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GIOVANNI PASCOLI, TROVATO UN INEDITO INNO ANARCHICO
by Il fanciullino (no global) Monday, Oct. 23, 2006 at 10:33 PM mail:

ritrovato un documento inedito del 1878, un inno scritto da Giovanni Pascoli per l'internazionale anarchica!

GIOVANNI PASCOLI, TROVATO UN INEDITO INNO ANARCHICO

FORLI' - Un documento inedito del 1878, un inno scritto da Giovanni Pascoli per l'internazionale anarchica, arricchisce la ricerca sui nove turbolenti anni giovanili (il cosiddetto periodo bolognese 1873-1882) che videro il poeta sammaurese tra i principali agitatori di piazza per l'insurrezione contro l'ordine costituito. Lo ha scovato una studiosa dell'università di Bologna, Elisabetta Graziosi ed è stato presentato in prima nazionale a San Mauro Pascoli. La presentazione è avvenuta nel corso dell'inaugurazione della Mostra su "Il giovane Pascoli. Attraverso le ombre della giovinezza: mostra documentaria" a cura di Rosita Boschetti, ospitata a Casa Pascoli.

"Il documento è importante - ha spiegato la Graziosi - prima di tutto perché conferma ancora una volta come gli anni giovanili di Pascoli siano stati caratterizzati da una precisa volontà di fare il rivoluzionario di professione, lontano quindi dall'iconografia tramandata negli anni successivi dalla sorella Mariù e arrivata fino a noi, nel quale emergeva un Pascoli traviato da cattive idee e maestri ma tutto sommato alieno da qualsiasi forma di violenza. La realtà fu diversa, e la scoperta di quest'ultimo documento lo conferma. Non solo: per tanto tempo si è discusso se Pascoli avesse realmente scritto un Ode a Passanante, l'anarchico che aveva attentato la vita a Re Umberto, nel quale veniva riportata la celebre frase 'Col berretto di un cuoco faremo una bandiera'. La sorella del poeta Mariù ha sempre sostenuto che quell'inno non era di Pascoli, smentendo ciò che hanno sempre affermato gli amici del poeta. Il fatto che non si sia riusciti a scoprire quell'Ode non ha permesso di scoprire la verità. Fatto sta che l'Inno anarchico che sono riuscita a scoprire si presenta ancor più forte di quello che si presume scritto su Passanante. Emerge infatti un Pascoli tutto imbevuto di ideologia rivoluzionaria a tratti anche sanguinaria, zeppo di miti anarchici catastrofisti". Ecco come la Graziosi si è imbattuta in questo inedito.

"L'ho trovato - ha detto ancora la scopritrice - nella Biblioteca di Benedetto Croce. Il critico italiano infatti pubblicò solo le prime due strofe nel 1907 utilizzandole per stroncare il Pascoli ("Vedete: adesso fa l'umanitario ma era un violento"). E' risaputo infatti come sul poeta romagnolo gravasse la pesante critica di Croce, una critica che ha influito in maniera negativa per decenni sulla considerazione dell'opera del Pascoli tra gli studiosi. Rimane il fatto che quell'Inno viene utilizzato da Croce contro Pascoli, poi finisce nel dimenticatoio. In altre parole, una volta stroncato c'é come una sorta di censura generalizzata. Tutto questo fino a oggi". Con quest'ultimo ritrovamento arrivano a 7 i documenti inediti scoperti dalla Graziosi sul Pascoli anarchico-socialista, una cui prima anticipazione avvenne con la pubblicazione di un saggio "Pascoli studente e socialista: una carriera difficile" raccolto nel volume a cura di Miro Gori "Pascoli socialista" (Patron editore). E lo stesso Gori intervenendo nell'incontro di San Mauro ha ribadito come il "socialismo in Pascoli è un filo rosso che ha attraversato tutta la sua vita, seppure in modi e maniere diverse: quella del socialismo anarchico-internazionalista (insurrezionalista), quella del socialismo umanitario (il periodo messinese), infine, la terza, quella del socialismo patriottico (la guerra di Libia)".

