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Bocciata la direttiva Europea su i brevetti Software!
by Sbancor Wednesday, Jul. 06, 2005 at 3:37 PM mail:

Beh, ogni tanto una Vittoria non sta male....

Il voto dell'Europarlamento sul testo fortemente voluto dal Consiglio UE è stato una bocciatura senza appello: 648 contro e solo 14 i favorevoli, con 18 astenuti. Un voto che premia con un risultato straordinario una campagna di mobilitazione su questo fronte che, ispirata da FFII.org ha via via portato a prese di posizione di imprese, sviluppatori indipendenti, professori universitari ed intere facoltà accademiche e altri ancora: tutti insieme hanno dato un segnale forte, un contributo essenziale alla vittoria del "No".

Dopo settimane di attesa, in cui si è andato rafforzando il fronte di chi appoggiava la direttiva, con l'intervento di alcune delle più grandi aziende della tecnologia europee ed americane, ciò che ha prevalso a Strasburgo è stato il clima di tensione che si è andato instaurando, la difficoltà per i parlamentari europei di accettare un testo che andava contro il proprio primo voto e che non era figlio di un vero dibattito, aperto e condiviso.

Non soltanto le ragioni del No, dunque, hanno prevalso ma anche il senso di responsabilità di quegli europarlamentari che a larghissima maggioranza hanno dimostrato di non voler votare una direttiva dalle conseguenze potenzialmente vastissime senza che prima su questa si aprisse una discussione vera, scevra da urgenze ben poco giustificate ma propugnate dal Consiglio dei ministri e dalla Commissione UE. A giocare un ruolo essenziale anche i 178 emendamenti presentati: dinanzi alla prospettiva di introdurne magari solo una parte dando alla normativa connotati ancora più discutibili, tutti i maggiori gruppi parlamentari hanno votato contro.

Il voto di oggi è anche una dichiarazione di intenti: si è affermato che la conoscenza umana non può essere brevettata e che la brevettabilità del software non rappresenta una conquista per l'innovazione ma semmai il suo esatto contrario. Una lezione che, c'è da scommetterci, alimenterà le crescenti polemiche con cui negli USA si guarda alla legislazione locale che, come noto, da lungo tempo ha adottato la brevettabilità.

La direttiva, va infine detto, è definitivamente affossata. Già ieri la Commissione UE aveva confermato che in caso di bocciatura non sarebbe stato presentato un nuovo testo sulla questione.


http://punto-informatico.it/p.asp?i=53925&r=PI

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Il rigetto della direttiva sulla brevettabilita` del software
by Italian Linux Society Tuesday, Jul. 12, 2005 at 12:32 PM mail:

Date: Sat, 9 Jul 2005 18:06:09 +0200
From: Carlo Strozzi <carlos at linux.it>
To: soci at lists.linux.it
Subject: Il rigetto della direttiva sulla brevettabilita` del software
Organization: Italian Linux Society (ILS)

Ai sigg.ri soci di Italian Linux Society

In qualità di membro dell'Associazione, ed in particolare di persona
incaricata dal Consiglio Direttivo di rappresentare ILS in merito
alla nota questione della Direttiva Europea sulla brevettabilità del
Software, ritengo doveroso informare i soci in merito all'esito di
questa annosa vicenda.

E` opportuno premettere che in Europa l'Ufficio Brevetti (EPO -
European Patent Office), uniformandosi al suo omologo americano, ha
approvato negli ultimi anni almeno 30.000 brevetti riconducibili al
puro software, "mascherati" come brevetti tecnologici. Tali brevetti,
in massima parte posseduti da grandi aziende non europee, sono
scarsamente utilizzabili in tribunale, in quanto concessi in violazione
dell'art.52 della Euopean Patent Convention (EPC) di Monaco del 1973.

La vicenda della odierna direttiva nasce come tentativo, in verità di
per sè condivisibile, da parte della Commissione Europea di portare
chiarezza in questo guazzabuglio brevettuale, attraverso una direttiva
che, almeno nelle intenzioni dichiarate, rimarcasse i confini della
brevettabilità e ridesse forza e dignità ad un sistema brevettuale
a rischio di perdita di credibilità.

