Indymedia Italia


L'articolo originale e' all'indirizzo http://italy.indymedia.org/news/2005/10/909240.php Nascondi i commenti.

Milano - Statale: Non si ferma la protesta degli studenti
by da repubblica Sunday, Oct. 30, 2005 at 11:15 AM mail:

Dopo la lunga notte di festa per dire no alla riforma, in 400 ieri pomeriggio con Dario Fo: "Non lasciate che vi addormentino". Terzo giorno di occupazione della Statale, Decleva: smettetela.

«Questa occupazione costituisce un´evidente illegalità e va fermata al più presto». «Andremo avanti fino a quando sarà necessario, non è una protesta di pochi giorni». Dopo le tensioni di sabato pomeriggio (???), continua il botta e risposta tra il rettore della Statale Enrico Decleva e gli studenti che occupano una parte dell´università. Ieri pomeriggio a visitare l´ateneo bloccato dalle proteste contro la riforma Moratti è arrivato il premio Nobel Dario Fo, applaudito da quattrocento persone. E ieri, seconda notte di occupazione, tra la paura dello sgombero e quella delle strumentalizzazioni. Dormono con i sacchi a pelo tra i cinquanta e settanta studenti, arrivati anche da altre facoltà («E sperando che le occupazioni si estendano», dicono). Mentre continuano le assemblee degli studenti, anche i ricercatori danno voce alle loro richieste: «Saremo precari a vita, all´estero questo non succede».



--------------------------------------------------------------------------------


Statale, è una protesta dance.

Pochi slogan e tanta voglia di stare insieme anche di notte. Gli eredi della Pantera hanno deciso di andare avanti nella occupazione. "Proseguiremo dopo le feste".
Il rettore Decleva: "Siamo in giorni di vacanza, ma questa è un´evidente illegalità che deve finire presto".
Stefano intona Love me tender ed è un successone, il dj mischia sound system con Ambra e la Carrà. Capelli rasta e gonne eleganti. Alle tre la musica si spegne e nell´aula 104 spazio ai sacchi a pelo dopo aver ripulito tutto. E al pomeriggio dopo ritorna Dario Fo.


Andrea ha visto la Pantera. Quindici anni fa, assunto da pochi giorni in Statale, si ritrovò in quell´incontenibile blob dei tre mesi di occupazione dell´università. Da gennaio a marzo, con gli studenti che volevano picchiarlo perché pensavano fosse della Digos. Andrea è ancora lì, in via Festa del perdono: lui, da solo, nel suo gabbiotto di vetro. Fuori, nell´atrio e nei corridoi, la prima volta della generazione Ottanta. Figli, fratelli minori di quella Pantera che aggredì Milano nel Novanta? A questo ci si penserà dopo. Ora, la prima notte, sono loro che si prendono la Statale e dicono: «Andremo avanti fino a quando sarà necessario, la riforma Moratti sarà pure passata, ma devono riuscire ad attuarla. Non è un´occupazione da ponte di Ognissanti». Propositi che il rettore Decleva non deve approvare se, ieri, detta: «Anche se avviene in giorni di vacanza, l´occupazione decisa e attuata da poche decine (???) di persone costituisce un´evidente illegalità alla quale va posto termine al più presto».
Poche decine, molte centinaia. Quattrocento ad ascoltare Dario Fo, ieri pomeriggio ai microfoni dell´aula 102, che li incalza: «Dovete spiazzare con forme di lotta nuove quelli che cercano di addormentarvi». Più di un migliaio fino alle quattro di sabato mattina, nel rave party politicamente corretto della prima notte di occupazione da quindici anni a questa parte. E Nada, la Carrà, Ambra che si mischiano al sound system nelle scelte dei dj, mentre fuori dal portone una decina di studenti musicisti improvvisano l´Internazionale con trombe e flauti. Non c´è gara, vincono le prime. A ballarle ci sono venti-venticinquenni, poche magliette del Che, tanti capelli rasta, gonne da signorine per bene e occhiaie da alto tasso alcolico e fumo libero. Aula 102, 103, 109. Il quadrato del giardino interno. I chiostri, quelli no, sono off limit.
Ci sono quelli che tornano (o stanno per andare) da qualche festa, quelli che fanno un salto, ma non restano a dormire. Arriva Fiorella con le sue amiche, ha 26 anni, laureata da due, collabora con l´università. «Co.pro.? Magari, sarebbe già un risultato. Ho la partita Iva, prendo 800 euro al mese e chissà domani che succede». E Mattia, che studia Scienze Politiche e lavora in un call center: capelli lunghi d´ordinanza, ma neanche al liceo aveva mai occupato. Scandiscono: «Moratti né ministro né sindaco» e continuano a ballare. Luna, laureanda in Beni culturali che cerca di allontanare i fumi dell´alcol per spiegare: «Faccio le assemblee con i lavoratori del Piccolo, non fateci passare per quelli che vogliono solo fare festa». Si chiama "sindrome della muccinata". È la paura di essere descritti come i ragazzi dei film di Muccino, facendo macchietta delle motivazioni politiche della protesta a beneficio della festa. Di peggio c´è solo l´incubo strumentalizzazione, che non ha fatto entrare in Statale neanche una bandiera rossa, lasciando il campo a una sola, incomprensibile bandiera arrotolata vicino a una cattedra, quella degli indipendentisti sardi. Quell´aula, la 102, da mezzanotte all´una diventa un palco da Saranno Famosi. Succede che Stefano, 19 anni, studente di giurisprudenza, arriva per vedere com´è. «Non che non mi interessi di politica, ma non sono neanche uno accanito», spiegherà dopo. Vede un microfono incustodito davanti a qualche decina di ragazzi stravaccati sui banchi. Se ne impadronisce, intona Love me tender, di Elvis. E quando si accorge che nessuno lo fischia chiama Francesco - insieme hanno un gruppo che si chiama Stoned blues! - e gli dice: «Corri qui che cantiamo». Per un´ora i due cloni degli Oasis intoneranno Beatles e Doors, rock sempre più stonato man mano che le birre bevute aumentano. Nessuno li caccia via, il pubblico si ingrossa.
È il trionfo dell´anti-impegno sui collettivi? Chissà, è una domanda da non fare nella prima notte di occupazione. Il resto corre via fino alle tre, la musica si spegne (sono occupanti, ma non vogliono essere sgomberati per un motivo poco nobile come il disturbo della quiete pubblica) e per un´altra ora chi rimane pulisce tutto, una scena di quelle che qualsiasi mamma vorrebbe vedere. Alla fine, quando l´Amsa passa davanti al portone, raccoglie diciassette sacconi neri pieni di bottiglie e piatti di plastica. L´improvvisato bar interno aveva finito da almeno due ore la birra e il piatto unico di pomodori, mais e pane, offerta libera. La ricerca del posto migliore per dormire porta tanti all´aula 104: sacchi a pelo con gli zaini per la settantina di loro che restano, chi non ce la fa si butta a terra e dorme come capita.
Andrea nel suo gabbiotto guarda e sospira. Occupa anche lui, per necessità: resterà lì fino al mattino, per dormire si dovrà arrangiare, un occhio chiuso e uno aperto sulla sedia. «Prima di andare via il rettore mi ha raccomandato di fare attenzione alle porte che devono restare chiuse. Mi ha chiesto di avere molta, molta pazienza…».


