Confronto dibattito con scrittori, giornalisti, romanzieri, poeti, narratori di precarietà. Per la costruzione di un laboratorio di scrittura.
È possibile una letteratura del lavoro oggi? Nel secondo novecento, e in particolare in Italia, c'è stata una importante letteratura industriale: quella che ha raccontato il lavoro, i lavoratori, le lavoratrici, le loro lotte e passioni. Certo, con differenti punti di vista e chiavi di lettura e stili. Ma avendo chiaro quale fosse il tema, quali fossero i soggetti. Anche quando non si raccontavano vite operaie, la fabbrica e la produzione materiale erano lo sfondo, l’ambientazione, la trama. Ora: è possibile una letteratura del lavoro post-industriale? Esiste (e qual è) la forma della rappresentazione artistica del lavoro al tempo del precariato? Si può scriverne, nonostante la resistenza, la distanza (quando non l’ostilità) del precariato stesso alla rappresentazione? Un carattere distintivo del nuovo soggetto del lavoro sembra questa sua irrapresentabilità, che non è solo segno di una difficoltà della teoria e della politica a comprendere i mutamenti e interpretarli, ma anche di una fuga soggettiva dalla delega a qualcun altro. È un limite, è una forza, per la scrittura? E ancora: che cosa può essere la narrazione di un soggetto del lavoro che si batte per le tutele, le garanzie nel lavoro ma anche rifiuta il lavoro, non costruisce la propria identità [singolare, collettiva] nel lavoro? Scrivere di precari è scrivere di noi: google generation, generazione precaria, liquida, milleurista, low cost, generazione X. La nuova narrativa precaria è a un tempo figlia di una moda, di un'urgenza e di un coraggio non comune. Lungi dall'essere ombelicale, trasmette segnali di fumo a chi vive oggi. Segnali che dicono: si può parlare, si può scrivere. Non siamo invisibili. Pure, c’è il rischio di trasformare la precarietà in un feticcio. Il mercato editoriale sembra aver colto questo. Il messaggio può diventare ridondante e ambiguo: chiuso tra l'individualismo che paralizza e l'impossibilità di trovare un filo conduttore che unifichi le esperienze. Invece di scoprire, nella lettura, cosa ci accomuna, sperimentiamo un eterno ritorno del diverso che ci lascia spaesati. L’immediata relazione fra vita singolare e comunità [classe, società] che la letteratura del lavoro e della fabbrica, nel novecento, trovava e produceva nel lettore non è più data e non si manifesta. La frammentazione del lavoro si specchia in una rappresentazione frammentata, l’una fotocopia dell’altra.
Manca un linguaggio che alluda al superamento della crisi, alla cooperazione tra soggetti. Mancano queste storie. Quello a cui vi invitiamo, che vorremmo realizzare insieme è un seminario su questi temi, all’interno della III edizione della festa dei precari e delle precarie. Incontrotempo è uno spazio di partecipazione e cospirazione, in cui immaginare una soluzione comune che ci faccia superare l?isolamento e la frammentazione che la precarietà di vita ci impone. La terza edizione di Incontrotempo vuole superare il piano della narrazione della propria precarietà, elemento comunque centrale per il ri-conoscimento, per proporre un piano di attivazione sociale. Passare dalla narrazione alla creazione, dal racconto della propria condizione di precarietà sociale e lavorativa alla proposta di un percorso di attivazione. Un incontro, un dibattito aperto da tenere a Roma, presso il L.o.a. Acrobax, Laboratorio del precariato metropolitano il 20 ottobre fra precari, scrittori che hanno scritto di precariato, lettori, giornalisti di pagine culturali, uffici stampa che promuovono questo o quel libro, case editrici, ricercatori che studiano la letteratura del lavoro. Un ragionare, un discutere insieme, un laboratorio. A noi sembra che attraverso questa nuova letteratura si stia cercando un'altra forma di linguaggio: questo linguaggio fatica ancora a sostituire lo strapotere della modalità dominante di rappresentazione. Eppure, la poetica può essere un elemento straordinario nella costruzione di un nuovo spazio pubblico democratico, nel riportare la materialità delle vite del lavoro al centro delle cose.
Promotori: LOA Acrobax, Ricercatori precari. Prime adesioni: Mario Desiati, Christian Raimo, Michela Murgia, Nicola Lagioia, Francesco Dezio, Giorgio Falco, Aldo Nove, Andrea Bajani, Alessandro Leogrande, Katia Cappellini, Benedetto Vecchi (Il manifesto), Angela Azzaro (Liberazione), Sergio Bianchi (Deriveapprodi), Luisa Capelli (Meltemi Editore), Marco Bascetta (manifestolibri), Graziano Graziani (Carta), I Quindici, Lanfranco Caminiti…
appuntamento venerdi 20 ore 17.00 l.o.a. Acrobax Project via della Vasca Navale 6
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