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nazismo - israele: un' equazione impossibile
by mick Wednesday, Aug. 23, 2006 at 11:45 PM mail:

l'editoriale del manifesto di ieri fa chiarezza finalmente. essere al fianco dei palestinesi non può significare l'accettazione del revisionismo storico in salsa islamica

Alzheimer storico
Marco D'Eramo

Se è vero, come sosteneva Giovanbattista Vico, che i popoli sperimentano una loro infanzia, gioventù e vecchiaia, allora oggi siamo circondati da un'umanità senile in preda all'Alzheimer, la sindrome di chi ricorda vicende remote ma scorda gli eventi più recenti. Solo con un gigantesco Alzheimer storico si può spiegare l'accusa di nazismo che in un'inserzione pubblicata da quattro quotidiani (di destra), ha rivolto a Israele l'Ucoii, Unione delle comunità islamiche in Italia, che per fortuna non rappresenta tutti musulmani del nostro paese. Il paragone col nazismo non solo d'Israele, ma degli ebrei in generale è martellante anche in molte vignette antisemite esposte al (magro) pubblico in una mostra voluta a Teheran dal presidente iraniano Ahmadinejad.
Tali corbellerie può dirle solo chi nelle cicatrici (non solo morali) dei propri genitori non ha vissuto il passaggio delle armate naziste. Che si sappia, Israele non ha occupato militarmente tutto il Medio oriente, non ha installato Gauleiter al Cairo, a Damasco, a Ryadh. Non pianifica il genocidio di tutti gli arabi. Non progetta una razza di superuomini. Non rinchiude in lager omosessuali e zingari. Non fa tacere il dissenso nelle segrete di nuove SS. Non ambisce un nuovo, millenario impero mondiale.
Né gli ebrei della diaspora marciano all'unisono al passo dell'oca. Queste affermazioni - come d'altronde quella simmetrica di Bush sull'«islamo-fascismo» - sono perciò l'esito di una superficialità insistita. Una superficialità che ha esiti risibili, se non ci fosse da piangere: chi paragona Israele ai nazisti è la stessa persona che vorrebbe far sparire Israele dalla carta geografica e che quindi, a rigor di logica, dovrebbe provare simpatia e ammirazione per i nazisti e cioè, se il cerchio si chiude, per gli ebrei. C'è di più: quando il presidente iraniano nega che l'Olocausto sia mai avvenuto, smacchia di colpo i nazisti e, quindi, assolve gli ebrei. Ma la superficialità può uccidere, anzi massacrare. Tutto questo richiamare nazismo e fascismo è solo il codice convenzionale della moderna vulgata per designare il Male assoluto, per porre un muro invalicabile tra il nostro mondo umano e il mondo, inumano, unmenschlich, del nemico ridotto a non persona, perciò passibile di sterminio. Altra nemesi storica: la disumanizzazione del nemico è stata la principale arma propagandistica proprio di Goebbels.
Il nazismo invece è stato un preciso prodotto storico, e forse tra qualche secolo nessuno lo userà più come sigla cifrata del Male assoluto: nessuno viene più paragonato a Tamerlano che innalzava montagne di crani umani sulle città che aveva conquistato. La storia ha un persistente carattere tragico, che talora ci fa disperare della specie umana. E il nazismo è stato uno dei momenti più tragici di questa millenaria tragedia. Ma non è un Male assoluto, è un prodotto umano che - come ogni manufatto tecnologico - è smontabile in molte componenti: il nazismo è la prima «dittatura tecnologica della storia». Così, vi sono oggi stati che bruciano i libri dei popoli sudditi. Altri stati discriminano gli omosessuali. Altri imbavagliano la stampa. Altri valutano la vita di ogni proprio soldato risarcita solo dalla morte di almeno 10 civili nemici. Ma niente replica oggi la tragedia nazista. Già ci bastano le nostre tragedie. E in Medio Oriente l'ultima tragedia prodotta dalla storia è quella di fare esplodere proprio tra due popoli semiti (arabi ed ebrei) un antisemitismo che nella regione era sconosciuto da secoli.

il manifesto
22 Agosto 2006

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