Guzzanti fa più ridere dei suoi figli
by Agente Alan ford Wednesday, Nov. 29, 2006 at 9:48 PM mail:

Mitrokhin, spunta il traffico d'armi: Sospettato il consulente di Guzzanti

Indagato dalla Procura di Napoli, Mario Scaramella.

Il fascicolo già spostato a Roma, nelle intercettazioni il suo attivismo nel fabbricare i dossier sulle presunte "spie" del Kgb

Tra gli investigatori si è fatto largo il sospetto che la sua Ecpp
possa essere una copertura degli stretti rapporti con la Cia

di CARLO BONINI e GIUSEPPE D'AVANZO

ROMA - Mario Scaramella è sospettato di traffico d'armi. All'inizio di quest'anno, la Procura di Napoli lo ha iscritto per questo reato al registro degli indagati e, subito dopo, ha dovuto interrompere l'inchiesta. Il fascicolo del pirotecnico consulente della commissione parlamentare Mitrokhin è stato consegnato alla Capitale per competenza.

Nella sua poliedrica attività, infatti, Mario Scaramella ("esperto in materia di Diritto e Sicurezza, incaricato al Research Institute di San Josè, California; autore di un progetto di ricerca presso la Nasa, con incarichi di docenza presso l'università di Stanford, California, il Centro di cooperazione internazionale nello spazio, l'università dell'Arizona, l'università di Greenwich, l'università del Rosario, Colombia, l'università statale di Tamilnadu, India; contrattista presso la Scuola superiore di amministrazione del ministero dell'Interno, presso la II Università di Napoli e l'università di Salerno; già direttore dell'Unità di Criminologia ambientale del Dipartimento di Scienze internazionalistiche, del Centro di Politica spaziale del Dipartimento Scienza e Ingegneria dello Spazio) è anche giudice onorario del Tribunale di Napoli. Ora di Scaramella si occupa il pubblico ministero di Roma.

La notizia sollecita nuovi interrogativi su questo personaggio molto volenteroso che sta ricevendo un'attenzione internazionale. Il primo novembre era a pranzo con Aleksandr Litvinenko, in possesso - dice lui - di informazioni riservate su un piano di eliminazione dei nemici di Putin (Anna Politkovskaja, Boris Berezovskij, lo stesso Litvinenko, Vladimir Bukovskij, Paolo Guzzanti).

Scaramella appare al crocevia di informazioni che egli raccoglie non si sa per conto di chi. Ha rapporti con l'intelligence americana. E' introdotto con qualche infiltrato nella comunità ucraina in Italia. Incontra con costanza transfughi dell'intelligence sovietica (Kgb, Fsb, Svr) riparati in Europa. Può contare su cospicue risorse finanziarie sotto l'ombrello di una misteriosa ECPP (Enviromental crime protection program) che egli dice essere "organismo sussidiario dell'organizzazione marittima internazionale dell'Onu".

Soprattutto, riceve da Paolo Guzzanti - come egli stesso racconta a verbale il 14 ottobre 2005 alla sezione investigativa del commissariato "Dante" di Napoli - un incarico di "delegato alle indagini sulle modalità operative dell'esplorazione estera e dei collegamenti con il terrorismo italiano dei servizi segreti russi (...) In tale qualità, ho avuto rapporti con ufficiali ed ex ufficiali di Kgb e Svr".

Bene. Autorizzato da questa missione parlamentare, quali sono e devono essere le corrette iniziative di Scaramella? E' la domanda che anche i pubblici ministeri di Napoli si pongono quando se lo vedono davanti per denunciare rischi nucleari, l'imminente arrivo in Italia di barre d'uranio, la possibilità che un'antenna collocata sul Vesuvio possa innescare quattro missili atomici tattici sistemati in un sottomarino nucleare classe "Novembre" della V Squadra della marina sovietica e affondato nel Golfo di Napoli il 10 gennaio 1970. Già detta così sembra una balla. Eppure è la frottola che Scaramella riferisce, senza essere messo alla porta, al direttore della protezione civile Guido Bertolaso, al Sismi, alla prefettura e, con altri dettagli, a tutti i giornalisti che hanno voglia di bersela.

