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[Bolivia]: Repsol e governo con le mani sulle risorse di gas
by econoticias(trad.garabombo) Thursday, Feb. 26, 2004 at 8:31 PM mail:

da econoticiasbolivia.com

REPSOL INSISTE NEL VOLER PORTARE IL GAS BOLIVIANO VERSO STATI UNITI E MESSICO

La Paz- 24 ferbbario 2004.
L'insurrezione popolare ddi ottobre che terminò con oltre 70 morti, 400 feriti per colpi d'arma da fuoco, un presidente
costretto alla fuga e un paese ad un passo dal collasso, non ha intaccato affatto l'entusiasmo della compagnia petrolifera Repsol YPF che insiste nel tentativo di portare il bas boliviano verso Messico e Stati Uniti.

Secondo le agenzie internazonali di stampa il presidente della Repsol YPF, Alfonso Cortina, avrebbe affermato che questo consorzio petrolifero ha in mente di costruire in Messico un impianto di lavorazione del gas naturale liquido che conterà sugli idrocarburi importati dalla Bolivia.

In conferenza stampa a Madrid Cortina ha assiurato che "questo impianto verrò costruire per promuovere il progetto
(boliviano) del Pacific LNG", contro il quale tra l'altro si era scatenata una ribellione popolare davanti all'evidenza
delle entrate multimiliardarie che questo progetto avrebbe significato un per le compagnie straniere petrolifere che
avrebbero lasciato alla Bolivia, il paese più povero dell'America Latina, pochi spiccioli.
Sempre le agenzie confermano: "uno dei principali progetti di Repsol YPF, il commercio del gas boliviano, attenderebbe solo la buona riuscita del referendum che dovrebbe dare il via libera all'esportazione del combustibile. Cortina ha sottolineato come il referendum si svolgerà ad aprile, mentre in precedenza era atteso per marzo, e che il progetto di nuova Legge sugli Idrocarburi è stata già presentata al Parlamento boliviano". "In definitiva la buona riuscita dell'impianto di "regasificaciòn" nel porto di Lazaro Cardenas, sulla costa pacifica del Messico, dipende in grande misura dalla certificazione della possibilità di esportare il gas boliviano, che sarebbe una delle principali fonti enegretiche del progetto". In ogni caso il presidente della Respol ha assicurato che "Respol YPF può considerare l'opportunità di includere l'impianto ( di Lazaro Cardenas) in un altro progetto globale o potrebbe anche vendere lo stesso, visto che già 4 multinazionali del settore si sono dette interessate alla cosa.

L'impianto messicano sarebbe in grado di operare con una capacità iniziale di 4000 milioni metri cubici di GNL (gas natural licuado) annuali a partire dal 2008. COntemporaneamente, sempre nel 2008, secondo le ultime previsioni della Banca Mondiale dovrebbe cominciare il "flusso" di gas boliviano esportato verso Stati Uniti e Messico. La Banca Mondiale e l'amministrazione nazionale boliviana di Carlos Mesa, che succede al defenestrato Sanchez de Lozada confiderebbero anche loro in un risultato positivo al referendum per l'esportazione del gas. Secondo i documenti ufficiali della BM la vittoria del SI al referendum permetterebbe che la Bolivia ottenga un credtito "d'appoggio" effettivo di circa 300 milioni di dollari per il biennio 2004-2005. Il Governo del resto ha già preso nota delle intenzioni della Banca Mondiale e delle multinazionali petrolifere, e si è messo al lavoro.

Uno dei primi provvedimenti è stato di dotare di buone parcelle un'equipe specializzata nella comunicazione, altamente qualificata nell'orientare il voto dei cittadini e dunque fondamentale nella possibile vittoria del SI al prossimo referendum. Un'altra azione importante è stata inviare in Messico, mercoledi scorso, una delegazione di alto livelo, composta dal ministro degli Idrocarburi Alvaro Rios e il Ministro della presidenza Jose Antonio Galindo, per aprire un varco nel mercato messicano al gas boliviano e al progetto di Respol.


IL GOVERNO VERSO IL SI AL REFERENDUM SULL'ESPORTAZIONE DI GAS
La campagna mediatica intrapresa dal governo sembra essere di grande spessore economico, nonostante la Bolivia sia uno dei paesi più poveri del continente Americano. Propaganda e pubblicità dunque per orientare il voto dei cittadini affinchè il prossimo referendum certifichi la possibilità di esportare gas naturale verso Usa e Messico.
La possibilità di ottenere un credito di circa 300 milioni di dollari dalla Banca Mondiale sta spingendo il governo di
Carlos Mesa veso una vere e propria campagna che comprende la consultazione e l'ingaggio di specialisti e tecnici in
materia di comunicazione. Vengono allontanate e bocciate così le richieste del popolo di ri-nazionalizzazione del gas e del petrolio boliviano, che colpirebbero gli interessi delle megaimprese multinazionali petrolifere situate nel paese, considerando come unica possibilità d'uscita dalla situazione economico-sociale che resta di gravità assoluta, i prestiti e le ricette degli istituti di credito internazionale e gli affari con le multinazionali.
Intellettuali famosi, artisti, milioni di dollari, finanziamenti degli organismi internazionali, video, avvisi pubblicitari sui giornali locali, propaganda nelle televisioni: è partita la campagna di "persuasione pubblica" che ovviamente però in
nessun caso fa riferimento agli accordi con la Banca Mondiale e agli interessi delle multinazionali.












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