Ogro era un libro costruito su una serie di interviste rilasciate dagli autori dell' attentato a Carrero Blanco, lo aveva acquistato una mia amica che propose di fare la sceneggiatura. Io consigliai di affidare la regia a Pontecorvo, che non accettò. In seguito vi furono divergenze fra noi due e difatti io il film non lo condivido. Gíllo aveva la preoccupazione che il film in Italia potesse suonare appoggio alle Brigate rosse e tendeva a insinuare il sospetto che l'attentato fosse stato fatto con il beneplacito silenzioso dei franchisti. Questa voce circolava nell'ambiente dei Partito comunista spagnolo. Io ero contrario a questa linea. Noi facevamo un film tratto da un documento in cui gli autori davano una testimonianza, non smentita pubblicamente da nessuno; solo se esistevano prove documentate e pubblicate su tale connivenza avremmo dovuto prenderle considerazione. Questa divergenza fu in seguito abbastanza risolta. Circa le preoccupazioni che avanzava Pontecorvo, poi, sostenevo che un cineasta, in casi dei genere, deve rispettare la sostanza dei fatti senza preoccuparsi di favorire una parte a o temere di compromettersi. Nel caso nostro, inoltre, la diversa natura del terrorismo basco, il suo carattere nazionalista escludevano ogni paragone con le Br per chiunque giudicasse il film senza prevenzioni. Ma fra Pontecorvoe me non vi furono liti, soltanto molte discussioni. Gillo più che altro era molto incerto sulla struttura da dare al film. A un certo momento, dei film se ne occupò Cristaldi, e io, concluso il mio contratto, non me ne occupai più. Subentrò un altro sceneggiatore, Arlorio. Lavorarono per un altro anno e ne è uscito quello che è uscito. Francamente del mio lavoro rimase ben poco. Comunque il film porta anche la mia firma, anche se lo condivido solo in parte.
Ugo Pirro
Poi ho fatto invece Ogro, volevo finalmente sventare questa mia fama di eterno indeciso che non solo rìfiuta il film che gli propongono ma rinuncia persino a quelli che propone lui. Mi è stato proposto un film sull'attentato a Carrero Blanco e l'ho accettato, perché mi sembrava che la storia avvesse delle qualità cinematografiche e potesse avere anche molta presa sul pubblico. Il film è cominciato nel '76. Poco dopo gli americani, che avrebbero dovuto Produrlo, hanno avuto paura. Franco era morto ma il regime era ancora franchista e la Unìted Artists ha avuto paura che lo stato spagnolo bloccasse distribuzione in Spagna degli altri suoi film. Ci siamo fermati per un anno mezzo, e in questo frattempo si è accennato un movimento di democratizzazione e il governo è cambiato. Il pericolo di rappresaglie si allontanava e abbiamo potuto riprendere il nostro progetto. Ma c'è stata ancora un'altra interrruzione, perché pareva che il tema scelto fosse troppo díffìcile, troppo commerciale. Dopo quattro o cinque mesi di ricerche abbiamo infine trovato due produttori, l'italiano Cristaldí col suo associato Nicola Carraro e lo spagnolo José Samano. Abbiamo scritto la sceneggiatura definitiva durante il periodo del sequestro Moro, dopo aver molto esitato tra continuare o lasciar perdere. E il film risente probabilmente molto di queste perplessità, forse abbiamo troppo sottolineato la distanza radicale, secondo noi, tra la lotta armata sotto un regime democratico e la lotta armata sotto un regime dittatoriale.
L'azione del film, così, prende le mosse dai nostri giorni, studiando da vicino ì dìversi atteggiamenti dei quattro terroristi dell'Eta responsabili dell'attentato. Uno, ancora dedito alla lotta armata nella clandestinità, gli altri tre che 1'hanno sostituita invece con la lotta politica a viso aperto. Dando ragione ovviamente a questi ultimi perché io sono assolutamente contrario al terrorismo in un regime democratico. Anzi, direi che al terrorismo sono contrario sempre, perché lo si può certo confondere con le lotte di liberazione contro i tedeschi o quelle degli algerini per la loro indipendenza. L'azione si tiene stretta ai quattro principali personaggi, per metterne in evidenza le reazioni di oggi e i gesti, gli atteggiamenti, le contraddizioni e le ansie di ieri, negli otto mesi durantei quali rimangono nascosti a Madrid, prima per raccogliere le informazioni necessarie sulle abitudini di Carrero Blanco, poi per scavare affannosamente, nel buio, nel silenzio, quel lungo tunnel sotterraneo che dovrà servire loro per far saltare in aria Carrero Blanco nella sua automobile. Una costruzione narrativa che tende ad un approccio quasi fenomenologico, isolando fatti, stati d'animo, emozioni, psicologie, come se li ingrandisse una lente di un entomologo; al contrario di quello che succedeva nella Battaglia di Algeri; là tutto era corale, qui tutto nasce all'interno di quattro ritratti singoli.
Gillo Pontecorvo
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