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Diego Garcia & Chagos, armi e truffe in paradiso.
by mazzetta Wednesday, Jan. 19, 2005 at 9:57 AM mail:

"La sordida favola di un paradiso armato"

Diego Garcia & Chago...
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In gran parte delle carte dell'Oceano Indiano non vengono neppure rappresentate, di solito solo una di loro ha l'onore di apparire. Si tratta delle 65 isole che compongono l'arcipelago delle Chagos, isole britanniche sacrificate alla sicurezza di Diego Garcia, l’isola britannica che ospita la più grande base americana al di fuori dei confini statunitensi; capace di far impallidire Pearl Harbour. L'isola è in pratica una lingua di terra alta poco più di una metro sul mare, che circonda perfettamente una baia adattata ad ospitare ogni tipo di nave o sottomarino, l'Isola è irta di antenne e dotata di tutto, anche se presumibilmente gran parte delle istallazioni militari sono interrate.

Il resto dell'arcipelago, ripulito da ogni presenza umana oltre trent'anni fa, è un paradiso naturale in perfetto stato di conservazione, questo grazie al divieto di qualsiasi insediamento umano.

Recentemente Diego Garcia è tornata alle cronache per le possibili conseguenze dello tsunami, che secondo le autorità Usa non hanno provocato danni sull'isola; e per la polemica sul fatto che la base, pur dotata di un sistema di allarme per gli tsunami, non abbia lanciato alcun allarme in tale occasione; voce confermata dalle dichiarazioni di chi ci è stato che ricorda anche esercitazioni in proposito.

Diego Garcia è la più meridionale di una collana di isole a Sud delle Maldive, ed ospita circa 4000 tra militari e contractors civili. Diego Garcia è formalmente un'isola britannica, e l'ordine è assicurato da una decina di ufficiali inglesi, da sei poliziotti e da due funzionari della dogana. Diego Garcia ospita i bunker per gli aerei più costosi ed inutili mai costruiti, i B2, ma offre anche un porto sicuro per decine di navi, ha piste adatte per qualsiasi atterraggio, privilegiando i ben più efficaci B52 e gli aerei-cisterna; oltre a depositi di carburante per tutta la flotte aerea e navale. Ogni genere di mezzo in grado di lanciare un missile tomahawk, o un cruise; ogni tipo di mezzo da rifornimento e da battaglia americano passa o è passato da Diego Garcia, una delle destinazioni favorite tra i giovani militari, che le dedicano entusiastiche home page.

Negli ultimi anni è stata la base principale per le operazioni in Afghanistan ed Iraq, in precedenza era stata potenziata per la guerra del 1991. Ospita inoltre il famigerato "Camp Justice"; sospetta sede di detenzione e tortura di "terroristi" catturati dagli americani in giro per il mondo. Negli Stati uniti ne parlano come de "la Roccia", significandone la sicurezza ed il valore strategico, dati dall'essere equidistante da tutte le sponde dell'Oceano Indiano, giusto sotto l'Equatore, un punto dal quale si raggiungono senza ostacoli tutta l'Asia meridionale, il medioriente e l'Africa, e che è difficilmente raggiungibile ed attaccabile.

Nell'isola vige il motto "Un'isola, una squadra, una missione". Il previsto e modesto centro di comunicazione descritto nel trattato tra gli alleati è diventato un ricovero delle più potenti armi americane e cardine strategico della capacità di dispiegamento e proiezione militare in quest'area. Le foto disponibili sono impressionanti. Le altre isole che compongono le Chagos sono disabitate, ma raccontano una storia già vista di sopraffazione e colonialismo.

A metà degli anni sessanta Usa e Gran Bretagna stipularono un trattato per il quale i britannici concedevano le Chagos, prive di abitanti, in affitto agli Stati Uniti, al fine di stabilirvi una "stazione di comunicazione". Purtroppo per gli inglesi, sottoposti alla pressione del periodo della de-colonizzazione e incapaci di inventarsi di meglio, le isole non erano prive di abitanti. La Gran Bretagna, con la creazione del BIOT è diventata il paese con la più estesa barriera corallina al mondo.

Le Chagos erano disgraziatamente abitate da una popolazione dai tre ai quattromila creoli originari delle Mauritius, e qualche decina di giramondo ed asiatici residenti da oltre duecento anni sulle isole. Residenti in permanenza, con tanto di cimitero plurisecolare e passaporto britannico, anche se del tipo di serie B riservato agli ex coloni. Le isole conosciute anche come Oil Islands erano dedicate alla produzione dell'olio di palma, vennero prima destinate a colonia penale dai francesi, e poi scoprirono la loro vocazione nella modesta produzione di olio di palma.

Sconfitto Napoleone, le Seychelles e le Mauritius, alle quali appartenevano le Chagos, divennero britanniche; fino al momento nel quale sarebbero diventate, al termine della colonizzazione, stati sovrani associati al Commonwealth. Al momento di restituire l'indipendenza alle Mauritius, a metà degli anni '60 e solo un anno dopo la decisione di costruire la base a Diego Garcia, la Gran Bretagna si riservò queste "isole disabitate", garantendo ottime condizioni economiche ai mauriziani, e certificando all'Onu che le isole fossero poco più che scogli, e che non fossero abitate, essendo frequentate solo da lavoratori temporanei.

