere, una inglese, una a Madeira, dunque con meno obblighi contabili, fatture che si comprano per 200 €. Quella di Madeira doveva consegnare il software, quella inglese i macchinari. Ci sono? No. L’amministratore delegato della Di.com dice ha comprato una licenza multipla per 4 milioni di € dalla Nobletech di Madeira, 5 o 6 anni fa, di cui non ricorda i particolari (!), peccato perche’ l’amministr. della Nobletech e’ certo Heliodoro Garcia Rodriguez, inesistente. Cioe’ uno paga 4 milioni di € a un tizio che non ha mai visto di cui “dimentica” anche il nome!? L’unico particolare che Vicari ricorda e’ la legge 488 che sovvenziona l’acquisto di macchinari nuovi. Ma quali? Qui ci sono solo carte! I macchinari sono ordinati alla societa’ inglese Starvern, ma non esistono! Vicari dice che li ha comprati col contributo di Finmek e spediti a Finmek per essere testati. “Non ricorda” il nome della societa’, che e’ la Stavern, la stessa che ha incassato 660.000 € a titolo di consulenza quando il gruppo Finmek ha ceduto la Magneti Marelli al gruppo Pugliese. Insomma Vicari ordina i macchinari proprio alla Starvern, che in precedenza, non si sa perche’, li ha comprati dalla Finmek e poi, ancora non si sa perche’, li ha rimandati alla Finmek e non li ha mai ritirati. Questi macchinari risultano venduti 18 volte e non si sono mai spostati! Ma nessuno controlla? E ogni volta la legge 448 da’ i suoi contributi, cioe’ i nostri? E il Ministero che fa? Consente? La legge dice che lo stato da’ soldi solo ai soci che portano soldi. Ma Finmeck non mette mai soldi, mette commesse truccate cioe’ credito fittizio, che figura da vendite sotto costo, cioe’ debiti. Insomma lo stato finanzia chi truffa e aumenta i debiti. Finmek emette fattura nei confronti della Starvern che emette fatture nei confronti della Di. com. Finmek vanta credito inesistente e lo fa figurare con la DI.Com come un apporto soci. Vicari da’ la colpa a Fulchir, che risponde che non c’entra, ma la Guardia di Finanza la pensa diversamente. E’ lo scaricabarili all’italiana. Intanto i dipendenti vanno in cassa integrazione. Dopo la segnalazione alla procura, il Ministero delle attivita’ produttive e’ informato delle indagini, le banche fermano le erogazioni, l’attico di Alghero e’ sequestrato e anche la Ferrari di Vicari. Basta? No, che non basta!
Ma perche’ i risparmiatori compravano le azioni di un gruppo in perdita? Perche’ le banche li consigliavano vantando un alto tasso di interesse, perche’ nel Cda c’era il fratello di Tronchetti Provera come garanzia di qualita’ (?), presidente del gruppo Finmek e ora indagato per bancarotta per distrazione (ma Berlusconi non voleva depenalizzare anche la bancarotta fraudolenta?). Intanto tutto e’ servito a imbrogliare un bel po’ di italiani, perfino “le suore di Santa Croce" che hanno finanziato la Finmek per 200.000 €. E i risparmiatori frodati non vedranno piu’ niente, saranno ultimi nel fallimento, mentre i dirigenti della Finmek, indagati per il crac, sono ammessi al passivo e potranno riavere i soldi prima di loro! La Finmek, il piu’ grande gruppo italiano di elettronica ha preso per 2 lire tante aziende in crisi, le doveva risanare, le ha mandate a picco. Succede qualcosa?
Fulchir si tira fuori, nel 2002 dismette tutte le cariche gestionali e operative. Ma perche’ allora controfirma un documento del governo del 10 marzo 2003? Nella societa’ dell’Aquila lo Stato mette 30 milioni di € ! Li da’ a uno che in due anni non presenta bilanci affinche’ riprenda l’attivita’ e dopo pochi mesi c’e’ il fallimento? Ma che Stato e’? (Siamosempre sotto il governo Berlusconi!) L’amministrazione contatto’ tutti i produttori del settore, l’unico che accetto’ fu Finmek. Si avverti’ che il gruppo stava fallendo per cui non poteva comprare, non pagava stipendi ne’ fornitori, ma il ministero fece finta di non sapere, dette la verifica a Sviluppo Italia, ma che verifica fu fatta? Insomma una azienda non paga gli stipendi, non paga i fornitori, ha i bilanci truccati, dichiara operazioni impossibili ma il Ministero allo Sviluppo non lo sa (?) e l’agenzia governativa chiamata a controllare dice che tutto va bene?
