COMUNICATO
"STATE FUORI"...
Triste e vergognoso. Gli insulti, le minacce, poi l'aggressione, la violenza dei dieci contro uno, la rissa, e infine i coltelli, i compagni di corsa all'ospedale. Triste e vergognoso.
No, non c'entrano i fascisti. E non c'entra nemmeno la polizia, che assistiva compiaciuta all'indegno spettacolo. I protagonisti di questa vile aggressione squadrista sono una serie di soggetti che amano chiamarsi e definirsi "compagni": queste eroiche avanguardie del sindacato SLL e dei CARC, insieme ad alcuni militanti del coordinamento di lotta x il lavoro, non hanno esitato ad aggredire a freddo il coordinatore regionale dell' RDB con calci e pugni. Hanno così scatenato una prevedibile rissa nella quale un compagno è stato mandato all'ospedale con un trauma cranico e soprattutto è stato accoltellato alle gambe un attivista storico dei movimenti in Campania, reo soltanto di tentare di riportare la calma portando però con sè una bandiera dell'RDB. Noi non sappiamo ne vogliamo credere che questo folle gesto fosse premeditato. "Vogliamo" considerarlo l'assurdo impulso di uno "squagliato" e speriamo che "tutti" lo condannino politicamente e ne prendano le distanze. Chi però ha creato prima le premesse e poi scatenato questa situazione ne porta tutte le responsabilità politiche (e morali...).
Ma per comprendere questo inqualificabile epilogo è necessario fare un minimo di ricostruzione dei fatti. Il delirio politico e l'incomunicabilità totale con questi personaggi si erano già evidenziati durante la preparazione di questa manifestazione contro la repressione. Una manifestazione che nasce dentro una campagna nazionale lanciata dalla Rete per il Reddito e parte da un presupposto politico semplice e banale: se è vero che la repressione investe e colpisce con sempre maggior recrudescenza i movimenti di lotta contro la precarietà, la miseria, la guerra, la devastazione dei nostri diritti e dei nostri territori, proprio per questo è necessaria una risposta unitaria sul terreno della mobilitazione e del consenso sociale, per porre un argine contro questa criminalizzazione. Per dare questo segnale di unità, i movimenti di lotta, il sindacalismo di base, i collettivi e i centri sociali, erano tutti concordi nell'organizzare a Napoli un corteo unitario anche nella forma, cioè con un unico striscione d'apertura dietro al quale studenti, disoccupati, precari e lavoratori avrebbero sfilato insieme e in modo compatto, al di là delle proprie sigle d'appartenenza. Nelle riunioni preparatorie invece il coordinamento di lotta per il lavoro, spalleggiato dai Carc, aveva preteso di voler scendere in piazza non solo con il proprio striscione, richiesta del tutto legittima, ma anche di voler ad ogni costo per loro la testa del corteo in alternativa alla proposta di una apertura unitaria. Per giustificare questa pretesa assurda dal punto di vista logico prim'ancora che politico, queste persone hanno fatto ricorso ad argomentazioni altrettanto assurde e deliranti, ponendo l'accento su un presunto carattere più puro e coerente o addirittura di un maggiore o minore coinvolgimento nell'ondata repressiva.
In pratica con linguaggio obliquo ed infamante hanno fatto capire che essi avrebbero partecipato alla manifestazione unitaria solo per “questione di necessità” e a condizione di poterne rivendicare la direzione, visto che gli altri interlocutori con cui fare l’unità per loro erano poco più che dei traditori della causa o dei corrotti collaboratori con le istituzioni.
Questi soggetti non si rendono nemmeno conto di quanto sia strumentale ed offensivo pretendere di fare delle iniziative di lotta insieme a qualcuno nel mentre gli si dice esplicitamente di considerarlo un traditore.
E, invece di trarre le dovute conseguenze da tale convinzione proponendosi di fare una manifestazione da soli, visto che tutte le altre realtà non condividevano i loro deliri, si ostinavano a pretendere la testa della manifestazione unitaria.
