partiamo di mattina, sotto un cielo azzurro azzurro, verso ramallah. il nostro taxi collettivo neanche se l'avessimo scelto poteva essere piu' azzeccato: appeso al soffitto un telo con la faccia del Che che dall'alto dei cieli guida la carica della cavalleria palestinese con le bandiere svettanti. Al check-point di Kalandia non abbiamo avuto nessun tipo di problemi, sorpassato quello proseguiamo a piedi.siamo noi due e tre ragazzi di napoli che sono qui con ile disobbedienti, tutti gli altri arriveranno nel pomeriggio all'albergo dove si tiene il Social Forum. lungo la strada i bambini ci chiamano dalle finestre e dalle strade laterali: whath's your name? Hallo! Hallo! Dopo qualche chilometro io e luca ci dividiamo: lui prosegue a piedi, io accetto il passaggio di un signore al Social Forum. durante il tragitto ci racconta che ieri i morti a Ramallah sono stati tre, tutti ragazzi sui 19 anni di cui uno pare ucciso in ospedale,dice che appena si sta vivendo un po' di calma gli israeliani non perdono tempo a rialzare la tensione, "they don't want peace".
Dice anche che oggi e' tranquillo perche' e' venerdi', giorno di preghiera, e i negozi stanno per lo piu' chiusi per i morti di ieri, domani chissa'. arrivati al Social Forum neanche entro in albergo, riparto subito con bruna per andare a fotografare la citta' dopo i bombardamenti. ci fermiamo a lungo a fotografare la Muqada (sede dell'autorita' nazionale palestinese) completamente rasa al suolo a parte l'edificio centrale dove sta Arafat. un soldato in piedi dietro un enorme bidone ci fa passare attraverso la "porta" principale (l' "entrata" sul retro non esiste perche" tutto e' raso al suolo, se stai da quelle parti arriva qualcuno a dirti di spostarti perche' puo' essere pericoloso). Ci sono dei cameramen e dei fotografi, dicono che Arafat sta uscendo per andare a pregare nell'altra ala dell'edificio, poi invece non esce piu, e ci fanno salire nella zona che credo sia della residenza. la porta d'ingresso a pianterreno e' controllata dalle guardie e protetta da cumuli di sacchi, come le finestre ai piani superiori. siamo tre donne, a capo rigorosamente coperto su esplicita richiesta, aprono le porte per farci entrare nel luogo della preghiera ma io e bruna veniamo fermate, la spiegazione e': "only men". riscendiamo e continuiamo a fotografare. si chiacchiera coi soldati che, mitra in braccio, fumano seduti sulle macerie, bruna dice loro che le donne a Jenin cucinano all'aperto, anche loro sopra le loro macerie. mentre i bambini accanto a noi ci fanno cross sulle macerie. camminando, in alcuni punti in particolare, si sente quello che bruna definisce "l'odore della guerra", plastica bruciata lasciata al vento. intanto Luca ci ha raggiunto, lui e' stato in piazza Al Manara, l'unico luogo in cui oggi si trova gente, c'e' un piccolo mercato. mentre si avvicinava alla piazza con uno dei napoletani, e' passata un'ambulanza coi lampeggianti accesi, si e' fermata poco piu' avanti dove c'era un gruppo di 200300 persone per poi proseguire. due o tre persone si danno da fare per disperdere l'assembramento, poi si capira' che sono agenti in borghese della polizia palestinese. uno di questi si avvicina a luca, che a quel punto era rimasto con un ragazzo inglese trovato in piazza, e chiede malamente i passaporti e il motivo della loro presenza a ramallah, con luca nessun problema ma l'inglese se lo portano via, forse perche' non aveva i documenti a posto o forse perche" prima, mentre fotografava, glielo hanno impedito accusandolo di essere una spia israeliana. durante il tragitto di ritorno al Social Forum ci fermiamo in un negozio di elettrodomestici, il padrone ci dice che durante la prima intifada il popolo palestinese riceveva aiuti dal governo italiano, ora e' sostenuto soprattutto dai greci, dagli italiani e qualche interessamento dalla francia (interessi commerciali), ma la differenza sta nel fatto che dall' italia e dalla grecia il sostegno arriva dalla "people" (certo non dal nostro governo), e questo fa la differenza. arriviamo al Social forum in tempo per partecipare a due workshop, uno sui rifugiati palestinesi e uno sull'influenza della questione palestinese sul movimento internazionale a cui partecipano Moustafa Bargouthi e Luisa Morgantini davanti a una sala gremita, da notare che cio' significa 200 persone, che non sono esattamente molte per un evento del genere, c'e' da domandarsi il perche' di questa poca risonanza, anche da noi in italia nei circuiti che forse avrebbero potuto attivarsi maggiormente. a un certo punto qualcuno dice che in ramallah sparano e i tassisti si rifiutano di accompagnare le persone da kalandia, in realta' poi ci sembra di capire che o erano i soldati israeliani che sparavano sui funerali dei morti di ieri o erano gli stessi palestinesi che sparavano in aria per i loro morti. abbiamo ricevuto una e-mail da costantino, un giovane prete di milano che abbiamo conosciuto ieri sul taxi collettivo da tel-aviv, lui e' andato a betlemme e ci tiene informati sul coprifuoco, vi rigiriamo le sue notizie:" oggi non c'e' il coprifuoco, domani non si sa. e' meglio non arrivare dopo le 16. le suore mi hanno raccontato che piu' di una persona e' rimasta in macchina tutta la notte perche' i soldati gli hanno portato via le chiavi e le hanno restituite alle 8 di mattina.nelle macchine c'erano anche bambini. a Beit Jala un uomo sorpreso durante il coprifuoco e' stato costretto a bruciare la sua auto con la benziana, un altro ha dovuto distruggerla a martellate. storie di ordinario coprifuoco". domani dovremmo essere ancora a ramallah, nel pomeriggio forse ci sara' una manifestazione che si crede molto partecipata. a presto.
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