Purtroppo, a causa dei forti interessi economici in gioco, la direttiva
si rivelò da subito la ghiotta occasione che gli uffici brevetti e gli
studi legali delle suddette multinazionali aspettavano per legalizzare
i brevetti già concessi, "sbarazzarsi" dei limiti imposti da EPC/52 ed
estendere all'Europa il sistema brevettuale già in essere negli USA,
con grandi vantaggi economici per pochi ed una quantità incalcolabile
di danni per tutti gli altri. Si mise quindi in moto una formidabile e
costosissima macchina lobbistica volta ad ottenere il risultato voluto.

Ma non è mia intenzione in questa sede ripercorrere tutto l'iter
della vicenda, e rimando chi non ne conoscesse tutti i risvolti al
sito di FFII (http://www.ffii.org), l'associazione transnazionale che più
di ogni altra ha saputo dare voce all'economia Europea del settore
ICT nei confronti di questa disastrosa proposta legislativa, che come
detto era stata nei fatti formulata dagli uffici brevetti di alcune
grandi aziende multinazionali del software, per lo più non europee,
attraverso organizazioni di grandi aziende quali EICTA, BSA ed altre.
Fin dall'inizio l'approccio di FFII è stato costruttivo e non ha
puntato al rigetto toute-court della direttiva bensì ad un suo processo
emendativo volto a fare sì che essa potesse effettivamente realizzare
nei fatti ciò che veniva dichiarato nelle intenzioni. L'obiettivo era
cioè quello di cogliere questa opportunità per ottenere un effettivo
rafforzamento di EPC/52, chiarendone le ambiguità interpretative
e cancellando la potenziale minaccia costituita dai brevetti già
concessi.

Mercoledì 6 Luglio scorso il Parlamento Europeo, riunito in sessione
plenaria nella sede di Strasburgo, ha rigettato a larghissima
maggioranza la direttiva in oggetto. La conclusione di questa vicenda,
iniziata nel 2002 e segnata da un percorso alquanto accidentato,
uno dei più accidentati mai subiti da una direttiva nella storia
dell'Unione, ha permesso di tirare un grosso sospiro di sollievo ai
milioni di piccole e medie imprese (PMI) e di professionisti che in
tutta Europa sarebbero stati pesantemente danneggiati da uno smisurato
ampliamento dei confini della brevettabilità nel campo del software,
come sarebbe accaduto in caso di approvazione della direttiva nella sua
forma originale come proposta dalla Commissione e dal Consiglio Europeo.

In allegato vi invio pertanto la press-release ufficiale di FFII,
e per parte mia mi limito a fornirvi alcuni dettagli utili per
comprendere che cosa in realtà è accaduto il 6 Luglio.

La prima cosa, e forse la più importante da riportare al di là della
questione di merito, è che il Parlamento Europeo, unica istituzione
Europea eletta direttamente dai cittadini, con la sua decisione ha
riportato equilibrio fra i poteri degli organismi dell'Unione, e fra
questi ed i singoli governi nazionali. La Commissione e il Consiglio,
nel Maggio 2004, successivamente al voto parlamentare dell'autunno 2003
in cui il Parlamento già aveva votato importantissime modifiche alla
direttiva, tradendo anche il volere dei governi nazionali che queste
istituzioni dovrebbero rappresentare, avevano deciso di ignorare
totalmente tale voto riproponendo per la seconda lettura un testo
ancora più criticabile dell'originale, un testo che se approvato
avrebbe significato non solo la brevettabilità indiscriminata del
software, ma anche dei metodi di business.

Il 6 Luglio scorso le forze pro- e anti-swpat, le prima "capeggiate"
dal parlamentare tedesco Klaus Lehne, del PPE ma con ampie
ramificazioni trasversali in altri gruppi, e le seconde formate da un
gruppo altrettanto vasto e trasversale comprendente il PSE, LIB/DEM,
IN/DEM, ALDE, parte del PPE e vari altri, semplificando sulle varie
sfumature interne agli schieramenti, avevano come obiettivo ottimale
due traguardi opposti:

1) I pro-swpat volevano che la direttiva passasse senza modifiche,
o con modifiche minime rispetto al testo originale proposto dalla
Commissione, il che avrebbe significato una sostanziale cancellazione
di EPC/52 ed il "disco verde" per una brevettabilità molto vicina
a quella statunitense, e che proprio negli USA sta ormai producendo
gravi danni.

