Gli articoli del Messaggero Veneto sull'aggressione agli studenti
Gli studenti: ci hanno maltrattati I giovani: volati schiaffi e spintoni. Guerra: gli agenti hanno esagerato
Ma la polemica esplode. Il ministro dell’istruzione Letizia Moratti è entrato in sala da pochi minuti, scortato da alcuni agenti di polizia in borghese, quando un tazebao che dice “No a una scuola di padroni, ministra dimissioni» si alza dalle prime file. A sorreggerlo quattro studenti, tutti minorenni (non ne riportiamo pertanto il nome). Nessun problema, tanto che il sala scatta un applauso verso il ministro e la stessa Moratti non bada troppo alla protesta e inizia a parlare. I funzionari della questura si avvicinano e invitano i ragazzi a spostarsi più indietro. Una volta raggiunto il fondo della sala, chiedono loro di esibire gli inviti ma, quando i quattro manifestanti tentano di alzare di nuovo il cartello, gli uomini in borghese mettono fine alla protesta allontanandoli dalla sala. Volano spintoni sotto l’obiettivo degli operatori del Tg degli studenti e le immagini mostrano un dirigente della Digos mentre afferra e trascina una studentessa che, poi, riferirà di essere stata «tirata per il capelli», mentre il presidente della consulta provinciale degli studenti Fabrizio Anzolini parla di «comportamento inaccettabile». In sala molti assistono alla scena e una ventina tra professori e presidi escono in segno di solidarietà. Poi il giallo: nell’intercapedine tra la sala congressi e l’atrio principale i giovani restano soli con la polizia per qualche istante: «A quel punto - raccontano - quando nessuno più vedeva, uno è stato malmenato e sono volati anche schiaffi. Gli altri spintonati e sbattuti contro il muro». Il questore di Udine, Francesco Celentano, è proprio fuori da quella porta verde anti-panico che rimane chiusa ancora un po’. Quando si apre esce la polizia coi ragazzi, lacrime agli occhi e tanta rabbia da sfogare. Fuori fanno eco a centinaia con tamburi, megafoni e bandiere e premono sulla porta principale, dall’altra parte decine di agenti a cordone per contenere il gruppo dei manifestanti. Bandiere della Cgil, di Rifondazione, gruppi di studenti che vogliono denunciare «la violenza - ripetono - che abbiamo subito». Accessi alle scale bloccati, ordini che si susseguono, la conferenza stampa del ministro, prevista al secondo piano in un salottino, che viene spostata in un padiglione dismesso senza luce, senza sedie per ragioni di sicurezza, dice la scorta della Moratti. Fuori volano urla («fascisti, fascisti») mentre il preside Giorgio Milan, parlando in friulano al questore, difende gli studenti e chiede di farli rientrare tutti col cartello. Celentano acconsente ma non tutti possono accedere alla sala, resta fuori anche il presidente della consulta Anzolini, ufficialmente invitato. A fatica, molto lentamente, la tensione si allenta. «Non ci sono feriti e i ragazzi accompagnati fuori sono stati fatti rientrare», commenterà poi il questore Celentano. Ma la vicenda approda in consiglio regionale con una richiesta immediata di chiarimenti. Secondo i Ds «è un fatto grave e preoccupante, lesivo della libertà di espressione». La vicepresidente della giunta, la leghista Alessandra Guerra, si dice dispiaciuta che «le forze dell’ordine, temendo il peggio, abbiano un po’ esagerato». E mentre la presidente della Fiera Gabriella Zontone parla di «spiacevole equivoco», anche il Siulp in una nota difende l’operato delle forze dell’ordine.