Circostanza tanto importante da spingere Denis Greenhill, poi divenuto Barone di Harrow, a dichiarare alla stessa Onu mentre perorava la paternità di queste "rocce" in mezzo all'oceano: "….ci sono alcuni umani simili a Tarzan o a Venerdì dispersi sulle isole, che saranno fortunatamente condotti in salvo alle Mauritius". La stessa giustificazione rifilata, negli stessi anni, dagli americani e dagli indonesiani all'Onu per consegnare West Papua, e la più grande miniera del mondo, alla sovranità indonesiana.

L'annullamento razzista, usato per negare personalità giuridica ai "selvaggi" abitanti dei luoghi che si progetta di sfruttare, e li relega ad un rango subumano che deve cedere il passo all'azione civilizzatrice. Lo stesso espediente usato contro i nativi americani, e contro ogni popolo colonizzato, la pietra angolare che segnala la matrice antiumana che anima queste operazioni.

Dal business gli inglesi lucrarono oltre all'affitto anche uno sconto sui sottomarini atomici Polaris. Costituirono così a passo di carica il BIOT (British Indian Ocean territories), territori inglesi a tutti gli effetti, sui quali non era necessario tenere alcun referendum tra la popolazione, appunto assente, e che pertanto non poteva, o doveva, essere chiamata ad esprimersi sulla transizione di sovranità. Da quel momento gli abitanti delle Chagos che andavano alle Mauritius non poterono più tornare, fino a che nel 1971 non venne eliminato il battello dei rifornimenti che collegava le isole e quindi organizzata la deportazione forzata degli ultimi abitanti rimasti verso la capitale di Mauritius. Accampati presso la capitale Port Louis, gli Ilois, come sono chiamati gli abitanti delle Chagos, sono presto divenuti disadattati ed emarginati; anche in considerazione del fatto che vennero deportati all'improvviso, stipati su una nave con un bagaglio minimo. Un rapimento in piena regola.

Gli Ilois si trovarono subito molto a disagio, anche considerando che non avevano risparmi e che conoscevano solo una economia fondamentalmente basata sul baratto, i loro contatti con il resto del mondo si limitavano ad una visita a Mauritius ogni tre o quattro anni.. Non fu uno sgombero violento, anche se si ricorda con disgusto la decisione di eliminare fisicamente gli oltre mille cani, tra randagi e domestici su Diego Garcia, al fine di consegnare l'isola "sanitized" come da accordi. Accordi che gli americani hanno impugnato una volta emerso lo scandalo, reclamando la loro buona fede nella parola britannica, of course. Le isole appaiono ora a chi le visita come abbandonate all'improvviso; stoviglie sui tavoli, libri aperti, disordine quotidiano.

Degli Ilois il mondo se ne accorse solo nel 1975, grazie ad un articolo del Washington Post, parecchi si indignarono, tra questi anche un Kennedy che definì la vicenda "Un chiaro esempio di mancanza di sensibilità umana", e a quel tempo la Gran Bretagna dispose un risarcimento per gli Ilois; risarcimento destinato ad arrivare solo nel 1978, sette anni senza un soldo, durante i quali gli Ilois verranno stati devastati dall'alcolismo e dalla prostituzione; risarcimento che quando giunge è tanto consumato dall'inflazione da suscitare di nuovo scandalo.

Al di là dell'indignazione gli Usa non fecero mai alcun gesto di disponibilità verso gli Ilois, considerando la faccenda un problema inglese. Per il resto gli inglesi fornirono agli Ilois altri soldi in cambio di una dichiarazione che li impegnava a non ritornare, dichiarazione che legalmente è del tutto irrilevante. Durante anni di tentativi all'Onu, e mentre si consumava la totale insensibilità della stampa e della comunità internazionale alle loro proteste, che giunsero fino allo sciopero della fame; le isole sono state visitate solo dagli zingari del mare; quei velisti che vi fanno tappa durante le traversate dell'Oceano Indiano, tollerati, nelle isole a Nord di Diego Garcia.

Isole nelle quali l'autorità britannica consente queste presenze, pretendendo una tassa di transito e ogni due settimane e fa la ronda per demolire qualsiasi cosa assomigli a tracce di insediamento. Una sosta dalla quale provengono i rapporti che raccontano le isole fermate al 1971. Sulle isole è vietato persino il pernottamento. I vagabondi a vela raccontano che anche un muro sul quale i turisti lasciavano firma del transito, è stato riverniciato dagli zelanti inglesi, per il resto incuranti delle decine di barche alla fonda. Per i vagabondi del mare è un luogo particolare, e con le autorità si è consolidato un rapporto fatto di regole invisibili. Per posizione, riservatezza, assenza di insediamenti umani, qualità e ricchezza dell'ambiente marino e degli approdi, le Chagos sono un passaggio irrinunciabile per i chi veramente si sia stabilito sul mare.

Nel 2000 accade all'improvviso che una corte britannica dichiari, sulla base di migliaia di pagine di documenti declassificati, che gli abitanti delle Chagos sono stati deportati illegalmente; contravvenendo niente di meno che ai principi contenuti nella Magna Charta; legge fondamentale di qualsiasi territorio britannico. Incidentalmente questa sentenza sancisce storicamente che l'accessione alla Gran Bretagna fu illegittima. Insomma una truffa. La prima conseguenza è che agli Ilois, cittadini britannici, dovrà essere permesso il ritorno, la seconda è che le Chagos appartengono di diritto alle Mauritius.

