L'intervento
Tav con costi da capogiro
ed altri scandali ferroviari
di ETTORE FITTAVOLINI*
Per la tratta Tav Torino - Milano - Napoli la spesa è di 38 miliardi di euro: un costo medio al chilometro pari a tre volte la spesa in Francia e Germania per analoghi lavori
Paese veramente strano, la nostra cara Italietta.
Abbiamo una giustizia dove gli addetti ai lavori (è notizia di pochi giorni fa) vengono caldamente invitati a comperare a loro spese ed a portarsi da casa le "chiavette elettroniche" per il salvataggio dei dati.
Che il moderno e semplice strumento informatico sia troppo costoso o gli archivi troppo pieni? Tutt'altro. Pare che, causa la messa in mora da parte delle società che su tutto il territorio nazionale gestiscono la manutenzione e l'assistenza dei potenti computer in dotazione agli uffici giudiziari per la "bazzecola" di 35 milioni di euro (della serie, "se non ci pagate entro fine mese, non vi facciamo più servizio" ) salvare i dati sui dischi fissi sia diventata operazione al alto rischio, in caso di rottura dei medesimi. Chi li aggiusterebbe ?
Questo si aggiunge alla carta per scrivere che manca, ed alla benzina che tiene le autovetture ferme nei parcheggi; quest'ultima situazione coinvolgerebbe anche i mezzi delle forze dell'ordine.
Per nemesi naturale quindi, le indagini ed i processi vengono stimolati dalle inchieste televisive di quei mattacchioni di Striscia la Notizia e relativi emuli, ove i vari Capitan Ventosa e cugini supereroi si ergono a novelli investigatori di polizia e giudici per le indagini preliminari, non senza riscuotere successo tra il pubblico e addirittura i complimenti dei "veri" addetti ai lavori (caso "Vanna Marchi" docet).
Non ci è parso vero quindi, l'altra sera, di assistere ad un'inchiesta speciale di quei birbanti delle Iene, per fortuna stavolta non fermati dal Garante della privacy, come nel caso del servizio dei test antidroga fuori dal Palazzo.
Tema, ahinoi, la tanto "amata" Tav .
Purtroppo, ne abbiamo sentite delle belle, da aggiungere a quelle che già conoscevamo.
Nessuna di queste ha comunque provocato a tutt'oggi levate corali di scudi dai deputati e senatori nostri, né tantomeno interpellanze parlamentari, o sdegnate dichiarazioni a mezzo stampa dei soggetti coinvolti ed a vario titolo citati nel servizio.
Peccato, perché a noi pendolari, utilizzatori forzati della ferrovia, la Tav sinora non ha portato nulla, se non la " bufala" del protocollo d'intesa firmato da almeno un decennio tra enti Locali ed Fs per il quale vi dovevano essere cadenzamenti dei treni sulla tratta Piacenza-Milano ogni 30 minuti, nonché tempi di percorrenza massimi di 50 minuti tra le due stazioni, ed il disastro ambientale in Pianura Padana, sotto gli occhi di ogni cittadino.
Nulla di tutto ciò si è finora materializzato.
Né pensiamo ci porterà alcunché in termini di velocizzazione dei servizi da noi utilizzati, di miglioramento della qualità dei trasporti contestualmente ad una riduzione dei prezzi. Non per essere disfattisti, ma semplicemente osservando tempi, costi e finalità attuative del progetto.
Piuttosto, quanto ascoltato e visto l'altra sera ci ha fatto sobbalzare dalle poltrone.
In primis la cifra: 38 miliardi di euro (circa 76.000 miliardi delle care vecchie lire) per la tratta Torino /Milano/Napoli, numero che già si fa fatica a scrivere, figuriamoci a pensare.
Analizzata, il costo medio al km. vale tre volte quanto si sia speso o si stia spendendo oltralpe (Francia e Germania) per lo stesso tipo di progetto/servizio.