Prof solidali coi ragazzi Trenta docenti escono dall’aula e si adoperano per riportare la calma tra manifestanti e agenti
UDINE. La polizia interviene per allontanare dalla sala due studenti e subito trenta persone, tra dirigenti scolastici e professori, si alzano dalla sedia e se ne vanno per protesta. A parlare è uno di loro, Giorgio Milan, preside della scuola media “Randaccio”, di Cervignano. «E' successo tutto in poco tempo. - spiega - Mentre il ministro e la Guerra esponevano le loro idee, alcuni ragazzi con un cartellone in mano hanno attirato l'attenzione della platea. Sono arretrati vicino alle ultime file per tentare di aprire il cartellone, il loro messaggio pacifico. La scritta era grande così molti della sala l'hanno potuta leggere. Ad un certo punto alcuni uomini delle forze dell'ordine si sono diretti verso i ragazzi, che a parer nostro non stavano dando alcun fastidio visto che erano in totale silenzio, per invitarli ad uscire. Nel giro di pochi secondi però la situazione è degenerata. Gli uomini hanno preso di forza alcuni studenti, tra cui anche delle ragazze, costringendoli ad abbandonare la sala. Una di loro strillava perché trascinata fuori per i capelli». «Mi è sembrato tutto eccessivamente esagerato. - continua Milan - Non riesco a capire il motivo per cui abbiano permesso ai ragazzi di entrare ed assistere alla conferenza se poi le intenzioni erano di cacciarli subito dopo. Il cartello era ben visibile fin dall'inizio quindi non comprendo davvero perché gli agenti abbiano preferito comportarsi in questo modo». A preoccupare gli “adulti in protesta” però anche il corteo di studenti all'esterno che nel frattempo aveva bloccato l’ingresso. «Siamo usciti nell’atrio - conclude Milan - per controllare cosa stava succedendo. Alla vista di tutti quei ragazzi che avevano occupato l'androne mi sono preoccupato e ho cercato di farli ragionare per allontanarli. Temevo altre reazioni non controllabili, così ho chiesto spiegazione dell'accaduto anche al questore che mi è sembrato molto preoccupato della piega che stava prendendo la situazione. In seguito io ed altri colleghi ci siamo rimboccati le maniche per sgomberare l'ingresso. Stava diventando un posto pericoloso e per fortuna i ragazzi ci hanno dato retta». (g.b.)
Studente accusa: mi hanno malmenato
UDINE. Volevano manifestare pacificamente, volevano sfogare nel più totale silenzio il proprio disappunto nei confronti di una Riforma troppo radicale. “No alla scuola dei padroni” recitava lo striscione che è costato loro molto più di quello che avrebbero immaginato. Era teso come una bandiera trionfante, in fondo alla sala, ma non hanno potuto esibirlo a lungo. A bloccare i cinque studenti e a trascinarli fuori dalla sala, infatti, alcuni agenti in borghese. A raccontare la vicenda è uno dei due ragazzi aggrediti, di cui non riveliamo il nome perché minorenne. «Io ed altre ragazze della Consulta di Trieste - spiega - stiamo esponendo uno striscione in fondo alla sala quando ci arriva vicino un uomo, penso uno della questura. Ci invita gentilmente ad accomodarci fuori ed io gli chiedo le motivazioni, il perché. Lui mi ripete di seguirlo un momento fuori mentre io continuo a chiedergli il perché. Mi giro e vedo l'altra ragazza di Tolmezzo tenuta per i capelli che urla. Non ho neanche il tempo di rivoltarmi nuovamente che questo signore mi prende e mi porta nell'atrio che conduce all'uscita. Non nella sala ma dove non ci vede nessuno. Mi mette all'angolo ed inizia a malmenarmi. Io tento di allontanarlo chiedendogli che cosa sta facendo. Non capisco più niente. La ragazza piange e nel mentre questo tizio continua a malmenarmi. Fino a poco prima sembrava abbastanza ragionevole, infatti pensavo che ci volesse portare fuori dalla stanza e che ci avrebbe detto di mettere via il cartellone perché magari poteva dargli fastidio. Invece una volta fuori dalla stanza mi ha malmenato. Poi è intervenuto un altro signore, non so se fosse un suo collega, che l'ha allontanato dicendo “calmi tutti, calmi tutti”». «Volevamo chiedere alla Moratti di fermare questa riforma che opprime i nostri diritti - continua il ragazzo -. Non si può privatizzare un sistema scolastico sul modello americano, la scuola pubblica è un luogo democratico ed è fondamentale, è molto importante per noi studenti. Ci sono tante questioni proposte dalla Moratti che non approviamo, dalla privatizzazione della scuola, al taglio dei fondi, alla questione del crocefisso. Sono tante le cose che vorremmo chiederle, però da quanto si può constatare da certi fatti forse questo governo non è proprio così democratico come dicono che sia». Giada Bravo
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