OAXACA BRUCIA
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La situazione è precipitata venerdì 27 ottobre quando paramilitari e pistoleros del PRI hanno ammazzato il compagno Brad Will di Indymedia e due membri della APPO in scaramucce che si sono verificate presso le barricate situate nel comune di Santa Lucia del Camino, a pochi chilometri dal centro di Oaxaca. Tali provocazioni sono state usate dal governo federale per giustificare l'intervento della Policia Federal Preventiva (PFP), un corpo militarizzato, specializzato in operazioni di ordine pubblico e controinsurrezione.
Nel corso della giornata di sabato, il ministro degli interni, Carlos Abascal, ha lanciato un ultimatum: consegnare immediatamente il centro storico della città, gli edifici pubblici e gli uffici di governo o attenersi alle conseguenze. Nello stesso tempo, a Città del Messico continuavano le trattative ed Abascal, usando un doppio linguaggio, prometteva ai rappresentanti della APPO che, per il momento, le forze dell'ordine non sarebbero ancora intervenute. Nel frattempo, la PFP avanzava su Oaxaca allo scopo di "rimuovere le barricate e liberare le vie di comunicazione". L'ordine partiva direttamente dal presidente Fox. Sabato notte, la APPO esortava il popolo a rinforzare l'autodifesa.
Domenica 29, la città è stata sigillata ed isolata dal resto del Messico: non si entra e non si esce se non attraverso i posti di blocco dell'esercito. Verso le ore 14, 4000 agenti della PFP hanno occupato il centro lanciando gas lacrimogeni ed impiegando idranti che sparano acqua mescolata ad un acido non identificato che procura severi danni alla pelle (non sappiamo ancora esattamente quali). Nell'operazione sono stati utilizzati un numero imprecisato di elicotteri ed una trentina di blindati. Nel frattempo, circa 5000 soldati prendevano posizione nei punti nevralgici delle regioni circostanti. Simultaneamente, la Agenzia Federal de Informaciones (AFI) e la Procura della Repubblica perquisivano le case degli attivisti della APPO e della sezione 22 del sindacato dei maestri. Alle 19, dopo varie ore di scontri, la PFP è riuscita ad entrare nello zocalo (piazza principale) prendendo possesso anche di Radio APPO che ha quindi interrotto le trasmissioni. Domenica sera trasmetteva solo Radio Universidad, ultimo bastione della comunicazione alternativa in città.
La APPO si è difesa con pietre, bottiglie molotov ed incendio di autobus, riuscendo anche ad organizzare una manifestazione di protesta alla quale hanno partecipato circa 100,000 persone. All'imbrunire la città presentava un aspetto desolato: veicoli in fiamme, case danneggiate, strade distrutte. E nuove vittime: l'infermiere Jorge Alberto López Bernal, il maestro Fidel García ed un ragazzo di circa 14 anni, ancora non identificato. Vi sono inoltre circa 60 detenuti –tra i quali un numero indeterminato di torturati ed altrettanti desaparecidos.
Verso sera la APPO si è ripiegata in direzione della Città Universitaria mentre la città si copriva nuovamente di barricate che, in pratica circondavano i militari che dormivano nello zocalo. Lunedì 30 ottobre, in città non vi era elettricità e neppure trasporto pubblico. Le televisioni ammettevano che la PFP non riusciva a controllare la situazione e la APPO continuava a tenere alcune barricate nei quartieri periferici. Sebbene è improbabile che la APPO riesca a mantenere le sue postazioni in città, è chiaro che la storia non è finita. Nei prossimi giorni, il conflitto si estenderà alle regioni indigene di montagna ed è importantissimo mantenere un occhio vigile su quanto succede in modo da fermare la repressione. La Comune di Oaxaca non è morta. La sua vita dipende dalla nostra solidarietà.
30 ottobre, ore 12.
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