Inceneritori! Nè qui, nè altrove
"…Il capitalismo tende a ridurre il ciclo di vita ed il tempo di circolazione delle merci, in ragione della necessità di aumentare la velocità di circolazione del denaro e di estrazione del profitto. Nella attuale fase di massima liberalizzazione dei commerci e dei mercati finanziari e di flessibilizzazione dei mercati del lavoro ("neoliberismo"), la riduzione del tempo di circolazione e di vita delle merci si radicalizza e si estende a scala globale nello spazio unico del mercato. Questa necessità di aumentare la velocità di circolazione delle merci e del denaro e l' effetto conseguente di ridurre il ciclo di vita dei prodotti (e della materia ed energia in essi incorparate), si riscontra tanto nella produzione dei rifiuti (che aumentano, seppure in presenza di un ciclo economico non espansivo), quanto nelle politiche dei trasporti ed infrastrutturali : politiche energivore, distruttrici di materia, dannose per la salute umana e per i cicli ecologici ( come avviene per il ciclo delle acque)" …(Carta di Firenze - FSE Novembre 2002)
I rifiuti fanno parte dei danni che un modello di sviluppo consumistico e globalizzato sta producendo sull'ambiente, sulla natura e sulle persone; perché sono il prodotto di un modello e di un sistema di consumi ingiustificati da parte dei ricchi e dei potenti ai danni dei più poveri e fanno parte di quella cultura dell'"usa e getta" che vale per i materiali ma vale purtroppo anche per le persone. Solo un modello che veda in un ciclo chiuso l’utilizzo delle risorse (risorsa- utilizzo- recupero) permette di avere la misura della reale validità dell’attività umana.
Bisogna riscoprire le reali necessità dell’essere umano e, per quanto possibile, i tempi e le regole della natura perché altrimenti si alimenterà la violenza contro le persone, i popoli, la natura: contro le persone perché il modo di produrre industrialista nel senso più generale, significa sfruttamento dei lavoratori usati prima di altro come un mezzo, senza diritti, senza stabilità di occupazione, sempre più precari, sempre più flessibili, buoni per lavorare al momento giusto, ma da "buttare fuori" nel momento in cui la produzione non li richiede più.; contro i popoli perché questo modo significa intromissione in usi e culture e tradizioni, intromissione nei loro modi di produrre e di sostentarsi e di consumare e per quei territori ricchi di risorse naturali significa volontà di sottomissione e di appropriazione di ricchezze naturali utili al modello di vita e di consumo capitalistico ed occidentale; contro la natura perché la si depreda e la si inquina, la si obbliga ad ospitare colture, meglio monoculture, senza nessun rispetto per la vocazione naturale, senza nessun rispetto per la natura, che è parte della vita e del corpo dell’uomo.
I rifiuti sono lo specchio di un modo di produrre e di consumare sbagliati. Per gestire il problema dei rifiuti bisogna intervenire su livelli diversi, coinvolgendo attori diversi: chi progetta e chi produce i diversi materiali d'uso, deve farlo con l'obiettivo del minor consumo di materie vergini, con il più alto uso di materie riciclabili a fine vita dei prodotti e con imballaggi più leggeri; chi consuma deve farlo con un'attenzione all'acquisto di prodotti che garantiscono un ciclo di vita più lungo e che possono essere riutilizzabili e a fine vita riciclabili; chi amministra deve farlo trasformando in atti direttive, leggi nazionali e propri piani di gestione dei rifiuti.
Il primo intervento è la riduzione a monte, quel percorso e quei processi che consentono di produrre meno rifiuti e ci sono ormai esperienze e "buone prassi" consolidate per agire in questa direzione. Bisogna poi separare i rifiuti, differenziarli e per farlo è sì necessaria la volontà dei cittadini ma è prima ancora necessario un sistema di raccolta differenziata che consenta a tutti di poterlo fare e come dimostrano, di nuovo, esperienze positive, il modo per farlo è quello di passare dalla raccolta rifiuti stradale fatta con grossi cassoni alla raccolta differenziata domiciliare (porta a porta).
A Volpiano, a Rosta, a Monza, a Verbania ma anche in tanti altri Comuni ha funzionato e funziona e dimostra che in pochissimi mesi, con questo sistema di raccolta, le percentuali di Raccolta Differenziata aumentano in maniera non modulare, ma esponenziale e ne guadagnano le popolazioni e il decoro dei territori.
E' necessario riutilizzare tutto quello che deve essere progettato, prodotto e venduto a questo scopo; tornare al vuoto a rendere o a cauzione; usare imballaggi che possono essere riutilizzati per contenere lo stesso prodotto (i contenitori per i liquidi, per esempio).
Tutto quello che si raccoglie in maniera differenziata, deve diventare materia prima per nuove produzioni attraverso il riciclaggio con la creazione di un sistema di imprese che trasformano i materiali da raccolta differenziata a nuovi prodotti e significa fare nuova occupazione in un tempo in cui il sistema "usa e getta" vale per le persone e per i lavoratori così come per le merci.
Quello che resta dalla fine di questo sistema di gestione dei rifiuti (dettato da direttive comunitarie e da leggi nazionali e da piani di gestione dei rifiuti di provincia e comuni) è una percentuale di rifiuti talmente bassa che non giustifica il costo dell'impianto di incenerimento (intorno ai 500 miliardi delle vecchie lire), è una quantità di rifiuti che se opportunamente trattata (stabilizzata e ulteriormente ridotta attraverso sistemi che lo consentono) non è in grado di soddisfare i bisogni di alimentazione di un inceneritore che richiede 335.000 tonnellate all'anno di rifiuti. Questo è il dimensionamento dell'inceneritore di cui si sta discutendo e la cui ipotesi di installazione è nell'area Servizi Industriali ad Orbassano o Gerbido (Grugliasco) e che dovrebbe servire 1.700.000 abitanti circa. La Provincia di Torino, i Sindaci, i Consorzi da anni ormai hanno smesso di fare gestione dei rifiuti e da anni ormai sono solo impegnati nella scelta del sito per costruire l'inceneritore perché è da quello che vogliono guadagnare. Ma le popolazioni, i territori, il pianeta hanno solo da perdere da una scelta così sciagurata che non rispetta l'ambiente, la salute, le risorse, l'occupazione.
E' una balla che dai rifiuti si ricava energia! Bruciare materia, significa buttar via per sempre tutta l’energia spesa per produrre un materiale (l’energia direttamente ed indirettamente utilizzata per produrlo, l’energia utilizzata per dargli la forma desiderata, il potere calorifico, l’energia spesa per le varie operazioni di trasporto, l’energia spesa per la raccolta) sancendo la sua prematura morte termodinamica. L’energia conservata è superiore e varia da 3 a 5 volte a seconda dei materiali rispetto a quella che si produrrebbe bruciandoli.
Orbassano o Beinasco o Gerbido o Strada Del Francese o Volpiano o Mirafiori Sud, non fa differenza, bisogna smetterla di usare tempo e risorse per trovare il sito, bisogna invece assumere un altro modo di gestire i rifiuti. E' quello che da anni diciamo è quello che continuiamo a chiedere e che vogliamo, è quello che vorremmo diventasse un impegno per chi amministra la Città, la Provincia e i Comuni.
Un altro mondo è possibile e per costruirlo davvero, è necessario rompere anche con la continuità di un modo politico di gestire, sbagliato.
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