Peccato che da allora non sia cambiato nulla, se non che alcuni Ilois hanno fatto una gita a rivedere le loro case, e che le Mauritius sanno che prima o poi le Chagos torneranno alla loro sovranità. L'unica dichiarazione ufficiale americana sulla vicenda disse a chiare lettere che la sentenza non avrebbe cambiato nulla e non avrebbe avuto alcun effetto. Tra l'altro, caduta l'esigenza di fingere che non esistessero abitanti delle Chagos, le due potenze avrebbero potuto quantomeno fornire un sussidio ai deportati, che con una pensione americana o inglese avrebbero risolto i loro problemi di sopravvivenza immediata, ma la logica è quella dell'annientamento dei fastidiosi selvaggi, della loro emarginazione; nessuno si è nemmeno presentato loro a porgere scuse.

Neanche lo status di Diego Garcia è cambiato, è stato immediatamente dichiarato che in ogni caso su Diego Garcia non avrebbe potuto tornare nessuno; il governo inglese, per sua parte, non ha stanziato una sterlina per il ritorno allle Chagos, adducendo soavi ostacoli burocratici.

Da antologia questo: "Non possiamo reperire fondi europei perché le isole non sono abitate, se non ci sono abitanti la UE non eroga i fondi, e senza fondi non potete permettervi di andarci". L'unica cosa certa è che il governo di Blair ha ordinato di studiare come rimpatriare gli Ilois che vorranno, e che ora, nel frattempo,sono diventati cinquemila. Non esiste una data certa per la consegna dello studio.

Stranamente negli ultimi tempi è anche saltato fuori un utile ecologista inglese, che chiede a gran voce di preservare questo paradiso naturale, vietando l'accesso agli umani inquinanti. Curiosamente l'ecologista inglese ha più soldi di tutti gli Ilois messi insieme, costretti a chiedere un prestito anche per mandare un loro rappresentante alla rituale, ma burocraticamente inevitabile, audizione ufficiale all'Onu del popolo sfigato che non si fila nessuno. Certo, le isole sono un paradiso naturale, e gli americani non vorrebbero dover trasferire a Diego Garcia altro personale per garantirne la sicurezza e controllare Ilois e turisti, ma queste sono ipotesi di menti deviate dall'antiamericanismo.

Curiosamente, ai tempi della costituzione del BIOT, americani ed inglesi erano indecisi se fare la base su Diego Garcia o su un'Isola appartenente alle Seychelles, inizialmente compresa nel BIOT e poi scartata, dissero, perché zona di riproduzione delle tartarughe marine e quindi restituita in seguito con altre due all'impotente governo delle Seychelles. Una straordinaria sensibilità ecologica che ritorna ciclicamente, ma che non tocca gli imponenti lavori a Diego Garcia o l'impatto della flotta più imponente al mondo sugli atolli corallini, per non parlare dell'inquinamento da idrocarburi. La storia ripete in maniera ossessiva, si ripetono le più classiche nefandezze che colpirono gran parte dei paesi liberati dal dominio coloniale, quando vennero convertiti ad organizzazioni nazionali secondo linee tracciate seguendo gli interessi dei tradizionali dominatori; ma si dimostra anche come le acquisizioni illegali alla lunga mostrino i loro limiti, impedendo ai prepotenti di perfezionare l'acquisto di territori in realtà rubati attraverso i sotterfugi e gli inganni del più bieco colonialismo.

Una nota di ottimismo viene dalla considerazione che leggi ispirate dall'utopia come i trattati internazionali firmati nell'ottocento, o addirittura la Magna Charta, siano ancora oggi l'unico e reale baluardo al perfezionamento della prepotenza e delle aggressioni; e che, anche se non possono permettere il verificarsi di clamorose ingiustizie, evitano almeno che diventino perenni ed irreversibili. Sono passati più di trent'anni, gli Ilois invecchiano e a Diego Garcia, sicuramente non torneranno mai, nelle altre isole, forse, un giorno.

La statistica non è incoraggiante, prossimamente gli Ilois chiederanno giustizia alla UE, perché a modo loro sono europei, anche se di serie B.

mazzetta
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L'atto con il quale si costituiva il Biot
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La causa di tutti i guai
http://www.globalsecurity.org/military/facility/diego-garcia-imagery-2.htm
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http://www.cwnetdg.io/
http://www.jp-petit.com/nouv_f/B2/B2_4.htm

L'ascia di guerra
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Vero reportage
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e la sua traduzione
http://www.adelphiana.it/pdf/winchester.pdf

Chrono
http://www.lalitmauritius.com/kronoloziprufrid.htm

Loro, gli Ilois
http://www.chagos.org/home.htm
http://www.chagossupport.org.uk/
http://www.atopiaonline.de/vanish/chagosit.htm
http://www.temoignages.re/rubrique_10.php3?id_rubrique=136

Descrizione dell'epoca prima della deportazione
http://wrbu.si.edu/www/REF1/074200-0.PDF

Gli zingari del mare
http://www.walkaboutplanet.com/luoghiincontri/chagos.htm
http://perso.wanadoo.fr/cruise.online/2ESCALES/freechag/freechag.htm
http://www.outofbounds.com/html/chagos_photos.html
http://www.clauss.dk/Html/IndianOcean/Chagos.htm
http://www.minuit.net/engpages/where/past/txt/chagos/june02.htm
http://www.minuit.net/engpages/where/past/txt/chagos/june02.htm

