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il testo del "corto" su Indymedia
by (((i))) Tuesday, Nov. 28, 2006 at 10:45 PM mail:

Il testo del trailer del film su Indymedia tradotto in italiano

Potere.
Il potere si può descrivere come la scelta delle parole con sui descriviamo un conflitto, un evento, una società.
E' il potere che etichetta con queste le parole la vita quotidiana, come un paio di occhiali su cui sono incise delle parole, che oscura la nostra visione e che limita il vocabolario di quello che possiamo pensare.
E' il potere che canbia il significato della parola protesta in disordini, povertà in criminalità, dissidenza, in terrorismo.
E' il potre che fa scomparire intere popolazioni, che silenzia classi sociali e tutti coloro che lottano per la sopravvivenza, gli invisibili, gli inesistenti, gli insignificanti, i morti
La parola per descirvere tutto questo è egemonia.
Oggi, meno di dieci corporazioni controllano più del 90 per cento dei media di tutto il mondo.
Tra di loro, c'è un evidente accordo per un allineamento dei contenuti.
I taciti principi che sottindendono i loro imperi sono:
passività, consumismo, fondamentalismo liberista, sfruttamento delle risorse, principi che calpestano la società civile e che trasfromano il nostro fragile pianeta
in polvere
Questo è l fiume inquinato nel quale quello che viene definito mondo sviluppato nuota ogni giorno, è la sua aria, il suo nutrimento, la sostanza del suo pensiero. Fiumi come questo non sono metafore virtuali, ma realtà
Ora, se l'obbiettivo della democrazia è creare una società giusta e stimolare la partecipazione popolare nel potere, per definizione, ogni vera democrazia richiede l'accesso della gente alla produqione e distribuzione delle informazioni.

I media partecipativi
Novembre 1999. Il movimento contro le corporazioni globali si presenta contro il Wto a Seattle. 70 mila persone si riuniscono per protestare: una convergenza di movimenti, una riunione delle riunioni
La semplice idea è che questa volta, la voce di chi grida nelle strade, non può essere messa in silenzio da Cnn, Abc
Nasce il primo centro dei media indipendenti, uno spazio sperimentale, non corporativo, creato per coprire quello che succede nelle strade, senza redattori, senza filtri, senza affiliazioni politiche
Uno spazio fisico che consente a gente di tutto il mondo di incontrarsi, organizzarsi, condividere idee e informazione, un website per parlare di casa propria, delle strade e di ovunque.
In mezzo alla nebbia dei gas lacrimogeni, la brutalità della polizia, nascono i media partecipativi.
Cento giornalisti, due milioni di visite al sito internet, il gas lacrimogeno si dissipa, il Wto va a casa pensando a cosa ha sbagliato, gli amministratori dei grandi media si ritrovano nervosi a riflettere su una nuova forma di partecipazione ai media che senza denaro può distruggere la credibilità di una corporzione gigantesca e multimiliardaria, che pubblica la stria in modo più rapido, senza pubblicità .
Tornati a casa, il sito ha continuato a vivere. i lacci itnrecciati tra le varie persone hanno contiuato a raccontare eventi , e la rete dei media indipendenti, o Indymedia, cresce con loro.
Prima Boston, Washington DC, Inghilterra, Belgio, Alberta, Atlanta, Francia, cento, mille giornalisti, atitvisti, parlano insieme, condividono notizie, che alimentano questa creatura, questa idea, questa rete chiamata Indymedia, più rapidamente di quello che si potesse immaginare, in meno di 36 mesi si è trasformata non solo nella più grande rete di media attivisti, ma forse anche nella più grande organizzazione spontanea del pianeta.
Di cosa parla adesso?
oOn queste premesse andiamo in Argentina, un posto nell'estremo sud. dove accadono molte cose. l'Argentina che si sveglia. Nell'ultimo decennio la situazione non avrebbe potuto essere peggiore: Carlos Menem ha governato il Paese con gli Stati Uniti e le grandi organizzazioni inbternazionali del commercio che ritengono l'Argentina il modello del neoliberismo. E lasciano il Paese in rovina.
Il governo di Menem è come una mafia,ha convertito in nmoneta corrente la corruzione, legando il valore del pesos al dollaro, e non dimentichiamo il regalo più grande, un soffocante, illegale, ridicolo debito eterno.
Nulla di nuovo. E' semplicemente il perfezionamento della seconda colonizzazione. Poi nel 2000 arriva un nuovo presidente: nulla cambia,. la disoccupazione arriva al 20 per cento, la corruzione politica arriva a limiti esorbitanti
e mentre alcune persone dicono: non abbiamo perso 30mila desparecidos resistendo alla dittatura militare negli anni Settanta solo per essere sconfitti dalla dittatura economica degli anni Novanta.
Altri vanno nei supermercati per prendere quello di cui hanno bisogno.
Il nuovo presidente dichiara lo stato di guerra e questo non gli viene permesso, la gente è stanca, la risposta è spontanea.
In un mare di repressione, proiettili di gomma e morte, il Presidente da le dimissioni, ma questa non è la fine della storia, ma il principio. Nei giorni successivi, l'Argentina è sveglia e dice: Que se vayan todos (che vadano via tutti),
Quel giorno la gente torna a casa per vedere cosa la televisione racconta di quello che sta succedendo, ma il riflesso di quello che stava succedendo era irriconoscibile.
I media avevano tolto la maschera. Quelli che non lo sapevano, ora non potevano più far finta di nulla.
Ora le persone si informano tra di loro, in altri modi, i media partecipativi entrano nella scena.
Una cosa nata a Seatlle inmezzo a gas lacrimogeni e proteste, vive ora in Argentina, in una situazione molto più critica. Una evoluzione della parola Indymnedia, Indymedia Argentina.
In mezzo ai clamori delle pentole, delle assemblee agli angoli delle strade e dei fumi delle autostrade bloccate
c'è uno spazio
per la voce della gente determinata a recuperare il suo Paese.
In questo posto di costante crisi, Indymedia Argentina è diventata uno strumento critico popolare, una strana bellissima cosa, l'unione della volontà popolare e della comunicazione popolare.
In questa lotta per una organizzazione orizzontale e un potere frazionato, l'informazione non è un lusso, ma una necessità di tutti, un desiderio di tutti. In questa storia della ridefinizione di quelllo che pensiamo del potenziale dei network di informazione decentralizzata, dei media partecipativi e di Indymedia.
Nell'occhio del ciclone.
"Abbiamo una dittatura in teoria e si suppone che i media in Argentina raccontino quello che succede. ma questo non è vero. Non mostrano ulla di quello che accade, anche se queste assemblee sono molto importanti per tutto il Paese. E' come se non esistessero le notizie".
"Non mostravano niente, facevano vedere film. E' terribile quanto ti isolino dal mondo, qunado vogliono che nulla accada".
"Liberi dalla morte, mai schiavi, continueremo a lottare, costruiremo il potere della gente, contro l'imperialismo e l'oligarchia, contro il presidente Duhalde e la polizia".

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