(Tutto questo accade col governo Berlusconi, ma questo o un altro fa lo stesso, e i politici coinvolti sono di tutti i partiti. Il quadro e’ nero. Alla faccia della riforma del risparmio di Berlusconi! Nessun controllo. Organi governativi che dovrebbero essere licenziati. Commissari coinvolti. Contributi a pioggia. Politici che danno (i nostri soldi) e prendono (i loro) in un fitto intrico di scambi di piaceri. Banche compiacenti. Una Borsa ai limiti dell’indecenza. Leggi sullo sviluppo che finanziano solo lo sviluppo dei criminali. Dipendenti in cassa integrazione. Risparmiatori derubati. Impoverimento del paese. Una catena! E intanto l’immagine Italia decade davanti agli investitori mondiali e il paese si impoverisce e non c’e’ alcuna speranza che queste catene che si succedono ormai a ruota continua abbiamo a cessare.)
.. http://www.masadaweb.org eduta al re dei call center Alberto Tripi; 3400 dipendenti in crisi. Tecnosistemi: 2600 lavoratori a casa, azienda commissariata e l’imprenditore accusato di bancarotta fraudolenta. Finmek: 2700 lavoratori, 2500 in cassa integrazione, commissariata, l’imprenditore accusato di bancarotta per distrazione. Ixfin: fiume di contributi pubblici, fallita, 900 dipendenti senza nemmeno il diritto alla cassa integrazione. Olivetti: da 60.000 occupati arriva a zero e nessuno ne parla. E pensare che i manager dell’azienda 5 anni fa si erano offerti di rilevarla dal gruppo Telecom, offrendo 170 milioni di € da cui detrarre l’indebitamento. Aveva un fatturato di 1 miliardo di €, ridotto del 60%, piu’ di 5000 dipendenti ridotti a 1500. Gli ultimi dipendenti sono operatori di call center. Un gioiello andato a ramengo nonostante gli ingenti interventi pubblici.
Telecom: (notevole la stronfiaggine di questi dirigenti che mentono sapendo di mentire e che sono scornati proprio dai fatti). Indecente la faccia tosta di questo direttore, Stefano Pileri, che garantisce il “perfetto controllo” dei 200.000 armadi di distribuzione, ognuno 400 utenze (ma l’ultimo controllo e’ di 11 anni fa!) e ovunque ci sono armadi aperti, nodi ossidati, e di qui passa anche internet. E chiunque puo’ accedere alle linee degli altri, puo’ tagliare i fili a 400 utenti... Ma il Pileri parla di “particolare attenzione”, di “perfezione di funzionamento”, di 50 milioni spesi in “manutenzione preventiva”… Non gli importa se la realta’ lo sconfessa, procede diritto, falso come un piazzista. Il tecnico dice che la centrale e’ un disastro? Che ci sono macchine vecchie di 20 anni? Che il progetto per sostituirle non parte mai per i debiti della Telecom? Lui nega con perfetto a plomb, come nega Tronchetti. In centrale ci sono 500mila km di cavi, 10 milioni di pali, 10.000 centrali in cui lavorano anche societa’ esterne. E ci sono ancora le macchine dell’Italtel, tecnologia di 23 anni fa, totalmente obsoleta. Ma Pileri parla di “funzionamento perfetto”, dice: “E’ tutto a posto”, “La rete sta alla grande”. Nega l’evidenza, parla di “nuova tecnologia”, che trasporta mille gigabit al secondo “ e dice: “possiamo stare tranquilli”. Si vanta anche della eccellente politica Telecom che permette di risparmiare coi fornitori il 45% sui prezzi di listino. Peccato che, dopo, siano i dipendenti dei fornitori ad andare a casa!
