Repubblica
IL GIORNO DEI NO GLOBAL Casarini: "Liberi i nostri fratelli" Duemila in corteo: Cofferati, la citta' non e' il tuo cortile il corteo Tanti petardi e nessun incidente. In testa lo striscione per gli arrestati Slogan sotto il Comune Il camion dei disobbedienti parcheggiato davanti al Comune: "Siamo almeno diecimila" I genitori dei tre arrestati: "Scarcerateli, quei ragazzi non saprebbero far male a una mosca" CARLO GULOTTA Slogan contro il sindaco. Cofferati: "e' un sabato tranquillo" DUEMILA persone hanno partecipato ieri pomeriggio al corteo no global per chiedere la scarcerazione dei tre giovani del collettivo Passepartout arrestati per l'occupazione di via del Guasto. Gli organizzatori: "siamo 10 mila". Nessun incidente, qualche petardo, slogan contro il sindaco Cofferati e la magistratura. Nessuna vetrina rotta. La manifestazione si e' chiusa in piazza Maggiore, dove un camion dei Disobbedienti si e' fermato a un metro dal portone di palazzo D 'Accursio. Un "assedio" simbolico. In corteo, Rifondazione, Verdi, centri sociali da tutto il Paese, Rdb. Discreta la presenza delle forze dell'ordine. Cofferati parlera' oggi in una conferenza stampa. Ai commessi della Coop, dove e' andato a fare la spesa, ha detto 'Giornata tranquilla, altrimenti non sarei qui'. Il malcontento dei commercianti per i mancati incassi. COMINCIA tutto alle tre del pomeriggio con gli slogan dei compagni di Casarini che rimbombano nel sottopassaggio della stazione - "Bologna Libera, tutti liberi" - e finisce alle 19 col muso del camion dei Disobbedienti a mezzo metro dall'ingresso sbarrato di palazzo D 'Accursio. Nel mezzo, quattro ore d'attesa e di corteo, 2000 ragazzi venuti da tutta Italia per chiedere la liberazione dei "fratelli" Vittorio, Fabiano e Carmine, slogan contro Cofferati, molti di piu' contro la magistratura. Chi paventava disordini e vetrine rotte a Bologna per la "calata" no global "contro la repressione" e' rimasto deluso: qualche petardo, fumogeni, due scritte sotto i portici, una sul portale del palazzo comunale. Stop. Effetto-Zurigo, insomma. Manifestanti molto attenti a non andare oltre le righe e polizia quasi invisibile: quel tanto che basta, in testa e in coda al corteo, per non far la parte dei "provocatori". L'impressione e' che nessuno voglia farsi del male. Gioco di ruolo e rituale. Come il camion dei Disobbedienti piazzato davanti al palazzo del potere civico e l'esiguo manipolo di poliziotti e finanzieri a far la guardia. I no global dicono che e' stato un successo. Radio Kairos, dal Tpo, per tutto il pomeriggio ha martellato sulle cifre: 'Siamo 10 mila'. Gianmarco De Pieri, leader dei Disobbedienti, s'e' sbracciato per ore dal suo sound system gridando 'siamo una moltitudine, siamo il sale della terra'. Ma ora Bologna sa che la liberazione dei tre "fratelli ingiustamente arrestati" sta nel cuore di non piu' di 2mila persone. In tutto il Paese. E dire che Casarini, solo dal "suo" nord Est, aveva promesso "un intero treno occupato". Non erano nemmeno 200. Stessi numeri sul treno da Milano e Parma. Il grosso dei manifestanti, a Bologna, lo hanno portato Rifondazione, le Rdb e i centri sociali. Molte bandiere rosse, quelle dei Verdi, tanti striscioni per le oltre 100 associazioni rappresentate. In testa, un grande cartello con la scritta 'Carmine, Fabiano, Vittorio liberi subito'. Subito dietro Annarita Cupido, la mamma di Fabiano Di Berardino. 'E' un'assurdita' , quei ragazzi non sono dei delinquenti, non saprebbero fare male a una mosca. Staro' a Bologna finche' non saranno scarcerati. Confido in lui e nella magistratura. Giustizia sara' fatta'. Il serpentone di gente si mette in moto alle cinque. Partono gli slogan contro il sindaco. 