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Fatti e Misfatti del rapimento Sgrena
by Renè Buster Wednesday, Mar. 30, 2005 at 6:02 PM mail: rb@ietc.it

Fatti e Misfatti del rapimento Sgrena



Dopo la fine della disastrosa guerra del VietNam, gli americani nonostante avessero usato armi chimiche e batteriologiche della peggior specie si sentirono in dovere di comunicare al mondo che il più grosso errore strategico commesso dalla CIA durante il conflitto, fu quello di non aver fatto fuori a tempo debito tutti i giornalisti, che a parer loro, realizzarono falsi articoli e faziosi reportage.

Qualche anno dopo nel 1978, il colonnello dei marines, J. Stewart, dichiarò al New York Times che gli states contarono più di 1500 giornalisti ammazzati da “fuoco amico”, cioè da loro.

Durante la prima guerra del golfo “The Desert Storm” l’esercito americano cercò di rimediare all’errore, bombardando varie volte la sede della Tv araba Al Jazeera provocando vari morti e feriti. Ma anche molti altri giornalisti perirono in seguito sotto il fuoco “amico” in un numero imprecisato.

In seguito la Tv di Al Jazeera è stata rivisitata e trasformata collocando nuovi dirigenti e una nuova redazione attraverso una serie di imposizioni effettuate sul governo del piccolo Quatar. Nondimeno anche la celebre BBC non ha avuto miglior sorte e dopo i reportage dei bombardamenti sui mercati affollati in Iraq e dal caso Kelly, suicidato dai sevizi inglesi per aver rivelato la contraffazione degli atti che tentavano di giustificare l’inizio della guerra, è stata completamente scompaginata e restaurata.

In Italia sarebbe semplice fare un elenco delle testate controllate direttamente dai sevizi statunitensi, visto che ci sono direttori che per loro stessa ammissione sono stati ufficialmente in busta paga CIA, in Italia infatti, certe collaborazioni sono persino elemento di orgoglio e di vanto professionale.

La guerra infinita è iniziata, prima con l’occupazione dell’Afganistan, successivamente con l’Iraq due e quindi Siria, Iran e Corea, cioè quella che l’amministrazione dei Bush definisce la lunga guerra alle nazioni canaglia. Questa pianificazione ha dovuto necessariamente adeguare tutta l’intelligence Usa per far fronte ad un nuovo scenario geopolitico, aprendo l’attività dei servizi a nuove questioni come per esempio quella dell’informazione mediatica. Infatti daI lancio del satellite ECHELON, messo a punto dai servizi anglo-americani per l’intercettazione di tutti i sistemi di comunicazione si è determinato un nuovo ed esteso campo di intelligence con nuove figure e nuovi skills molto dissimili dagli stereotipi del romantico James Bond.

Gli americani sanno però come spendere i loro danaro e già da vari anni, hanno dispiegato sulla rete telematica Internet un software autoapprendente chiamato “PROMISE” che riesce non solo ad intercettare qualsiasi bit vagante nel cyberspazio, ma anche di venire a frugare dentro i sistemi di qualsiasi utente (privati, aziende, ministeri etc) che siano in quel momento collegati ad internet. In Europa: la Germania, la Francia, Svezia ed altri hanno già prodotto dei sistemi autonomi di gestione delle informazioni sulla rete, rifiutando ogni collaborazione con Bill Gates che si intende essere in buonissimi rapporti proprio con i servizi USA.

In Italia, invece, non avendo nulla da nascondere, o meglio non avendo posti non conosciuti già dall’intelligence americana si è pensato bene di affidare proprio a Bill tutto quello che si può gestire telematicamente e anche di più.

Per controllare questo nuovo settore gli USA hanno inserito in uno dei loro tredici servizi segreti conosciuti questo innovativo servizio di intelligence denominato “CIS” .

La sua vera attività all’estero inizia in Afganistan e si appoggia nella sua strategia di azione a gruppi locali che ne costituiscono il braccio armato.

In Iraq, il CIS (Control Information Security) detiene la priorità di intervento su tutto quello che risulta essere informazione mediatica comprese le lettere ai famigliari dei militari statunitensi che sono controllate prima di essere spedite.

Il CIS, ora è sotto il controllo diretto di Negroponte, è costituito da personaggi con notevoli conoscenze della comunicazione, capaci di avviare testate di giornali e broadcasting Tv e di realizzare finzioni televisive atte a mistificare e falsificare eventi con estrema professionalità.