Aleksandr Litvinenko (d) in una recente immagine, con il fratello Maxim

D'altronde, Scaramella si dà da fare per apparire un uomo in prima linea, costantemente in pericolo, sempre minacciato dal fuoco nemico, sempre a un passo dall'essere liquidato da killer venuti dal freddo. Per rendere credibile questa fanfaluca, il nostro uomo ipotizza che, una mattina all'alba, sul Vesuvio, sia stato bersagliato da una banda di camorristi che proteggeva, per conto degli ucraini cattivi, l'antenna capace di attivare i missili atomici-tattici in fondo al mare del Golfo. Racconta di averla fatta franca per un pelo, anche se l'unico ferito, nella furiosa sparatoria, è un malcapitato guaglione della camorra di Ercolano di nome Vincenzo Spagnolo. Proprio ficcando il naso in questa avventura, i pubblici ministeri di Napoli cominciano a sentire una gran puzza di bruciato.

Accertano che il piccolo malvivente se ne stava pigramente seduto in macchina a guardia dell'arsenale del clan, nascosto in un capannone abusivo. Come in un'improvvisa folata di vento, si sente investito da una trentina di proiettili. I due guardaspalle di Scaramella, agenti penitenziari fuori servizio, gli scaricano contro due interi caricatori da 16 colpi. Il malcapitato delinquente avvia la sua Peugeot e prova a mettersi in salvo. L'auto viene crivellata di colpi, all'altezza del posto di guida, nel lunotto posteriore. Un proiettile lo ferisce e, ricoverato al "Maresca" di Torre del Greco, il pregiudicato è accusato di tentato omicidio plurimo. Al processo è assolto e si riesce a dimostrare che quel diavolo avrà sulla coscienza tanti peccati, ma non quello di aver voluto uccidere Scaramella. Al contrario, furono le body guard di Scaramella a tentare di eliminarlo dalla faccia della terra e dio solo sa perché.

La Procura di Napoli è molto incuriosita dalla laboriosità del nostro eroe. Soprattutto dopo il 14 ottobre 2005. Alle 12,30, il professore Mario Scaramella si presenta alla sezione investigativa del commissariato "Dante" della questura di Napoli. Dice: "Sono in rapporti con Aleksandr Litvinenko, colonnello Fsb attualmente a Londra, con Euvgenij Limarev, del Svr, attualmente in Francia, e con ex personale dell'ambasciata ucraina a Roma (...) Sono venuto a conoscenza che un ex ufficiale del Kgb, Aleksandr Talik, unitamente a tale Krok Sena, sono coinvolti in un progetto di aggressione che riguarderebbe la mia persona o più probabilmente esponenti del mio ufficio e impiegherebbe armi non convenzionali, in arrivo in queste ore sul territorio italiano provenienti dall'Ucraina. Nell'impossibilità di poter verificare personalmente i fatti, ho informato riservatamente il presidente della commissione Mitrokhin Paolo Guzzanti, che ritengo potenzialmente minacciato. Specifico che le stesse fonti hanno già riferito ai carabinieri di Avellino, un anno fa, della concreta minaccia per la mia persona e le persone con cui lavoro collegata a un'operazione di intelligence dei servizi speciali russi ed ucraini. Minaccia di cui mi parlò Euvgenij Limarev".

Nello stesso giorno, Scaramella ritorna al commissariato per integrare la sua denuncia. Dice: "L'armamento di guerra in arrivo in Italia serve a un attentato voluto dai servizi di sicurezza russi ed ucraini per minacciare il presidente della commissione Mitrokhin e il sottoscritto. Il colonnello Litvinenko mi ha specificato che gli esecutori sarebbero "mafiosi ucraini legati ai servizi di quei Paesi e tramite questi collegati al terrorismo islamico in Italia, facente capo al movimento Al Qaida"".

