il minchione da tastiera si esercita sprezzante sulle vite degli altri, dei pezzenti (in questo occidente di vincenti è una tra le colpe più gravi) e della sottocategoria delle donne pezzenti. Senza un minimo senso di pudore per non parlare di umanità. Fascisti in fasce o già in giacca mimetica e armi? come saperlo. Il fatto duro da digerire è che esistete e state diventando 'folla' (folli lo siete da sempre) nel cosiddetto 'occidente civilizzatore'. Siete quelli (e anche quelle come Oriana e altre) che con la scusa di difendere i diritti delle donne (di cui non vi frega niente) ci portate in guerra e aspettate il momento buono per rimettere a cuccia le donne di casa vostra. La vostra mente, il vostro agire sono fascisti, altro che liberali o libertari.
Ecco come descrive i fatti di Gaza haaretz e Avnery (che potrai consultare agevolmente su indy o informatonguerrilla) ti spiega perchè Gaza è un esperimento a chi è utile e chi lo sta osservando (oltre a quelli come te)
“Le donne di Beit Hanoun e i massacri d’Autunno a Gaza” di Patrizia Viglino 4/11/06 2:05 | tag: Israele, Palestina, Rafah| correlati 4 Nov 2006 2:05 da informationguerrilla La protesta delle donne
Nella Striscia di Gaza si ricomincia daccapo. Il 1 Novembre è iniziata e non conclusa l’ennesima campagna militare contro i civili e l’hanno chiamata “Operation Autumn Clouds”, così che ci si possa abituare al fatto che ad ogni stagione ci sia una campagna di morte e di uccisioni di palestinesi a Gaza. Venerdì, 3 Novembre è forse iniziata l’”Intifadah delle donne”, con la sollevazione delle donne di Beit Hanoun che sono scese nelle strade della loro città per sfidare l’occupazione militare, l’avanzata della morte targata Israele che in soli tre giorni ha prodotto morti e feriti con un bilancio che nella tarda sera di Venerdì è salito a 39 morti e 150 feriti di cui almeno 23 gravi. Le donne di Beit Hanoun erano accorse alla moschea al-Nasser che l’esercito israeliano aveva cinto d’assedio. Una sessantina di uomini si trovava richiusa al suo interno fin da Giovedì pomeriggio e c’erano stati scontri tra la resistenza palestinese e i soldati. Venerdì i bulldozer hanno attaccato l’edificio facendo crollare il tetto e a quel punto le donne sono scese in strada, accorrendo alla Moschea. L’esercito israeliano ha sparato e una delle donna identificata in Mas’ada Al Hweiji, di 45 anni è stata uccisa, un’altra è giunta all’ospedale clinicamente morta e altre sedici sono rimaste ferite mentre scappavano. Anche un giovane reporter palestinese dell’agenzia Ramattan è stato ferito in modo serio mentre seguiva la protesa delle donne. Alcune immagini televisive ci hanno mostrato un gruppo di una ventina di donne, con il velo in testa e la jelab, correre per sfuggire ai proiettili israeliani, soccorrendosi a vicenda sotto l’occhio delle telecamere che registravano il terrifico show che il mondo è abituato a vedere in Palestina. Le donne palestinesi, insieme ai bambini, pagano il prezzo più alto dell’occupazione militare e dell’apartheid, ma di loro i nostri giornali si sono ricordati solo quando Hamas ha vinto le elezioni, chiedendosi se sarebbero state meno libere. Certo la libertà di cui godono sotto occupazione militare è una grande libertà, la libertà di morire per mano di un soldato mentre ostacolano in modo non violento l’attacco dell’esercito. L’incursione armata si è concentrata nel nord, soprattutto a Beit Hanoun ma carri armati sono penetrati anche in altre aree della Striscia. I missili lanciati dagli aerei senza pilota Drone hanno ferito moltissimi civili ma ci sono stati anche diversi casi di palestinesi uccisi dai cecchini israeliani, come Khalil Hamad di 18 anni, colpito con un proiettile alla testa mentre si trovava nella sua casa di Beit Hanoun e infine morto a soli 5 minuti dall’ospedale mentre aspettava che la Croce Rossa ricevesse il permesso di passare. Venerdì è deceduto a causa delle ferite riportate due giorni prima anche un bambino di 4 anni Bara’ Fayyad. L’esercito israeliano aveva sparato sulla sua casa. La situazione all’ospedale al-Adwa di Beit Hanoun è particolarmente difficile, con