'Nella citta' di Cofferati siamo tutti sovversivi'. 'Cofferati, questa citta' non e' il tuo cortile'. A un certo punto risuona anche un 'Bologna e' rossa di vergogna', archeologia della protesta di piazza, mentre fra la folla assordata dai petardi compare don Vitaliano Della Sala, il "prete no global". 'Il sindaco non ha responsabilita' per gli arresti, ma sicuramente non si e' espresso a favore dei ragazzi. Strano sindaco. E' stato per anni un sindacalista che ha disobbedito e da lui sicuramente non mi sarei aspettato questo comportamento. Stamattina sono andato in carcere con Titti De Simone, ho incontrato Carmine, Fabiano e Vittorio: il loro morale e' alto'. Poco piu' indietro spunta Francesco Caruso, leader dei Disobbedienti napoletani. Dice di essere venuto a Bologna 'per dare due ceffoni democratici e legalitari al sindaco. Uno lo riceve oggi con questa manifestazione. Comunque, non siamo qui per alzare il livello dello scontro. Non succedera' nulla'. I fatti gli daranno ragione. I ragazzi del Tpo, intanto, fanno la voce grossa, il corteo rallenta per sembrare piu' lungo, ma e' soltanto tattica. Gian Marco De Pieri, entrando in piazza Maggiore alla testa del corteo, cerca il colpo da Masaniello sotto le mura del palazzo comunale. 'Sindaco Cofferati, questa citta' non e' il tuo cortile. Vediamo se ci senti, Cofferati. Non parli da quattro giorni. Proviamo ad alzare le mani. Bologna libera. Al pm Giovagnoli diciamo che in questa citta' non c 'e' spazio per i suoi teoremi'. Alle sette e' tutto finito. Casarini se ne va gongolando. 'E' stata una grande risposta dal basso della politica con la 'p' minuscola: un dispiacere per chi vorrebbe farci sparire dentro le galere'. Se ne va anche Antonio Pappalardo, sinistra Ds, direttore del dipartimento regionale della giustizia minorile. Anche lui ha sul petto l'adesivo con la "Birra Peron". 'Lo dico a titolo personale. Ma sono contrario all'uso delle leggi emergenziali anni'70 per portare in carcere questi tre ragazzi. Il contesto e' cambiato. Un errore'. IL PERSONAGGIO Non piu' cinquanta i militanti del partito di Bertinotti che sono sempre rimasti in coda al corteo Rifondazione, pochi e in disparte Zamboni sceglie di andare fuori citta' Il segretario Loreti in piazza XX Settembre fa gli scongiuri: "Solo un menagramo puo' pensare che questa manifestazione possa degenerare" VALERIO VARESI (segue dalla prima di cronaca) Penso anche che tutta la Bologna progressista debba guardare con preoccupazione alla repressione che si sta diffondendo nel Paese come risposta al conflitto sociale'. Il segretario provinciale Tiziano Loreti s'era mostrato sicuro dell'esito fin dall'inizio: 'Solo qualche menagramo puo' pensare che la manifestazione possa degenerare' aveva sibilato mentre ancora il corteo sostava in piazza Venti settembre in attesa del treno col gruppo dei milanesi. Ma con prudenza, il gruppo di Rifondazione si mantiene in fondo al corteo, dopo le Rdb, in una collocazione marginale come ad accompagnare l'orchestra. 'Siamo qui per chiedere la scarcerazione dei tre ragazzi - riprende Sconciaforni - l 'ultimo episodio di una serie di provvedimenti giudiziari in tutta Italia con l'incarcerazione di tante persone quale risposta al conflitto sociale. Si cerca di criminalizzare proprio questo conflitto alla vigilia delle grandi mobilitazioni dei metalmeccanici e del pubblico impiego'. Ma in tutto questo c'entra anche Cofferati? 