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appello per la mayday a milano
by studenti universitari precari Friday, Apr. 28, 2006 at 1:34 AM mail: asso@inventati.org

Sui diritti e la libertà di ognuno di noi non si scherza più.

Buona parte delle mobilitazioni sviluppatesi in questi ultimi anni e in particolar modo, per considerare gli eventi più recenti, le contestazioni al D.D.L. Moratti e l'insorgenza di milioni di studenti francesi contro l’intruduzione del Cpe, ci portano ad avere in mano una grande certezza: è intorno al paradigma della precarietà che si danno vita e si moltiplicano gran parte delle mobilitazioni dal basso che si pongono oggi l’obiettivo di diffondere percorsi di conflitto sociale.
Diventata ormai una condizione generalizzata e trasversale, imprescindibile per l’attuale sviluppo capitalistico, la precarietà si presenta come la condizione vissuta indistintamente da lavoratori, studenti e disoccupati. Una condizione che colpisce negli ultimi anni parti sempre più consistenti del tessuto sociale, spostando fortemente quelli che fino a non molti anni fa erano ritenuti i confini tra inclusione ed esclusione sociale, tra classi superiori e classi inferiori, tra sfruttati e sfruttatori.

La mayday parade ha il merito di aver offerto uno spazio concreto di messa in comune di esperienze di lotta che individuano la precarietà come uno degli elementi ricompositivi centrali per il loro agire politico.
La condizione generalizzata di precarietà si sta velocemente diffondendo anche all’interno del mondo universitario e più in generale in quello della formazione. Un numero sempre maggiore di studenti ha forti difficoltà ad affrontare il costo generale dello studio – tasse, casa, mensa, trasporti, libri – e per farlo deve sottostare al ricatto della legge Biagi, obbligato a cadere nella trappola del lavoro interinale, svolgendo attività lavorative segnate dal principio madre della flessibilità e dall’assenza pressoché totale di diritti e di sicurezza sociale.
Il legame nodale tra l'aziendalizzazione dell'università e la precarizzazione imposta dalle legislazioni sul lavoro è stato il tema centrale di tutte le analisi e le mobilitazioni di questi mesi. L'impianto logico con cui i diversi governi (di destra e sinistra) sono intervenuti in questi settori dagli anni 90 ad oggi è identico: il sapere dev'essere funzionale al mercato, il lavoro anche. Il progetto neoliberista è del tutto bi-partisan: la trasformazione della società con i suoi cervelli e i suoi corpi messi al lavoro non ha colore alcuno, se non quello del controllo e dello sfruttamento.

Lo studente è precario anche perchè dopo le ultime riforme di sinistra-centro-destra trova sempre meno il tempo e lo spazio per autorganizzarsi e ha sempre meno possibilità di costruire percorsi individuali ed autonomi nei quali immaginare per sé una formazione culturale che travalichi quella prevista dalla didattica ufficiale.
La centralità della battaglia sui saperi e sulla (libera) produzione di conoscenza sono ormai entrate a fare parte del bagaglio culturale comune, hanno dimostrato che produrre pensiero critico è un atto politico in sé, apre lo spazio alla possibilità di immaginare e costruire dimensioni di conflitto e cambiamento del reale. Da questo punto in poi non sarà più possibile immaginare di modificare l'esistente senza la capacità e gli strumenti critici per farlo.
Il conflitto del sapere si rivolge a tutta la società, o almeno a quella parte che desidera e pratica un modello di sviluppo diverso, relazioni sociali rovesciate, prospettive di vita differenti dalla precarietà e dal controllo.
La battaglia francese contro l'introduzione del contratto di primo impiego è stata una battaglia di respiro europeo per due motivi: perché ha saputo evidenziare le analogie progettuali delle politiche neoliberiste dei governi europei e perché ha mostrato come sia realmente possibile produrre, su terreni comuni, crisi politiche irrisolvibili se non con l’abbattimento immediato di questo tipo di normative.
Il ritiro del Cpe è il risultato di una lotta che si è andata via via allargando anche a quelle categorie che non erano direttamente colpite da quel provvedimento. Si è trattato di un percorso che è stato in grado di costruire un progetto alternativo, di creare un immaginario comune, di attrarre le soggettività più eterogenee.

Ora sta a noi rilanciare il conflitto e le mobilitazioni contro la precarità ed il ricatto sociale di provvedimenti come la legge Biagi, la riforma Zecchino, la Bossi Fini... immaginandoci contemporaneamente uno scenario (radicalmente) diverso: lo scenario della storia che vogliamo scrivere noi.
Il primo maggio saremo tutti alla Mayday di Milano, tenendo un occhio rivolto a Parigi, con un carro di studenti precari.
A partire da questa giornata lanciamo l'appuntamento per un incontro delle soggettività precarie del sapere per il 12 maggio a Milano, con l'obiettivo di riprendere in mano le fila del conflitto nell'università e di rilanciare la battaglia contro la precarizzazione e l'aziendalizzazione del sapere, per la moltiplicazione di percorsi critici e spazi di libertà in tutti gli atenei e in tutte le città.

Sui diritti e la libertà di ognuno di noi non si scherza più.

ASSO
Assemblea Studenti della Statale Occupata

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