http://www.ansa.it/opencms/export/main/visualizza_fdg.html_2020470974.html

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chi se ne frega!
by meglio perderlo che trovarlo Tuesday, Oct. 24, 2006 at 1:10 PM mail:

uno come pascoli è meglio perderlo che trovarlo! non lo voglio tra i miei compagni: un poetastro mediocre, capace solo di rime stantìe, dai contenuti lagnosi e depressivi: della stessa scuola di de amicis. ha avuto degli anni rivoluzionari? bohn, anche ferrara ce li ha avuti, quasi tutti hanno avuto un periodo, da giovani, in cui si voleva cambiare il mondo scambiando per desiderio di giustizia gli ormoni impazziti che fanno venir voglia di viuleeenza, poi ci si calma ci si sposa e si rientra nella normalità borghese ed infine si scrivono odi del tipo "la grande proletaria si è mossa" ad esaltare il colonialismo italiano in libia (socialista di 'sta straminchia!)...chi se ne frega di pascoli! buttiamolo nel dimenticatoio, seppelliamone la memoria, che affondi come merita e dedichiamo il nostro tempo prezioso ad altri e più autentici poeti: alberto breccia, oesterheld, aaron mcgruder, bill waterson, charles shultz, quino, bob dylan, fabrizio de andrè e se proprio vogliamo qualcosa di intimistico la coppia battisti-mogol che saranno anche stati di destra ma il loro lavoro almeno la sapevano fare!!!

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p.s.
by dimenticavo Tuesday, Oct. 24, 2006 at 1:13 PM mail:

dimenticavo: pascoli era anche un maniaco sessuomane-sessuofobo incapace di normali relazioni con le donne, incapace di disincagliarsi dall'ombra della madre, e con ogni probabilità mantenne per anni una relazione carnale incestuosa con la sorella...una vera schifezza!!!

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ignoranti studiate la letteratura italiana
by vittoria oliva Tuesday, Oct. 24, 2006 at 2:21 PM mail:

sempre che ci riusciate,-))))))

e studiatevi pure le innovazioni del linguaggio poetico
di Pascoli, le sue sperimentazioni e la sua
influenza sui poeti moderni.


ANTIClO dai poemi convivilai



E con un urlo rispondeva Antìclo,
dentro il cavallo, a quell'aerea voce;
se a lui la bocca non empìa col pugno
Odisseo, pronto, gli altri eroi salvando;
e ognun chiamando tuttavia per nome
la voce alata dileguò lontano;
fin ch'all'orecchio degli eroi non giunse
che il loro corto anelito nel buio;
come già prima, quando già lì fuori
impallidiva il vasto urlìo del giorno,
l'urlìo venato da virginei cori,
che udian dietro una nera ombra di sonno;
nel lungo giorno; e poi languì, ché forse
era già sera, e forse già sul mare
tremolava la stella Espero, e forse
la luna piena già sorgea dai monti;
ed allora una voce ecco al cavallo
girare attorno, che sonava al cuore
come la voce dolce più che niuna,
come ad ognuno suona al cuor sol una


II

Era la donna amata, era la donna
lontana, accorsa, in quella ora di morte,
da molta ombra di monti, onda di mari:
sbalzò ciascuno quasi a porre il piede
su l'inverdita soglia della casa.
Ma tutti un cenno di Odisseo contenne:
Antìclo, no. Poi ch'era forte Antìclo,
sì, ma per forza; e non avea la gloria
loquace a cuore, ma la casa e l'orto
d'alberi lunghi e il solatìo vigneto
e la sua donna. E come udì la voce
della sua donna, egli sbalzò d'un tratto
su molta onda di mari, ombra di monti;
udì lei nelle stanze alte il telaio
spinger da sé, scendere l'ardue scale;
e schiuso il luminoso uscio chiamare
lui che la bocca aprì, tutta, e vi strinse
il grave pugno di Odisseo Cent'arte;
e sentì nella conca dell'orecchio
sibilar come raffica marina:
Helena! Helena! è la Morte, infante!