'Non siamo in piazza per contestare Cofferati ne' l'Amministrazione' taglia corto l'ex segretario provinciale. Nessuna contestazione, ma 'di questi temi dobbiamo parlare anche con Cofferati' avverte la parlamentare Titti De Simone. 'C'e' il tentativo di criminalizzare il conflitto sociale che e' il sale della democrazia e di questo occorre discutere pure con il Comune'. Valerio Monteventi, consigliere comunale, interpreta il ruolo del battitore libero e sta piu' tra i ragazzi del 'Movimento' che tra le bandiere del suo partito. Ma nemmeno lui, che pur col sindaco ha ingaggiato una battaglia sulla legalita' , affonda il colpo. 'Il conflitto sociale non e' arrestabile e il disagio deve trovare ascolto quindi risposte: per ora non siamo nemmeno all'ascolto. La manifestazione - spiega - vuol essere un segnale forte anche per la giunta. Occorre lavorare per i soggetti deboli com'e' nello spirito di chi ha appoggiato il sindaco'. Alla fine l'attacco piu' duro a Cofferati arriva dal prete no global don Vitaliano Della Sala. 'Con Guazzaloca si respirava un certo clima repressivo, poi e' arrivata la liberazione con l'elezione di Cofferati, ma ora la sensazione e' che si stia peggio di quando c'era Guazzaloca'. Tuttavia sono parole isolate. Il tutto sembra un'esibizione di arti marziali dove i colpi sono portati senza che avvenga il contatto. La mano e le parole si fermano un attimo prima dell'impatto. e' cosi' anche per i Verdi che sciamano mischiati alla folla in ordine sparso con le loro bandiere. Paolo Cento tuona: 'In un Paese dove Izzo puo' girare liberamente si mettono in carcere tre ragazzi per reati veniali'. E Filippo Boriani aggiunge: 'Visti i capi di imputazione per i tre disobbedianti, il primo a essere incarcerato dovrebbe essere Silvio Berlusconi'. E mentre uno striscione recitava che nella 'citta' di Cofferati siamo tutti sovversivi', gli uomini di partito che fanno parte dell'Amministrazione si sono tenuti alla larga dalla manifestazione per non creare situazioni di imbarazzo. 'Avevo un impegno fuori Bologna gia' programmato da tempo - spiega l 'assessore alla Mobilita' di Rifondazione Maurizio Zamboni - ma idealmente ero li' alla manifestazione per chiedere la liberazione dei tre ragazzi messi in carcere da un capo di imputazione che e' una bestemmia'. Nessun altro assessore s'e' presentato al corteo e l'unico amministratore presente era il presidente (anch'egli di Rifondazione) del quartiere San Donato Riccardo Malagoli. Assente anche l'assessore alla Casa Antonio Amorosi dei Verdi. VALERIO VARESI Dietro le saracinesche abbassate ad attendere il passaggio del corteo. Poi il sollievo IN CORTEO COL CAMION La rabbia dei commercianti "Una vergogna per Bologna" Meta' aperti e meta' chiusi: ma per tutti pochi affari Malcontento generale, tranne che per i bar presi d'assalto anche dai manifestanti LUIGI SPEZIA Uno chiuso, uno aperto. Non e' stata una chiusura totale dei negozi di via Indipendenza e dintorni, anzi. Ha prevalso la prudenza, non la paura, ma certo il corteo ha portato via una bella fetta di clienti. Casse vuote, giornata persa, malcontento quasi generale, tranne che per i bar (la stragrande maggioranza aperti) presi d'assalto anche dai 'pericolosi' manifestanti. Le preoccupazioni della vigilia del corteo no global si sono diradate nel corso del pomeriggio, ma c'era chi aveva deciso a priori, come per esempio la 'Manifattura dell'Orologio' in piazza Maggiore, che ha appeso il cartello 'chiusi per manifestazione, ce ne scusiamo con la clientela'. La manifestazione, quando e' arrivata li', e' durata ancora un'oretta e tuttavia anche in via D'Azeglio qualche negozio era stato sprangato. Ma le formule sono state