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Parliamo a tutti quelli che hanno voglia di sentire, a chi ha visto e non vuole vedere più.
Padova lo scorso sabato è stata scelta da Forza Nuova come teatro di una parata neo-nazista, uno spettacolo raccapricciante organizzato nell’ombra, per commemorare la marcia su Roma.
Il copione, queste ripudianti comparse, lo hanno recitato su una scenografia scritta da altri, ispirato dalle ferite aperte in questa città.
Non è il tempo del ventennio questo, ma quello dei muri e delle migrazioni, della guerra e dello scontro di civiltà, delle politiche securitarie e dei Cpt.
Il lugubre raduno, è segretamente diventato nazionale, (sempre troppi ma sempre 500 da tutta Italia) proprio perché Padova è segnata nel profondo da simboli e scelte che hanno allontanato l’orizzonte di una città libera e solidale.
Certo non per tutti.
Noi abbiamo scelto di stare con tutti quelli che hanno tentato di accerchiare la parata fascista, con gli studenti medi che hanno voluto isolare il suo messaggio razzista e xenofobo.
La nostra è stata una scelta precisa, quella di non essere protagonisti della retorica degli "opposti estremismi" tanto cara a questa giunta, un vecchio modo di rendere torbida la chiarezza di chi li contesta e di appiattire tutto in improbabili e opportunistiche frasi fatte.
Come se razzismo e uguaglianza, fascismo e libertà fossero la stessa cosa.
Questa scelta ha permesso di svelare però le ipocrisie: il ribrezzo per la parata di sabato è sicuramente senso comune, ma soprattutto il silenzio, o peggio l’indifferenza dell’amministrazione, sono diventati "assordanti".
Il silenzio è cinico e di comodo, è la volontà di non entrare nel merito delle questioni, ma quanto è finta una democrazia in cui il diritto a manifestare lascia sfilare cinquecento neo-nazisti per le nostre strade?
Le croci celtiche hanno sventolato a Padova perché la giunta di centro sinistra ha organizzato l’assetto di guerra, ha imposto la deportazione militare di un intero presidio, ha preferito l’opportunità dell’indifferenza per salvaguardare solo se stessa.
Così, dopo che centinaia di teste rasate hanno inneggiato all’odio razziale, Zanonato si preoccupa di affermare che il suo muro non è più una recinzione temporanea, ma un simbolo di legalità per tutti, un modello, un esempio, come fosse preoccupato di aver perso l’esclusiva sull’uso del pugno di ferro.
Gli indifferenti di oggi hanno imbottito Padova di demagogia sulla sicurezza, di muri e retate contro i clandestini, di paure verso il diverso, hanno qualificato (come lo avessero per vizio) i dissidenti come "fascisti rossi" per allontanare invece la discussione dalle scelte sciagurate.
Il Re è nudo, e ha il problema di difendere il potere e le condizioni del suo esercizio, non la dignità di una città.
Noi guardiamo il mondo da un altro punto di vista, dal basso a sinistra, dove c’è la terra e dove batte il cuore, perché sappiamo che è solo da qui che la nostra città potrà essere migliore.
Per noi l’anti-fascismo non è una "gita" nel passato, ma l’idea materiale di liberarci dal razzismo, dalla segregazione, dal proibizionismo, dai muri, dalla clandestinità, dall’ipocrisia, per questo vogliamo cacciare gli xenofobi..
Tutti si sono indignati per come Padova sia stata violentata da Forza Nuova e per la complice indifferenza della giunta, ora è tempo di ripulire la città. Sabato 4 novembre un’altra parata neo-fascista vorrebbe sfilare in via Anelli.
Non lo permetteremo.
Non permetteremo a Fiamma Tricolore di sfilare, lo faremo dal basso, con il desiderio di essere liberi ed il coraggio di liberarci di loro.
Se Padova sarà la scena del copione xenofobo o della solidarietà, della voglia di reagire alle ingiustizie o dell’indifferenza di chi le produce dipende da noi.
Sabato 4 novembre 2006, ore 16.00 in Via Grassi Blocchiamo il corteo neo-fascista, spegniamo la fiamma!
C.S.O Pedro
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