Gia’ nel ‘99 l’Italtel cede la divisione sistemi, 3000 persone che montavano le antenne Telecom. Ma arriva il salvatore: Mario Mutti, laureato a Stanford, competenza in materia societaristica e finanziaria, carriera ai vertici di aziende come la Standa, la Fininvest, la Parmalat ..! Nel ‘99 acquisisce, a zero lire, Italtel sistemi, piena di debiti e con 5 volte il personale che le serve, e la chiama Tecnosistemi. In 4 anni la fa fallire e manda i dipendenti a casa. Eppure, all’acquisizione, Mutti riceve in dote commesse per 3 anni per manutenzione e installazione della rete mobile e sulla rete fissa. Promette grandi cose ma in 4 anni manda in fallimento l’azienda con un buco di 400 milioni di € che dobbiamo pagare noi. E le liquidazioni le paghera’ l’Inps quindi la collettivita’. La disperazione dei dipendenti e’ evidente. Mutti vuol fare operazioni di Borsa truccate, prendere la societa’, smembrarla, attribuire falsamente a ogni parte il valore del totale, con analisti compiacenti, piazzarle in Borsa, poi bravi promoter bancari faranno comprare le azioni fasulle ai risparmiatori, garantendo un’alta resa. Nessun controllo, nessuna verifica, una rete di falsi, una bolla vuota per attrarre capitali. Nessun organo di controllo statale sul falso dichiarato, sul fatto che Italtel Sistemi non ha piu’ lavoro e 3000 dipendenti stanno andando a casa. In questo modo Mutti procura il dissesto di ben 5 societa’, tutte figlie di Tecnosistemi. Ma e’ l’azionista di maggioranza, cosa ci guadagna? I contributi pubblici!
Tutti vogliono andare in Borsa perche’ i soldi ormai si fanno cosi’. Basta qualche tecnico che garantisca il titolo. Poi qualche colpo d’occhio, l’elicottero, l’aereo privato, il jet, la Ferrari, tattica di marketing, esibire delle commesse, non importa se in perdita, tanto in Italia i controlli sul capitale non li fa nessuno, il capitale non si fa col capitale ne’ con la produzione, si fa con la truffa, tutto scorre sulle amicizie...una convention da piu’ 1 miliardo, proclamazioni di milioni cash in cassa da investire, in realta’ inesistenti. Nessuno controlla. Ma poi basta che i soci si tirino indietro e la baracca di cartapesta crolla e nel giro di 6 mesi Tecnosistemi cola a picco. Ma Mutti mente, parla di anni in pareggio quando l’azienda gia’ era in crisi e non pagava i fornitori. Ma nessuno faceva i conti? La contabilita’ e’ sempre in arretrato, si dice, non e’ possibile la trasparenza, dunque non e’ possibile il controllo, ma e’ vero? Eppure sarebbe stato facile verificare che le commesse erano sottocosto pur di figurare in Borsa. Ma si puo’ andare avanti cosi’? Si fa una bolla vuota con 400 milioni di € in cassa e quotata in Borsa, tu ci cacci dentro la tua Tecnosistemi e il titolo schizza in alto, i tuoi azionisti vendono e ci guadagnano un sacco di soldi, ma le loro azioni le rivendono a chi? Al piccolo risparmiatore che quella mattina e’ andato in banca e gli hanno consigliato di comprare 5000 azioni della Tecnosistemi. Se poi l’azienda non genera utili perche’ il business e’ gia’ nato in perdita e il titolo crolla, pazienza, a nessuno interessa, alle banche, agli organi di controllo della Borsa, al Ministero... Intanto gli azionisti hanno intascato e dei piccoli risparmiatori nessuno si cura, come delle migliaia di lavoratori in cassa integrazione.
