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L’agguato a Prodi col senno del poi
by Joe Tuesday, Oct. 03, 2006 at 8:52 PM mail:

Triste, indecoroso, pacchiano, volgare. Di tipo squadrista. Dopo che il capo della P2 era stato in visita in Italia, che c’era da aspettarsi?




Ma guarda chi viene!

Il 28/09 è avvenuto un agguato in Italia, di tipo particolare. Dopo l’esperienza premonitrice del Caso Biagi, c’era da chiedersi se questa volta dopo la visita di Kissinger ( il <Grande Vecchio> secondo taluni, accreditato come capo della P2, o meglio della Loggia Alpina ), non vi sarebbe stato alcun attentato in Italia. Nulla, diversamente da come ci si poteva sospettare. Però un attentato contro l’Italia in realtà è avvenuto, senza voler far quadrare a tutti i costi il cerchio, ma… quell’attentato talebano in Afghanistan non è molto sospetto? Cioè del tipo di quello svoltosi a Nassiriyah. Ultimamente Vespa aveva d’altra parte ricordato a <Porta a porta> che i nostri Servizi hanno sventato un possibile attentato all’Ambasciata Italiana a Beirut quale ritorsione per il semifallimento di quello a Nassiriyah. Il primo o il secondo, non è dato sapere. Sui trascorsi di Kissinger esaminare questi 2 <file> pubblicati alla fine del 2002 (<< L’imperialismo democratico degli U.S.A.>> e <<Kissinger, il grande manipolatore, scelto ad indagare sull’11 Settembre>> ).
http://italy.indymedia.org/news/2002/11/112520.php
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Il dibattito sull’Affare Telecom

Lo scorso 28 settembre, dicevo sopra, è stato trasmesso in diretta sul Tre il dibattito in aula parlamentare sull’Affare Telecom. Prodi non ha potuto dapprima parlare, poiché era continuamente interrotto da schiamazzi da parte dell’opposizione. Bertinotti ha dovuto intervenire parecchie volte, espellendo La Russa. Il lupo perde il pelo, ma non il vizio. Di seguito il Presid. della Cam. ha finito per sospendere momentaneamente l’udienza, si notava chiaramente che si trattava d’un agguato in piena regola. Già nei giorni precedenti era palese che il centrodestra avrebbe strumentalizzato il Caso Telecom per creare confusione. Una volta creata la tensione in modo assai artificioso, con Prodi irritato ed abbacchiato, tornati in aula i parlamentari dell’opposizione hanno cercato di tirare fuori delle argomentazioni sensate al fine di dar alla loro protesta un senso compiuto. Qualcuno come Casini ha additato le connessioni bancarie del centrosinistra, tirando anche fuori il solito discorso sulle privatizzazioni. Le privatizzazioni fatte in Italia sarebbero illiberali, in quanto attuate dal centrosinistra al solo scopo d’offrire in pratica delle concessioni agli amici. Questo è un discorso in parte veritiero, giacché in effetti il centrosinistra s’è affidato al capitale straniero per poter ottenere dei risultati egregi. Una vera liberalizzazione avrebbe dovuto comportare una messa sul mercato delle azioni nel solo ambito nazionale. Il centrosinistra si difende accusando i <<capitalisti con scarso capitale>> di non esser in grado di garantire l’efficienza. Il centrodestra invece ritiene che in questo modo i prezzi non s’abbasseranno mai, perché così non c’è vera concorrenza e le privatizzazioni sono false privatizzazioni gestite a distanza dal dirigismo statale. Ci troviamo però di fronte a una gran confusione. La campagna di privatizzazioni che ha investito il mondo intero è stata voluta dalla grande finanza internazionale, dunque non poteva rispondere a reali criteri di liberalizzazione, ma piuttosto ad un desiderio di smantellare le strutture economiche statali per rapacità produttiva. In tale contingenza cambia poco che a gestire le ex-aziende statali siano dei piccoli produttori locali con problemi d’investimento o grandi produttori stranieri capaci d’investire sena problemi. Entrambe le cose comportano degli oneri. È meglio una grande azienda a capitale prevalentemente straniero che funzioni oppure una a capitale nazionale che non funziona? Ormai i buoi sono scappati dalle stalle. Era semmai all’inizio degli Anni Sessanta, ai tempi del boom economico e non adesso, che bisognava attuare la politica che il centrodestra vorrebbe attuare ora. Ora, in tempi di U.E., è troppo tardi.


Manovre per la prossima guerra?

