«Fermate la follia di Sharon» Dopo il massacro di Gaza, il presidente Arafat chiede aiuto alla comunità internazionale. La stampa israeliana critica l'attacco dell'aviazione, cinque raid che hanno ammazzato 14 persone. Due militanti di Hamas uccisi vicino a una colonia MICHELE GIORGIO GERUSALEMME Gli abitanti di Gaza ieri alzavano continuamente lo sguardo verso l'alto, verso il cielo. Un rumore, un suono insolito, tutto faceva temere il ritorno degli F-16 e degli elicotteri Apache israeliani che lunedì hanno colpito per cinque volte Gaza city e la sua periferia uccidendo almeno 14 palestinesi (oltre 100 i feriti, di cui quattro clinicamente morti). Samer Agha, un architetto, con poche parole è riuscito a descrivere lo stato d'animo della sua gente. «In questo periodo dell'anno - ha spiegato - mi piace svegliarmi, aprire la finestra e guardare cielo e mare che si fondono in un azzurro infinito. Invece ora apro gli occhi e mi domando: aerei ed elicotteri saranno ancora qui, sopra la mia testa, sulla mia casa?». La vita a Gaza è questa: chiusura totale al limite della prigionia per un milione e trecentomila persone, incursioni di carri armati e bulldozer che distruggono decine di case, e raid aerei. L'esperienza fatta in questi tre anni aiuta i civili: «Abbiamo imparato a capire quando i carri armati si avvicinano, dal rumore che i cingoli fanno sull'asfalto sappiamo quando stanno arrivando F-16 e Apache perché improvvisamente le antenne satellitari non ricevono più il segnale». Il resto dell'esistenza è occupato dai funerali. Come quelli di alcuni dei palestinesi uccisi lunedì sera nel campo profughi di Nusseirat, svoltisi ieri pomeriggio alla presenza di migliaia di persone. Le televisioni europee e americane, si sono divertite a mostrare gli shebab (ragazzi) palestinesi armati che sfilavano dietro le bare, puntando gli obiettivi su mitra e fucili: le potenti armi che unite ai razzi Qassam prodotti artigianalmente a Gaza, fanno dei palestinesi una «terribile minaccia».
Il portavoce militare israeliano, che ieri si è scusato per le uccisioni di civili palestinesi (la colpa, ha dichiarato, è dei «terroristi» che si fanno scudo della gente) in passato ha spiegato più volte che gli F-16 e la devastante potenza di fuoco degli Apache sono la risposta giusta e proporzionata alle minacce palestinesi.
Il dottor Moawiya Hassanin, portavoce dell'ospedale Shifa, ha raccontato ieri mattina di aver visto lunedì sera dieci cadaveri. «Tre persone le abbiamo identificate in Yiad al-Hilo, Khaled al-Masri e Marwan al-Khatib» ha detto Hassanin. «Sette altri martiri si sono avuti nel campo profughi di Nusseirat», ha spiegato il medico in riferimento alle vittime dei razzi sparati da due elicotteri. Solo due degli uccisi appartenevano al braccio armato di Hamas, mentre gli altri erano civili accorsi per prestare soccorso. Fra i morti a Nusseirat c'è anche un medico Zeid Shahin, di 29 anni. Lunedì sera si trovava nel suo ambulatorio, ad alcune decine di metri dal luogo dove è caduto il primo razzo sparato dagli Apache.
Critiche agli ultimi attacchi aerei sono arrivate dalla stampa israeliana. «Il Padrone di casa (cioè: Israele, ndr) è impazzito», titolava il quotidiano Maariv. Mentre la radio militare in mattinata informava gli ascoltatori che era difficile rintracciare un ministro disposto a commentare il massacro di Gaza. Secondo Yediot Ahronot «nel conflitto con i palestinesi, gli israeliani sono precipitati al punto in cui non vengono più poste domande, e chi osa sollevarle riceve lo stigma di traditore». «Non si discute - ha scritto il giornale - che sia necessario inseguire i terroristi e i loro gruppi. Ma è mai possibile che qualcuno fra di noi abbia deciso che tutta la società palestinese rappresenta un obiettivo? Se la risposta è positiva, davvero non ci sono più limiti e restiamo con una guerra fine a se stessa, con uccisioni fini a se stesse». E altri due palestinesi, militanti di Hamas, sono stati uccisi ieri da una pattuglia israeliana mentre cercavano di penentrare nel kibbutz di Nahal Oz, in Israele.L'Autorità nazionale palestinese ha chiesto l'intervento della comunità internazionale. «A Nusseirat c'è stato un massacro. Rivolgo un appello - ha detto Saeb Erikat, il ministro per i negoziati - ai responsabili della amministrazione americana, dell'Unione europea, delle Nazioni unite e di altri paesi, per chiedere loro di intervenire e di proteggere il popolo palestinese, fermando immediatamente questa escalation sanguinosa e pericolosa». Il premier Abu Ala è volato in Egitto per chiedere aiuto al presidente Hosni Mubarak. Yasser Arafat da parte sua ha lanciato un «appello al mondo» affinché venga arrestata la «follia militare» d'Israele, dopo i cinque raid aerei nella Striscia di Gaza. È curioso, ma solo in parte, il fatto che nel giorno in cui è stato annunciato che Arafat dovrà sottoporsi a un intervento chirurgico perché è affetto da calcoli biliari - verrà allestita una sala operatoria nella Muqata poiché Arafat non intende in alcun modo lasciare il suo ufficio nel timore che le truppe israeliane possano occuparlo - i giornali in lingua ebraica abbiano riferito delle «preoccupazioni» dei servizi di sicurezza per il «dopo-Arafat». In seguito al decesso di Arafat, anche per cause naturali, - ha scritto Yediot Aharonot riportando le previsioni degli agenti segreti - una folla immensa cercherebbe di raggiungere Gerusalemme con la sua salma per seppellirla nella Spianata delle Moschee. Nessun posto di blocco israeliano sarebbe in grado di fronteggiare una marea simile, senza provocare numerose vittime. Sharon, parlando lunedì alla Knesset, ha pronunciato una frase ambigua su una netta svolta nelle relazioni con i palestinesi «nei prossimi mesi». È l'antico desiderio del premier israeliano di veder morire il presidente palestinese? Può darsi, in ogni caso ha sempre in tasca la carta della «rimozione» di Arafat.
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