2) Gli anti-swpat, attraverso un pacchetto di emendamenti di
compromesso, definiti di "Rocard-Buzek", puntavano invece ad un
rafforzamento di EPC/52 e ad una chiara esclusione del software
dall'ambito della brevettabilità.

La cosiddetta "procedura di co-decisione", ovvero i multeplici
passaggi che una direttiva deve subire fra Commissione e Parlamento
prima di venire approvata, prevede che in seconda lettura parlamentare
affinchè il Parlamento possa introdurre modifiche è necessaria la
maggioranza *assoluta* dei parlamentari (ovvero non la semplice
maggioranza dei presenti), cioè 367 voti. Ogni assenza o astensione
conta a favore del testo proposto dalla Commissione (testo che nel
caso di specie, è bene ribadirlo, era molto diverso da quanto
già votato dal parlamento in prima lettura).

Grazie allo strenuo (ed impari) lavoro di lobbying svolto da FFII e
da coloro che l'hanno sostenuta, alla vigilia del voto c'era motivo
di ritenere che gli emendamenti di Rocark-Buzek potessero godere di
un numero di voti pari a 350-380. Il rischio era altissimo, per tutti:

1) Per i pro-swpat, perchè in caso di approvazione anche di un solo
emendamento ritenuto non accettabile dalla Commissione si sarebbe
avviata la cosiddetta "procedura di conciliazione", con una eventuale
terza lettura, e con ogni probabilità il "fronte Rocard" si sarebbe
ampliato anzichè ridotto, grazie alla ormai diffusa consapevolezza
sulla questione.

2) Per gli anti-swpat, perchè nel caso non si fosse riusciti ad
innescare la conciliazione sarebbe stata approvata la direttiva nella
sua forma peggiore, secondo il testo stilato dalla Commissione.

3) Per la stessa Commissione, perchè dopo essersi già una volta
fatta beffe del Parlamento ignorandone il voto di prima lettura,
qualora fossero passati "buoni" emendamenti avrebbe probabilmente
ritirato la proposta di direttiva, dando così un secondo e più
sonoro "schiaffo" al parlamento e dando una ulteriore dimostrazione
di essere vicina ad interessi poco confessabili. Fatto non
secondario, questi "ceffoni" fra istituzioni dell'Unione sono
ancor meno "digeribili" oggi rispetto all'epoca della prima
lettura, viste le recenti bocciature della proposta di trattato
costituzionale europeo da parte di Francia e Olanda, e nei fatti
anche dell'Inghilterra.

Ma c'era una terza via: il rigetto da parte del parlamento, via che
avrebbe salvato la "capra" dei pro-swpat, i "cavoli" degli anti- ed
anche la faccia della Commissione, o quel poco che ne rimaneva.

Poichè il 6 Luglio la mozione di rigetto sarebbe stata posta ai voti
per prima, e poichè la massiccia presenza di parlamentari lasciava
chiaramente intendere che in caso di non rigetto e di passaggio al
voto degli emendamenti si sarebbe dato il via ad una vera e propria
"roulette russa", la via del rigetto apparve a molti, tanto pro-swpat
che anti- , come la più sicura via d'uscita. E così è avvenuto,
in un rigetto che ha visto i voti congiunti di forze che lo hanno
votato per motivi esattamente opposti. Ed ecco spiegato il motivo
per il quale tale rigetto ha raccolto così tanti voti.

I vari gruppi parlamentari, già a seguito delle ultime consultazioni
interne della sera precedente il voto, avevano optato per tale
via d'uscita, e tale orientamento è stato reso pubblico all'inizio
della sessione del 6 Luglio da parte del relatore Michel Rocard.
I parlamentari in aula sapevano quindi già dall'inizio che cosa sarebbe
accaduto. Alla luce di ciò, vorrei chiarire la posizione di coloro
che si sono astenuti dal voto: l'astensione è stata *sulla mozione
di rigetto*, non su quella emendativa, alla quale come detto non si è
arrivati. E comunque, per quanto su esposto, i parlamentari che hanno
deciso di astenersi già sapevano che la loro astensione non avrebbe
influito sul risultato, ma avrebbe solo rappresentato un loro segnale
"politico" volto a rimarcare come essi fossero contrari al rigetto,
ma favorevoli allo scontro sugli emendamenti. Un'astensione, quindi,
che per certi versi può essere interpretata come un attegiamento
più "purista" del rigetto, ancorchè tecnicamente ininfluente; una
accettazione della "Sfida all'OK Corral" costituita dal voto emendativo
e dalla conseguente fase di conciliazione.

