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Eric Serafini
by Domingo Aniello Thursday, Aug. 31, 2006 at 8:48 PM mail:

Eric Serafini

Eric Serafini...
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(Applausi pilotati, Capa rezza accompagnato dai subsonica canta: chi lo sa che faccia ha, chi sa chi è, dapertutto hanno visto Lupin....)

Domenico Mimmo Di Caterino:

Pensi che gli artisti possano mutare questo sistema mercantile dell'arte senza passare per le gallerie private?
Non esporre in una galleria privata ti sembra una eresia?
Secondo me l'idea che non ci sia una bastiglia da prendere o un palazzo d'inverno da conquistare rende possibile la realizzazione contemporanea e coeva di tanti mondi creativi possibili, ragionando da homeless senza protezione, si tratterebbe solo di rispondere ad un comando già imposto, quello che ci vuole scartati per questione di marketing globale, la consapevolezza permetterebbe all'artista scartato di comandare obbedendo.
Francesco Farci (artista e ceramista di Assemini) mi viene in aiuto per estrinsecare questo pensiero: un ceramista “fatica” a lottare contro lo strapotere di un supermercato.
Il Nafta ed il Wto hanno portato questa “fatica” in tutti i settori del mercato culturale ed artistico, non pensi?

Eric Serafini:
Nel caso un artista voglia mettere sul mercato le sue opere, questo ha diverse scelte. La galleria privata è solo una di queste, ce né solo tante altre: la vendita diretta, il web. Non esporre in galleria mi sembra scioccante se uno lo fa per puro impedimento ideologico.
Le masse scartano quello che non gli piace. Gli artisti sono liberi di proporre quello che vogliono. Presupporre che esista un’anima politica a controllare il gusto e perciò di rivendicarne la propria fetta mi sembra ridicolo. Sarebbe come imporre per legge che una cosa brutta è bella!
Nafta e Wto sono due cose opposte, il nafta raggruppa misure protezionistiche, il wto invece è il contrario. Sono già decenni che i nostri tombaroli fanno senza wto!

Domenico Di Caterino:
Secondo te non esiste nessun gusto artistico imposto per esigenze di ricapitalizzazione del mercato?
Non sarai per caso uno di quelli convinti che il proprio lavoro artistico non abbia nessun tipo di influenza culturale?
Dici che l'economia globale non influenza il mercato dell'arte ma così mi sembra tu stia ignorando che l'estetica dominante imposta alle masse è in pratica quella dei media.
Nafta e Wto muoveranno anche da presupposti differenti, di fatto però sono sincroniche come il centro destra ed il centro sinistra, in realtà costituiscono un unico governo quello del sistema.


Eric Serafini:
Sì, sono convinto che esistono rami artistici sostenuti artificialmente per motivi d’interresse economici, Il mercato libero però, permette agli artisti di potersi proporre e fare leva sul gusto della gente.
Il mio lavoro artistico ha influenze culturali, certo, ma non dell’arte contemporanea che si vuole imporre, il culturale di oggi è la video art e le installazioni.
I media non impongono ma assecondano i gusti e i desideri dei potenziali clienti (marketing). L’arte è un settore insignificante dell’economia globale.


Domenico Mimmo Di Caterino:
Dire che l'arte sia un settore insignificante dell'economia culturale mi sembra forte, basta pensare al turismo artistico in grado di muovere masse migranti specializzate, pensa a come i militari statunitensi si sono comportati a Baghdad nei confronti delle istituzioni artistiche locali.
Superando la polemica, non pensi piuttosto che la tua pittura proprio come i media di cui parli non faccia altro che assecondare il gusto ed il desiderio del tuo potenziale cliente?

Eric Serafini:
Le masse si muovono per la produzione artistica del passato. La produzione d’arte contemporanea soddisfa i gusti o gli interessi del cliente.
Solo chi soddisfa gli interessi dei clienti è riconosciuto dalle amministrazioni pubbliche. Il gusto del pubblico non viene mai preso in considerazione. Ne deduco che le amministrazioni hanno degli interessi convergenti con le multinazionali.

Domenico Mimmo Di Caterino:
L'arte vive il pericolo del pensiero unico d'artista? E' messa in discussione o no la sua stessa identità?

Eric Serafini:

Non conosco questo pensiero unico d’artista e non riconosco un gran valore al pensiero d'artista ed alla sua identità, guardo il valore concreto dell’opera.
Non ammetto l’arte come accessorio dell’artista, deve
essere il servo dell’arte, può dimostrare di
essere un maestro, la dimostrazione deve venire da quello che
ha fatto e non da quello che pensa (uno è libero di fare il
filosofo se vuole una valutazione del pensiero).

Domenico Mimmo Di Caterino:
Tu quando pitti non pensi? Sul serio non hai nessun sentore di un sistema che indottrina gli stessi artisti sul cosa e sul come pensare?

Eric Serafini:

Quando pitto penso, QUESTO non vuol dire che pitto un pensiero, mi sforzo di pittare il pensiero di chi pitto.
Dare un valore al pensiero è togliere valore alla pittura.
Ho sentore di un sistema culturale che protegge i suoi interressi.
Gli artisti influenzati culturalmente da questo sistema, sono non basati su fandonie inventate a tavolino e sostenute da critici corrotti.

Domenico Mimmo Di Caterino:

Come si relaziona il tuo lavoro nei confronti di critici, curatori e galleristi?

Eric non risponde....





Eric SERAFINI
nato nel 1960 a Les Mureaux, vicino Versailles. Vive e lavora a Correggio, Reggio Emilia.







Domenico Di Caterino

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