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Milano - L’occupazione della Statale «contagia» i licei
by dal corriere Sunday, Nov. 06, 2005 at 11:32 AM mail:

Nuova assemblea in Festa del Perdono. Il rettore Decleva: speriamo che tutto finisca presto. Tensione al Vittorio Veneto con spintoni, schiaffi e una vetrata in frantumi. Prosegue il blocco dell’Università contro la riforma. Le superiori preparano la mobilitazione.

Sono stanchi, ma vanno avanti. Almeno fino a oggi, «perché vogliamo capire cosa esce dall’assemblea cittadina, perché abbiamo ancora tante richieste da rivolgere, perché il senato accademico si riunisce martedì e vediamo cosa dicono». Se poi la Statale rimarrà occupata fino a stasera o per altri tre giorni, i ribelli universitari ancora devono deciderlo. Ma la loro protesta si espande. E questa settimana toccherà agli studenti delle superiori scendere in piazza. Un’altra assemblea fiume quella di ieri in università. Con pochi ragazzi, stravolti dopo una settimana di dibattiti, a discutere del futuro dell’occupazione. L’unica decisione presa è la conferma dell’assemblea cittadina, in programma oggi alle 15 in via Festa del Perdono, per presentare il documento finale elaborato durante gli incontri. «Vogliamo coinvolgere tutti i milanesi - dicono i ragazzi - nella nostra protesta, spiegare le nostre ragioni, rilanciare nuove iniziative oltre l’occupazione».
Quanto poi allo scambio di proposte tra rettore e studenti, gli occupanti chiariscono: «Abbiamo chiesto un’assemblea di ateneo, uno spazio permanente, consigli di facoltà aperti a tutti, la presa di posizione contro la legge Moratti da parte del senato accademico. Le risposte del rettore Enrico Decleva sono state vaghe e indefinite. Non è assolutamente vero, come il rettore ha comunicato al questore, che ci è stato concesso tutto quanto avevamo richiesto». Sospira Decleva: «Speriamo che per domani sia tutto finito».
E se gli universitari sono pronti ad abbandonare l’occupazione, questa settimana scendono in campo i liceali. Con l’«Occupa tutto day», giornata di mobilitazioni in 40 istituti superiori della città e della Provincia organizzata per giovedì dai collettivi. «Autogestire e occupare - dicono gli studenti - è parte di quello che abbiamo imparato a fare per difendere la nostra scuola dalla riforma. Quando una legge è ingiusta, disobbedire è un dovere. Anzi, invitiamo docenti e personale scolastico a unirsi a noi». Tra le iniziative, picchetti, blocchi degli stage, assemblee.
Si è conclusa ieri, invece, l’occupazione iniziata venerdì allo scientifico Vittorio Veneto di via de Vincenti. Con un bilancio negativo: spintoni, qualche schiaffo, una vetrata in frantumi.
Colpa di una lite scoppiata l’altra notte nel liceo, durante un concerto. Secondo il racconto dei ragazzi del collettivo di sinistra, si sarebbe trattato di un’aggressione da parte di un gruppo di «esterni alla scuola» fatti entrare da un liceale. Quando la polizia è arrivata i giovani, una decina, si erano già allontanati e uno degli occupanti era ferito al volto. Gli agenti della Digos ritengono che l’episodio non abbia alcuna matrice politica.

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Il professore: protesta più che giusta. Questa riforma porterà danni enormi
by dal corriere Sunday, Nov. 06, 2005 at 11:36 AM mail:

Ad aprile, per protestare contro la riforma del ministro Moratti, rimase a dormire a scuola. E, in pigiama, tenne una lezione di tecnologia e disegno ai suoi ragazzi. «Ma - dice Roberto Rivolta, professore all’Istituto tecnico Marie Curie - siamo ancora in pochi». Nonostante la mobilitazione alle superiori e in Statale?
«In realtà la situazione è ancora addormentata, si arriva sempre troppo tardi».
È ancora favorevole alle occupazioni?
«Io sono d’accordo con la protesta. Ancora pochi hanno capito quanti danni questa legge potrà causare. Le occupazioni vanno benissimo perché destano l’attenzione dell’opinione pubblica, ma non si tratta di un movimento di massa. Rimangono legate a una piccola avanguardia».
Ma i ragazzi di oltre 40 scuole nei prossimi giorni scenderanno in piazza.
«Il problema è che in questo periodo ci sono sempre le autogestioni».
E quello che sta succedendo in Statale?
«Spero che gli studenti universitari siano riusciti a coinvolgere ricercatori e professori e che si possa continuare su questa strada».
È pessimista professore?
«Ma no, è che non vedo una grandissima presa di coscienza del problema. Solo ora sta partendo quello che ci si aspettava nascesse mesi fa».

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