Il meglio sono i 3 commissari. Uno e’ l’avv. Luca Ponti, legato a Mutti, tanto che assisteva l’imprenditore Carlo FULCHIR del gruppo Finmek quando voleva rilevare la Tecnosistemi. Coincidenza? La cosa viene fuori ma i commissari rimangono (?). Sembra anche che, contro la legge, abbiano incontrato il Mutti, dunque non sono sopra le parti, non garantiscono la terzieta’, ma rimangono (?). L’intero CDA e’ indagato e dentro c’e’ anche Barbieri, l’ex amministratore delegato dell’Italtel che ha ceduto un ramo d’azienda a Tecnosistemi, lo stesso che cede un altro ramo dell’Italtel, la Finmek a un altro imprenditore finito male: Carlo Fulchir. Anche qui i dipendenti vanno a casa. Ma nessuno se ne occupa.
Il copione e’ lo stesso: Fulchir rileva la Finmek e ha in dote commesse per 3 anni dall’Italtel per avere il tempo di ristrutturare, crea una societa’ fittizia su cui fa passare i debiti, finge di venderla ad altri, facendo figurare un bilancio diverso, nessuno controlla, il lavoro cala, l’indebitamento supera il miliardo di € ma sulle carte non figura.. si arriva al commissariamento. Chi ci rimette sono sempre dipendenti e risparmiatori. E lo stato? Il commissario rileva 300.000 operazioni straordinarie all’interno del bilancio, una enormita’, ma questo non insospettiva nessuno? E’ vero che il gruppo ha un’ottantina di manager e 30 stabilimenti in tutto il mondo con 6000 persone.. ma nessuna societa’ potrebbe fare 300.000 operazioni straordinarie, nemmeno il mago Houdini. Ed e’ impossibile che l’imprenditore (Fulchir) non ne sappia nulla. Questo tipo di imprenditori in America li chiamano “bottom feeders”, pesci che mangiano i resti che arrivano sul fondo. E’ un’attivita’ rischiosa ma redditizia se sei bravo. Da noi non ci sono, la tecnica dei grandi gruppi per sfilarsi da una situazione drammatica e’ di dar via l’azienda quasi gratis, insieme alla promessa di lavoro per 3 anni. Lo ha fatto la Fiat con la Magneti Marelli quando l’aveva parcheggiata alla Finmek. E’ cosi’ che Fulchir si ritrova un impero di 19 stabilimenti. Quanti ce ne sono di questi bottom freeders all’italiana? E perche’ non finiscono mai in galera? E perche’ hanno sempre l’appoggio politico?
La storia del Fulchir e’ quella di tanti squaletti di casa nostra appoggiati dal potere politico. Partono da poco, iniziando una serie di aziende che falliscono tutte, (ma non ci sono divieti di impresa ai falliti?). La serie di fallimenti e’ tutta a spese dei risparmiatori e dei dipendenti. E lo stato che fa? Lo stato, nella persona dei suoi politici, DI TUTTI I PARTITI, aiuta gli squaletti. Quelli che fregheranno soldi ai dipendenti e ai risparmiatori e che avranno anche i contributi governativi. Al posto dei controlli: i regali, ovviamente pagati da noi. Cosi’ lo stato appare in questa storiaccia nelle visite confidenziali a Fulchir di De Mita, Andreotti, mentre Fulchir finanzia il settimanale di Dell’Utri, ha nel Cda il capo della segreteria tecnica di Bersani, Umberto Monopoli, e il deputato dc Michelangelo Agresti e, tra i collaboratori, Riccardo Pugnalin, gia’ coordinatore per FI, pagato ben 180.000 €.
Nell’azienda friulana Seima elettronica si promettono commesse mai viste nelle automobili, ma la truffa e’ la stessa, bilanci falsi (chi e’ che ha depenalizzato il falso in bilancio?), fallimento, cassa integrazione.
Fulchir cede un po’ di stabilimenti ad un altro “bottom feeder” all’italiana, Massimo PUGLIESE, un altro che parte da una segheria e poi si arricchisce sulle nostre spalle. Pugliese rileva dalla Finmek una serie di aziende, tra cui la Magneti Marelli. Sia Pugliese che Fulchir si ingrassano con spaventose consulenze, per es. 500.000 € a Fulchir e 185.000 a Pugliese, piu’ consulenze a strane societa’ estere come la Deltaverne, 8 milioni di €, in un paradiso fiscale, o l’inglese Starvern, 660.000 €. Il fratello di Pugliese e’ nel partito di Di Pietro, e’ proprietario dell’Avellino calcio col figlio di De Mita, e’ amico di Di Pietro e Mastella. Pugliese e’ uno di quelli che avanzano coi fallimenti, ma “oggi un fallimento non e’ piu’ una piaga, e’ un titolo di merito!” (ma non c’erano leggi che radiavano il fallito per tot anni dagli affari?).