Il dottor Khalid Ash Shaykhli, responsabile sanitario Iracheno, ha dichiarato in una conferenza stampa, un mese fa, che gli USA hanno utilizzato armi internazionalmente proibite come i gas asfissianti e nervino nella presa di Falluja. L’informazione è stata recuperata su siti internet arabi vicini alla guerriglia del partito Baaht che hanno diffuso per qualche giorno le foto, poi il sito è stato intercettato e bloccato. Le immagini raccapriccianti di alcune persone disfatte come se fossero state statue di cera sciolte al sole, nella citta’ fantasma di Falluja rasa completamente al suolo e ridotta ad un cumulo di ceneri. Unici superstiti, poche migliaia di sopravvissuti, confinati in un campo profughi senza possibilità di contatti con personale esterno.



Giuliana Sgrena, forse ingenuamente, programma un’intervista con un referente del campo dei superstiti, ma verrà catturata proprio in quel giorno.



Che in Iraq vengano sequestrati solo giornalisti non embedded o di testate non allineate alle politiche imperialiste, è ormai cosa certa. Sono stati colpiti tutti coloro che potevano dare un contributo di controinformazione alle politiche pacifiste.

Non è necessario essere dei geni per rendersi conto che i giornalisti francesi sono sistematicamente sequestrati per ragioni di geopolitica imperialista, e non è altrettanto difficile capire che il governo francese non accetta contrattazioni con i servizi americani sui sequestri, ma attraverso un passaggio che coinvolga le organizzazioni sunnite. Quando il governo italiano ha distribuito la video cassetta del messaggio della Sgrena alle televisioni, abbiamo tutti quanti sperato che finalmente un po’ di immagini dei massacri yankee venissero proiettate dai media principali nazionali, foto di barbarie perpetrate ai danni della popolazione con le Cluster-Bomb e abbiamo atteso che IL Manifesto pubblicasse e distribuisse le foto citate direttamente nel filmato dalla giornalista. Ma quando sono apparse le foto, il gioco si è svelato. Dieci foto in tutto: due bambini sorridenti che si tengono per mano, una donna quasi divertita che guarda l’obiettivo, un bambino che gioca con la mamma in burka, una donna sorridente su di un letto di ospedale, e cosi via. Foto per una mostra da intitolare “Cronache rosa di vita irachena”. Cosa strana, nessuno ha commentato nulla!

Ci si potrebbe chiedere come mai allora gli amici e colleghi della giornalista a fronte di una sua precisa richiesta abbiano finto di non capire? Semplice, il messaggio era in codice ed aveva un altro significato: Cluster-Bomb. Sgrena ha citato esplicitamente in una evidente recita di supplica questo binomio. Ma di foto inerenti a questo tipo di ordigni con annesse immagini raccappriccianti, su internet ne sono state pubblicate a migliaia e per tutti i paesi del terzo mondo. Strana richiesta!

Ma Sgrena è stata sequestrata da una banda collegata al CIS e il codice Cluster-Bomb (CB) in gergo significa Chemicals- Bacteriological! Tradotto, il messaggio è: Non pubblicate le foto inerenti ai bombardamenti effettuati con armi CB.

E’ notte. Una macchina percorre silenziosamente la strada che porta all’aeroporto di Bagdad, è buio non ci sono luci, si sente solo il fruscio delle ruote che avanzano lentamente. Ma chi è? E ’ Alan Ford in una delle sue grottesche avventure? No. E’ nientemeno che un alto dirigente dell’intelligence di uno degli eserciti degli occupanti che incredibilmente viaggia senza scorta militare, nessun mezzo corazzato, nessun elicottero di supporto, furtivamente, di soppiatto cerca di raggiungere il terminale dell’aeroporto.

Non ci sono militari statunitensi che in teatro operativo non siano corredati di sistema di radiomicrofono, video ripresa diretta e registrata, localizzatore GPS, identificatore radio sulle armi e microchip a trasponder sottopelle. Per evitare errori di “fuoco amico” commessi in altre occasioni, tutti i soldati sono collegati permanentemente al COC (Centrale Operativa di Comando) ove pervengono dati da tutto il teatro operativo e persino dai satelliti geostazionari con risoluzione di 6cm, e quindi dal Pentagono. La regolamentazione d’ingaggio permette ai militari usa di rispondere immediatamente al fuoco se attaccati per prima, ma di attendere l’ok nell’auricolare quando invece iniziare una nuova fase d’attacco. L’invio del “shut on” arriva dal COC dopo aver elaborato le informazioni incrociate dai sistemi informativi, ivi comprese le immagini satellitari e delle videocamere dei militari in azione. A questo punto viene inviato con effetto “echo” a tutti i soldati in teatro, al capo pattuglia o comandante di squadra che confermerà sempre tramite microauricolare il “shut down” (fuoco!)

Con questo criterio, usato ormai da tutti gli eserciti occidentali si elimina il problema del cosiddetto “ Friendly fire”. Ma può sempre venire comodo per togliere di mezzo qualche amico scomodo.

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