Anche qui, l'astensione nei due schieramenti è avvenuta quindi per ragioni
opposte:

1) Fra i pro-swpat, perchè coloro che si sono astenuti sono quelli
che più di altri volevano che la direttiva passasse nella sua
forma "peggiore".

2) Fra gli anti-swpat, perchè coloro che si sono astenuti sono quelli
che avrebbero idealmente voluto che la direttiva passasse nella sua
forma "migliore".

Questo per fugare ogni illazione di "doppio-giochismo" che purtroppo
qualcuno, poco informato, ha fatto su alcuni astensionisti dello
schieramento anti-swpat.

Questo spiega anche il motivo per cui, all'indomani del voto, tanto
i pro- che gli anti-swpat cantino vittoria:

1) I lobbisti pro-swpat, perchè dopo aver bruciato montagne di soldi
ricevuti dai propri "sponsor" (anche 480 euro/ora, per anni, più
tutti i costi delle campagne stampa, o altre "sponsorizzazioni"
meno confessabili), possono dire: "abbiamo salvato i brevetti
software", visto che resta immutato lo status-quo dei 30.000
brevetti legalmente deboli già concessi, mentre una direttiva
"ben emendata" li avrebbe materialmente spazzati via.

2) Il fronte anti-swpat, perchè è riuscito ad evitare il peggio.

E` del tutto evidente però come la "vittoria" dei primi sia "a denti
stretti", perchè lo stesso risultato lo avrebbero ottenuto gratis tre
anni fa se non avessero mai messo in cantiere la direttiva. I secondi
invece possono gridare "vittoria" molto più forte ed a buon titolo,
perchè partendo da posizioni di assoluta inferiorità di mezzi hanno
portato per ben due volte il parlamento a bloccare un pericoloso
tentativo di ingerenza negli interessi economici dell'Unione.

Ora, purtroppo/per fortuna rimane lo status-quo. La Commissione ha
dichiarato che non presenterà una nuova direttiva, i 30.000 brevetti
già concessi dall'EPO continuano ad esserci, e ad essere "deboli", e
l'EPO continuerà a concederne altri, anch'essi deboli ed illegali.
E certamente gli enormi interessi economici extra-europei pro-swpat
ci riproveranno, probabilmente in modo più subdolo e meno clamoroso,
a partire dal prossimo autunno. Ad esempio attraverso qualche norma,
dall'aparenza innocua, all'interno di qualche altra direttiva,
oppure in altri modi che ancora non conosciamo con certezza. Oppure
attraverso la proposta di Brevetto Europeo, già in cantiere da tempo.

In quanto è accaduto non possiamo non denunciare l'inerzia colpevole
di molte associazioni di categoria che rappresentano, o si piccano
di rappresentare, le PMI del settore, associazioni che in questa
vicenda sono state, salvo lodevoli eccezioni, per lo più assenti
quando non addirittura a favore degli intreressi opposti a quelli dei
propri associati. Consiglio a tutti i soci che sono professionalmente
impegnati nel settore informatico di contattare i propri rappresentanti
di categoria, chiedendo loro di ciò che (non) hanno fatto per evitare
il peggio. E corre altresì l'obbligo di ricordare come Confindustria,
adducendo a motivo la produzione di piastrelle e la contraffazione
di capi d'abbigliamento, e ben lungi dal fare autocritica su cosa
essa stia facendo per contrastare la dirompente concorrenza cinese in
tutti i settori dell'economia, si sia schierata senza mezzi termini
a favore del fronte pro-swpat, rischiando così di dare una ulteriore
grossa mano ai cinesi per "farci fuori" anche nel settore ICT, dove grandi
aziende cinesi depositano, nei *nostri* uffici brevetti, decine di
migliaia di brevetti software ogni anno, in attesa che questi possano
venire legalmente contestati in tribunale.

