RIPROGETTARE LA DESTRA
di G.B.C.
Alcuni giorni or sono, un amico mi ha rivolto una bellissima domanda, chiedendomi, a bruciapelo: "Ha ancora un senso, in Italia, essere di Destra?". Sinceramente, ho avuto un attimo di esitazione, ma poi, superato lo sgomento iniziale, sono riuscito ad articolare una risposta credibile, non proprio esaustiva nei suoi contenuti, ma quantomeno onesta e pubblicabile, senza vergogna, in un giornale "intelligente" come "Identità".
"Caro X" ho affermato "ha senso se, la Destra, è in grado di esprimere, attraverso l'esercizio di un pensiero autonomo, valori e strategie politiche peculiari e caratteristiche, nelle quali ci si possa identificare ed alle quali si possa aderire, divenendo, in tal modo "Destrorsi". Ora, mi rendo conto che possa venire spontaneo, come ha fatto un simpatico "collega" sul penultimo numero della nostra Rivista, affermare, che, se si è onesti, patriottici, favorevoli alle unioni familiari tradizionali e, perché no, saggi nel sapere valutare il passato e la sua storia, allora si è di Destra a pieno titolo, ma io credo che non sia propriamente così e che non faccia male alla salute, porsi, seriamente, il problema sul significato di una appartenenza politica non sempre, o meglio, quasi mai, chiara e limpida nei suoi contenuti fondamentali e fondanti.
Caduto, per vari motivi che non intendo approfondire in questa sede, il richiamo diretto fra Destra Italiana e Fascismo, a volte, ho la netta percezione, che ognuno si sia costruito la sua Destra a propria immagine e somiglianza, dando vita ad un grandioso caos ideologico ed ideale, flessibile e divertente quanto vi pare, ma privo di qualsivoglia rigore e di qualunque sostanziale valenza uniformante ed uniformatrice, concreta od astratta che sia.
Essere mentalmente conservatori, non significa, automaticamente, essere di Destra, come pure non è scritto da nessuna parte che la Destra debba, sempre e comunque, sposare la tesi di Santa Romana Chiesa sulla famiglia, la procreazione, l'insegnamento cattolico e chi più ne ha, più ne metta. Avere voglia di prendere a calci in culo qualche nord africano vagante, non ha nulla a che spartire con l'appartenenza alla Destra, ne' può essere confuso con il credo politico, il fatto di essere guerrafondai, neocolonialisti, filoamericani a qualunque costo o il profferire frasi del tipo:"Ai ladri ci spariamo col revolver nelle parti intime, perché si meritano solo quello…".
Il Nazionalismo becero non è di Destra, come non lo è e non può esserlo l'affermazione di egoismi e grettezze localistiche, antitetiche allo sviluppo armonico e sinergico della società italiana nel più amplio contesto europeo. Non è di Destra essere, sempre e comunque, dalla parte del Capitale, ne' pensare che i Comunisti mangino i bambini, uccidano a tradimento gli imprenditori di successo e violentino suore del Convento delle Ancelle di Maria, dopo averne violato la clausura al grido di :"Chiappala, chiappala…"
E ovvio che in assenza di chiari valori, dichiarati e condivisi, anche i cosiddetti politici di Destra hanno avuto la possibilità di agire senza alcuna regola, sbandando paurosamente, in tutte le direzioni, ad ogni curva, contraddicendosi di continuo, abbandonando ogni scrupolo programmatico nel nome di non si sa quale progetto, di non si sa, o meglio, si sa benissimo, quale chimera e di quale pifferaio magico.
Nell'ultimo numero della "Destra", Fabio Torriero, tentando di dare un volto alle varie anime di questo magmatico caos, è riuscito ad individuare almeno una quindicina di Destre, più o meno dichiarate con il risultato di costruire un articolo sicuramente gustoso ed apprezzabile, sul piano della analisi, ma tragico ed avvilente nei contenuti che potevano, tranquillamente, essere riassunti nell'assioma:" Se non ci sono paletti, ognuno può fare come gli pare!".
Allora, forse non è il caso di tentare di definire, una volta per tutte, le discriminanti essenziali e la via da percorrere, individuando, senza ipocrisie, cosa debba stare dentro e cosa fuori dalla cornice perché, in assenza di questa riflessione, qualcuno, prima o poi, ci racconterà che i valori della nuova Destra sono, nell'ordine, il Liberismo, la globalizzazione, il federalismo e Babbo Natale, con tutto il rispetto per il grande vecchio.
Per evitare ed evitarmi una spossante "lista della spesa", mi limiterò a definire, in questa sede, i soli "comandamenti" irrinunciabili, trascurando, sia per le tematiche operative di una buona politica corrente, che le grandi questioni collegate all'etica ed alla morale individuale, all'interno delle quali, a mio giudizio, ogni sano Destrorso è in grado di muoversi autonomamente, seguendo la luce della propria coscienza molto più che le indicazioni di Partito o i flautati sermoni delle gerarchie ecclesiastiche.
Venendo al dunque ed iniziando, finalmente, a piantare paletti e a distendere rotoli di filo spinato, credo che, per essere, genuinamente di Destra, al giorno d'oggi, sia necessario condividere un progetto economico frutto della capacità di elaborazione storica e strategica delle Destra, sia altrettanto necessario sostenere il ruolo centrale dello Stato nel contesto della vita globale del Paese e sia, infine, essenziale riferirsi ad un modello culturale compiuto che ridisegni i valori basali della società italiana, dispersi e soffocati nella inciviltà e nell'ignoranza sostanziale che ci circonda.