tante: chiuso, chiuso con commessi senza lavorare, chiuso ma lavorando, aperto con circospezione, spalancato. A piazza XX Settembre, alla partenza del corteo, Gianni Valdirosa del negozio Rosdeval presidia l'entrata e si lamenta: 'Chi mi rimborsa? Una giornata di lavoro perduta. Come l'anno scorso, quando hanno manifestato gli ultras. Ma che diritto hanno di manifestare gli ultras? E sempre di sabato. e' una vergogna. I commercianti sono tutti qui che bestemmiano'. Dall'altra parte della strada il titolare presidia anche lui il suo bar con le saracinesche a terra: 'Non mi pare logico fare queste manifestazioni, se ne hanno arrestati tre vuol dire che qualcosa avranno fatto. Io ho chiuso a mezzogiorno, oggi c'era una bella fiera internazionale e quei clienti li' non li rivedi piu'. Questi invece vengono a Bologna a fare del casino, ci sono delle teste calde'. Amerigo e Paolo, parrucchieri, si tengono cara la testa dell'unico cliente mentre 'le teste calde' sfilano fuori, ma oltre le sicure sbarre di ferro: 'Ieri c'e' stato lo sciopero dei bus, ogni giorno ce n'e' una, ma bisogna pur mangiare. E quindi rischiamo'. Anche la parrucchiera Daniela non lascia le mani dalla testa delle clienti, ma intanto la Foto Ottica e' chiusa, il Fil Bar e' chiuso, le cinque vetrine del 'Bruco' sono spente: 'Noi abbiamo paura. Sono quelli delle autoriduzioni e anche di qualcosa di piu'. Non possiamo rischiare'. Marco Braccini di Venere e' incerto: 'Qui mi sembra che non succeda nulla, ma ho un altro negozio in cima alla via e per quello sono preoccupato. Ho appena speso 2000 euro per rifare le vetrine, non vorrei avere sorprese'. Sorprese non ne vuole nemmeno Gianfranco Trentini della 'Caffetteria': 'Per il corteo contro l'Ocse, mi hanno devastato il dehors. Questi parlano di giustizia, ma a me i danni non li hanno mica pagati'. Non succede niente pero' nemmeno davanti a Mc Donald, protetto da un cordone di agenti. Solo foto ricordo e qualche ironia. Se Antinori, Intimo 3, Mister Sun, Foto Arfo, Mengoli e altri sono chiusi, Sisley, Jennifer, Yamamay hanno le porte spalancate. Le commesse di Douglas sorridono: 'Hanno parlato tanto, ma non e' successo niente'. Ma quelle di Limoni sono inaccessibili laggiu' dietro due cancellate sbarrate. Mantellassi e' nero: 'Lasciamo perdere, e' una vergogna. Farci mettere i piedi in testa cosi'. Anche voi giornalisti avete le vostre colpe'. Ma il giornalaio in mezzo alla via legge tranquillo spalle ai manifestanti: 'I negozi chiusi? Se la fanno sotto con poco'. Serena Marinella Ramazzina, e non e' l'unica: 'Credo che questi ragazzi vogliano solo comunicare, hanno voglia di protagonismo, non bisogna chiudergli la porta in faccia'. Meta' e meta' anche per Gianmarco Depieri, che in corteo urla questa analisi: 'C'e' qualcosa che non va in questa citta' . I negozianti che hanno chiuso sono della Confesercenti, sono di sinistra. Perche' la sinistra ha paura di noi?'. Tre arrestati, venerdi' decide il Riesame dalla Spagna la solidarieta' di Batasuna il processo E' stata fissata per venerdi' prossimo l'udienza del Tribunale del Riesame che dovra' discutere il ricorso presentato dai difensori dei tre Disobbedienti, arrestati mercoledi', contro l'ordinanza di custodia cautelare del Gip. A Vittorio Sergi, Fabiano Di Berardino e Carmine Guaragna e' arrivata ieri da San Sebastian la solidarieta' di Batasuna, il movimento autonomista basco. In una nota Joseba Alvarez, responsabile delle relazioni internazionali del movimento, scrive che 'Batasuna mostra la sua solidarieta' con le tre persone detenute a Bologna e sollecita la loro immediata messa in liberta' ', sottolineando che 'neanche in Italia la repressione e' la soluzione'. I tre disobbedienti, arrestati come si ricordera' per occupazione di edificio, resistenza e violenza a poliziotti con l'aggravante dell 'eversione, hanno ricevuto ieri mattina la visita in carcere dei loro legali. 