Speriamo che i nostri lupi non debbano emigrare come i nostri poveri nonni...
Giovedì in Austria il summit dei paesi aderenti alla Convenzione delle Alpi. Il ministro accusa "Fermate lo sterminio dei lupi" l'Italia contro Francia e Svizzera Pecoraro Scanio: la legge li protegge, ma solo noi la rispettiamo di ANTONIO CIANCIULLO
ROMA - "Bisogna entrare nel bosco, facendo gran rumore di trombe, corni, tamburi, gridando, sempre andando dove sono le reti e i lacci, non temendo di passare spini e macchie, perché quelli sono i luoghi dove i lupi si cacciano". Queste istruzioni risalgono al sedicesimo secolo (Agricoltura nuova, di Carlo Stefano), ma l'aspirazione all'annientamento dei lupi sembra non essersi ancora spenta. Questi predatori sono diventati ormai un simbolo della vitalità della natura perché la loro stessa presenza testimonia la salute dell'ecosistema, e i vantaggi in termini turistici superano di gran lunga il sacrificio di qualche pecora (puntualmente pagata ai proprietari). Eppure, nonostante la Convenzione di Berna e le direttive comunitarie, al di là delle Alpi, la guerra ai lupi non è mai finita. L'ultimo abbattimento è del 27 ottobre scorso, nella valle di Goms, in Svizzera, al confine con l'Ossola.
"In Italia vengono protetti, in Francia e in Svizzera ammazzati: una situazione insostenibile", denuncia il ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio. "Ho già sollevato il problema in sede di Consiglio dei ministri europei e il commissario all'Ambiente, Stavros Dimas, si è impegnato a proporre una direttiva per la tutela delle specie transfrontaliere. Bisogna uscire al più presto da una situazione surreale: l'Unione europea finanzia la salvaguardia del lupo e i paesi membri della Ue lo uccidono. Così non va: non accetteremo che si ripeta la vicenda dell'orso Bruno, che l'Italia era riuscita a proteggere e che, appena ha messo un piede in Baviera, è stato fucilato".
Sarà uno dei temi di cui si discuterà all'appuntamento biennale dei ministri firmatari della Convenzione delle Alpi giovedì prossimo in Austria. All'ordine del giorno c'è in realtà la questione dei trasporti (l'Italia si era isolata opponendosi al blocco delle nuove autostrade transalpine), ma le uccisioni dei predatori protetti spinge ad ampliare il dibattito.
"Non si può proteggere di giorno e uccidere di notte", accusa Damiano Di Simine, il responsabile dell'Osservatorio Alpi di Legambiente che ha lanciato l'appello al ministero dell'Ambiente per salvare il lupo. "In Baviera non si vedeva un orso da più di un secolo e il primo che è arrivato è stato impallinato. In Svizzera fanno fuori con cronometrica precisione tutti i lupi a cui viene attribuita l'uccisione di almeno 25 animali d'allevamento, un criterio che di fatto dà una licenza di fuoco totale. In Francia è prevista l'eliminazione di 6 lupi".
E visto che i lupi in questione, poco più di un centinaio, essendo girovaghi non hanno bisogno del passaporto, gli sforzi italiani di tutela rischiano di venire vanificati dalla pioggia di deroghe alla protezione che di fatto legittima la caccia. "Anche noi abbiamo un problema: il bracconaggio", fa notare Alberto Meriggi, il ricercatore dell'università di Pavia che ha studiato la presenza dei lupi nell'Appennino settentrionale. "Ma la decisione di applicare la legge senza eccezioni ha consentito al lupo appenninico di riprendere vigore risalendo la penisola. Nel 1986 c'è stata la prima segnalazione in provincia di Genova e tre anni dopo nelle Alpi marittime, in provincia di Cuneo. Ancora oggi il lupo italiano è in crescita: dobbiamo stare attenti a non distruggere decenni di lavoro".
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