Soldi che oltretutto non ci sono, perché mai versati dalla parte privata, in questa alquanto strana joint venture con il pubblico.
In una stravagante modalità di alchimia finanziaria di bilancio, necessaria per rispettare i parametri di Maastricht e che ci ha permesso di entrare in Europa.
La madre di tutti gli obiettivi.
Il servizio ci ha poi illustrato in diretta il miracolo (che per la verità si ripete ormai con troppa facilità per ogni opera pubblica) della moltiplicazione dei costi, ed il rimarchevole caso della galleria di Firenzuola (non un sottopasso da cambio binario in stazione !), nel cuore del Mugello, Toscana.
Tunnel ferroviario che, bello e pronto, e soprattutto controllato dai controllori dell'opera e non da terzi (come vorrebbe buona norma di gestione, ma anche qui la peculiarità del " chi controlla i controllori " è parte di un paradosso tutto italiano), all'improvviso crolla, riempiendosi di acqua.
E si deve rifare, in struttura di cemento armato (3 volte più costosa) perché regga.
Ma allora come mai non si era pensato di farlo dall'inizio così ? In verità " sarebbe stato uno spreco, perché doveva andare bene così " , dice il progettista, " la colpa è di chi (leggi: costruttore) , ha eseguito male il progetto " . Il costruttore rimanda al mittente le accuse, e sopra tutti si erge la figura del committente, ovvero il Corsorzio TAV.
Mentre scorrevano le immagini, si poteva verificare quanto la bella zona sia stata ambientalmente devastata, con ruscelli e fiumiciattoli che non scorrono più (e l'acqua viene fatta risalire meccanicamente con un costoso sistema di pompaggio), pezzi di collina che sprofondano, contadini che hanno perso il sonno, architetti, geologi e geometri locali che avrebbero potuto, se interpellati, dare il loro contributo di conoscenze della zona per operare al meglio (e naturalmente nessuno si è mai sognato di ascoltarli).
Abbiamo quindi assistito ad uno stucchevole teatrino dei rimpalli delle responsabilità tra FS, Consorzio TAV, FIAT (società progettista madre), Rocksoil (società progettista delle gallerie, la cui proprietà è di un signore che di cognome fa Lunardi, ex ministro, guarda caso del settore...) per scoprire alla fine che Prodi, intervistato, si dichiara stupefatto dalla cifra e ne chiede notizie all'attuale responsabile del dicastero dei Lavori Pubblici.
Il buon Di Pietro, il quale, molto semplicemente, alla domanda dell'intervistatore che gli chiede chi andrà a pagare tutto ciò, risponde serafico " Molto semplice, Pantalone ".
A questo punto, ci siamo sentiti delusi e volevamo financo scrivere una vibrata lettera di protesta a Mediaset: ma come, siamo rimasti tutto questo tempo incollati al video per scoprire alla fine la più arcinota delle verità italiche, ovvero che paga sempre e solo Pantalone ?
Tant'è per completare il cerchio, e per consolidare il vecchio detto che dice che " al peggio non c'è mai fine ", il giorno dopo, nelle pieghe delle pagine economiche dei giornali, Moretti, da poco assurto alla carica di amministratore delegato delle tanto da noi amate Ferrovie, dichiara a tutto tondo che " mancano 9 miliardi di ?uro, sennò con la TAV non si va avanti " spalleggiato dal nuovo (si fa per dire, visto il numero spropositato di poltrone su cui ha poggiato le sue auliche terga) presidente Cipolletta che, calando l'asso di briscola, aggiunge " è necessario un aumento delle tariffe Eurostar di almeno il 10% , e si chiede al governo di riconsiderare per intero tutto il sistema tariffario" .
E' proprio vero, per i senza vergogna al peggio non c'è mai fine.
*Presidente Associazione Pendolari Piacenza
http://www.liberta.it/asp/default.asp?IDG=611139703&H=
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