Il giorno dopo, 15 ottobre, Scaramella entra direttamente in questura e, all'ufficio denunce, precisa che le armi, "un lanciagranate Rpg e il relativo munizionamento", sono in arrivo a Napoli "per le ore 7 del giorno successivo, 16 ottobre". E che "allo stato attuale, uno dei due mezzi di trasporto delle armi si troverebbe fermo nella città di Udine". Scaramella deve essere davvero uno stregone delle investigazioni perché, poche ore prima, il furgone ucraino che, settimanalmente, da Leopoli rifornisce gli ambulanti ucraini dei mercati di Teramo, Pescara e Napoli è in panne davanti a una autofficina di Udine. Nella notte il carico viene trasferito su un altro furgone bloccato dalla polizia a Teramo e qui - quale sorpresa - tra le centinaia di colli con indicazioni in cirillico, c'è un unico pacco con caratteri latini e, dentro quel pacco - ohibò - ci sono due granate Rpg, inutilizzabili a meno di non avere un lanciagranate. Curiosamente confezionate con un detonatore inutile a farle esplodere.

Ora voi penserete che questa bugia dalle gambe cortissime faccia poca strada. Errore. A Teramo è in corso un processo per importazione e detenzione di munizionamento da guerra contro quattro poveri cristi ucraini (tre autisti e uno sfortunato viaggiatore). Come non crederete che nessuno cerca il destinatario delle granate che abita, per nulla impensierito, il suo appartamento di via Nuova Poggioreale, a Napoli (non era il primo a dover finire in prigione?). Come, infine, farete fatica a credere che, mentre a Teramo si processano i poveracci ucraini, a Napoli cominciano indagini contro chi quel traffico d'armi ha svelato. Magari inventandoselo di sana pianta o magari organizzandolo in proprio.

Mario Scaramella finisce così intercettato (il traffico d'armi è un reato molto grave e lo consente). Le intercettazioni svelano il suo cospicuo ruolo nei lavori della commissione Mitrokhin e la trama dei suoi giochi di prestigio. Nelle carte trasferite a Roma, si può leggere chiaramente qual è la convinzione dei pubblici ministeri di Napoli. Ben collegato con tipacci ucraini, Scaramella organizza le informazioni che raccoglie o sollecita a Litvinenko e Limarev per arrivare a scoprire armi (anche pesanti) che poi fa ritrovare. La scoperta degli arsenali è decisiva per confermare il pericolo che incombe sulla sua vita e su quella del senatore Guzzanti e la minaccia della presenza del Kgb/Fsb in Italia. La manovra gli permette di incassare due crediti: dagli apparati della sicurezza, che vanteranno "brillanti operazioni" e dalla commissione parlamentare, che scoprirà di avere al suo servizio un eroe indomito e quindi di essere sulla buona strada. A questo punto, la procura di Napoli chiede ai nostri due servizi di intelligence: ma questo Scaramella è uno che lavora per voi?