Altre info complete ed attendibili.
http://ijo.typepad.com/independent_journalists_o/2005/01/diego_garcia_an.html
http://www.mydiegogarcia.com/
http://www.mydiegogarcia.com/court.htm
http://www.mnsu.edu/emuseum/cultural/oldworld/pacific/chagosians.html
http://www.explore-anthropology.com/anthropology/I/Ilois.html
http://www.britannica.com/eb/article?tocId=9022238
http://encyclopedia.jrank.org/CAU_CHA/CHAGOS.html
http://www.gssa.ch/journal/display.php3?id=132
http://english.pravda.ru/world/2001/11/15/21042.html
http://www.lidealiste.com/pdf.php/id/4514
http://www.wema.it/art.asp?id=1178
http://www.indymedia.org.uk/en/2001/12/19183.html

Sui siti americani non se ne parla proprio
http://www.msc.navy.mil/mpstwo/garcia.htm
http://www.globalsecurity.org/military/facility/diego-garcia.htm

Per il Cia factbook: "no indigenous inhabitants" anche se cita i procedimenti a favore degli Ilois
http://www.cia.gov/cia/publications/factbook/geos/io.html

Pagine degli american boys
http://home.flash.net/~stromain/Cincinnati/diego.garcia.html
http://www.geocities.com/ka9hhu/Diego_Garcia.html

News da Mauritius
http://www.mauritiusnews.co.uk/Dec_01/1.html
http://www.mauritiusnews.co.uk/May_01/1.htm
http://www.lemauricien.com/mauricien/050115/ac.htm
http://www.mauritiusnews.co.uk/Jan_01/1.html

News dal mondo
http://www.commondreams.org/headlines/110400-01.htm
http://www.markcurtis.info/article15.html

La severa opinione di Bbc: " Storie sordide"
http://news.bbc.co.uk/2/hi/uk_news/politics/1005064.stm
http://news.bbc.co.uk/2/hi/uk_news/3177682.stm

Ancora oggi la truffa…continua
http://www.coraltools.com/~jillianbain/heaton%20letter.htm

La Ue si fida degli inglesi
http://europa.eu.int/eur-lex/pri/it/oj/dat/2002/ce309/ce30920021212it00980098.pdf
Nonostante le audizioni siano ormai storia:
http://www.courtservice.gov.uk/judgmentsfiles/j1970/chagos.htm
http://www.lalitmauritius.com/deigorc1.htm
http://elj.warwick.ac.uk/global/issue/2004-1/gifford.html

Di nuovo fine dei giochi; gli Ilois di nuovo beffati: "This latest move is another example of the unethical, unlawful and inhuman British attitude, in other words neo-colonialism."
http://www.unpo.org/news_detail.php?arg=02&par=953

Tsunami
http://www.talkaboutculture.com/group/soc.culture.thai/messages/432305.html
http://www.msnbc.msn.com/id/6786984/
http://www.thetruthseeker.co.uk/print.asp?ID=2635
http://www.globalsecurity.org/military/facility/diego-garcia-imagery-3.htm
http://www.scubamonster.com/Uwe/Forum.aspx/scuba-forum/2879/Diego-Garcia http://blogs.guardian.co.uk/news/archives/world_news/2004/12/30html
http://www.noonsite.com/Countries/Chagos
http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/articles/A54530-2005Jan6.html

Gli ecologisti all'improvviso
http://www.chagosconservationtrust.org/pages/home.html

Inquinamento umano:
- Caso 1, oggi:
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- Caso 2, il terribile domani:
abitanti
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2 articoli
by da Manifesto Thursday, Mar. 30, 2006 at 10:04 AM mail:

L'odissea degli abitanti di Diego Garcia

HAKIM MALAISE Giornalista, La Réunion
Completamente evacuata dai suoi abitanti, la base militare americana di Diego Garcia, isolata nel bel mezzo dell'Oceano Indiano, è un punto di appoggio importante quanto discreto per qualunque intervento diretto verso l'Asia centrale e il Golfo persico. Nel novembre scorso la sua pista aerea ha accolto i pesanti caccia B-52 che, giorno e notte, hanno bombardato a tappeto le linee del fronte in Afghanistan.
La base ospita in permanenza depositi di materiali, armi e carburante, e anche decine e decine di edifici «requisiti» dalla marina americana.
Quasi quattromila tra militari e impiegati civili lavorano su questo atollo delle Chagos, che serve anche da centro di controllo delle comunicazioni e dello spazio.
Negli anni '60 l'arcipelago si era trovato al centro di una riorganizzazione su vasta scala dell'apparato militare anglo-americano nell'Oceano Indiano. Dato che l'impero britannico si preparava a ritirare tutte le sue forze «a est di Aden» e a passare il testimone agli Stati uniti, il Pentagono aveva messo gli occhi su Diego Garcia, l'isola più estesa dell'arcipelago, con una superficie di 44 chilometri quadrati.
Si poneva peraltro il problema dello status dell'atollo e delle sessantaquattro isole dell'arcipelago: erano collegate all'isola Mauritius, un territorio anch'esso sotto la corona britannica, ma che si avviava verso l'indipendenza.
Naturalmente, gli Stati uniti non volevano assolutamente che le loro installazioni militari potessero un giorno essere rivendicate da un futuro stato indipendente (1).
E, come se non bastasse, l'arcipelago era abitato. Fin dal XVIII secolo, i primi coloni europei vi avevano insediato persone originarie dell'Africa e del Madagascar per sfruttare le piantagioni di noce di cocco: era una piccola comunità, pacifica e protetta dal mondo dalle rotondità materne di quegli atolli dalle acque turchesi. Ma l'ammiraglio Elmo Zumwalt, all'epoca capo delle operazioni della US Navy, aveva spiegato che «non voleva che ci fossero abitanti suscettibili all'influenza della propaganda comunista, e che potessero (...) porre problemi politici».
La Gran Bretagna si era subito affrettata a soddisfare questa duplice esigenza americana. Nel 1965, tutta la zona era stata separata dal territorio di Mauritius, malgrado l'opposizione delle Nazioni unite, con la costituzione di una nuova colonia: il Territorio britannico dell'Oceano Indiano (Biot), che l'anno successivo venne affittato per cinquanta anni agli Stati uniti. A quel punto i duemila abitanti dell'arcipelago hanno cominciato a essere strappati alla loro terra natia: sono stati offerti loro viaggi di piacere, o per motivi di salute, alla volta di Port-Louis, capitale di Mauritius, distante cinque giorni di navigazione, ma poi il ritorno era stato loro in qualche modo impedito; e i recalcitranti, rimasti sulle isole, erano stati privati gradualmente di tutti i mezzi di comunicazione e di sostentamento...
Nel 1971, i primi militari americani sbarcati a Diego Garcia avevano cominciato a costruire le loro installazioni a colpi di bulldozer.
La gente delle Chagos era diventata una popolazione invisibile: la loro stessa esistenza veniva negata nelle assise internazionali, come anche al Congresso degli Stati uniti o al Parlamento britannico.
I documenti anagrafici che attestavano la realtà di una popolazione autoctona che viveva sulle isole da generazioni e generazioni erano stati distrutti o confiscati. Voci sapientemente centellinate inducevano a temere il peggio. Dopo una intensa «guerra psicologica», gli ultimi occupanti dell'arcipelago erano stati ammucchiati a centinaia manu militari nelle stive di una nave, senza avere neppure la possibilità di portare con sé i propri beni, ed erano stati scaricati alle isole Seychelles e a Mauritius, dopo un'autentica odissea di parecchie settimane.
Alla fine questi «isolani», costretti a mendicare, ricacciati nelle bidonville di Port-Louis o di Victoria, hanno rotto la congiura del silenzio. Oltre trenta anni dopo il loro esilio, nel 1997, una serie di articoli a effetto pubblicati dal quotidiano Le Mauricien, basati sui dati degli archivi ufficiali britannici che erano stati desecretati, dimostra che i nativi delle isole Chagos, originari di un territorio ancora dipendente da Londra, erano cittadini britannici! Un'associazione - il gruppo dei rifugiati Chagos (Grc) - si è lanciata senza esitazioni nella vicenda, e la Gran Bretagna si ritrova in stato di accusa, al cospetto dell'Alta Corte di Londra, per aver deportato i suoi stessi cittadini. Il 3 novembre 2000 è stata condannata ad autorizzare il ritorno degli abitanti delle isole Chagos nel loro arcipelago natale.
All'indomani del processo di Londra, che ha destato grande scalpore sulla stampa britannica, il governo di Tony Blair aveva promesso di finanziare una visita simbolica dell'arcipelago e aveva lanciato studi di fattibilità per il ritorno definitivo degli abitanti nelle isole Chagos. Ma gli attentati dell'11 settembre a New York e a Washington hanno complicato ancora di più la sorte degli isolani. Sfruttando il pretesto che la base di Diego Garcia serviva per i bombardamenti dell'Afghanistan, gli inglesi hanno annullato il viaggio simbolico previsto per il novembre scorso, e gli «studi» procedono a passo di lumaca. Ancora una volta, a inizio novembre, gli ex abitanti delle isole Chagos hanno dovuto ricorrere allo sciopero della fame e a una serie di manifestazioni per esigere dalla Gran Bretagna l'assunzione immediata di circa mille di loro sulla base di Diego Garcia, e il pagamento di un vitalizio per tutti i nativi dell'arcipelago, a mo' di indennizzo per il loro esilio forzato.
Nell'impossibilità di adire le vie legali direttamente contro il governo americano, il Grc, che raggruppa la maggioranza degli ottomila nativi delle isole Chagos e i loro discendenti, ha in animo di intentare un processo contro le aziende che hanno costruito la base militare, come la Brown & Root, un colosso mondiale dei lavori pubblici e dell'ingegneria petrolifera, diretto fino all'anno scorso da Dick Cheney, attuale vice presidente americano. Anche alti responsabili del passato, fra cui gli ex segretari di stato americani Robert NcNamara e Henry Kissinger saranno chiamati a render conto del loro operato in merito alla deportazione degli abitanti delle isole Chagos. Forse i giurati della Corte federale di Washington, stato a maggioranza nera in cui avrà luogo il processo, si mostreranno sensibili alla storia di questi lontani «isolani», sballottati al di là dell'oceano, come era già accaduto agli antenati dei neri d'America...



note:


(1) Si legga Charles Zorgbibe, «L'affaire Diego Garcia», Le Monde diplomatique, maggio 1980.
(Traduzione di R. I.)