In tal modo la cretinaggine politica ha fatto fallire il corteo prim'ancora di nascere, in quanto l'obiettivo di far fronte comune contro la repressione si scontrava contro questo loro desiderio perverso di differenziarsi e dividere, tra movimenti di serie A e di serie B, rivoluzionari di serie A e di serie B, repressi di serie A e di serie B!!!! A questo punto credevamo di aver toccato il fondo, e invece si è iniziato anche a scavare! Prima della partenza del corteo si è cercata un'ultima mediazione, ma dinanzi all'irremovibilità della scelta e all'ottusaggine degli interlocutori, abbiamo scelto di evitare scazzi e casini in piazza, di non azzuffarci ridicolmente per prendere la testa del corteo e per questo abbiamo lasciato a loro non solo la testa, ma tutto il corteo!!! Infatti, mentre il coordinamento di lotta per il lavoro prendeva la testa del corteo sul Corso Umberto, buona parte dei manifestanti ha voltato le spalle alla stupidaggine e alle provocazioni e si è incamminata dietro lo striscione unitario, esattamente verso la parte opposta. Poteva finire qui, con questa scena pietosa del corteo unitario contro la repressione che si muove verso due direzioni diverse, ed invece no!
Proprio la verifica sul campo del fallimento dei loro disegni di prevaricazione ha fatto scattare la provocazione da parte di un loro condottiero, che invece di porsi alla testa delle "masse" che si accingevano a sfilare per corso Umberto, in piazza Mancini aggrediva un compagno che chiudeva il corteo non autorizzato. Questo “grande gesto rivoluzionario” è diventato il segnale per un’aggressione a freddo da cui tutto il resto è seguito. Gli stessi protagonisti di quest'assurda giornata oggi esaltano nei loro comunicati la riuscita di questa manifestazione, parlano di "migliaia di persone che hanno risposto in maniera massiccia e unitaria all'appello contro la repressione", sembra quasi di sfogliare il "Rodong Sinmun" di Pyongyang, ai tempi di Pol Pot con quella commistione di falsità e trionfalismo. Per queste avanguardie rivoluzionarie e proletarie ieri non è stato altro che una tappa verso la riconquista dell'egemonia - presunta e assurda – sui movimenti di lotta napoletani e contro i “traditori del popolo”. Per noi la giornata di ieri è stata invece uno dei punti più bassi che i movimenti hanno raggiunto nella nostra città.
Da questa constatazione di fatto dobbiamo ripartire, tenendo ben presenti i nostri limiti e le nostre potenzialità, cercando di riaprire in città un confronto politico che coinvolga tutte le realtà che hanno costruito conflitto in questi anni e che ripudiano le aggressioni ai compagni.
Un momento di confronto pubblico per ragionare insieme sul come rilanciare le difficili battaglie contro la guerra, contro la precarietà, al fianco dei migranti, contro la privatizzazione dell'acqua, come aprire e allargare queste e altre campagne di lotta con la totale determinazione però a difendere l'agibilità dei nostri percorsi da agguati ed aggressioni.
Una cosa infatti deve essere chiara: dopo i fatti di ieri non esistono altri canali di comunicazione e di confronto possibile con i portatori di tali pratiche e di tali ideologie. Se sono abituati ad avere familiarità con attitudini camorristiche, che frequentino i loro simili! Fino a quando non daranno segni credibili e convincenti di aver messo in discussione pratiche squadristiche e mentalità complottistiche, non possono avere diritto di cittadinanza in iniziative unitarie che ci coinvolgano.
Visto che si considerano i veri e soli rivoluzionari, gli unici proletari che lottano conseguentemente, mentre gli altri non sarebbero altro che profittatori strumentali di tali lotte e di tali istanze, che lottino da soli e dimostrino al mondo tutto il fervore e la determinazione rivoluzionaria di cui sono capaci...
Napoli, 12 giugno 2005
Laboratorio Occupato Ska, Laboratorio Occupato Insurgencia, Federazione Rdb/Cub, Confederazione COBAS, Rdb Precari Autorganizzati, Movimento di Lotta per il Lavoro, centro sociale Officina 99, Centro sociale Depistaggio (Bn), Laboratorio Sociale Diana (Sa), Collettivo TanaLab Aversa, Laboratorio Sociale Millepiani 3 (Ce), Centro sociale Tempo Rosso (Ce), Centro sociale Terra Terra, Area Antagonista Campana, Red Link, Collettivo No Border, Rete Studenti in Movimento, DAMM, Associazione Senza Frontiere.
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