I pm milanesi Piero Basilone e Luisa Zanetti hanno formulato la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti dei 23 neo-fascisti che l'11 marzo scorso parteciparono alla manifestazione organizzata dalla Fiamma Tricolore a Milano.
09 Novembre 2006
Faccetta nera finirà in galera
Sezione “antifascismo”
I pm milanesi Piero Basilone e Luisa Zanettihanno formulato la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti dei 23 neo-fascisti che l'11 marzo scorso parteciparono alla manifestazione organizzata dalla Fiamma Tricolore a Milano. Il corteo di poche centinaia di esponenti dell’estrema destra, regolarmente autorizzato dalla Questura, arrivato davanti ai giardini di Palestro diede il via alle provocazioni. Saluto romano, slogan "duce, duce", canti "Ce ne freghiamo della galera, camicia nera trionferà". I pm li hanno presi in parola: se condannati, rischiano di trascorrere tre anni nel luogo che più si addice alle loro camice nere: la gattabuia.
da l'Unità dell'8 novembre 2006 «L’apologia di fascismo è reato: alla sbarra quei nazi-skin» I pm di Milano chiedono il processo per 23 «camicie nere» che avevano sfilato lo scorso marzo alla marcia di Fiamma Tricolore di Susanna Ripamonti
Essere fascisti è riprovevole. Dimostrare di esserlo, girando in corteo per le strade, sventolando bandiere con croci celtiche e svastiche, inneggiando al duce e cantando canzoncine littorie è un reato. Lo hanno finalmente riaffermato i pm milanesi Piero Basilone e Luisa Zanetti, che ieri hanno formulato la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti dei 23 nostalgici della camicia nera che l’11 marzo scorso, parteciparono alla manifestazione organizzata dalla Fiamma Tricolore a Milano. Indagati anche tre giovanissimi, di cui si sta occupando la procura minorile. Il corteo di poche centinaia di esponenti dell’estrema destra, era stato regolarmente autorizzato dalla Questura, ma arrivato davanti ai giardini di Palestro, iniziò la sagra del gagliardetto. Braccio destro proteso in avanti nel saluto romano, partirono gli slogan che scandivano «duce, duce». Muscolosi nazi-skin con voce profonda e baritonale intonarono: «Ce ne freghiamo della galera, camicia nera trionferà». E i pm li hanno presi in parola: se condannati, rischiano tre anni di carcere «per aver messo in atto manifestazioni usuali del disciolto partito fascista». Un'accusa che prevede un processo con una corte collegiale, come stabilito dal codice penale, in quanto reato politico e dunque particolarmente delicato. Se questa inchiesta segnerà un precedente, forse sarà meno tollerabile anche il merchandising di simboli del Ventennio, dai busti di Hitler e Mussolini, ai fasci littori, venduti senza neppure le precauzioni che si usano per il materiale pornografico, nelle bancarelle delle fiere o negli autogrill autostradali. Gli inquirenti hanno ricostruito quanto accadde quel giorno con la collaborazione delle questure delle città italiane dalle quali provenivano i manifestanti, analizzando il materiale video girato sia dalle forze dell'ordine sia dalle televisioni presenti. È stato così possibile riconoscere e dare un nome ai 23 finiti sotto inchiesta. Tutte facce ben note alle forze dell’ordine, come quella di Maurizio Boccacci, ex leader del disciolto Movimento politico occidentale e condannato a Brescia per gli incidenti allo stadio del 20 novembre '94, quando fu accoltellato l'ex vicequestore di Giovanni Selmin. Per lui non è stato neppure necessario il riconoscimento, perchè è stato beccato, diciamo così, in flagranza di fascismo. In piazza San Babila, dal palco della manifestazione, arringava la folla affermando «noi abbiamo il diritto di manifestare le nostre tradizioni. Io sono da sempre, per sempre sarò e sono fascista e sono onorato di esserlo. Hai voglia che qualcuno dica: non devono fare saluti romani». Lui naturalmente se ne stava lì, col braccio destro teso: «adesso filmate, denunciatemi per apologia fascista, è un onore per me». Accontentato.
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