Diego Garcia, pulizia etnica all'inglese
La principale isola dell'arcipelago delle Chagos è oggi la più importante base militare Usa nell'oceano Indiano. Ma fino al `66 era inglese. Che la svendettero agli americani. Ma doveva essere prima ripulita dai nativi, gli ilois. Ecco come avvenne
ANGELA PASCUCCI
«Dobbiamo mostrarci assolutamente irremovibili a questo proposito. Nessuna popolazione indigena sarà tollerata, al di fuori dei gabbiani, che ancora non si sono riuniti in comitato. Purtroppo, oltre agli uccelli, c'è qualche Tarzan e alcuni Venerdì, dalle origini oscure, che dovremmo poter spedire sull'isola Mauritius». Corre l'anno 1966 quando, con questo «parere» grondante tradizione Union Jack, Patrick Wright , membro emerito del ministero delle colonie di Sua Maestà britannica, cancella dalla storia e dalla carta geografica gli abitanti di Diego Garcia, al tempo 1.500 persone. Di lingua creola, progenie di schiavi deportati nel XVIII secolo dai coloni europei sull'isola dal Madagascar, dal Mozambico, da Mauritius, dall'India per coltivare la noce di cocco, gli «ilois», abitanti dell'arcipelago delle Chagos, pensavano di poter essere considerati ormai una comunità a tutti gli effetti e si ritrovano invece a essere etichettati dal governo inglese come «migranti» che diventano un ingombro per i progetti dell'alleanza anglo-americana di fare dell'atollo più grande dell'arcipelago delle Chagos una base militare Usa, oggi la più grande e la più importante.

Prologo a Mr. Wright. Sono gli anni della crisi di Cuba, delle prime decolonizzazioni. I paesi dell'Africa orientale sono in rotta di avvicinamento all'Unione sovietica, i francesi allignano in Madagascar. Mosca non nasconde la sua ambizione di apririsi una rotta verso i mari caldi. «Bagneremo i nostri stivali nell'oceano Indiano», si ripromettono i generali dell'Armata rossa e gli Usa intensificano le ricerche di un ancoraggio sicuro in quello stesso oceano per controllare la regione.

L'arcipelago delle Chagos, 64 fra isole e atolli sgranati sulla rotta fra le coste dell'Africa orientale e l'Asia sud-occidentale, sotto sovranità inglese, ha una rilevanza strategica eccezionale e chi le controlla, controlla l'oceano Indiano. L'impero britannico è in ritiro progressivo dai territori «a est di Aden». Pressoché inevitabile l'intesa fra i cugini anglo-sassoni. Nel `64, il primo ministro inglese Harold Wilson e il presidente Lyndon Johnson avviano colloqui segreti e l'affare è presto fatto. I militari americani avranno Diego Garcia, svuotata dei suoi abitanti, non altrettanto necessari. In cambio Londra avrà un mega sconto, circa 14 milioni di dollari, sull'acquisto di missili Polaris per i suoi sottomarini atomici. Incluso nel prezzo, il «lavoro sporco» a tutti i livelli.

I lavori sporchi

Il primo, preliminare, consiste nel sottrarre l'arcipelago delle Chagos alla sovranità delle Mauritius, che potrebbero un giorno più o meno lontano, divenute indipendenti, accampare diritti e dire la loro. Nessun problema, per sua Maestà britannica. Londra include la cessione di sovranità fra le condizioni imposte per accedere all'indipendenza (che arriva nel marzo del `68), insieme a 3 milioni di sterine per accogliere i rifugiati. Con i territori sottratti si crea una nuova colonia, il Territorio britannico dell'Oceano indiano (Biot) che sarà poi «affittato» agli Stati uniti per 50 anni, con possibilità di rinnovo per altri 20. Le Nazioni unite si oppongono al baratto, senza lasciare, già allora, segno.

Quanto agli abitanti di Diego Garcia, visto che ufficialmente non esistono, vengono letteralmente fatti sparire. Del resto, l'ammiraglio Elmo Zumwait, all'epoca capo delle operazioni dell'Us Navy, spiega molto chiaramente di non volere «abitanti suscettibili di essere influenzati dalla propaganda comunista» che possano «porre problemi politici». Una parte di ilois viene abbindolata con viaggi premio o di salute a Port Louis, capitale di Mauritius, distante cinque giorni di navigazione. Arrivati qui, apprendono che il ritorno gli è interdetto per sempre. Queli rimasti in patria tentano di resistere. Gradualmente si vedono privare di ogni mezzo di comunicazione e sostentamento. I rifornimenti di riso, farina, zucchero e olio vengono bloccati. Ma la paura più grande viene instillata quando i funzionari britannici ordinano lo sterminio del loro bestiame, soffocato coi gas di scappamento di veicoli militari americani. Gli ultimi degli isolani vengono deportati nel 1973, caricati su vascelli che consentono di portare con sé solo pochi effetti personali. Destinazione Port Louis sui cui marciapiedi vengono gettati, senza casa, senza lavoro, in condizioni di abietta povertà, con il diritto a un miserrimo compenso solo a condizione di rinunciare a ogni diritto di ritorno sull'isola. Squatters in una terra straniera, ancora nel 1980 il 40% dei deportati non aveva un lavoro. Nel 1971 una Immigration Ordinance aveva dato alla deportazione un carattere di legalità, se così si può essere definita un'argomentazione che, riconoscendo agli abitanti solo uno status di «migranti», li considerava lavoratori temporanei il cui «contratto» può essere rescisso con un breve preavviso nel momento in cui non servono più. Nel dicembre del 1974, un memorandum congiunto Usa-Gb stabilisce che «sull'isola non c'è alcuna popolazione nativa» e un portavoce del ministero della difesa britannico assicura che «non c'è nulla nei nostri documenti riguardo ad abitanti o a un'evacuazione».