l’esercito che si è posizionato intorno imponendo una procedura di controllo dei documenti a chiunque entra in ospedale, obbligando i medici a consegnare le generalità dei pazienti prima di consentirgli di operare. Gli staff medici che trasportavano i feriti sono stati bloccati nonostante ci fosse stato un coordinamento con il DCO israeliano. Testimoni palestinesi denunciano che il ritardo nei soccorsi imposto dall’esercito ha fatto salire il numero dei morti tra i feriti trasportati in ospedale. L’esercito ha compiuto anche diversi omicidi extragiudiziali. Alcuni militanti della Jihad e delle Qassam Brigades sono stati colpiti da missili mentre viaggiavano in auto a Shejjayya e Jabalya (Gaza City). Sempre a Beit Hanoun sono entrati in azione anche i bulldozer che hanno spianato diversi ettari di coltivazioni e demolito cinque abitazioni. Intanto Beit Hanoun è stata dichiarata zona militare chiusa e la popolazione di 30.000 persone si trova intrappolata in casa. Tra le vittime c’è anche il soldato israeliano Kerell Golenshin di 21 anni ucciso dalla resistenza palestinese a Gaza nel primo giorno di questa nuova incursione. E’ il terzo soldato ucciso dal rapimento del soldato Shalit a Kerem Shalom lo scorso 25 Giugno, a fronte di centinaia di palestinesi massacrati nel frattempo. La sua storia l’ha raccontata un sito israeliano. Il soldato Golenshin aveva fatto aliyah un anno prima e si era iscritto alla Scuola sperimentale di Gerusalemme ricevendo anche il miglior training militare possibile, tanto da entrare in un corpo di elite, la Oketz Unit. A convincerlo ad arruolarsi (a convincere lui come il suo compagno di corso Uri Grossman ucciso in Libano prima dell’estate, anche lui 21enne) era stato il suo stesso insegnante che a sua volta aveva convinto suo padre a dare l’autorizzazione necessaria, poiché il giovane ambiva combattere per Israele. Ora, il padre di Golenshin se la prende con Olmert e chiede le sue dimissioni e anche con Lieberman che a detta sua “non hai mai preso in mano” un fucile, ma che la guerra sa predicarla molto bene. Guerra conto terzi Una guerra, in Libano come a Gaza, motivata dagli interessi politici che Olmert sta gestendo, in maniera fallimentare, per conto terzi. Questi terzi stanno a Washington. La stessa operazione militare “Nuvole d’Autunno” di re-invasione di Gaza, che ha avuto l’ok del capo di stato maggiore Halutz e il via libera del governo Olmert-Perez, potrà infatti essere definita con maggiore dettaglio solo dopo il ritorno di Olmert (al 20% del consenso) dal suo previsto viaggio negli USA a metà di Novembre. In ballo, ne siamo certi, c’è molto di più della rioccupazione di Gaza. Di sicuro c’è lo scontro per il potere che si è aperto in Israele dalla tornata elettorale dello scorso Marzo. La vittoria di Kadima ha creato un disequilibio nella politica israeliana e la fragilità della base elettorale di Kadima presto o tardi necessitava dell’alleanza dei partiti religiosi, disponibili per il nuovo gioco di alleanze e soprattutto per la completa deriva a destra sancita dall’ingresso nella coalizione di governo di Lieberman, un fanatico entrato nel governo Olmert, per la precisione nel gabinetto della sicurezza, come ministro per gli Affari Strategici, dopo tre minuti di votazione alla Knesset. Lieberman è un personaggio più che noto per le sue posizioni razziste nei confronti degli arabi, erede della linea Zevi, per intenderci, e che ha emesso il suo biglietto da visita mediatico dicendo che a Gaza l’esercito deve “emulare” il trattamento che i Russi riservano ai Ceceni. Capo del partito “Israel Our home” Lieberman rappresenta l’ala estremista e oltranzista del movimento coloniale israeliano, un movimento si badi bene radicato anche a livello della società “civile”. Ma non c’è di che meravigliarsi se la coalizione di governo non si sia spaccata, grazie soprattutto ai Labour di Shimon Perez. Eppure non c’era nulla di liberale o di democratico nella proposta lanciata da Lieberman di privare della cittadinanza israeliana gli arabi palestinesi del nord di Israele e di occupare più terre palestinesi in zone di maggiore interesse al fine