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PALESTINA:prove di dialogo | ||
by naturalmente la destra dice no Wednesday, Oct. 15, 2003 at 11:51 AM | mail: | |
i veri giusti
PALESTINA |
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l'altra pace | ||
by SCHULDINER Wednesday, Oct. 15, 2003 at 11:53 AM | mail: | |
L'altra pace |
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altre informazioni | ||
by andate avanti Wednesday, Oct. 15, 2003 at 11:55 AM | mail: | |
Palestina, nuovo «piano» di pace |
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by informazione Wednesday, Oct. 15, 2003 at 12:25 PM | mail: | |
"Ma concentriamoci sull’atteggiamento e sugli errori dei due contendenti, Israele e il mondo palestinese. Le responsabilità di Sharon e del suo governo sono innegabili e si mostrano ingenuamente agli occhi del mondo. Al di là delle radici storiche del conflitto coi palestinesi, cioè i trentasei anni di occupazione dei Territori, gli errori dell’attuale leadership israeliana mi paiono più legati al non fatto, al non detto, a un’immobilità di fondo che non ad atteggiamenti violenti e repressivi. Nonostante le accese critiche di tanti organi di informazione a una presunta brutalità politica israeliana, credo che non sia qui il punto. Talvolta eccessivo ma in genere controllato e volutamente limitato, l’uso della violenza appare purtroppo inevitabile per fronteggiare il terrorismo: il governo israeliano ha non solo il diritto di reagire agli attacchi concentrici portati dai kamikaze (e non solo) entro i suoi confini, ma anche il dovere di salvaguardare la sicurezza dei suoi cittadini smantellando le basi terroristiche e prevenendo futuri attentati. Quello che manca a Sharon, al suo ministero e in genere all’attuale classe politica israeliana è un reale progetto politico di fondo, un sussulto di creatività, di inventiva, di disponibilità alla costruzione diplomatica; prevale invece la passività e una pressoché totale assenza di iniziativa. Israele appare oggi come un efficiente poliziotto e un fantasma politico. Ma i due strumenti – l’azione di polizia e la capacità di costruire politica – sono entrambi indispensabili per uscire dal groviglio inestricabile che si è creato: senza la politica, capace di coinvolgere l’avversario in una trattativa, non servirà a niente distruggere le centrali e i rifugi delle "bombe umane" o ucciderne gli organizzatori, perché inevitabilmente ne nasceranno altri pronti a colpire ancora. La stupidità politica più pericolosa, poi, è quella volta a sovrapporre e confondere le due strategie, cioè a usare l’arma poliziesca dell’espulsione (o addirittura dell’omicidio mirato) in chiave "diplomatica": dichiarare al mondo di voler espellere (o uccidere) uno screditato Arafat è stato il modo migliore per restituirgli un prestigio e una patente di vittima del tutto immeritati. |
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