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[Cinisi 2006] Uno spaccato di Cinisi al terzo giorno di forum
by imc sicilia - riflessioni ((i))ndyane Monday, May. 08, 2006 at 7:54 PM mail:

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[Cinisi 2006] Uno sp...
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Venendo dall'autostrada, alla sinistra del semaforo si estende il lungo
vialone che spacca Cinisi come una mela tagliata in due. E' la stessa strada
dove abitavano Peppino Impastato e don Tano Badalamenti, con le sue case basse
e gli infissi socchiusi sulla strada. Si estende per più di un chilometro,
sempre retto, puntando verso le montagne che sovrastano l'aeroporto di
Palermo. All'altro capo c'è la piazza, con la chiesa madre di Santa Fara da
un lato e le mura bianche del municipio di fronte.

Il sole di questi giorni lo rende più western del solito: i marciapiedi poco
frequentati, l'aria insonnolita degli avventori dei caffé, gli occhi dietro le
finestre...

Per chi viene da Palermo o da Catania balza davanti un'anomalia. La Sicilia si
prepara al voto regionale del 28 maggio e le città sono tapezzate di manifesti
sorridenti o minacciosi in ogni centimetro quadro, dentro e soprattutto fuori
dei riquadri per la propaganda elettorale. Totò Cuffaro dice dai muri di amare
"la Sicilia che lavora" mentre la Borsellino, più discretamente, pone un
dinstinguo e ci ricorda che la sua è "un'altra storia". E poi ci sono
migliaia e migliaia di candidati al consiglio: belli, brutti, con la faccia da
prete o da delinquente, con gli slogan scontati o a modo loro originali; chi
sconfina nel ridicolo e chi nel patetico; e ci sono anche quelli azzeccati,
quelli che fanno intuire del fior fiore di professionisti (grafici, creativi,
comunicatori, ecc.) presi a noleggio per questo appuntamento irrinunciabile.

A Cinisi tutto questo non è neanche lontanamente immaginabile. In tutto il
corso non si incontra un solo Cuffaro, né tanto meno una Borsellino. Ci sono
solo un paio di balconi che issano il tricolore storpiato di Forza Italia a
fare compagnia alla foto del candidato locale. C'è anche una qualche sede
della sinistra (chissà cos'è? Non ci sono insegne e non si può chiedere perché
è sempre chiusa) al piano bottega con un manifesto logoro dei Ds, uno di
Rifondazione e uno dei Repubblicani europei, ma senza riferimenti alle
imminenti elezioni. A fianco c'è la Margherita, sbarrata anch'essa e con due
poster col fiore, senza altre indicazioni.

Abbiamo chiesto a Salvo Vitale, uno dei compagni di Peppino, se è stato
revocato ai cinicensi il diritto di votare alle regionali. "No, no - risponde
- è solo che qui non ne hanno bisogno. A che gli serve spendersi in propaganda
quando sanno perfettamente come voterà la gente. Umberto, te lo ricordi il
dottor Volpe?". "Certo - gli risponde Umberto Santino, direttore del Centro
siciliano di Documentazione e grande studioso dei fatti di Cosa nostra - come
no? Negli anni '60 il medico democristiano Volpe inventò il controllo
scientifico del voto. Aveva uno schedario con settantamila elettori che
gestiva personalmente lui e la moglie. Capito? Settantamila schede senza
neanche un computer!".

Forse è una spiegazione incompleta. Potrebbe esserci qualcosa anche nel
carattere di questa popolazione che considera il muro bianco qualcosa di
sacro. Per esempio dopo il passaggio del corteo dell'anno scorso, su un muro
tra Cinisi e Terrasini - il paese dove sorgeva la radio - si leggeva
un'innocente "mafia=merda". Oggi c'è solo una macchia bianca, densa al punto
da oscurare perfettamente la vernice sottostante.

E la pratica di ricoprire quello da cui si dissente per sottolineare la
proprio estraneità non appartiene solo a certe aree culturali. Il candidato
all'Assemblea regionale Francesco Cantafia, ha pensato di usare i propri
manifesti per oscurare quelli con il programma del Forum sociale antimafia
nella piazza di Cinisi. Cantafia è l'esponente di spicco in queste zone per i
democratici di sinistra.

Ah già! C'è pure il Forum. Non che la gente se ne sia accorta. L'anno scorso
non se ne potè fare a meno, visto che i Modena City Ramblers attrassero in una
sera diecimila persone. Folle mai viste qui, che fecero sperare i commercianti
locali di poter fare affari con il nascente turismo politico. Ma quest'anno
non c'è la band di richiamo e di conseguenza le presenze si sono afflosciate.
Gli esercenti non l'avevano previsto e hanno fatto scorte per affrontare la
nuova invasione. Così hanno accatastato le provviste nei loro bar e
supermercati, ma le masse non si sono fatte vedere, nonostante si siano dati
una bella ripulita per l'occasione. Al Mickey Mouse, per esempio, il bar che
fa angolo tra il vialone e la piazza, la storica foto del bandito Salvatore
Giuliano viene coperta (dovrebbero esservi familiare 'sti modi, ormai) in
queste giornate con quella di Peppino.

Qualcuno sospetta proprio del signor Renda, il proprietario del bar, come
mandante del fattaccio di domenica sera. Cioè quando si è presentato il
comandante dei vigili urbani a intimare ai ragazzi di Radio-Aut
(l'associazione che ha raccolto l'eredità politica delle lotte anti-mafia
della sinistra radicale di questa zona degli anni di Impastato) e della
cooperativa biologica "Rotta indipendente" di non montare i loro banchetti.
"Mancano le necessarie autorizzazioni per la somministrazione di cibo e
bevande", è la ragione ufficiale. Ma al di là dei sospetti su questo o su
quell'esercente, rimane il fatto che quest'anno il paese non riuscirà a
digerire facilmente il cibo che è rimasto ancora là accatastato.

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