tutti a Roma il 4 Novembre
NO AI TAGLI ALLA RICERCA NO ALLA PRECARIETA’ NO ALL’UNIVERSITA’AZIENDA
In questa società la possibilità di studiare non e' più da tempo un diritto di tutti ma un privilegio per pochi. Negli ultimi dieci anni abbiamo assistito allo smantellamento dell’istruzione pubblica a favore di quella privata che ha determinato sempre in maniera maggiore una selezione di classe nell’accesso al sapere. L’aumento vertiginoso delle tasse, l’introduzione nella maggior parte dei corsi di laurea dei numeri chiusi , gli obblighi di frequenza che tagliano fuori dalla possibilità di andare avanti nel percorso formativo gli studenti-lavoratori, l’aumento vertiginoso degli affitti per i fuori sede (una stanza singola fino a 250euri), l’aumento delle tariffe per accedere alle produzioni culturali ( teatri, cinema, musei, concerti), per noi studenti, la precarietà e’ diventata ormai una condizione esistenziale con la quale ci troviamo a fare i conti tutti i giorni. Nel mondo Universitario la selezione nell’accesso al sapere fa rima con l’esasperato sfruttamento della forza-lavoro studentesca: STAGE-FORMATIVI, MASTER, APPRENDISTATO, sono nuove tipologie di contratto di lavoro che consentono alle imprese, dopo le riforme Biagi/Moratti, di utilizzare il lavoro degli studenti pagandoli una miseria o addirittura non pagandoli. La nostra vita da Precari e’ piena di bisogni materiali ed immateriali che non vengono per niente soddisfatti da una società ed un sistema politico-economico (il capitalismo) che si fonda sul profitto di pochi e sulla condizione di precarietà di molti. Il governo Prodi nella nuova finanziaria sembra mantenere inalterata la politica dei sacrifici , delle tasse , dei tagli all’ università , alla ricerca scientifica ed ai servizi sociali. Dopo una campagna elettorale spesa citando più volte le leggi Moratti, Bossi-Fini e Biagi, come leggi da abrogare o comunque da stravolgere in direzione di una maggiore tutela degli studenti , dei ricercatori , dei migranti e dei precari, la maggioranza di centro-sinistra con la nuova finanziaria conferma le linee guida del governo Berlusconi in politica economica come in politica estera, scegliendo la strada delle missioni neo-coloniali all’estero (vedi missione in Libano), la strada delle privatizzazioni e delle liberalizzazioni (decreto Bersani) la strada dei finanziamenti a pioggia, sgravi fiscali ed incentivi a fondo perduto per le imprese come unica via per lo “sviluppo”. Nessuna soluzione viene prospettata per il Meridione e per una regione come la Sicilia che ha evidenti problemi strutturali tra i quali, la mancanza di una seria politica industriale , infrastrutturale e di valorizzazione del lavoro. che potrebbero essere recuperati soltanto con un massiccio investimento sull’ innovazione e la ricerca scientifica , che invece, dopo la beffa del ddl Moratti che mortifica ed allinea alla precarietà generale anche la figura del ricercatore come del resto dei lavoratori del paese. con questa nuova Finanziaria targata Prodi, subisce ulteriori tagli e non risolve l’incertezza dei contratti dei ricercatori. In tutta Italia in questi mesi gli studenti , i ricercatori precari e i lavoratori precari di tutti i tipi si stanno mobilitando per arrivare alla grande manifestazione del 4 Novembre a Roma per protestare contro il processo di privatizzazione e precarizzazione del lavoro e del mondo universitario. Pensiamo che il 4 Novembre sia un importante appuntamento se ci uniamo tutti per costruire un movimento studentesco che sappia opporsi con determinazione alla precarietà. I compagni e le compagne del Collettivo Universitario Autonomo di Palermo aderiscono allo spezzone dei Precari e delle Precarie per il reddito garantito.
COSTRUIAMO L'OPPOSIZIONE SOCIALE!