'Sono un po' provati, ma hanno reagito bene e sono molto felici per il corteo di solidarieta' ' ha detto l'avvocato Elia De Caro. 'Non riescono ancora a ricevere la biancheria e qualcosa con cui scrivere - ha proseguito il legale - e il primo colloquio con i genitori e' previsto per martedi' mattina. Hanno reagito bene e sono fiduciosi. E molto contenti per le manifestazioni di solidarieta' arrivate anche da personalita' istituzionali'. IL GIORNO DEI NO GLOBAL IL PALAZZO Cofferati se ne va alla coop "Tutto tranquillo, faccio la spesa" ANDREA CHIARINI mentre i no global sfilavano, il sindaco era a fare la spesa alla Coop di San Ruffillo. 'Sta andando tutto bene?' gli hanno chiesto al bancone delle carni. 'Certo, e' un sabato tranquillo, come tutti gli altri. Altrimenti non sarei qui a fare la spesa' ha risposto Sergio Cofferati spingendo il carrello. Un pomeriggio come tanti, una giornata non particolare. Il sindaco ha voluto trasmettere alla citta' questa sensazione di normalita' , evitando di blindare il palazzo e chiedendo discrezione alle forze dell'ordine. Tanto che, fino a cinque minuti prima dell'arrivo del corteo dei no global, la piazza era quella di sempre. Il gruppo musicale con danzatrici improvvisate, le mamme coi passeggini sul crescentone, i turisti seduti ai tavolini del bar. A palazzo sono rimasti invece i piu' stretti collaboratori del sindaco, un occhio alle agenzie di stampa e la radio accesa sulle emittenti locali che fornivano informazioni sul corteo. A manifestazione finita il sollievo in Comune per come e' andata, senza incidenti e senza problemi particolari. Poi il bilancio del corteo che, si fa osservare, rispetto alle previsioni della vigilia e' stato un mezzo flop. Di piu' Sergio Cofferati dira' oggi in conferenza stampa, ma si fa notare che la scelta di non schierare i militari in assetto anti sommossa, davanti all 'ingresso principale di Palazzo d'Accursio, e' stata azzeccata. L'aveva chiesto il sindaco alla Prefettura e infatti ieri gli agenti delle Forze dell'ordine, meno di una cinquantina in piazza, si sono sistemati a lato, sotto il portico della farmacia comunale. Mentre a guardia dell 'ingresso, sotto la statua di Gregorio XIII, si sono avvicendati, come ogni giorno, tre vigili urbani. Persino il cellulare della Guardia di Finanza e la jeep della Polizia sono stati spostati in via IV novembre, fuori dal raggio visivo dei no global, col questore Frascesco Cirillo che controllava a distanza. Alle 18 le porte del Comune sono state chiuse 'come e' prassi a quell'ora, quando chiude anche il museo Morandi' fanno sapere dall'interno. Nessuna "zona rossa", nessun confine da oltrepassare. Il furgone dei no global si e' fermato a un metro dal portone senza che nessuno intervenisse. Come se rispettasse una linea immaginaria e concordata in precedenza. Solo una scritta sul muro: 'Liberi subito'. Cofferati ha lasciato il Comune all'ora di pranzo, 'se dovessi restare in ufficio per ogni manifestazione sarebbe finita'. E in serata ha cenato fuori Bologna con amici arrivati da Genova. IL POLO L'ex vice di Guazzaloca: "Un vero professionista, riesce a farsi contestare da pochi". Salizzoni ironico col sindaco "Cosi' torna in prima pagina" Monaco: "Vuol dimostrare che e' un uomo d'ordine, ma a Bologna non regnava l'illegalita' " 