Qual’e’ il piano produttivo di Pugliese? La IXFIN produce schede elettroniche per le lavatrici Merloni, poi per una societa’ di saldatrici e una macchina di distribuzione automatica e telecamere per la videosorveglianza, business per una decina di operai. Pugliese fa grandi piani che restano sulla carta ma lo stato li finanzia con 23 milioni di €, 18,4 milioni di €, 2,3 milioni di €, 15 milioni di €… contributi pubblici, pagati da noi, per una azienda in fallimento! ”Il fallimento e’ la piu’ grande invenzione che possa esistere, perche’ non si paga piu’ nessuno.” Ma chi lo fa i soldi se li tiene. Dice un sindacalista: “La politica sa tutto perche’ tutti i passaggi della Ixfin sono fatti davanti alla politica, il sindacato ha sempre informato le massime cariche dello stato, Ministero delle Attivita’ Produttive e Presidenza del Consiglio (Scaiola? Berlusconi?). Qui si sono succeduti un sacco di politici: e’ venuto Cosentino, Marzano, Di Pietro, Mastella. “ (e, guarda caso, Massimo Pugliese sposa una nipote di Mastella). Intanto gli operai vanno in cassa integrazione, molti di loro vengono ceduti 6 o 7 volte, rimbalzando da Fulchir a Pugliese a Luppi a Pugliese. All’inizio della catena c’e’ un ex manager della Texas Instruments, e del gruppo Finmek, SERGIO VICARI, amministr. delegato di un’azienda che gode di contributi comunitari, contributi che e’ piu’ facile ottenere ad Alghero: la Di.Com Dice di produrre un proiettore senza fili e il ricevitore V Box, in grado di recepire tutti i contenuti multimediali del pc senza fili. Per questo il Ministero della ricerca gli da’ un contributo di 3,5 milioni di € mentre il Ministero dello Sviluppo economico approva un contributo di 10 milioni di €. Lavoro indotto: 30 persone Ma la Di.com ha 7 dipendenti e il prototipo si fa in Cina“. 27 miliardi di lire sono stati presi dalle nostre tasche e dati dal governo al datore di lavoro di 7 persone!! Il comandante della polizia tributaria di Sassari trova solo 1dipendente contabile, 1 computer e una societa’ fatta da un attico ad Alghero. Ci sono fatture per 3 milioni e mezzo di € emesse da due societa’ estere, una inglese, una a Madeira, dunque con meno obblighi contabili, fatture che si comprano per 200 €. Quella di Madeira doveva consegnare il software, quella inglese i macchinari. Ci sono? No. L’amministratore delegato della Di.com dice ha comprato una licenza multipla per 4 milioni di € dalla Nobletech di Madeira, 5 o 6 anni fa, di cui non ricorda i particolari (!), peccato perche’ l’amministr. della Nobletech e’ certo Heliodoro Garcia Rodriguez, inesistente. Cioe’ uno paga 4 milioni di € a un tizio che non ha mai visto di cui “dimentica” anche il nome!? L’unico particolare che Vicari ricorda e’ la legge 488 che sovvenziona l’acquisto di macchinari nuovi. Ma quali? Qui ci sono solo carte! I macchinari sono ordinati alla societa’ inglese Starvern, ma non esistono! Vicari dice che li ha comprati col contributo di Finmek e spediti a Finmek per essere testati. “Non ricorda” il nome della societa’, che e’ la Stavern, la stessa che ha incassato 660.000 € a titolo di consulenza quando il gruppo Finmek ha ceduto la Magneti Marelli al gruppo Pugliese. Insomma Vicari ordina i macchinari proprio alla Starvern, che in precedenza, non si sa perche’, li ha comprati dalla Finmek e poi, ancora non si sa perche’, li ha rimandati alla Finmek e non li ha mai ritirati. Questi macchinari risultano venduti 18 volte e non si sono mai spostati! Ma nessuno controlla? E ogni volta la legge 448 da’ i suoi contributi, cioe’ i nostri? E il Ministero che fa? Consente? La legge dice che lo stato da’ soldi solo ai soci che portano soldi. Ma Finmeck non mette mai soldi, mette commesse truccate cioe’ credito fittizio, che figura da vendite sotto costo, cioe’ debiti. Insomma lo stato finanzia chi truffa e aumenta i debiti. Finmek emette fattura nei confronti della Starvern che emette fatture nei confronti della Di. com. Finmek vanta credito inesistente e lo fa figurare con la DI.Com come un apporto soci. Vicari da’ la colpa a Fulchir, che risponde che non c’entra, ma la Guardia di Finanza la pensa diversamente. E’ lo scaricabarili all’italiana. Intanto i dipendenti vanno in cassa integrazione. Dopo la segnalazione alla procura, il Ministero delle attivita’ produttive e’ informato delle indagini, le banche fermano le erogazioni, l’attico di Alghero e’ sequestrato e anche la Ferrari di Vicari. Basta? No, che non basta!
