Repressione a benevento
REPRESSIONE, PRIMO ATTO:
Benevento, si sa, è una città “tranquilla e pacifica”, un po’ bigotta e un po’ fascista. Un sabato mattina di fine ottobre, un paio di compagni vengono a sapere di un presidio organizzato davanti la Rocca dei Rettori da alcuni dei fascistelli di Azione Giovani, e il giorno (28 ottobre) ricorda tanto il 28 ottobre 1922, giorno della marcia su Roma di Mussolini. I compagni si organizzano per un volantinaggio antifascista nella zona. Giunti davanti l’hotel “President”, non fanno in tempo a consegnare neanche un volantino che la digos con modi assai brutali aggredisce uno dei compagni che si era rifiutato di consegnargli un volantino. Uno dei militari scaraventa il compagno con il viso su un’auto, gridando che la sua azione è giustificata dal fatto che non gli fossero stati consegnati i documenti, che però non erano stati richiesti. Le scarpe dei tutori del (dis)ordine calpestano i volantini ormai sparsi a terra, le loro mani agguantano il compagno tentando in cinque contro uno di rinchiuderlo nella loro auto. I fascisti esaltati cantano cori razzisti. Il compagno riesce a divincolarsi e ad esibire un documento… e alla fine? “Giovanotto, sarai denunciato!” “Denunciato?! E perché?” “Perché sei un anarchico di m….!” … ecco la loro democrazia!
REPRESSIONE, SECONDO ATTO:
4 Novembre, giornata di festa per il potere. Le autorità e le forze del (dis)ordine si rallegrano, ripensando ai morti assassinati nel primo macello mondiale. Fanno finta di commuoversi davanti alla bandiera, ricordando le terre distrutte e i campi inceneriti dalle loro bombe intelligenti cariche di democrazia. Cantano l’inno nazionale pensando ai bambini che oggi nascono storpi per le loro bombe al napalm in Bosnia, Giappone, Iraq.
Gli anarchici scelgono anche quel giorno per parlare di antimilitarismo, decidono di ricordare Augusto Masetti, disertore anarchico che nel 1911, chiamato a combattere in Libia per la patria, scelse di puntare il proprio fucile contro l’autorità, l’oppressione, la gerarchia, l’ingiustizia: sparò al suo generale incitando gli altri soldati a disertare al grido: ABBASSO L'ESERCITO, VIVA L'ANARCHIA! Decidono di reintitolare la strada che lo Stato ha dedicato ai mercenari morti a Nassirya, con una targa che recita la scritta: via Augusto Masetti, disertore, anarchico. Nel tentativo di criminalizzare il nostro antimilitarismo, sei compagni sono stati denunciati per aver “cambiato la toponomastica cittadina”… ridicolo!
Ecco, che ancora una volta, lo Stato attraverso il suo braccio armato si accanisce su chi lotta contro le ingiustizie e i soprusi, arrogandosi il diritto (proprio loro!) di definirci violenti e pericolosi!
Ma cos’è più violento, un volantino antimilitarista o chi costringe i giovani italiani con la minaccia costante della disoccupazione a partire per uccidere e massacrare altri popoli innocenti in nome della patria e del denaro?
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