di poterne garantire l’ebraicità. Il deputato arabo palestinese Ahmed Tibi, che si è opposto all’ingresso di Lieberman nella coalizione di governo, ha dichiarato a The Guardian che il danno maggiore non avverrà sul piano dell’escalation militare, visto che anche il governo Olmert non si è privato di nulla, né dell’espansione delle colonie, né delle leggi razziste, né della guerra e dei massacri. Il problema per Tibi, e anche per altri deputati israeliani di minoranza, è che a risentirne sarà la società israeliana nella sua interezza. Ne fanno insomma una questione di moralità della vita politica la cui mancanza si riflette non solo sulla vischiosa immagine del presidente “stupratore” ma anche sui dati di un recente sondaggio secondo cui una percentuale altissima di donne hanno subito stupri, abusi sessuali e molestie in Israele. Ma in realtà il pericolo maggiore è il razzismo anti arabo che dilaga. Intanto il leader del partito Hadash, Mohammed Barakeh denuncia che l’ingresso di Liberman servirà per due propositi: quello di condurre una guerra su scala regionale (ed è ovvio pensare che Olmert parlerà di questo con Bush nel suo prossimo viaggio negli USA) e di legittimare la politica di “trasferimento degli arabi”, quella politica che nel 1948 era chiamata “operazione scopa” e che in Alta Galilea aveva prodotto la “pulizia” dei palestinesi dalla loro terra. Anche altri analisti pensano che la guerra a bassa intensità di Gaza serva ancora una volta a provocare un conflitto su scala più ampia. La situazione attuale è la stessa dello scorso Giugno, un attacco massiccio a Gaza e l’attesa della “provocazione” o del “pretesto” (allora il rapimento di Shalit) per l’escalation. Ma la nuova guerra ai palestinesi ha il pregio di distogliere l’attenzione dallo scontro interno al governo Olmert-Perez accusato per la condotta fallimentare della guerra in Libano. Il Ministro Laburista per le infrastrutture, Ben-Eliezer ha invitato Halutz, sprofondato nell’inchiesta interna Winograd Committee sulle responsabilità dell’IDF nel fallimento della guerra, a rassegnare le proprie dimissioni, poiché non avrebbe autorizzato la rimozione di alcuni capi militari di alto livello già inquisiti dalla stessa commissione. La richiesta di dimissioni reciproche, tra deputati e capi militari, (per non parlare dello scandalo sessuale che ha coinvolto il presidente Katzav), sembra essere il nuovo strumento di confronto politico in Israele. Ci si accusa a vicenda, alla luce del fallimento bellico e si trova ancora una volta la guerra come unica fonte di unità nazionale. Si lotta per la poltrona insomma e dalla rissa è scaturita anche la decisione di rioccupare la Philadelphi Route a Rafah. Il governo israeliano aveva deciso già Domenica scorsa di “riprendersi” la zona cuscinetto al confine con l’Egitto bombardandola, con il pretesto che il traffico di armi dall’Egitto alla Striscia di Gaza non sia stato fermato. Il confine di Rafah Intanto l’Egitto ha protestato per la violazione della Philadelfi Route da parte israeliana, la cui sicurezza non è più di competenza israeliana ma egiziana. Il quotidiano Ha’aretz ha riportato la notizia di un incontro ai vertici tra l’intelligence egiziana e quella americana per la gestione politica e militare del controllo del confine. Sul controllo del confine incombe una losca trama per mettersi in tasca le chiavi di Gaza, dietro cui si nasconde ancora lui, il direttore della U.S. National Intelligence, John Negroponte che ha incontrato il suo omologo egiziano, Omar Suleiman. Hanno parlato del “colpo di mano”, della necessità di sostenere anche militarmente Abu Mazen con lo scopo di creare una leadership come si dice oggi nel gergo delle menzogne mediatiche, “moderata” e aprire al processo di pace filo-americano. Un accordo di cooperazione per la sicurezza bilaterale tra Egitto e USA di fatto c’è stato. Del resto l’Egitto ha pianto in tempi recenti il revival dello stragismo, delle bombe nei cafè che hanno sempre una matrice politica occulta, una manovalanza isterica e fondamentalista e infine un esito di “cooperazione” a livello di polizia internazionale. Il