E' così che, nel silenzio e nell'ignoranza, si consuma «un rapimento collettivo», come lo definirà persino il Washington Post nella sua edizione dell'11 settembre 1975.

Intanto Diego Garcia cambia vita e natura. Nata come centro d'ascolto per l'intelligence, cresce e si trasforma in base militare a tutti gli effetti. Agli inizi degli anni `90 è già la più grande base aeronavale americana d'oltre-mare: sotto marini nucleari, fregate, bombardieri di ultima generazione. Tutto è pronto per assumere un ruolo preponderante nella prima guerra del Golfo. Le ondate di B-52 partono da lì, ed è lì che la flotta va a rifornirsi. La guerra contro l'Afghanistan, nel 2001, conferma la rilevanza di pezzo forte del Risiko statunitense. L'ultima guerra all'Iraq ne fa il cuore di un'intera strategia di guerra preventiva che ormai intorno a quell'area gravita. Ultime acquisizioni, gli hangar speciali climatizzati per i B-2, gli aerei invisibili ma dal fragile rivestimento che ha bisogno di basse temperature.

Mentre la loro isola si snatura, gli ilois si macerano nella nostalgia nei luoghi di deportazione, dove vivono emarginati, vittime di un razzismo che si appunta sulla loro pelle più scura degli altri abitanti di Mauritius, con problemi di alcol, droga, depressione. Non abituati a vivere in un'economia basata sul denaro, restano permanentemente esclusi.

Speranze fatue

Ma nel 1997 viene tolto il segreto ai documenti del governo inglese che racchiudono la vera storia degli abitanti di Diego Garcia. Per gli 8.000 della comunità ilois di Maurizio comincia a balenare una speranza. Olivier Bancoult, due fratelli morti per alcool e droga, una sorella suicida per disperazione, capisce che c'è una base vera da cui far partire la propria lotta per il ritorno e, costituita un'associazione il «Gruppo dei rifugiati Chagos», denuncia la Gran Bretagna all'Alta Corte inglese. Che il 3 novembre del 2000 dà loro ragione, condanna Londra, le impone risarcimenti e autorizza il ritorno degli ilois nell'arcipelago natale.

Diventati ufficialmente inglesi, con tanto di passaporto, gli ilois tornano visibili. Vengono persino guardati con invidia laddove prima erano disprezzati. Il premier Tony Blair promette di finanziare una visita simbolica all'arcipelago e uno «studio di fattibilità» per il reinsediamento. Ma tra un rinvio e l'altro arriva l'11 settembre, e tutto si ferma. Nel frattempo è apparso chiaro che, forse, si potrà tornare alle Salomone o a Peros Bahnos, altre isole dell'arcipelago, ma Diego Garcia resterà «forbidden». Washington infatti non ne vuole neppure sentir parlare. «Nell'esecuzione delle nostre responsabilità in materia di sicurezza e difesa nel golfo Arabico, in Medio Oriente, in Asia e in Africa orientale, Diego Garcia è per noi una piattaforma indispensabile», scriveva già il 21 giugno del 2000 Eric Newsom, a nome della diplomazia americana, a Richard Wilkinson, responsabile per le Americhe al Foreign Office. Una popolazione «stabile» comprometterebbe l'efficacia delle «operazioni sensibili» lanciate dall'isola. E quando si profila come realistico un insediamento nelle isole vicine dell'arcipelago, anche questo è respinto senza appello perché «degraderebbe in modo significativo l'importanza militare di una posizione vitale nella regione».

Gli ilois però non demordono. Una piccola avanguardia di un centinaio di loro si installa in Gran Bretagna e, tra scioperi della fame e proteste, continua la battaglia legale perché la sentenza precedente sia applicata. Si rivolgono anche a George Bush. L'amministrazione risponde persino: a causa del ruolo vitale la struttura «riveste nella guerra globale al terrorismo» le autorità britanniche hanno deciso di impedire l'accesso. «Condividiamo e sosteniamo questa posizione».E' chiaro che stavolta Davide non ce la farà. Una nuova seduta dell'Alta Corte, nell'ottobre del 2003, stabilisce, con un'intricata motivazione di 750 pagine, che non c'è alcun fondamento legale alle loro richieste avanzate come collettività. Che forse qualcuno di loro, portando prove concrete, potrà ottenere qualcosa di più a titolo individuale. Che certo, un'ingiustizia è stata commessa, ma la causa avrebbe dovuto essere intentata molto prima. Uno shock terribile, per gli ilois, che tuttavia decidono di ricorrere in appello. Hanno tempo quattro mesi. Se ne riparlerà a febbraio. Peraltro, se un'avanguardia di loro chiede, oltre al ritorno, che la base Usa sloggi, come condizione minima per essere risarciti di un crimine della storia, la maggioranza sarebbe ben felice di tornare per lavorare al servizio dei militari americani. In definitiva a Diego Garcia c'è anche oggi una popolazione civile: quasi duemila persone, tra filippini e singaporiani, importati sull'isola per fornire servizi agli Stati uniti. Perché non potrebbero essere degli ilois? Chissà se, fra Londra e Washington, ci sarà qualcuno che avrà il coraggio di rispondere che ci sono dei diritti incompatibili con eserciti e guerra, tanto più se condotta in nome della democrazia. E che se la storia resta così, Diego Garcia è perduta per sempre.

