Messaggero Veneto MERCOLEDÌ, 29 NOVEMBRE 2006 Pagina 5 - Udine Permesso di soggiorno revocato: ricorso respinto Il giudice di pace di Udine, Claudio Milocco, ha ritenuto infondato e ha, pertanto, rigettato, il ricorso proposto da un cittadino extracomunitario, volto all'annullamento del provvedimento prefettizio che revocava il permesso di soggiorno concesso a seguito dell'istanza di sanatoria patrocinata da un'azienda udinese. Rientrato in Italia, per sottoporsi a cure mediche, nel corso del 2002, dopo un primo provvedimento di espulsione del 2 novembre 1996, il trentaduenne F.R., di origini sudamericane, aveva, infatti, regolarmente ottenuto, dal Prefetto di Udine, il rilascio del necessario nullaosta. L'autorità concedente, però, dopo aver rilevato la mancanza della prescritta autorizzazione ministeriale, essenziale per l'accoglimento dell'istanza, aveva revocato, il 1° aprile 2004 il provvedimento e invitato l'interessato a lasciare il territorio italiano, entro 15 giorni. L'uomo, tuttavia, aveva continuato a risiedere ad Udine fino al 23 agosto scorso, ovvero fino al momento in cui agenti della Polizia municipale lo avevano rintracciato e accompagnato in Questura, per notificargli il decreto di espulsione. A parere del dottor Milocco la decisione prefettizia appare legittima alla luce della normativa di settore. Lo straniero che intenda ricevere cure mediche in Italia (assieme all'eventuale accompagnatore), deve presentare una dichiarazione rilasciata da struttura sanitaria abilitata, che precisi il tipo di cura oltre che le date presunte di inizio e fine del trattamento; è, inoltre, obbligato a depositare una cauzione che tenga conto del costo presuntivo della cura. La parte deve, infine, dimostrare di poter contare, in Italia, di vitto e alloggio per l'accompagnatore e per il periodo di convalescenza. Per il giudice di pace il caso esaminato non rientra nelle disposizioni vigenti, riguardando, tra l'altro, "un clandestino che solleva il problema delle cure mediche dopo un periodo di permanenza sul nostro territorio, protratto per molti anni". Giovanni Cinque
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