Le stragi naziste di Albenga - Processo al comandante della Feldgendarmerie cap. Gerhard Dosse Tra i martiri anche l’alassino Giovanni Schivo
Il 21 febbraio u.s. davanti al Tribunale Militare di Torino, competente territorialmente, ha avuto inizio il processo a carico del nazista Gerhard Dosse, imputato del “reato continuato di violenza con omicidio da parte di militari nemici contro privati italiani… per avere, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, cagionato, quale capitano delle Forze Armate tedesche, nemiche dello Stato Italiano, senza necessità e comunque senza giustificato motivo, ed agendo con crudeltà ed efferatezza verso le persone e con premeditazione, in concorso con altri soggetti successivamente deceduti, la morte di: 1) Abbo Germana, di anni 28; - 2) Alessandri Luigi, di anni 43; - 3) Ferrari Alessandro di anni 74 - 4) Ferrari Erminia, di anni 40; - 5) Lionelli Alice, di anni 18 - 6) Moresco Giuseppe, di anni 27 - 7) Navone Gerolamo, di anni 33 - 8) Rossella Leandro, di anni 18 - 9) Scrigna Bartolomeo, di anni 43 - 10) Tomatis Adolfo, di anni 31 - 11) Vasile Pietro, di anni 27 - 12) Viaggio Iginio, di anni 22 il 12 Gennaio 1945 in Albenga, località Foce del Centa”. Così testualmente recita il decreto che dispone il giudizio. Purtroppo questo processo si celebra a distanza di oltre 60 anni dagli eccidi perpetrati dai nazifascisti, perché le prove raccolte allora furono occultate nel famigerato “armadio della vergogna”. Solo nel 1995 quei fascicoli, artatamente nascosti, sono venuti alla luce e, grazie al senso di responsabilità della Magistratura Militare, competente per materia, si è proceduto nei confronti dei carnefici ancora viventi. Tra questi, appunto, il capitano Gerhard Dosse,ormai ultraottuagenario. È opportuno precisare che in questo processo il Tribunale Militare di Torino procede contro il comandante della Feldgendarmerie tedesca di Albenga solo per i delitti commessi nei confronti delle 12 persone indicate nel capo di imputazione sopra trascritto, mentre le vittime del nazifascismo nell’albenganese superano le 111 unità solo tra la popolazione civile, compresi donne, bambini, vecchi, ammalati, barbaramente trucidati a seguito di farseschi processi presieduti dal giudice cap. Dosse, conclusisi sempre con condanne a morte senza possibilità di alcuna difesa legale. A leggere le dichiarazioni rese da due sacerdoti come Don Bonavia e don Baratta, rispettivamente parroci di Villanova e di Leca, che hanno assistito alle sevizie prima ed alle esecuzioni poi operate materialmente da alcuni tedeschi e da uomini delle Brigate Nere fasciste, c’è da rimanere allibiti! Perché queste barbarie non si dimentichino, questi atti processuali, compresi quelli relativi a processi archiviati a seguito del decesso dei vari criminali (non si tratta, quindi, di presunzioni di parte, ma di prove schiaccianti dell’efferatezza bestiale del nazismo e dei suoi fiancheggiatori fascisti) verranno raccolti e dati alle stampe, come monito alle giovani generazioni, affinché vigilino a presidio delle libertà democratiche, che rappresentano l’unico baluardo al ripetersi di tali nefandezze. La prima udienza di questo processo ha visto la costituzione di parte civile dei Comuni di Albenga, Villanova d’Albenga ed Arnasco, rispettivamente rappresentati in giudizio dagli avvocati Giancarlo Salomone, Claudio Bottelli e Nazzareno Siccardi, oltre a quella di due parenti di una delle vittime rappresentati dall’avv. C. Manti. In quella prima udienza sono sfilati alcuni testimoni, che hanno ribadito la responsabilità del Dosse, quale presidente del preteso tribunale che pronunciava solo sentenze di morte senza neppure comunicarle ai condannati, i quali, trasferiti sotto sorveglianza dal carcere tedesco alla foce del Centa, venivano trucidati. Indimenticabile la testimonianza del sig. Claudio Gandolfo, di Ortovero, al quale vennero trucidati il padre e lo zio, dopo avere subito il furto di ingente quantità di denaro, di tutte le merci del negozio e della tabaccheria all’atto dell’arresto dei due poveri martiri. È evidente che se nel corso del dibattimento, rinviato all’udienza del 3 aprile p.v., emergessero nuove prove, tali da far riaprire le indagini per l’accertamento della responsabilità della morte di tutti gli altri trucidati (si pensi che solo alla foce del Centa furono esumati ben 59 corpi), si instaurerebbe un altro procedimento. Si rifletta su queste atrocità, che oggi la destra al governo tenta di eludere o addirittura di negarle. Si pensi che il 17/3/1945, di notte, un gruppo di cinque persone furono prelevate dalle celle della feldgendarmerie di via Trieste in Albenga. Queste povere vittime, a piedi, con le mani