'Speriamo che Sergio Cofferati sappia tenere a bada la manifestazione, lui che e' un sindacalista, giustizialista, legalista, movimentista e conservatore'. e' questo l'ironico commento dell'ex vice sindaco di Bologna Giovanni Salizzoni, oggi consigliere comunale ed esponente de 'La tua Bologna', in relazione alla manifestazione in corso a Bologna promossa dai 'disobbedienti' per protestare contro l'arresto dei tre attivisti del collettivo 'Passpartout', arrestati tre giorni fa per sovversione dell'ordine democratico. Il corteo, che ha raccolto le adesioni anche di molti esponenti politici della maggioranza del Consiglio comunale, da Rifondazione comunista ai Verdi fino al Pdci, si e' trasformato anche, in parte, in una manifestazione anti-Cofferati. E proprio grazie a questo, secondo Salizzoni, Cofferati riuscira' ancora una volta a conquistare le prime pagine dei quotidiani nazionali, operazione per la quale, a suo avviso, si sta da tempo adoperando. 'E' un professionista - prosegue Salizzoni - perche' riesce a farsi contestare anche da pochi. Quando toccava a me riempivano le piazze'. Ma l'ex vice sindaco chiarisce comunque che la cosa piu' importante e' che il tutto si svolga nella piu' assoluta tranquillita' . 'Sono sicuro che non succedera' nulla - dice - speriamo che tutto continui cosi' e che non accada quanto avvenuto in passato, quando furono distrutte parecchie vetrine'. 'Sicuramente gli ultimi atteggiamenti di Cofferati hanno favorito consapevolmente manifestazioni di questo genere'. e' questo il commento del consigliere comunale de 'La tua Bologna' Carlo Monaco, nell 'osservare dai portici di via Indipendenza la sfilata dei 'no global' che chiedono la scarcerazione di tre loro compagni. 'Non capisco cosa voglia ottenere - prosegue Monaco riferendosi al sindaco - accentuando il conflitto con Rifondazione. Mi sembra che voglia solo dimostrare che e' un uomo d'ordine ma Bologna non era una citta' dove regnava l'illegalita' ', aggiunge Monaco, sottolineando che Cofferati 'deve fare il sindaco e non lo sceriffo'.
Manifestazione contro l'arresto di tre disobbedienti. Nessun incidente, duri slogan contro il sindaco I no global sfidano Cofferati Duemila in corteo a Bologna, protesta sotto il Comune MICHELE SMARGIASSI BOLOGNA - Il camion disobbediente, issando la bandiera dei pirati, punta dritto sul portone chiuso di Palazzo d'Accursio, il municipio merlato di Bologna, ma si ferma a un metro dall'impatto. Ed e' il riassunto perfetto di un pomeriggio che insieme evoca e scaccia i fantasmi di un altro conflitto fra 'movimenti' di ultrasinistra e sindaco, quello del funesto '77 bolognese. Succede a Bologna una cosa impensabile un anno fa: il primo corteo contro l'uomo dei grandi cortei. Lui fece tre milioni, loro saranno pochi piu' di duemila, ma per il sindaco Sergio Cofferati e' lo stesso una prova del fuoco. Superata senza bruciature. Nessuna vetrina rotta, due o tre scritte murali, fumogeni colorati e qualche fuoco d'artificio incongruo nel cielo azzurrissimo. Gliene hanno dette di tutti i colori, al sindaco che 'da quattro giorni tace sull'arresto dei nostri tre compagni', sul sindaco 'della legge e dell'ordine', che vieta perfino di bere la birra in strada. Ma hanno deciso, almeno per ora, di 'non alzare il livello dello scontro'. Forse perfino di dargli una possibilita' . Cofferati commentera' oggi, domenica. 