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finanziaria e scuola
by Rete studentesca libertaria - l'aquila Wednesday, Oct. 25, 2006 at 11:24 PM mail:

.... i politicanti cambiano, la politica resta sempre la stessa...

“RAZIONALIZZIAMO” LA SCUOLA ITALIANA

Sono queste le parole usate dal ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni, nel commentare gli effetti che la Finanziaria portata in Parlamento da Tommaso Padoa Schioppa avrà sul mondo della scuola.
Ma cosa vuol dire?
Prendete un pentolone, buttateci dentro un po’ di antipedagogia e imposizioni didattiche, produttività aziendale e classismo e, una volta mescolato bene, il risultato è a dir poco innovativo: la riforma Berlinguer-Moratti resta in vigore e, allo stesso tempo, 50mila posti di lavoro salteranno. Nell’arco di appena tre anni infatti è previsto il taglio di circa 42mila cattedre e di più di 8mila posti di personale ATA (amministrativi, tecnici e ausiliari). Tutto ciò dopo che Fioroni aveva annunciato le 150mila immissioni in ruolo.
Le strade intraprese dal ministero dell’Economia per ottenere questo risultato (leggi: ridurre i costi per far quadrare i bilanci nelle casse dello Stato) sono diverse.

Innalzamento del rapporto alunni-classi
È una delle manovre più pesanti per la scuola, sia dal punto di vista didattico sia per l’impatto sul personale. Secondo l’articolo 66 (comma 1, lettera A) dell’attuale disegno di legge, in un anno il rapporto dovrà crescere di 0,4 alunni per classe. I segmenti più penalizzati saranno quelli della scuola dell’infanzia, che passerà a quasi 23 bambini per aula, e la scuola superiore che dovrà sopportare un incremento di 0,6 alunni per classe. Nelle prime classi delle scuole secondarie di secondo grado – in parecchi casi già con oltre 30 alunni – incrementando il numero di alunni per classe il governo potrà tagliare più di 26mila posti: 19 mila cattedre e 7 mila posti di personale ATA.

Meno bocciature
Per risparmiare ulteriormente e far quadrare i conti, il governo vuole intervenire sul numero dei ripententi nelle prime e seconde classi della scuola superiore. La formula consigliata è quella di ridurre il numero di bocciati del 10 per cento rispetto all’attuale livello, pari a 185mila studenti bocciati l’anno. Una operazione che porterà un risparmio di 3.600 posti di insegnante e 1000 di ATA.

Riduzione delle ore di lezione nei Professionali
È proprio nel biennio degli istituti professionali che si registra il maggiore tasso di bocciati. La logica è quella che la riduzione da 40 a 36 ore di lezione potrebbe rendere meno pesante gli studi e ridurre gli insuccessi scolastici (art. 66, comma 1, lettera F). Le intenzioni del governo sono quelle di applicare definitivamente la riforma Berlinguer-Moratti, soprattutto nei confronti degli istituti professionali, con la diminuzione degli orari delle lezioni e l’aumento le ore destinate all’alternanza scuola-lavoro(gratuito). Con questa operazione il governo potrà tagliare circa 1.200 classi e, di conseguenza, 2.656 posti per altrettanti insegnanti. In sentesi non si farà altro che “ridurre” il livello culturale nei professionali ed allargare ancora di più la voragine che divide il “sistema liceale” dal “sistema professionale”, accentuando così il carattere classista e meritocratico dell’istituzione scuola. La scelta, infatti, tra istituti professionali e licei, soprattutto in vista di un futuro percorso universitario, già adesso non è certo libera e, questa impostazione, estremamente classista, comporterà per l’allievo una scelta prematura a 13 anni tra il percorso liceale-universitario ed il mondo del lavoro. Nel comma 2 dell’articolo 68 inoltre, si riconfermano i finanziamenti destinati alle strutture accreditate dalle Regioni per la formazione professionale, facendo (come già previsto da riforma Berlinguer-Moratti) un tutt’uno tra istituti professionali e formazione professionale, di cui le Regioni si accolleranno i costi e la progettazione didattico-formativa, generando un ulteriore differenziazione tra scuole statali e scuole regionali. Al comma 8 dello stesso articolo è infine prevista (come logica conseguenza) la ormai nota trasformazione dell’istruzione tecnica in “alta formazione professionale”, con l’evidente scopo di togliere di mezzo diplomi spendibili contemporaneamente sia nel mondo del lavoro che nell’immediato accesso alle facoltà universitarie.