Per quanto quindi una importantissima battaglia sia stata vinta, la
guerra non è finita. Quest'ultima finirà solo quanto l'EPO smetterà
di essere un organismo che si muove in modo del tutto scollegato
dalle istituzioni europee, un potere in sè stesso al di fuori di
ogni controllo democratico, le cui emanazioni finiscono però con
l'incidere così fortemente sul tessuto economico dell'Unione. Fintanto
che questo non accadrà, ciò che oggi è stato sbattuto a calci fuori
dalla porta potrà rientrare dalla finestra in modo ancor più pericoloso
e devastante. Solo allora le PMI e gli sviluppatori indipendenti,
sia di software libero che di software proprietario, potranno
sentirsi veramente liberi dalla minaccia dei brevetti software e
potranno serenamente dedicarsi a ciò che sanno fare meglio: produrre
innovazione e competere sul piano della qualità e dei prezzi, in un
panorama di libera interoperabilità, aumentando i gradi di liberà e
le possibilità di scelta per gli utenti finali, e dando nuovo lustro
all'industria del software in Europa.

Per il momento quindi appendiamo le armi al chiodo e godiamoci le
meritare ferie, ma da Ottobre si ricomincia.

- -cs
- --
Software Patents kill Innovation: say NO to Software Patents!
I Brevetti Software uccidono l'innovazione: di NO ai Brevetti Software!

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Il Parlamento Europeo dice no ai brevetti software, sì all'innovazione
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Strasburgo, 6 luglio 2005 -- Il Parlamento Europeo oggi ha deciso a larga
maggioranza di rigettare la direttiva sui brevetti software. Il rigetto è
stato la logica risposta al rifiuto da parte della Commissione di
ricominciare il processo legislativo in febbraio e la riluttanza del Consiglio
a imbastire qualsiasi tipo di dialogo col Parlamento. La FFII si congratula
con il Parlamento Europeo per il suo chiaro "no" a pessime proposte
legislative e procedure.

Questa è una grande vittoria per coloro che hanno condotto la campagna per
garantire che l'innovazione europea e la competitività siano protette dalla
minaccia dei brevetti sul software e sui processi logici. Segna la fine
di questo tentativo della Commissione Europea di codificare in legge la
pratica in stile USA dell'Ufficio Brevetti Europeo. Crediamo che il lavoro
del Parlamento, in particolare i 21 emendamenti di compromesso, fornisca
delle buone basi sulle quali costruire i progetti legislativi futuri.

Tale rigetto ci offre un momento di respiro necessario per nuove iniziative
basate su tutta la conoscenza accresciuta durante gli ultimi cinque anni.
Tutte le istituzioni sono ora pienamente consapevoli delle preoccupazioni
di tutte le parti in causa. Comunque, il fatto che la Posizione Comune del
Consiglio avesse bisogno di 21 emendamenti per esser trasfromata in un
pezzo coerente di legislazione indica che tale testa non era semplicemente
pronto per entrare in Conciliazione tra Parlamento, Commissione e Consiglio.
Speriamo che la Commissione e il Consiglio almeno rispondano alle preoccupazioni
sollevate dal Parlamento la prossima volta, in modo da evitare questo genere
di reazione violenta in futuro.

Jonas Maebe, Membro del Consiglio di FFII, commenta così il risultato del voto
di oggi:

"Questo risultato mostra chiaramente che un'accurata analisi, cittadini
realmente preoccupati e informazioni basate sui fatti, hanno più impatto
di gelati gratuiti, barcate di lobbyisti noleggiati e minacce provenienti da
terze parti. Spero che questo volgere degli eventi possa dare alla gente
nuovamente fiducia nel processo decisionale dell'Unione Europea. Spero anche
che incoraggi il Consiglio e la Commissione a rifarsi al Parlamento Europeo
in quanto a trasparenza e abilità degli interlocutori nel partecipare ai
processi decisionali indipendentemente dalla dimensione di questi.".

La FFII desidera ringraziare tutte quelle persone che hanno trovato il tempo di
contattare i propri rappresentanti. Vogliamo inoltre ringraziare i numerosi
volontari che hanno così generosamente speso il loro tempo e le loro energie.
Questa è la vostra vittoria tanto come lo è del Parlamento.


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Informazioni ulteriori
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Gelato gratis per la brevettabilità
http://wiki.ffii.org/CampIcecream050601En

I lobbysti dei brevetti software aggiungono le barche al loro arsenale
http://lists.ffii.org/pipermail/news/2005-July/000297.html

Immagini delle imbarcazioni
http://gallery.ffii.org/Strasbourg050705

Link a questo comunicato stampa
http://wiki.ffii.org/PrReject050706En


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