'Recitera' l'Angelus', ironizza il capo disobbediente Luca Casarini, ma non e' cosi' vero che 'quel che dira' non ci interessa piu' perche' ha gia' parlato la piazza', come si sgola lo speaker Gianmarco De Pieri dagli altoparlanti. e' partita aperta a Bologna fra la sinistra dei movimenti e il sindaco. Ma sul campo gli sfidanti non fanno gol. Duemila sono pochi per una manifestazione 'nazionale' con benedizioni illustri, Bertinotti compreso, e il motivo piu' mobilitante che c'e': l'arresto di tre 'fratelli'. 'Cofferati la citta' ti grida: questo non e' il tuo cortile', ma non e' vero, non e' 'la citta' ' che grida, senza rinforzi forestieri i ribelli bolognesi avrebbero messo assieme poche centinaia di persone. La testa del corteo parla il dialetto di Casarini, 'Xe' riva' i compagni de Mila' n?', gli striscioni dicono: Marche, Reggio, Milano. Bologna, ce n'e' davvero poca. Si notano personalita' d'importazione, il no global Caruso, il cappellano ribelle don Vitaliano Della Sala, il segretario Fiom Cremaschi che spiega che 'legalita' non e' una parola di sinistra', qualche onorevole dei Verdi; ma non si vedono i firmatari piu' illustri dell'appello degli intellettuali cittadini per la liberazione dei tre arrestati. La Bologna del sabato sta sotto i portici. Solo un negozio su tre ha abbassato le saracinesche per prudenza: gli altri si fidano della tranquillita' del sindaco, e per i baristi e' una manna di bottigliette e gelati. I 'duri' dei collettivi sfilano davanti al McDonald di via Indipendenza, protetto da un muro di poliziotti corazzati, senza degnarlo di uno sguardo. Un nemico alla volta. Oggi lo 'schiaffo democratico e legalitario' e' per il Cinese, trasformato nel barbuto di una celebre birra, etichetta: 'Chiamami Peron'. Negli slogan il nome di Cofferati batte dieci a uno quelli del pm Giovagnoli e del procuratore De Nicola, bersagli ufficiali di questo corteo che vuole 'liberi subito' Carmine, Fabiano e Vittorio, i tre occupanti arrestati giorni fa con l'accusa di 'eversione dell'ordine democratico'. Il bersaglio grosso e' lui, il sindaco che chiede 'il rispetto della legalita' ', lui e tutto quello che per loro rappresenta: l'eterno volto 'repressivo' della sinistra istituzionale. 'I fascisti di sinistra sono fra noi', 'Nella citta' di Cofferati siamo tutti sovversivi'. Non e' il '77, ma un parallelo qualcuno lo tenta: 'Cofferati non Lama nessuno' dice un cartello, pero' lo capiscono solo i quarantenni. 'Se fosse un nuovo '77 non sarebbe andata cosi' liscia', commenta sollevato Valerio Monteventi, consigliere comunale di Rifondazione ma anche anima del Bologna social forum, quando, dopo tre ore a passo di lumaca per coprire un chilometro, il corteo si scioglie in piazza Maggiore. Con lui respirano i dirigenti locali di Rifondazione, che il corteo l'hanno fatto camminando sui vetri. 'Qui in mezzo non decidiamo niente, ma se succede qualcosa le conseguenze le paghiamo noi', sintetizza un consigliere di quartiere del Prc. Loro, che in Comune votano per Cofferati e oggi sono qui (ma senza il loro assessore) a sfilargli addosso, pensano che la loro missione sia 'non tagliare i ponti fra la sinistra istituzionale e quella dei movimenti', e rischiano di prenderle da entrambi. Si piazzano alla coda del corteo, pronti a intervenire o, alla peggio, a sfilarsi se degenera. Non succede, e il segretario cittadino Loreti, dopo aver tuonato davanti ai cronisti contro il sindaco, 'la smetta di parlare di legalita' , lo vede che non e' successo nulla', in disparte mormora impaziente 'si' pero' adesso andiamo tutti a casa'. Dal camion leggono un messaggio dal carcere degli arrestati: 'Legalita' non e' sinonimo di giustizia'; la piccola piazza intona 'Boo-logna li-be-ra' e finisce qui, nei confini della disprezzata 'legalita' '
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