III

Ma quella voce gli restò nel cuore:;
e quando uscì con gli altri eroi - la luna
piena pendeva in mezzo della notte -
gli nereggiava di grande ira il cuore;
e per tutto egli uccise, arse, distrusse.
Gittò nel fuoco i tripodi di bronzo,
spinse nel seno alle fanciulle il ferro;
ché non prede voleva; egli voleva
udir, tra grida e gemiti e singulti,
la voce della sua donna lontana.
Ma era nella sacra Ilio il nemico
di gloria Antìclo, non in Arne ancora,
fertile d'uva, o in Aliarto erboso:
e in un vortice rosso Ilio vaniva
a' piè del plenilunïo sereno.
Morti i guerrieri, giù nelle macerie
fumide i Danai ne battean gl'infanti,
alle lor navi ne rapian le donne:
e d'Ilio in fiamme al cilestrino mare,
dalle Porte al Sigeo bianco di luna,
passavano con lunghi ululi i carri.


IV

Ma non ancora alle Sinistre Porte
Antìclo eroe dalla città giungeva.
Lì l'auriga attendeva il suo guerriero
insanguinato; e oro e bronzo, il carro,
e la giovane schiava alto gemente.
Voto era il carro, solo era l'auriga:
legati con le briglie abili al tronco
del caprifico, in cui fischiava il vento,
i due cavalli battean l'ugne a terra,
fiutando il sangue, sbalzando alle vampe.
Ma non giungeva Antìclo: egli giaceva
sul nero sangue, presso l'alta casa
di Deifobo. E dentro eravi ancora
fremere d'ira, strepere di ferro:
poi che, intorno all'amante ultimo, ancora
gli eroi venuti con le mille navi,
Locri, Etoli, Focei, Dolopi, Abanti,
contendean ai Troiani Helena Argiva;
tutti per lei si percotean con l'aste
i vestiti di bronzo e i domatori
di cavalli; e le loro aste, stridendo,
rigavano di lunghe ombre le fiamme.


V

Ma pensava alla sua donna morendo
Antìclo, presso l'atrïo sonoro
dell'alta casa. E divampò la casa
come un gran pino; ed al bagliore Antìclo
vide Lèito eroe sul limitare.
Rapido a nome lo chiamò: gli disse:
Lèito figlio d'Alectryone, trova
nell'alta casa il vincitore Atride,
di cui s'ode il feroce urlo di guerra.
Digli che fugge alle mie vene il sangue
sì come il vino ad un cratere infranto.
E digli che per lui muoio e che muoio
per la sua donna, ed ho la mia nel cuore.
Che venga la divina Helena, e parli
a me la voce della mia lontana:
parli la voce dolce più che niuna,
come ad ognuno suona al cuor sol una.


VI

Disse, e la casa entrò Lèito, e seguiva
tra le fiamme il feroce urlo di guerra,
che come tacque, egli trovò l'Atride
poggiato all'asta dalla rossa punta,
dritto, col piede sopra il suo nemico.
E contro gli sedeva Helena Argiva,
tacita, sopra l'alto trono d'oro;
e lo sgabello aveva sotto i piedi.
E Lèito disse al vincitore Atride:
Uno mi manda, da cui fugge il sangue
sì come il vino da cratere infranto:
Antìclo, che muore per te, che muore
per la tua donna, ed ha la sua nel cuore.
Oh! vada la divina Helena, e parli
a lui la voce della sua lontana,
la voce dolce forse più che niuna,
e come suona forse al cuor sol una.


VII

E così, mentre già moriva Antìclo,
veniva a lui con mute orme di sogno
Helena. Ardeva intorno a lei l'incendio,
su l'incendio brillava il plenilunio.
Ella passava tacita e serena,
come la luna, sopra il fuoco e il sangue.
Le fiamme, un guizzo, al suo passar, più alto;
spremeano un rivo più sottil le vene.
E scrosciavano l'ultime muraglie,
e sonavano gli ultimi singulti.
Stette sul capo al moribondo Antìclo
pensoso della sua donna lontana.
Tacquero allora intorno a lei gli eroi
rauchi di strage, e le discinte schiave.
E già la bocca apriva ella a chiamarlo
con la voce lontana, con la voce
della sua donna, che per sempre seco
egli nell'infinito Hade portasse;
la rosea bocca apriva già; quand'egli
- No - disse: - voglio ricordar te sola. -

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