legate dietro la schiena, vennero scortate da tedeschi e brigate nere sino al Cimitero di Leca, poste davanti a cinque fosse già scavate e, illuminate con una torcia elettrica le cinque nuche, uccise con un colpo di pistola dal maresciallo tedesco Strupp, che con Luciano Luberti, meglio conosciuto come il “boia”, faceva parte del cosiddetto tribunale presieduto dal Dosse. Ciò risulta inequivocabilmente dagli atti processuali e non da supposizioni! Così come l’eccidio di Vendone, ove una intera famiglia, con bambini, rinchiusa in una stalla cui venne appiccato il fuoco, venne arsa viva. Anche di questa strage orrenda parlano gli atti! Tra le 59 vittime della foce del Centa vi fu anche l’alassino Giovanni Schivo detto Barellu, seviziato in modo indescrivibile ma ampiamente descritto in atti. L’unica sua colpa era quella di essere il padre del figlio Bruno (Cimitero il nome di battaglia), partigiano, al quale ultimo hanno ucciso, dopo efferate sevizie, anche la giovanissima fidanzata. Tutto questo orrore va portato a conoscenza dell’intera collettività, perché si rifletta; perché non si perda la memoria di un passato tragico; perché non cadano mai le barriere antifasciste. È doloroso oggi dovere assistere alla carenza di reazione da parte del popolo onesto e libero di fronte all’alleanza tra partiti di governo e formazioni neofasciste; è scandaloso dover subire la presenza di personaggi che si vantano di avere militato nelle file delle armate illegali della repubblica di Salò e di avere anche partecipato ai rastrellamenti contro le forze legittime della Resistenza, assurti a ministri della Repubblica nata proprio dalla Resistenza. Quello che ci fa davvero male è constatare come si tenti di fare terra bruciata dei valori posti a fondamento della nostra Costituzione, che sono appunto quelli della libertà, della democrazia, della solidarietà, dell’eguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, della cancellazione di ogni privilegio personale, della pace, mentre si tende da parte della destra al governo di equiparare l’antifascismo al fascismo, gli uomini di Salò, che affiancarono i nazisti in tutte le stragi, agli uomini della Resistenza, che hanno dato la vita per il riscatto della dignità della Patria. L’ANPI sente pertanto il dovere morale di rivolgersi a tutti gli uomini onesti e liberi, perché non dimentichino a quali conseguenze tragiche ed aberranti può condurre l’oblio del passato.
ANPI - Sezione Alassio e Laigueglia
da «L'ALASSINO» di Giovedì 16 Marzo 2006
http://www.alassiovirtuale.com/comune/ita/pdf_alassino/03-2006.pdf
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Stragi naziste ad Albenga
Il comune di Albenga si costituirà parte civile nel procedimento contro Gehrard Dosse, l'ufficiale delle SS ritenuto responsabile dell'eccidio di 59 partigiani alla foce del fiume Centa nel 1945, presso il tribunale militare di Torino.
Il provvedimento è stato deciso su richiesta delle sezioni locali dell'Associazione Nazionale Partigiani Italiani. Tra le vittime dell'eccidio sono presenti anche numerosi partigiani residenti in altri comuni limitrofi: Ortovero, Villanova, Cisano sul Neva, Garlenda, Arnasco, Vendone e Castelvecchio di Rocca Barbena.
Il Comune di Albenga ha inviato comunicazione ai sindaci dei comuni interessati, affinché informino i parenti ancora in vita delle vittime per dar loro modo di esercitare il proprio diritto di costituirsi parte civile nel procedimento giuridico che verrà avviato nelle prossime settimane.
01/03/2005 - 20:29:00
http://www.savonaweb.net/articolopp.php?articolo=284
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Strage nazista della Foce del Centa, cominciato il processo a Torino
21 febbraio 2006
E' cominciato questa mattina al tribunale militare di Torino il processo a Gerhard Dosse, ex ufficiale dell'esercito tedesco accusato della fucilazione di dodici persone, avvenuta ad Alberga (Savona), in località Foce del Centa, il 12 gennaio 1945. L'imputato, che ha 96 anni, non si è presentato in aula. Il suo difensore, Tiziana Squizzato, prima dell'udienza ha annunciato che chiederà l'assoluzione. Il pm, Paolo Scafi, è però convinto di avere raccolto prove sufficienti - comprese le testimonianze di un sacerdote e di un condannato poi scampato all'eccidio, entrambi deceduti qualche anno fa - per dimostrare la sua responsabilità. Dosse, secondo le indagini, gestiva una corte speciale, chiamata Strandgericht, che processava sommariamente i partigiani. Si sono costituiti parte civile i familiari di alcune vittime e i comuni di Alberga, Arnasco e Villanova.
http://ww2.carta.org/notizieinmovimento/articles/art_5899.html
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