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Milano - Rimessa la lapide per Pinelli
by dal corriere Friday, Mar. 24, 2006 at 12:11 PM mail:

Dal Corriere della Sera:

«Quella sera a Milano era caldo». È una chitarra ad accompagnare la posa della lapide in memoria di Giuseppe Pinelli in piazza Fontana. Quella originale, dove la parola «ucciso» si specchia nella parola «morto» iscritta nella lapide ufficiale del Comune posta due passi più in là. Pugni chiusi, qualche lacrima, le note della Ballata di Pinelli accompagnano la «cerimonia». Così anarchici, centri sociali, esponenti di Rifondazione, Verdi e Comunisti italiani - circa un migliaio - hanno voluto rispondere alla «provocazione» di Palazzo Marino: affiancando alla nuova targa, quella vecchia. Nessun incidente, nessuno scontro. Il presidio è stato pacifico. Gli stessi anarchici del Ponte della Ghisolfa hanno allontanato un gruppo di ragazzi che con il pennarello in mano voleva modificare la targa del Comune. Le uniche polemiche arrivano da Dario Fo, accompagnato da Franca Rame. Ed è tutta interna alla sinistra. «Mi spiace tanto che in piazza non ci sia tutta la sinistra - ha detto Fo al suo arrivo -. È un grande errore morale e storico. Un buco orrendo». Fo se la prende con Ds e Margherita che non hanno dato la loro adesione al presidio. Ci sono alcuni diessini come Emanuele Fiano e Aldo Ugliano ma sono lì a titolo personale. «Chissà di che cosa hanno paura - continua Fo -. È un moderatismo sciocco. Sono stati, come si dice in milanese, sempre indietro con il culo. Mi ricordano gli ignavi di Dante che girano in tondo e non si fermano mai». L’appoggia Franca Rame: «Dovevano avere il coraggio di presentarsi in piazza. Qui non c’è nessuno che aveva intenzione di provocare».
Per la posa della lapide è venuto da Roma Paquale Valitutti, l’anarchico, adesso in carrozzella, che per ultimo vide Pinelli vivo. La sua è stata una testimonianza dura e commossa. Prima ha annunciato il saluto di Licia, la vedova di Pinelli. Poi ha ripercorso quelle ore notturne tra il 15 e 16 dicembre del 1969. «Ero lì in questura, aspettando di essere interrogato. A mezzanotte meno un quarto sento un rumore, un trambusto, come una rissa, delle voci concitate. Non mi agito. Passa un quarto d’ora di silenzio assoluto. Questo mi fa agitare. Perché mi tengono qua? Non passa nessuno. Non succede niente. Il primo rumore che rompe il silenzio è lo schianto di Pino nel cortile della Questura. Chiedo a tutti: è mai possibile che tante persone in una stanza vedono un’altra persona cadere e non si sente nemmeno un grido. Noi sappiamo che Pinelli è stato ucciso e sappiamo anche i nomi».
Che succederà ora della targa? Mauro Decortes, portavoce degli anarchici si dice sicuro che il Comune cercherà di toglierla. «Ma a noi non importa. I compagni di Carrara ne hanno fatte 20. Ogni volta torneremo a rimetterla». Più duro Valitutti: «Albertini i compagni non reagiscono, ma anche la pazienza ha un limite. Non è una minaccia, ma una promessa. Lasci in pace i nostri morti perché siamo stufi». Dal Comune nessuna replica ufficiale. Della targa degli anarchici se ne discuterà oggi in dopogiunta. Una delle ipotesi potrebbe essere quella di intraprendere un'azione legale perché la vecchia targa di Pinelli è stata messa su suolo comunale.

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