Ma perche’ i risparmiatori compravano le azioni di un gruppo in perdita? Perche’ le banche li consigliavano vantando un alto tasso di interesse, perche’ nel Cda c’era il fratello di Tronchetti Provera come garanzia di qualita’ (?), presidente del gruppo Finmek e ora indagato per bancarotta per distrazione (ma Berlusconi non voleva depenalizzare anche la bancarotta fraudolenta?). Intanto tutto e’ servito a imbrogliare un bel po’ di italiani, perfino “le suore di Santa Croce" che hanno finanziato la Finmek per 200.000 €. E i risparmiatori frodati non vedranno piu’ niente, saranno ultimi nel fallimento, mentre i dirigenti della Finmek, indagati per il crac, sono ammessi al passivo e potranno riavere i soldi prima di loro! La Finmek, il piu’ grande gruppo italiano di elettronica ha preso per 2 lire tante aziende in crisi, le doveva risanare, le ha mandate a picco. Succede qualcosa?
Fulchir si tira fuori, nel 2002 dismette tutte le cariche gestionali e operative. Ma perche’ allora controfirma un documento del governo del 10 marzo 2003? Nella societa’ dell’Aquila lo Stato mette 30 milioni di € ! Li da’ a uno che in due anni non presenta bilanci affinche’ riprenda l’attivita’ e dopo pochi mesi c’e’ il fallimento? Ma che Stato e’? (Siamosempre sotto il governo Berlusconi!) L’amministrazione contatto’ tutti i produttori del settore, l’unico che accetto’ fu Finmek. Si avverti’ che il gruppo stava fallendo per cui non poteva comprare, non pagava stipendi ne’ fornitori, ma il ministero fece finta di non sapere, dette la verifica a Sviluppo Italia, ma che verifica fu fatta? Insomma una azienda non paga gli stipendi, non paga i fornitori, ha i bilanci truccati, dichiara operazioni impossibili ma il Ministero allo Sviluppo non lo sa (?) e l’agenzia governativa chiamata a controllare dice che tutto va bene?
(Tutto questo accade col governo Berlusconi, ma questo o un altro fa lo stesso, e i politici coinvolti sono di tutti i partiti. Il quadro e’ nero. Alla faccia della riforma del risparmio di Berlusconi! Nessun controllo. Organi governativi che dovrebbero essere licenziati. Commissari coinvolti. Contributi a pioggia. Politici che danno (i nostri soldi) e prendono (i loro) in un fitto intrico di scambi di piaceri. Banche compiacenti. Una Borsa ai limiti dell’indecenza. Leggi sullo sviluppo che finanziano solo lo sviluppo dei criminali. Dipendenti in cassa integrazione. Risparmiatori derubati. Impoverimento del paese. Una catena! E intanto l’immagine Italia decade davanti agli investitori mondiali e il paese si impoverisce e non c’e’ alcuna speranza che queste catene che si succedono ormai a ruota continua abbiamo a cessare.)
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