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Stupro di classe: il degrado sociale è un'attenuante
by l'unità Sunday, Apr. 02, 2006 at 1:36 PM mail:

Ancora una sentenza choc, ancora una violenza alla vittima e un’attenuante per il carnefice.

01.04.2006
Stupro di classe: il degrado sociale è un'attenuante
di red

Ancora una sentenza choc, ancora una violenza alla vittima e un’attenuante per il carnefice. Stavolta ci ha pensato la Corte d’Appello di Roma, sentenziando come le «degradate condizioni ambientali» in cui avvenga il reato di violenza sessuale possono rappresentare motivo per la concessione delle attenuanti generiche agli imputati. Dopo quella della Cassazione del mese di febbraio - la Suprema Corte aveva deciso che lo stupro di una minorenne era meno grave se la ragazzina aveva già avuto rapporti sessuali - la giustizia italiana segna un’altro passo indietro nella tutela dei più deboli, delle donne e delle bambine. Ispirandosi a questo principio previsto dall’articolo 133 del codice penale, la corte di appello di Roma ha ridotto le pene inflitte in primo grado a due uomini accusati di aver violentato, tra il 1998 ed il 1999, una ragazzina nel suo periodo di pubertà. La sentenza ha riguardato Gianfranco N., 36 anni, e Gino C., 59 anni, che si sono visti diminuire rispettivamente di sei mesi e di un anno le precedenti condanne a due anni ed a tre anni di reclusione. Il primo degli imputati è l’ex convivente della madre della ragazzina, mentre il secondo è un conoscente della coppia. Nel motivare la sentenza, il collegio presieduto da Afro Maisto scrive: «Le degradatissime condizioni di vita nell’ambiente i cui fatti sono maturati non coinvolgono, evidentemente, soltanto la minore e la madre, ma anche i due imputati, ai quali non possono essere negate le attenuanti generiche». «Colpisce - ha commentato l’avvocato Domenico Battista, legale di parte civile - che l’unico parametro usato dai giudici per la concessione delle attenuanti generiche sia stato quello del contesto degradato. Ciò - ha aggiunto - può essere anche un elemento di valutazione della gravità del reato, ma non può essere certo quello assoluto specie in un caso di violenza sessuale».

Immediate le reazioni di sdegno. «È una sentenza grave, scioccante, che riporta il Paese indietro e ne umilia i cittadini e le cittadine» attacca Barbara Pollastrini, coordinatrice delle donne Ds: «Non ci sono parole per esprimere la nostra solidarietà alla vittima della violenza, che all’epoca dei fatti era poco più che una bambina. Sono indignata che si possano offendere la dignità e i diritti inviolabili della persona in nome di un “contesto ambientale”. È evidente che tira una brutta aria, se vengono emanate sentenze di questo tipo. Ma le coscienze femminili non taceranno e sapranno reagire». «Ancora una sentenza aberrante» le fa eco Dorina Bianchi della Margherita: «La violenza sessuale è una brutalità, indegna di un Paese civile in ogni ambiente, degradato o meno». «Ancora una volta purtroppo sui reati sessuali, dopo la sentenza sui jeans e quella della ragazzina stuprata che aveva “esperienza”, c’è da registrare con estremo rammarico - conclude l’esponente Dl - , l’ennesimo, gigante passo indietro». «Sconcertante» dice invece l’Osservatorio sui diritti dei minori, mentre parla di decisione «agghiacciante» la senatrice dei Verdi Loredana De Petris.

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