E’ di questi giorni la notizia della “sospensione della retribuzione e dall’insegnamento per un mese”, di un docente di un istituto superiore della nostra provincia.
In breve i fatti: due anni fa...
COBAS SCUOLA MILANO COMUNICATO STAMPA
SOSPENDETELO ! E’ di questi giorni la notizia della “sospensione della retribuzione e dall’insegnamento per un mese”, di un docente di un istituto superiore della nostra provincia. In breve i fatti: due anni fa, nel corso della propria attività didattica e in coincidenza con il rapimento di Giuliana Sgrena in Iraq, questo collega avviava un’iniziativa didattica, della durata di una settimana, denominata “Laboratorio per la pace”, con tanto di produzione di materiali da parte degli studenti. In un contesto scolastico di cultura e ideologia clericale, in cui tutto, dalla redazione di un giornalino scolastico al tempo della ricreazione, diviene facile pretesto alla catechesi, era giudicata inaccettabile l’affissione dei ritagli di “alcuni” quotidiani (Il Manifesto) e degli stessi materiali prodotti dagli studenti. Era così il Dirigente Scolastico a decidere, unilateralmente e senza neppure una preventiva comunicazione agli interessati, la loro rimozione. Nel contenzioso che ne è inevitabilmente seguito, condotto dal docente nei termini di una disputa culturale e sul piano dei diritti professionali e sindacali in giustificata polemica con il D.S., quest’ultimo avviava, all’insaputa del docente stesso, un iter inquisitorio e sanzionatorio che oggi è incredibilmente approdato alla sospensione dal servizio. Non sono dunque state sufficienti né le articolate motivazioni didattiche del collega, né, perfino, un’interrogazione parlamentare che domandava al Ministro le ragioni di un tale deficit di democrazia e pluralismo nelle scuole italiane e le garanzie per una reale libertà didattica, ad evitare un tale esito. Anzi, ciò che sembra avere più infastidito il D.S. e le superiori gerarchie è proprio il fatto che sia stata data pubblicità a tali eventi, anche da parte della nostra organizzazione (“…divulgazione di scritti denigratori e offensivi nei riguardi dell’istituzione scolastica”, recita uno dei capi d’accusa) e tali gerarchie, anziché rilevare la causa originaria del contenzioso e sanzionare l’atteggiamento del D.S., anziché aprire gli occhi sulle caratteristiche oratoriali di quel contesto scolastico, hanno scelto di colpire il più debole e ricattabile (un docente precario) e proceduto per la via più comoda della salvaguardia dei propri caporali. Il consiglio di disciplina infine, che si dice “organo di garanzia”, di fatto, si è uniformato alla stessa logica.
Leggiamo in questa brutta storia (di provincia?) un attacco esplicito alla libertà d’insegnamento che, nel contesto di un’autonomia scolastica devastante, tra l’altro, per l’incontrollato potere assegnato ai D.S. e della protezione loro assicurata, viene fatta strame, o, al più, ridotta a evento burocratico nelle pastoie della cosiddetta “Qualità”.
Al collega va pertanto tutta la nostra solidarietà e l’assistenza per il prosieguo giudiziario presso la magistratura del lavoro.
A noi tutti lavoratori della scuola spetta invece una rinnovata attenzione e l’obbligo della denuncia in occasione di eventi di questo genere e una riflessione sui contesti normativi dell’autonomia scolastica, poiché il fatto è tanto più intollerabile se si pensa che si è voluto mistificare l’autentica natura politico-culturale del procedimento disciplinare, declinando su un asettico piano amministrativo il reale affondo alla libertà d’insegnamento.
Faremo un primo incontro pubblico sul tema mercoledì 8 novembre alle ore 17.00 c/o la nostra sede in V.le Monza, 160 (MM rossa Gorla)
Milano 2 novembre 2006
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