E' indubbio che la scelta di un sistema economico o, almeno, di una parte di esso, qualifichi la vocazione reale di una Nazione, non tanto per l'assoluta sinergia esistente fra economia e politica, quanto per i riflessi che le scelte economiche strutturali emanano sull'intero corpo sociale e sul modo stesso di intendere la vita comune. Sarebbe stupido contestare l'esistenza del libero mercato (anche se, a volte, me ne verrebbe il desiderio) o pretendere di isolare l'Italia dai meccanismi, non sempre felici, della globalizzazione, ma una propensione economica fortemente solidaristica che possa garantire le fasce più deboli della popolazione all'interno di un patto di stabilità fra lavoratori e capitale, non può che risultare positivamente influente sul futuro, ridando ossigeno all'intero sistema e proponendosi come modello di eccellenza anche per tutti quei paesi che, come Francia e Germania, non sembrano più in grado di coniugare legittime necessità di welfare e pressanti contingenze finanziarie, stato sociale e crescita nazionale.
La Destra, signori, e non dovrei essere io a ricordarlo, non è geneticamente liberale né tantomeno liberista, ma piuttosto sociale, rivoluzionaria e solidarista e, in questa ottica, appaiono vagamente ridicoli gli sforzi di camuffare, all'interno del grande calderone della borghesia centrista, la propria natura ed il proprio DNA. La Destra non può negare, allo Stato, inteso come virtuosa identificazione di tutti i cittadini, il diritto ed il dovere di esercitare una concreta e fattiva influenza sulla vita economica e produttiva, sia operando come leale competitore del privato in settori cruciali per la propria sopravvivenza, sia gestendo in chiave monopolistica o mista ciò che il privato, per ragioni di profitto fin troppo scontate, non potrebbe maneggiare con la dovuta cura ed attenzione.
Smettiamo di pensare che, per qualche marginale vincolo europeo, peraltro gestibilissimo, lo Stato non possa intervenire, come attore principale, nel salvataggio di un gruppo industriale in crisi profonda o nella concessione di mutui sociali a famiglie disagiate, ma spostiamo, piuttosto, la nostra attenzione sulla qualità dell'intervento e sul suo contenuto strategico nel contesto di una maggiore diffusione della prosperità e del benessere sociale.
Chi sostiene che l'ingerenza statale inquina la "purezza del mercato" è, di norma, colui che dalla mancanza di regole trae i maggiori benefici, speculando, a piacimento, sui bisogni delle fasce più deboli della popolazione in barba all'interesse reale della collettività.
Tanto per farvi un esempio: nel tragico e scellerato periodo della speculazione successiva all'avvento dell'Euro,se in ogni mercato rionale, accanto ai privati, fosse stato piazzato un banco di alimentari gestito dallo Stato, che, pur vendendo le proprie mercanzie con un giusto guadagno, avesse evitato l'equazione mille lire = un Euro, cosa sarebbe accaduto? Oggi staremmo meglio o peggio? Avremmo limitato l'arroganza e l'arricchimento di squali e squaletti? Io dico di sì.
La Destra, infine, non può, in quanto tale, rimanere insensibile all'imbarbarimento della Società ed alla sua sciagurata mutazione verso modelli materialistico/edonistici dirompenti quanto antropologicamente dissennati. Non può farlo, dicevamo, per convinzione profonda nell'assoluto valore spirituale dell'individuo, ma non può farlo, soprattutto, per convenienza pratica, in quanto, ogni progetto solidaristico che si rispetti, deve essere fondato sulla franca collaborazione di esseri umani coscienti del proprio ruolo all'interno di valori comuni condivisi e non può certamente svilupparsi all'interno di un contesto sociale snaturato dove prevalgano spinte disgreganti ed autocentriche per quanto stupidamente diffuse e tollerate.
Essere di Destra, pertanto, deve significare impegno profondo nella affermazione di una conversione culturale talmente amplia e sostanziale da riuscire a ribaltare un trend apparentemente inarrestabile, rimettendo in gioco l'intero processo educazionale del Paese su basi completamente diverse rispetto a quelle attuali.
Cari signori, preferite che i vostri figli vengano obbligati a studiare l'inglese ed il computer dai sei anni di età, che vivano la loro esistenza in perenne competizione tecnologica con i loro coetanei europei e che debbano, continuamente, inseguire stolidi aggiornamenti applicativi,o, ritenete che tutto questo abbia un senso soltanto dopo aver costruito dei cittadini socialmente educati, solidi nei valori personali e spiritualmente preparati ad amministrare la propria esistenza senza incertezze ed esitazioni sul significato del bene e del male? Rispondete con onestà intellettuale e vedrete che saremo pienamente d'accordo.
Cari amici, ora che, senza alcuna arroganza, abbiamo disegnato i primi listelli della cornice, possiamo sperare che qualcuno abbia il coraggio civile di iniziare a dipingere il quadro scrivendo, magari col dovuto coraggio, il manifesto politico di questa nuova Destra?
Se ne sente il bisogno, credetemi, ma governare il presente anticipando il futuro vuol dire assumersi delle precise responsabilità e non mi sembra di vedere, all'orizzonte, nessun volontario. http://www.identita-online.com/sfoglia.asp?Num=38&Id=515
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