Collettivo Universitario Autonomo - palermo http://www.ecn.org/excarcere
Per info e adesioni per il treno speciale del 3 novembre ore 16 stazione centrale per andare a Roma contattaci : tel. 3209504193 - 3408341482
*********** Appello dei Precari@xilreddito***********
Il 4/11 oltre il 4/11
Serve una metrica precaria per aver una misura concreta del presente
Se noi, precari e precarie, potessimo prendere le distanze lo faremmo innanzi tutto dalla condizione di vita che ci impongono, non solo dai governi più o meno ‘amici’. Il nostro metro di giudizio sono le paghe da fame, i diritti negati, sul posto di lavoro come nel sociale, i ricatti che vengono camuffati come nuove forme di opportunità e flessuosa libertà.
Il 4 Novembre è stata convocata una manifestazione nazionale contro la precarietà che non parla la lingua dei precari ma si esprime con l’insistenza rumorosa di chi alza la voce per far dimenticare le proprie responsabilità nella creazione e nel consolidamento della precarietà.
In un’ epoca triste non è sufficiente un cambiamento di rotta per determinare una meta differente ed accade sempre più spesso che la buona volontà dell’equipaggio sociale si confonda con la lingua biforcuta del suo co/mandante istituzionale.
Ma non sono solo la rotta e la meta a distanziarci; abbiamo anche ritmi diversi! C’è un ritmo lento, ambiguo ed opportunista che non ci rappresenta ed uno veloce, impaziente e desideroso di novità che ci appartiene intimamente perchè parla della nostra vita.
Il ritmo lento di ‘Stop precarietà ora’ parla dell’abrogazione delle tre leggi simbolo del Governo Berlusconi, come se non fossero passati ormai i cento giorni del governo Prodi e la sua finanziaria, come se non fossero già emersi da tempo chiari segnali di siderale distanza tra le promesse della campagna elettorale e le scelte di governo di queste ultime settimane.
Insomma, l’obiettivo sembra essere quello di agitare (all’interno di una partecipazione plurale - ci sono i movimenti! - e dietro il paravento di una scelta a prima vista plausibile – tempo indeterminato per tutti!) proposte e rivendicazioni che a ben vedere, tolti i paroloni a progetto, non solo sono compatibili con la logica dell’attuale governo, ma risultano anzi determinanti per la costruzione di un orizzonte poco praticabile sul piano contrattuale e vertenziale -vedi Accordo Atesia-.
Un ritmo lento ma che soprattutto si rifà al passato, restauratore di una realtà che non esiste più e che, in verità, ci piaceva comunque poco. La precarietà infatti, è la normalità della nostra vita, un elemento che ci accompagna 24 ore su ventiquattro, nel tragitto da casa al lavoro e viceversa, da quando bisogna pagare le bollette a quando si va a fare la spesa, da ogni dannata mattina fino alla più sofferta speranza in un lavoro di merda qualsiasi, nel tentativo testardo e certosino di determinare una propria idea di futuro.
La precarietà non è solo una questione contrattuale ed è anche per questo che una nuova civiltà fondata sui diritti indeterminati del contratto stabile non è più possibile. Questa lettura non ci fa distratti, lontani o meno convinti della necessità di puntare alla stabilizzazione là dove è possibile, ci fa rivendicare però la necessità di cogliere altre esigenze e un’altra realtà.
Vogliamo parlare dell’estensione dei diritti a tutte quelle figure escluse dalle tutele del lavoro tradizionale, per definire un ambito di cittadinanza oltre la sfera lavorativa, per contrastare il ricatto
senza la paura di confrontarsi con le trasformazioni reali del mercato del lavoro e delle imprese, e quindi anche di essere in grado di dotarsi di nuovi strumenti come il reddito garantito per tutt*. La metrica dei precari è l’unica unità di riferimento e il suo ritmo parla con i nostri linguaggi.
Questa metrica narra la nostra vita e la determinazione di cambiarla e, con naturalezza, marca la distanza con chi pensa di spacciarci il passato come possibile futuro.
La nostra immaginazione costruirà uno spazio in quel corteo che farà della comunicazione sociale il suo punto di forza.
Il 4/11 è un giorno ma non è ‘Il giorno’, noi staremo dove stanno i nostri compagni e le nostre compagne, le nostre sorelle e i nostri fratelli, migranti o nativi.
Il mondo è cambiato. Il mondo, momentaneamente in mano all’impresa, è invece dei precari e delle precarie.
Serve una metrica precaria per definire un'idea av/vincente del futuro
Precari e precarie per il reddito garantito
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