Qualcosa tuttavia s’intravede dietro le oscure manovre internazionali del momento che parrebbe ostacolare la politica prodiana di buon vicinato tanto con Israele quanto col mondo arabo. Quel che non può sopportare l’America in questi frangenti è quindi che l’Italia, d’accordo con la Francia, intralci tutti i tentativi adottati per far scoppiare la Guerra contro la Siria e l’Iran e debellare definitivamente tutto l’Islam Orientale; a parte l’Arabia Saudita, che però è già a patti segretamente con gli <U.S.> Moore insegna in proposito. Israele ( Olmert ) stesso non vede di buon occhio la politica di Prodi e D’Alema, lo s’intuisce. Tant’è che ha fatto addirittura scoppiare una guerra contro il Libano, dove ci ha rimesso in parte le penne nonostante la vittoria formale, peraltro programmata da tempo. Ne aveva dato notizia a suo tempo, mi pare, <ComeDonChischiotte .net>.
C’è un gran da fare nei discorsi generali per cercar d’avvalorare la tesi che gli Hezbollâh sono appoggiati da Siria ed Iran. E che quindi il pericolo vero è costituito dai due <<stati-canaglia>>, per usare una vecchia definizione bushana. Che Siria e Iran appoggino i terroristi libanesi è un fatto risaputo da decenni, visti i mezzi dei quali costoro dispongono. Ma chi spinge Iran e Siria a comportarsi così? Gli stessi, evidentemente, che sostengono Israele. Tra Iran e Israele c’è odio sul piano politico, apparentemente. Sottobanco gl’iraniani ( vedi Ahmedinejâd & soci nell’Affare Iran-Contras ) confabulano coi vertici israeliani. E’ solo ad un livello inferiore che i due stati si combattono per interposte persone. Quindi Prodi e D’Alema paiono in apparenza aver fatto un buco nell’acqua. Non a caso una serpe, politicamente parlando, quale Maroni, addita continuamente l’impresa libanese come dispendiosa ed inefficace. Dispendiosa certamente, forse comunque non più della semi-disastrosa impresa irachena, ma che sia inefficace non si può esserne sicuri. Con Kofi Annan il duo italiano è riuscito a fargli modificare atteggiamento. Naturalmente K.A. ha potuto tralasciare la veste precedente di burattino al servizio degli anglo-americani solamente perché aveva il mandato in scadenza. Gli è subentrato infatti, per evitare equivoci, al posto del candidato indiano un anonimo seppur esperto ( dicono ) diplomatico sudcoreano. L’Onu inevitabilmente tornerà di nuovo come prima, in attesa d’essere smantellato definitivamente per lasciar posto in futuro al Governo Globale. Intanto si fa strada in Francia per le prossime elezioni presidenziali una donna, socialista. Se vincesse succederebbe come con la Merkel, in altre parole la Francia sarebbe ricondotta al modo della Germania su posizioni più neutrali e quindi filo-anglo-americaniste? Tutto pare portare in quella direzione, in Italia l’ostilità artificiosa contro Prodi ( da notare che non s’attacca D’Alema, forse si vorrebbe un D’Alema-bis, per poterlo in seguito meglio attaccare al grido – Via i comunisti dal potere! ) con la scusa della finanziaria e dell’Affare Telecom cammina nella medesima direzione.


Se Prodi riuscisse a resistere

Se Prodi riuscisse a resistere il tempo lavorerebbe per lui, soprattutto a partire dal prossimo autunno. Perché molti nodi giungerebbero al pettine. I globalistii non possono permettersi di rimandare troppo oltre prossima guerra, anzi debbono farla su doppio fronte, altrimenti tutti i progetti del <Nuovo Secolo americano> finirebbero a poco a poco col saltare. Il centrosinistra ha fatto bene a mantenere le truppe in Afghanistan, tanto per non dare troppo nell’occhio, ma è il Libano che conta. Sarà un’impresa sicuramente fallimentare, troppo potenti sono inglesi e americani assieme ad Israele per poterli veramente ostacolare. Però insieme a Chirac Prodi, come già prima Schroeder, ha messo un puntello ad un nuovo modo d’intendere la politica che in anni non troppo lontani dovrebbe dare i suoi frutti positivi – speriamo almeno – a livello europeo. Prodi conta in ogni caso su un alleato di gran valore, Fassino, probabilmente il miglior uomo di stato che la sinistra ha sfornato negli ultimi cinquant’anni, a parte Craxi ( irrinunciabili critiche a parte ). Il punto debole, invece, è Rutelli, che non lo difende abbastanza. Rutelli aveva assunto una forma smagliante in campagna elettorale, si poteva sperare in lui in previsione del futuro, poi ha ceduto. Conti può contare inoltre, per fortuna, anche dell’amicizia da parte francese ( sempre che non vincano i socialisti nelle prossime elezioni ). E non è poco.

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