La risposta del Sisde di Mario Mori è netta: "No". Il Sismi di Nicolò Pollari è, come di consueto, più ambiguo. "Mario Scaramella - scrive Forte Braschi - non è nella pianta organica di questo Servizio, ma non è escluso che in qualche circostanza il Servizio se ne sia avvalso". Fonti molto accreditate della Procura ricordano che tra gli investigatori si formò il sospetto che Scaramella fosse in realtà in rapporti stretti, se non di dipendenza, anche con la Cia e che la sua ECPP potesse essere una società di copertura dell'agenzia di Langley. Comunque sia, dalle conversazioni telefoniche, si comprende che Scaramella è molto attivo nel costruire i dossier "esplosivi" della commissione Mitrokhin. L'uomo concorda i suoi passi con il più autorevole consulente giuridico della commissione, Agostino Cordova, e con il presidente della commissione Paolo Guzzanti. D'altronde, il senatore di Forza Italia non ne fa mistero. Ascoltato al processo di Teramo contro quei disgraziati ucraini, il 9 ottobre scorso, Guzzanti dice: "Confermo che [le informazioni sul progetto di attentato] mi sono state date da Scaramella, Litvinenko e Limarev" (Povero Limarev, a distanza di sole cinque settimane, diventa - per il senatore - da fonte che gli salva la vita, addirittura "un mercenario, architetto di ignobili fabbricazioni"). "Ricordo - aggiunge Guzzanti - che informai il questore e il prefetto di Roma, il comandante generale della Guardia di Finanza, il Sismi (...)". Il senatore si stupisce che "Scaramella sapesse alla perfezione ogni spostamento degli ucraini". Rivela: "Scaramella ha redatto un rapporto segretato che costituisce il quadro politico e pure criminale, se vogliamo, di questa e di altre vicende. Questo rapporto è custodito in una cassaforte del Parlamento ed è stato redatto, insieme, dal dottor Agostino Cordova e dal professor Scaramella. E' esplosivo. Non è stato divulgato perché ci avvicinavamo al periodo della campagna elettorale e non volevo che la commissione Mitrokhin agisse per fini propagandistici. Questo rapporto contiene informazioni compromettenti per un personaggio politico circa il possibile attentato". Se questo dossier è segreto (e segreto è il nome del personaggio politico mandante del progetto di omicidio di Guzzanti e Scaramella), un secondo documento non lo è perché è stato consegnato al procuratore di Roma nel dicembre 2005, ampiamente raccontato dal Giornale di Paolo Berlusconi. Il dossier di 80 pagine sostiene che gli ex presidenti del Consiglio Romano Prodi, Lamberto Dini e Massimo D'Alema, i direttori del Sismi Sergio Siracusa e Gianfranco Battelli hanno "sterilizzato" il dossier Mitrokhin per "vanificarne il contenuto" al fine di coprire "altrui responsabilità politiche" e "non danneggiare una serie di personaggi coinvolti". "A titolo personale" Guzzanti chiede che si verifichino le ipotesi di "omissioni di atti di ufficio", "spionaggio", "procacciamento di notizie riservate", "rivelazione di segreto di Stato". In poco più di un mese, la Procura di Roma liquida l'affare con un'archiviazione.

E' dal Seicento che raccontiamo le nostre italiche tragedie in giro per il mondo nella forma della commedia. Scaramella non ha voluto interrompere la tradizione. Oggi è in scena al teatro di Londra, protetto in un "turrito castello" addirittura da Scotland Yard che non esclude, per lo sventurato fabricator, un avvelenamento da "polonio 210". Mario Scaramella, si può dire, è l'ultima delle figure comiche che la legislatura berlusconiana ci lascia in eredità.

L'academic, come lo ha definito ieri la prestigiosa "Reuters", è in buona compagnia di Igor Marini, un facchino dell'ortofrutta di Brescia diventato finanziere internazionale e teste d'eccezione per il Parlamento italiano. Di Pio Pompa, impiegato della Sip diventato alto funzionario dell'intelligence militare esperto in signal intelligence e open sources. Di Rocco Martino, spiantato "carabiniere a cavallo" diventato forse l'artefice, certamente il postino, del dossier farlocco sul riarmo nucleare di Saddam Hussein. Personaggi, comunque, che sono apparsi affidabili - incredibilmente - per il presidente della commissione Telekom Srbija, Enzo Trantino; per il direttore dei servizi segreti Nicolò Pollari; per il presidente della commissione Mitrokhin Paolo Guzzanti, per un accreditatissimo procuratore della Repubblica come Agostino Cordova.

Ora che sono apparsi i satirici, come sempre quando non si sa di che cosa ridere, s'avanza il dubbio che non si possa ridere di Pompa, Scaramella, Marini, Martino senza ridere di noi stessi.

Per anni, queste maschere buffe sono state accreditate autorevolmente da istituzioni dello Stato. Le loro gesta sono state tollerate o non smascherate dalle burocrazie della sicurezza (poliziesca e spionistica). I media, senza verificare una sola delle loro "esplosive" informazioni, li hanno ritenute "fonti" solide per scoop di cartapesta. La magistratura le ha avuto sotto gli occhi per anni senza decidersi a dare un taglio alle loro iniziative accertando magari da dove venissero le risorse che quegli sgraziati attori hanno utilizzato a piene mani. Per non parlare dell'opposizione del centro-sinistra, gatto cieco incapace in cinque anni di ricostruire la scena in cui uno spregiudicato centro-destra voleva ingabbiarlo per distruggerne la reputazione. Ridere di Scaramella?

(29 novembre 2006) La Repubblica

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