Il sottosegretario Naccarato alla mostra dei writer: nessuno del Comune era con me, mi hanno lasciato solo. Il critico-assessore: tovvaca a Terzi, ha tradito la Moratti. La replica: visita privata. An: fa troppo di testa sua.
Risale la tensione sul caso Leoncavallo. E la mostra dei writer diventa sempre più caso politico. Con il sottosegretario per i Rapporti con il Parlamento, Paolo Naccarato, che alle coinque del pomeriggio varca la soglia del centro sociale itonizzando: "mi hanno lasciato solo". E l’assessore alla Cultura, Vittorio Sgarbi, che nella hall dell’Holiday Inn, a 200 metri dal Leoncavallo, dove si è fermato per rispettare il diktat del sindaco, inveisce contro il collega di giunta, Giovanni Terzi: "Io non sono entrato nel centro sociale, l’avevo promesso al sindaco, e mi sono fermato al confine. Terzi, invece, ha tradito l’incarico avuto dalla Moratti. Si è rifiutato di accompagnare il nostro ospite al Leoncavallo". Ma il pentimento tardivo non spegne l’incendio. E’ lite in giunta e dai gruppi di maggioranza c’è chi chiede la testa di Sgarbi e chi, come An, lo invita a controllarsi, perchè "la legittimazione politica del Leoncavallo - chiarisce il capogruppo Carlo Fidanza - non può passare da una scorciatoia artistica". Va bene definire i disegni dei writer degni di una moderna Cappella Sistina. Ma "Sgarbi sta in una maggioranza che in questi dieci anni ha scelto di non legittimare il Leoncavallo finchè non sarà nell’ambito della legalità. E’ bene che Sgarbi si consulti con i suoi". Aveva provato il sindaco Moratti, nei giorni scorsi, a sminare il terreno, convincendo il vulcanico Sgarbi a stare al suo posto. Per fare da guida al sottosegretario in visita a Milano è stato arruoilato allora l’assessore Giovanni Terzi, che ha la delega ai centri sociali. Tutto sembrava filare liscio. La scaletta della giornata era stata confermata fino all’ultimo da un vorticoso giro di telefonate. E Terzi doveva essere ben concinto del ruolo di guida, se è rientrato adirittura dall’estero per la missione in via Watteau. Il rendez-vous era previsto fuori da Palazzo Reale alle 16, dove Sgarbi aveva nel frattempo trascinato il sottosegretario per una visita lampo alle mostre di Boccioni e Tamara de Lempicka. E lì, sul piazzale pieno di turisti in fila, si è cpnsumato il giallo. Breve scambio di battute tra Sgarbi e Terzi, poi tra Terzi e Naccarato. Tnesione nell’aria, cellulari che suonano. Infine i tre che si dividono e si allontanano su altrettante auto. Al Leoncavallo, più tardi, entrerà solo Naccarato. Sgarbi si è fermato in un hotel poco distante. E da lì si scatena un monologo contro il collega di giunta. "Una stravaganza - esordisce - un atteggiamento scortese e incomprensibile. Ha disatteso la parola data. Ho visto il panico nei suoi occhi. Non capisco perchè. Ha perso un amico. Non mi piacciono gli uomini che si tirano indietro di fronte ai doveri elementari". Terzi butta acqua sul fuoco: "Per litigare bisogna essere in due. E non ho voglia di risse. Non c’è giallo nè paura - chierisce. Ritenevo che si trattasse di una visita istituzionale e ho detto al sottosegretario che era un’opportunità per affrontare con governo il problema del centro sociale, perchè lo sfratto con la forza pubblica è imminente. Lui però ha messo le mani avanti, ha chiarito subito di non sapere nulla del Leonka e di essere qui solo per una visita privata. A quel punto, dopo aver informato i capigruppo, ho ritenuto doveroso fare un passo indietro".
Paola D’Amico
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