Insegnanti specialisti di inglese nella scuola primaria
Attualmente circa 12mila insegnanti (specialisti) insegnano esclusivamente inglese ai bambini della scuola primaria. Il resto delle lezioni di inglese è svolto dagli stessi maestri (specializzati) che hanno ottenuto la specializzazione durante gli ultimi concorsi a cattedre, ma restano in cattedra tantissimi insegnanti curricolari che non possono insegnare la lingua straniera per mancanza di specializzazione. È proprio su questi ultimi che il ministero punta per tagliare 12mila posti in due anni. Basta farli specializzare, attraverso degli appositi corsi di formazione, e allo stesso tempo avere 12 mila maestri da impiegare al posto dei supplenti (art. 66, comma 6 e 8).

Docenti soprannumerari
La riconversione di 4.617 docenti tecnicamente “in soprannumero”, che non insegnano perché senza cattedra ma che vengono pagati lo stesso, consentirà di risparmiare su un equivalente numero di supplenti annuali. Saranno, dopo un periodo di formazione e aggiornamento, utilizzati per coprire posti di sostegno o insegnare altre materie.

Le immissioni in ruolo
A questo punto non è detto che in tre anni il ministero della Pubblica istruzione riuscirà a immettere in ruolo 150mila insegnanti. Il governo per il 2007, 2008 e 2009 ha previsto il pensionamento rispettivamente di 23mila, 24mila e 27mila insegnanti e considerando anche gli attuali 42mila posti vacanti si arriverebbe a 116mila cattedre, cui bisogna togliere le 42mila che in governo intende tagliare. Per un totale di 74mila posti disponibili per le immissioni in ruolo. Del resto la concreta possibilità di assumere in tre anni 150mila insegnanti, spiega la Finanziaria, è “da verificare annualmente, di intesa col ministero dell’Economia e delle finanze”.

Prime conclusioni
A nostro avviso, in sintesi, la “razionalizzazione” del mondo della scuola e della formazione non farà altro che:
- distruggere ulteriormente un’idea di formazione rispondente al benessere intellettuale, psichico, emotivo, sessuale e sociale della persona;
- mercificare un diritto che dovrebbe essere pubblico, gratuito, universale, per tutta la popolazione, senza distinzione di reddito o di cittadinanza, improntato non sulla logica “costi-bilanci” ma su quella della liberazione-emancipazione individuale e sociale, della solidarietà collettiva, della dignità di alunni e lavoratori del mondo della scuola;
- ribadire l’impostazione fortemente classista dell’istituzione scuola, accentuando ancora di più le differenze tra gli studenti (nei termini di “competenze di cui si è in possesso”) attraverso il “sistema liceale” e quello “professionale”;
- flessibilizzare e precarizzare ancora di più i rapporti di lavoro;
- differenziare i salari tra i lavoratori del settore.


Collettivo Studentesco Indipendente
Comitati di Base Studenti Libertari
L’Aquila

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e citare la fonte?
by bah! Thursday, Oct. 26, 2006 at 10:44 AM mail:

non si usa citare la fonte?