quotidiano Ha’aretz ha raccontato i dettagli di questi accordi “invisibili” a livello di intelligence. Se da un lato Negroponte ha insistito molto sul fatto che la forza multinazionale di controllo del confine di Rafah sia guidata dagli USA (respinta dall’Egitto), ha anche chiesto che uomini della CIA, esperti di contro-terrorismo, assistano gli egiziani per combattere il terrorismo in particolare nella penisola del Sinai, che ricordiamolo è stata per tre anni il luogo di diversi attacchi terroristici. Non fa una piega. La Rice sta mantenendo le sue promesse, evidentemente. Un anno fa, era stato sotto la sua supervisione che Israele si era ritirato o meglio “disimpegnato” dal controllo del confine tra Gaza e l’Egitto, dopo 38 anni. Il controllo era stato affidato a 500 soldati egiziani ma gli USA evidentemente non se ne sarebbero disinteressati. Sono corse voci che il contingente egiziano sia stato rimpinguato con altri 5.000 uomini, parrebbe con lo scopo di dissuadere l’esercito israeliano dal bombardare ancora il confine sulla Philadelphi Route. Voci smentite da Mubarak in persona. In effetti l’Egitto quando siglò gli accordi di pace separata con Israele nel 1979 acconsentì a dispiegare solo un numero minimo di truppe al confine con Gaza, pertanto deve limitarsi nel dispiegare truppe nel suo territorio. In compenso sul Sinai egiziano si trovano dispiegate 1.800 truppe di 11 nazioni tra cui gli USA (fonte Ha’aretz). 4/11/06 2:05 | tag: Israele, Palestina, Rafah| correlati
CHI E', ALLORA, IL TERRORISTA?
Dal nostro corrispondente.
Domenica 5 novembre
Fonti ospedaliere hanno reso noto che è morto un altro cittadino, Mahdy Al-Hamadin, 22 anni, di Beit Hanoun.
Le forze di occupazione israeliane continuano gli attacchi aerei e di terra contro il villaggio e le abitazioni: il bilancio odierno dell'Operazione Nubi d'Autunno è di 48 morti e di 250 feriti, di cui 38 in gravi condizioni.
Fonti della sicurezza palestinese hanno reso noto che Mazin Shabat, 38 anni, è stato ucciso ieri vicino al valico di Erez, a nord di Beit Hanoun. Shabat era stato arrestato e poi rilasciato, ma solo per essere colpito da un cecchino.
Un ragazzo, Israa Talal Nasser, 15 anni, è stato colpito alla testa ed è morto.
Fonti dell'ospedale Adwan hanno rivelato che molti feriti sono stati trasportati in ospedale con gli arti amputati da un nuovo tipo di arma, mai vista prima nella Striscia di Gaza. Arma non convenzionale.
infopal.it Dal nostro corrispondente. Sabato 4 novembre.
Continuano per il 4° giorno consecutivo le aggressioni israeliane contro il nord della Striscia di Gaza: i morti sono 43. I feriti sono oltre 200 - di cui 30 versano in gravi condizioni. Il tragico bilancio è destinato a salire.
Il direttore del dipartimento di emergenza del ministero della Sanità palestinese, dott. Mu'awiya Abu Hasanien, ha affermato che la maggior parte delle vittime palestinesi nella Striscia di Gaza è stata colpita da armi proibite da convenzioni internazionali in dotazione, invece, dalle truppe israeliane. Si tratta di un nuovo tipo di missile terra-terra, che brucia i corpi, spappola gli organi interni, mutila gli altri.
Abbiamo ricevuto diverse foto dal Ministero della Salute palestinese - di cui una, la meno agghiacciante, abbiamo pubblicato nella homepage - rivelano chiaramente l'uso di armi di distruzione di massa da parte delle forze di occupazione israeliane. I corpi delle vittime, infatti, risultano spappolati, senza arti, bruciati, sfigurati. Fra di essi ci sono bambini e giovani.
Hasanien rivolge un appello alla comunità internazionale affinché fornisca aiuto e cure mediche per salvare le vite di decine di feriti. Il ministero è ormai sprovvisto di medicine atte a curare questo tipo di ferite.
Le truppe israeliane appostate a Beit Hanoun stanno deliberatamente impedendo i soccorsi, bloccando gli operatori sanitari, con l'obiettivo di provocare il maggior numero di vittime.
Nuovi attacchi.
Questa mattina, jet militari israeliani hanno lanciato attacchi aerei contro strada Jala-a, nella città di Gaza, uccidendo un membro delle Brigate Al-Qassam, l'ala militare di Hamas, e ferendone altri due.
