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[Repressione] Arrestati nn rispondono ai giudici
by da Anarcotico Monday, May. 30, 2005 at 1:28 AM mail:

Terrorismo, anarchici arrestati non rispondono al gip


26 maggio 2005
BOLOGNA, (29 mag. 2005) -Si e' avvalso della facolta' di non rispondere nell'interrogatorio di garanzia del gip, ieri sera a Roma, Marco B., una delle 7 persone arrestate nell'operazione della Procura di Bologna contro l'anarco-insurrezionalismo.

B., napoletano di 22 anni, ha puntato la propria linea difensiva sul ricorso al Tribunale del Riesame che domani il suo legale depositera' a Bologna. Non aveva parlato davanti al gip neanche Elsa C., sentita nel carcere di Forli'.

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Le accuse: associazione terroristica e apologia sovversiva

PESCARA - Saranno interrogati domani, in carcere, a Pescara Danilo Cr. e la compagna Valentina S., entrambi 28 anni, arrestati il 26 maggio a conclusione di un’indagine della Digos di Pescara, diretta da Claudio Mastromattei. Anarchici dell’area insurrezionalista, i due devono rispondere per l’inchiesta bolognese dei reati di associazione con finalità di terrorismo (270 bis) e apologia sovversiva (272). Lui anche di tentata rapina, per un colpo ai danni di una banca di Bologna. Cr. è presunto costruttore di sei ordigni esplosivi, tra cui quello alla direzione del Tg4, alla Benetton di Ponzano Veneto, alla Prefettura di Genova. Non è accusato dei plichi a casa di Prodi ma la sua organizzazione, secondo la magistratura, in quel fatto c’entra comunque. Per l’inchiesta di Roma i due sono accusati di atto di terrorismo con ordigni micidiali e di fabbricazione di ordigni. Entrambi sono difesi dall’avvocato Florindo Tribotti, Cr. ha nominato anche il legale bolognese Guglielmo Giuliano. Saranno sentiti dal gip Gluido Campli, su rogatoria, inizio alle 9,30.
In Abruzzo, a Teramo, si trova anche la terza abruzzese, Claudia C., 36 anni, arrestata a Viterbo per la sola inchiesta romana.


Il gruppo anarchico teorizzava il ripudio per il sistema ”democratico”
Parola d’ordine: «Distruggere»
In un editoriale Cremonesi rivelava la natura violenta del movimento

PESCARA - L’editoriale è chiarissimo, sin dal primo rigo: «La decisione di scrivere un giornale che parli dei detenuti e del carcere nasce dal nostro ripudio per ogni sistema autoritario. Dalla considerazione che il sistema democratico mira alla demolizione della personalità dell’individuo per poterlo controllare e sfruttare, catalogandolo in categorie sociali ad appannaggio delle logiche di mercato e quindi del consumo e la produzione di merci».
L’autore dell’editoriale è Danilo Cr., il giovane di Manoppello dell’area anarchica-insurrezionalista, ritenuto dalla procura di Bologna responsabile di propaganda sovversiva e di associazione e apologia sovversiva, arrestato il 26 maggio dalla Digos di Pescara. Il brano è tratto da ”Croce Nera Anarchica”, bollettino d’area spedito inizialmente con scadenza mensile a duecento anarchici in Italia e in Europa. In media una cinquantina di pagine per informare di processi, perquisizioni, interrogatori, indagini con finestre anche dalle carceri. Nel linguaggio degli anarchici poliziotti e carabinieri e magistrati sono sbirri o servi dello Stato. La solidarietà è ”complicità”, la Corte giudicante è il Tribunale dell’inquisizione, lo Stato è il ”dominio” e in quanto tale va abolito.
La lettura dell’editoriale evidenzia, secondo i magistrati, che il movimento non ha natura pacifica: «Fino a qui abbiamo parlato di resistenza. Questo però non ci basta. Sentiamo che è indispensabile attaccare la macchina governativa per frenarla, non cercando di fare il minimo danno ma di ottenere la massima distruzione. Qui ed ora, senza aspettare l’insorgere delle masse. Questo non significa porsi come avanguardia rivoluzionaria ma rendersi coscienti delle proprie possibilità e agire non all’interno di un progetto articolato in più fasi ma colpendo il sistema nelle strutture e le persone fisiche che lo determinano facendolo vacillare fino a farlo crollare».
Non c’è distinzione tra gente comune e anarchici, spiega l’editoriale e non basta definirsi anarchici per essere rivoluzionari: «Siamo sempre disposti al confronto e al dialogo, fondamentali alla formazione dell’individuo e all’amalgazione di un gruppo, riteniamo che lo spazio per la critica e il confronto ci sarà sempre purchè non si arrivi alle illazioni tirando fuori il coinvolgimento di sbirri, servizi segreti o extraterrestri».
Il fine giustifica i mezzi: «Esplosioni, sabotaggi, incendi, rapine, sequestri, evasioni e ogni atto compiuto con l’intento di colpire il sistema sono opera di donne e di uomini determinati, fatti di carne ed ossa, non di super-eroi nè fanatici addestrati alla guerra».
I limiti di un’organizzazione, in quanto anonima, non esistono: «Non condividiamo la preoccupazione per come si possa frenare, arginare, una qualsiasi organizzazione anonima, che non agisce alla luce del sole, perchè ci interessa frenare il processo distruttivo del dominio, non chi lo attacca. Nessuna azione rimane anonima se è rivendicata o comunque si rende chiaro perchè è stata compiuta... Non ci sentiamo portatori di verità assolute da predicare alle masse ma di una indomabile volontà di distruggere tutto ciò che risulta nocivo alla nostra esistenza. Questo vogliamo fare gridando ai quattro venti le nostre motivazioni».
La libertà secondo Cr.: «Questa società fa schifo ma noi ne siamo parte attiva, vivendone ogni giorno i conflitti, camminando spalla a spalla con miliardi di donne e uomini senza sentirci nè migliori nè peggiori, con la necessità di impedire al dominio di escludere chi gli è ostile o anche solo improduttivo. Questa indomabile volontà può essere organizzata e mirata al raggiungimento di un obiettivo ma non potrà mai essere gestita da una regia esterna alla coscienza individuale e alla capacità critica e di analisi che ne consegue. Per sentirsi liberi bisogna forzare continuamente i limiti che ci vengono imposti e ci imponiamo da soli. Per essere liberi bisogna distruggere ogni forma di potere e ogni forma di dipendenza».

Il Messaggero

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