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mussi dimettiti!
by cbsl Monday, Oct. 30, 2006 at 8:58 AM mail:

Gli studenti e i ricercatori precari fanno irruzione nel convegno organizzato dai Democratici di Sinistra su "Università e Ricerca" e contestano il Ministro Mussi al grido "MUSSI LIBERO" "O CON IL GOVERNO O CON L'UNIVERSITA'".
A seguire il comunicato letto e distribuito di fronte al Ministro.

MUSSI LIBERO!
Mussi dimettiti. Sarebbe facile dire solo questo, a fronte delle promesse fatte e non mantenute, degli ennesimi tagli della finanziaria su formazione e ricerca, della famigerata legge Moratti che rimane intonsa, della piena fiducia ribadita nella disastrosa riforma Berlinguer-Zecchino, di almeno 55.000 precari a cui viene dato il consiglio di gettarsi col coltello tra i denti nello stato di natura a competere per qualche migliaio di posti, in cambio di servilismo e fedeltà ai baroni.
A fronte di questi cristallini dati di fatto, presumiamo di conoscere già la risposta tua o di qualche autorevole voce del ministero: io non sarò il ministro dei tagli all’università, bisogna aspettare e vedere. Salvo poi, magari, tirarsi ancora una volta indietro, perché si raggiungerà un accordo con Padoa Schioppa o ci si accorderà con la Conferenza dei Rettori, fondazione privata che senza alcuna legittimità si erge a rappresentante degli interessi del mondo accademico.
Do you remember? È già accaduto alcuni anni fa, quando in quel caso fu la CRUI a minacciare le dimissioni e poi a tirarsi indietro dopo che la Moratti concesse qualche briciola. Questi sono accordi privati tra lobby, remake di film scadenti. No, grazie, preferiamo il brivido delle prime visioni. E allora, oggi noi siamo qui per dirti una cosa differente: ti devi dimettere non per quello che può succedere, ma per quello che è già successo.
Ti devi dimettere perché – per mancanza di forza laddove il coraggio è sufficiente, perché te lo impediscono laddove vorresti – non ti danno nessuno spazio di manovra per invertire lo storico disinteresse e disinvestimento dei governi italiani (di destra o di sinistra, con fondi pubblici o privati) nella formazione e nella ricerca.
Non stiamo dicendo niente di diverso da quello che tu hai sostenuto, snocciolando i tristi dati sul mancato investimento italiano rispetto ad altri paesi.
Ma soprattutto, caro (noi speriamo da oggi ex) ministro, noi siamo qui oggi per liberarti. Già, proprio così: lo sappiamo che non lo puoi dire apertamente, ma che sai di essere ostaggio dei tuoi sottosegretari e del corpo baronale, che è il primo avversario di noi studenti, precari e corpo vivo della formazione e della ricerca, e di chiunque voglia fare dell’università uno spazio pubblico di confronto e condivisione. Non è forse Modica che vuole trasformare gli atenei in fondazioni private, salvaguardando però il potere assoluto e arbitrario delle lobby baronali? Come a dire: università di mercato e di governo, il peggio del sistema feudale e il peggio delle riforme aziendalistiche concentrate in un’istituzione pachidermica.
Si riempiono la bocca della parola magica governance ma in realtà vogliono solo spartirsi il potere: il comando feudale nella torre d’avorio, il controllo statale sui meccanismi di precarizzazione, il ruolo parassitario delle imprese nel succhiare saperi e intelligenze.
Totalmente alieni da quella forma policentrica e reticolare di regolazione che la governance dovrebbe essere, si perpetuano le classiche gerarchie del comando, escludendo sistematicamente le voci di precari e studenti, oppure facendole passare attraverso il simulacro di parossistici organi rappresentativi, privi di potere decisionale e ridotti a stakeholder dell’impresa feudale accademica.