Il giovane militante ucciso è Luay Muhammad Burnu, 32 anni, del quartiere Az-Zaytun, colpito da un missile mentre viaggiava nella sua auto, al centro di Gaza.
Burnu è la seconda vittima della stessa famiglia: suo fratello maggiore, Mahmoud, un leader di Al-Qassam, è stato ucciso quattro giorni fa.
Fonti sanitarie hanno reso noto che il corpo della vittima è giunto in ospedali a pezzi.
Un'altra bomba lanciata negli attacchi di due giorni fa dagli aerei israeliani aveva colpito e distrutto la casa di Marwan Abu Harbid, ma solo oggi i medici sono riusciti a identificare il corpo del proprietario, rimasto ucciso dal bombardamento. Infatti, le truppe israeliane avevano impedito alle ambulanze di avvicinarsi alla zona e a prestare soccorso ai feriti.
La casa di Harbid era stata distrutta con gli abitanti rimasti intrappolati dentro: Anwar, Shaban, Muwafaq, Amjad, Imad e Adham si trovavano all'interno e sono rimasti feriti.
Questa mattina, un attacco aereo ha colpito il quartiere di Tuffah.
Ci sono molti feriti.
A Soudaniyeh, a ovest della città di Gaza, due cittadini sono stati feriti a seguito dell'invasione israeliana dell'area.
Testimoni oculari hanno affermato che cecchini israeliani hanno occupato i tetti degli edifici più alti e da lì hanno iniziato a colpire i passanti o gli abitanti di altre case.
Dal nostro corrispondente.
Beit Hanoun, Gaza. Venerdì 3 novembre.
Questa mattina fonti sanitarie hanno comunicato che sono morte altre persone: un cittadino di cui non si conosce ancora l'identità; la piccola Bara'a Riyadh, 4 anni, in coma fino a ieri; e Hamzah Karasawa', 17 anni; due donne a seguito dell'attacco delle forze israeliane contro i combattenti palestinesi asserragliati nella moschea di An-Naser.
In tre giorni di aggressioni israeliane, il bilancio tra morti e feriti è salito a oltre 100.
Testimoni locali hanno raccontato che le forze israeliane hanno arrestato molti palestinesi, tra cui membri dei servizi palestinesi. Circa 60 combattenti di tutti i gruppi sono ancora assediati nella moschea di An-Naser. Da questa mattina all'alba è in corso uno scontro a fuoco con i militari israeliani.
Dal nostro corrrispondente.
Beit Hanoun, Gaza. Giovedì 2 novembre.
I militari israeliani continuano i loro attacchi contro il villaggio di Beit Hanoun, nel nord della Striscia di Gaza. Il bilancio della carneficina sale a 13 morti.
Fonti ospedaliere confermano che il bilancio dei feriti è salito a oltre 80. Molte abitazioni sono state distrutte.
Tra le vittime, un bimbo, che è stato colpito alla faccia e alla testa, ridotte a una poltiglia informe, e un altro, colpito all'addome.
I medici hanno comunicato che il numero dei morti potrebbe ancora salire perché le forze israeliani stanno bloccando l'accesso a un'edificio dove sono ospitati un diversi altri gravi feriti.
Oggi, sono stati uccisi altri 6 palestinesi. Un uomo di 75 anni è morto per un attacco cardiaco dopo che un missile ha colpito la casa dei suoi vicini, la famiglia di Riyadh Mohammad, ferendo sei persone: Bara'a, 4 anni, in coma, la moglie, Nabila, 41 anni, la figlia, Heba, 17; il figlio, Amir, 10; il figlio, Mahmoud; il figlio Abdullah, 7.
Nel corso della giornata, una donna, Mis'adah Al-Huweiki, è stata uccisa mentre cercava di far liberare dei combattenti assediati nella moschea di Beit Hanoun.
Tra gli 80 feriti, almeno 12 versano in gravi condizioni. Molti dei feriti sono donne e bambini.
Ricordiamo che i soldati israeliani, oltre ad aver sparato indiscriminatamente contro la popolazione palestinese di Beit Hanoun, hanno anche impedito i soccorsi dei feriti, distruggendo con i bulldozer le inferriate esterne dei due ospedali cittadini. Molte persone sono dunque morte a causa di ciò.
La notizia del primo giorno di massacri, mercoledì 1° novembre:
http://www.infopal.it/testidet.php?id=3067
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