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solo una gita-premio
by da BBc Thursday, Mar. 30, 2006 at 10:04 AM mail:


Paradise regained - for a few days
By Paul Reynolds
World Affairs correspondent, BBC News website


Diego Garcia
Islander's dream of home
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Islanders who were forced into exile by Britain to make way for the US Indian Ocean base on Diego Garcia are finally being allowed back on a visit this week.

They will be taken by ship from Mauritius and will go to a number of the outer islands in the Chagos archipelago as well as Diego Garcia, to tend graves, hold services and wander among derelict former plantations where some of the older ones once lived. A plaque marking the visit will be set up on each stop.

There will be 102 Chagossians, two priests, a stonemason, a doctor and nurse and a British official on the 12-day visit. No British media have been allowed, said to be for reasons of space. The total Chagossian population these days is some 4000. Most of them live in Mauritius, though some have moved to Britain.

The Chagossian leader Olivier Bancoult will be accompanying his mother on the visit.

"Everyone is very excited to make the trip," he told the BBC news website. "We haven't been able to see our birthplace, we haven't been able to put flowers on the graves of our ancestors. It will be an unforgettable opportunity for us. We need to pay tribute to the people buried there."

"My plan for the future, together with the group is to continue with our struggle. We will continue with our struggle because we need the right to live on our birthplace and compensation to right all the wrongs we have suffered."

No resettlement

However, the chances of them being allowed back to settle there in the foreseeable future are very low.

"It is not practical," the British Foreign Secretary Jack Straw told reporters.

The main obstacle is the agreement between the US and UK which dates from 1966. An exchange of notes gives each country a veto on who is allowed onto the islands. According to Foreign Office officials, the US Government reaffirmed in 2005 that not even the outer islands could be re-inhabited because of the new security situation created after the attacks of 9/11.

There are about 2000 US personnel on the base, with 2000 support workers from the Philippines. However, the presence of these workers is regarded as a lesser security risk than having residents who could come and go at will.

"As long as there is a need for security, I don't see how they can go back," said Mr Straw.

The agreement lasts until 2016 and can then be renewed for another 20 years. The base has played a key role in all the operations undertaken by the US Air Force in Iraq and Afghanistan in recent years. Mauritius has been promised sovereignty but only when there are no more defence requirements.

The British Government also has a practical reason to deny any return. A feasibility study carried out in 2002 found that life on the outer islands would be "precarious" and would need "costly" support from the government, which it is not prepared to give.

At the time of their forced departure, the islanders' main employment was in the production of copra - coconut fibre and oil. The oil was traditionally used in lamps. However all that is now abandoned.

Court case pending

The only hope the islanders have is a judicial review of Orders in Council made by the British Government in 2004. Hearings were held in December and January and a ruling is expected in April. The Orders prevented the islanders from going back by making any landing in the Chagos subject to immigration control. Orders in Council are decisions taken by the government alone under powers granted by law.

Life as it used to be
The Orders themselves replaced the original ejection order, an Ordinance made in 197l, which was declared invalid by the High Court in 2000. The court was scathing about that Ordinance, saying that it had "no colour of lawful authority" and was "an abject legal failure."

The Ordinance has been issued by a Commissioner appointed when the Chagos Islands were split off from Mauritius, another island in the Indian Ocean, to enable construction of the base to go ahead unhindered. The court said that the Commissioner had been in charge of "peace, disorder and good government" and this meant that the inhabitants had to be "governed, not removed."

However, despite reports to the contrary at the time, the ruling did not declare the actual expulsion unlawful, only the mechanism by which it had been achieved. something the UK sought to rectify with the Orders in Council.

The history

The story of the Chagos islanders is not one of Britain's finest hours.

The Court case in 2000 revealed that the British government had created what it itself called the "fiction" that the inhabitants were simply contract workers not entitled to rights of residence.

One document quoted a Foreign Office official as saying that the government had to be "very tough about this" and that "the object of the exercise was to get some rocks which will remain ours; there will be no indigenous population except seagulls who have not yet got a Committee (the Status of Women Committee does not cover the rights of Birds)."

The islanders are still demanding further compensation, though a British court ruled in 2003 that the resettlement assistance they have been given over a number of years, amounting to £14.5m ($25m) in today's terms, had settled those claims.

Over recent years, the government has apparently felt that some amends should be made. The visit is one example. The former Foreign Secretary Robin Cook was known to feel badly about the Chagossians and they were granted British citizenship in 2002.

The trip is said by the Foreign Office to be simply a "humanitarian" one.

And if all goes well, another visit might take in future.

But resettlement is a long, long way off.

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