Il 25 ottobre 2005 in 150.000, dopo ripetute cariche della polizia, assediammo il Parlamento in cui si approvava il Ddl Moratti. In quell’occasione l’allora opposizione non ebbe il coraggio di fare l’unica cosa sensata: scendere in piazza e bloccare i lavori.
Il 17 novembre 2006, insieme allo sciopero generale contro la finanziaria dei sindacati di base e nella giornata nazionale di mobilitazione dell’università e della ricerca, siamo pronti ad assediare la nuova maggioranza di governo, perché nulla è cambiato da quel 25 ottobre.
Per quel giorno, caro (per allora speriamo non più) ministro, noi ti offriamo la libertà dai tuoi sequestratori: una moltitudine di studenti e precari, il sapere vivo dell’università e della ricerca, ti coprirà la fuga. In caso contrario, dovremo purtroppo registrare un nuovo amaro caso della “sindrome di Stoccolma”.

Tra la libertà e i tuoi carcerieri, a te la scelta. Però falla qui, non altrove.
Oggi, non domani. Con noi, e non contro di noi.

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solidarietà ai manifestanti di oaxaca
by A Tuesday, Oct. 31, 2006 at 12:17 AM mail:

CITTA' DEL MESSICO - E' finita con due morti, decine di feriti, 50 arresti e 36 persone sequestrate dai manifestanti, la carica della Polizia Federale preventiva (Pfp) messicana che ieri ha occupato la piazza centrale (Zocalo) di Oaxaca, capitale dell'omonimo stato per interrompere la protesta, durata più di 160 giorni, degli insegnanti messicani.

Il 22 maggio 70.000 maestri sono scesi in sciopero per chiedere aumenti salariali ma, di fronte all'intransigenza del governatore Ulises Ruiz, il movimento si è generalizzato coinvolgendo l'Assemblea del popolo di Oaxaca Appo, che ha tenuto a lungo testa alle forze dell'ordine.

Permanendo una impasse che rischiava di paralizzare economicamente Oaxaca, il presidente uscente, Vicente Fox ha deciso di inviare reparti della polizia federale che sono entrati in azione ieri.

Per risolvere la crisi sono così intervenuti 3.800 agenti, appoggiati logisticamente da 5.000 uomini dell'esercito, che hanno rimosso, fin dal mattino, con l'appoggio di mezzi blindati ed elicotteri le barricate, scontrandosi più volte con i manifestanti. Gli insegnanti hanno risposto al blitz della polizia con azioni nonviolente, ma a tratti anche con pietre e bastoni, agli idranti e ai lacrimogeni.

L'operazione ha permesso di recuperare gli edifici pubblici occupati ed ha sospeso le trasmissioni di Radio Universidad, che per tutta la giornata era servita da coordinamento per la resistenza civile.

Dall'inizio dei disordini sono almeno 13 le persone, per lo più maestri elementari, morte per mano di cecchini paramilitari. Venerdì è caduto sotto i colpi d'arma da fuoco anche un cameraman statunitense. Secondo la Appo le ultime due vittime sono Roberto Lopez, un impiegato della previdenza sociale, e Jorge Alberto Beltran, un infermiere.

Nel momento di maggiore intensità degli scontri di ieri, il subcomandante zapatista Marcos ha inviato un messaggio di solidarietà ai manifestanti di Oaxaca: "Le strade sono bloccate dalla polizia - ha detto il leader dell'Esercito zapatista di liberazione nazionale (Ezln) parlando a Chihuahua, nel Messico settentrionale - nell'aria non volano uccelli ma aerei dell'esercito. Il popolo è circondato e sente di essere solo, ma noi diciamo che
non è solo, che lo appoggiamo".

Anche il leader del Partito della rivoluzione democratica (Prd) ed ex candidato sconfitto di misura alle recenti elezioni presidenziali, Andres Manuel Lopez Obrador, si è schierato con i manifestanti della Appo sostenendo "inaccettabile e indegno" che il governo del presidente Fox continui a sostenere il governatore Ruiz, bollato di "antipopolare, sinistro e repressore".

La Repubblica, 30 ottobre 2006

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