versione stampabile | invia ad un amico | aggiungi un commento | apri un dibattito sul forum

Testimonianze dall'occupazione
by da repubblica Sunday, Oct. 30, 2005 at 11:28 AM mail:

Marcello, 36 anni e un figlio: "Io arrabbiato difendo il futuro della scienza". "Io sono a posto, chi viene dopo la nostra genera-zione è senza certezze".

Marcello Fanti, 36 anni, cosa fa in qualità di ricercatore?
«Cominciamo col dire che impiego oltre 300 ore l´anno nella didattica: lezioni, esami, ricevimento studenti. Poi studio le proprietà delle particelle a livello subatomico, i mattoni della materia. Il nostro gruppo collabora con il Cern di Ginevra e ha al suo attivo trecento pubblicazioni».
Ricerca pura.
«Con importanti ricadute pratiche. Il browser http oggi su Internet è stato sviluppato dagli scienziati del Cern per comunicare fra loro. Il microchip al silicio dei telefonini è frutto degli studi sulla meccanica quantistica. Altri colleghi si occupano di diffrazione dei raggi X per capire la struttura della materia a livello atomico. L´applicazione recente è la mappatura del Dna, ma l´indagine comincia nel 1915, quando tale esito non era immaginabile. Ecco come funziona la ricerca».
Con la riforma Moratti...
«Per chi è già dentro non cambierà nulla. Io ho un contratto a tempo indeterminato e lo stipendio fisso, 1.600 euro netti dopo tre anni in prova a 1.100 euro. In Francia sono 2.200 subito e 2.500 dopo due anni. Dal 2013, invece, ci saranno solo assunzioni a tempo determinato, tre anni più tre anni. Ci chiediamo con chi lavoreremo, chi potrà accettare queste condizioni a 28 anni, non sapendo se a 34 avrà ancora il posto».
Il precariato a vita.
«Sono sposato dal ‘97 e ho un figlio di sette mesi. Abbiamo aspettato una maggiore sicurezza economica, prima di averlo. Per chi viene dopo di noi questa sicurezza non ci sarà mai».



--------------------------------------------------------------------------------


Francesca, matricola a Fisica: "Così mi obbligano a andare all´estero". "Ci dicono comunisti ma io non sono di nessun partito, voglio la verità".

Francesca Ungaro, matricola di Fisica, 18 anni. Ne avrà 26 nel 2013, quando spariranno i ricercatori con contratto a tempo indeterminato.
«Da noi la ricerca non è considerata come altrove. Insisto, sono disposta a trasferirmi all´estero ma mi dispiace moltissimo che l´Italia si riduca a una cartolina turistica. Mentre in azienda ti preferiscono un neo laureato più giovane, prendendoti in giro perché hai buttato tre anni per il dottorato».
Le facoltà scientifiche, le più colpite dalla riforma, si muovono meno.
«Martedì scorso a Roma c´ero. Però i professori non hanno fermato la didattica e perdere una lezione è devastante, quella del 25 non l´ho ancora recuperata ed è impensabile usare appunti altrui. Se sto occupando la Statale, buona parte del tempo la passo a studiare, il 17 novembre ho il primo esame. Ma la nostra protesta è per tutti».
Meno del 5 per cento dei laureati, che sono la metà degli iscritti, ha speranze di diventare ricercatore.
«Infatti le matricole diminuiscono, 130 due anni fa, poi 110, quest´anno 90. Però i professori sono bravissimi e soprattutto la fisica spiega in modo rigoroso il contenuto profondo della realtà. È ricerca della verità».
E se vi accusano di ripetere parole d´ordine standardizzate?
«Ah, ci dicono comunisti, casinari. Ma se passiamo lo straccio dappertutto, fumiamo fuori dalle aule. Chiaro che dobbiamo farci sentire, questo tema è importante. Il resto non mi tocca, io non ho tessere di partito».




















versione stampabile | invia ad un amico | aggiungi un commento | apri un dibattito sul forum

©opyright :: Independent Media Center .
Tutti i materiali presenti sul sito sono distribuiti sotto Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0.
All content is under Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 .
.: Disclaimer :.