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Stati Generali GLBT, ovvero processo ad Arcigay
by Andrea Martini Monday, Oct. 09, 2006 at 12:29 PM mail:

Il 30 settembre a Roma si sono svolti gli Stati Generali delle associazioni attive sul terreno GLTQ. Un resoconto.


Un processo non sarebbe stato se l'incontro romano di sabato 30 settembre non fosse stato preceduto da scontri a distanza e schrezi tra L'Aricgay e le altre, tante, associazioni del del movimento glbt italiano.
L'idea di riunirsi per un momento di riflessione sulla situazione sociopolitica italiana nacque, come ricorda il moderatore Andrea Pini (giornalista di Pride), dopo lo "schiaffo" ricevuto dall'Unione in sede di firma del programma di governo. Da quel febbraio in poi sembra che un ulteriore schiaffo i gay, le lesbiche e i transessuali italiani lo abbiano ricevuto anche dalla loro più rappresentativa associazione, l'Arcigay.
A parte i primi interventi, di Rossana Praitano del Mario Mieli, di Imma Battaglia per Dì Gay Prject, Mauro Cioffari per Gayroma.it e Giulio Vallocchia di No God, promotori dell'iniziativa, quelli a seguire sono stati attachi più o meno diretti all'associazione guidata da Sergio Lo Giudice.
I temi da affrontare non erano rinchiusi entro limiti ben precisi, ognuna delle associazioni intervenute (circa 40) e poi iscrittesi a parlare ha potuto quindi utilizzare i 10 minuti a disposizione come meglio credeva: qualcuno, sopratutto i neofiti e quelli che mai avevano partecipato ad assemblee del genere, vedi gruppo I-ken di Napoli e Johnatan di Pescara, come vetrina offrendo contemporaneamente spunti di riflessione a partire dalla loro esperienza locale, altri per togliersi i sassolini dalle scarpe. L'occasione era delle migliori: mai prima d'ora le varie associazioni sparse un pò su tutto il territorio nazionale italiano avevano avuto modo di incontrarsi e di confrontarsi dal vivo; mai prima d'ora il processo non era in contumacia o virtuale: nonostante infatti lo scambio epistolare tra Aurelio Mancuso, stizzito per l'esclusione dell'Arcigay dal tavolo dei promotori, e Rossana Praitano, l'Arcigay Nazionale era presente con tutti i suoi grandi nomi (e la loro claque): Sergio Lo Giudice, Alessandro Zan ed il succitato Aurelio Mancuso. Il nome, Stati Generali, rievoca grandi avvenimenti storici: quegli Stati Generali che portarono alla rivoluzione francese. E' difficile che l'incontro di sabato possa portare ad una rivoluzione. Il Governo, quello nazionale, si ci ha delusi e continua a farlo e vorremo vederlo sostituito, ma le forze per farlo è evidente che non ci sono ed un governo centrale le associazioni glbt non sembrano averlo mai avuto e non lo cercano nemmeno, nonostante la voglia di darsi un coordinamento nazionale. Ma se rivoluzione non c'è stata, rivolta si. Perchè rivolta per estensione significa "dissenso manifesto" ed il dissenso verso l'Arcigay c'è stato e pure molto. Le accuse: collateralismo e servilismo verso il Governo ed i partiti (DS in primis), boicottaggio ed egemonia.
Dopo i primi moderati e poco stimolanti interventi la platea si scalda con Porpora Marcasciano, per Facciamo Breccia, e con Elena Biagini per Azione Gay e Lesbica. Sono loro le prime a chiamare le cose con il loro nome ed a fare accuse ben precise: Arcigay Verona ha preso le distanze dalla manifestazione "Layca" di Verona organizzata dal coordinamento Facciamo Breccia , accusandoli di "estremismo" e quelle nazionale e catanese non hanno aderito alla manifestazione antifascista di Catania temendo, come scritto in un comunicato stampa, che potesse sfociare in "azioni incivili" e contrapponendole per di più, nello stesso giorno, una manifestazione a Viareggio contro lo stupro omofobico ai danni di una ragazza lesbica a Torre del Lago. Il pubblico che ha interrotto e sottolineato con lunghi applausi i due interventi era ormai schierato e poco ha potuto la claque al seguito di Arcilesbica ed Arcigay per sostenere i loro rappresentanti nei loro interventi. Hanno applaudito anche un passaggio di Cristina Gramolini (segreteria Arilesbica nazionale) che se fossero stati corretti avrebbero dovuto criticare anche loro. La Gramolini infatti in uno strenuo tentativo di difesa contro l'accusa di boicottaggio ed egemonia ha lasciato intendere che la lotta all'omofobia è più importante di quella antifascista. Una dispiaciuta ma saggia Marcella Di Folco (MIT) si è augurata che tali parole fossero state troppo istintive e poco ragionate, perchè è chiaro che la lotta di ogni gay, lesbica o transessuale è una lotta prima di tutto antifascista, essendo il fascismo alla base anche dell'omofobia e non a caso il risveglio di sentimenti neofascisti ha coinciso con l'acuirsi di violenza omofobica.
Lo Giudice, intervenuto subito dopo, non ci sta a dichiarare sconfitta anzi reclama vittorie: l'importante manifestazione pro-PaCS del 14 gennaio che ha fatto diventare le unioni civili uno dei temi caldi della campagna elettorale e la recente calendarizzazione dei PaCS. Quest'ultima, bisognava dirlo e Sergio Rovasio della Segreteria del Gruppo Parlamentare Rosa nel Pugno, l'ha fatto, è una mezza vittoria: le unioni civili sono state calendarizzate in Commissione Giustizia e prima che arrivino in discussione alla Camera ci vorrà molto tempo ancora. Tempo che forse non c'è se come Rossana Praitano si pensa che le aspettative di vita per questo governo sono al massimo di due anni.
Gli Stati Generali quindi non per rivoluzionare ma per arrivare, sotto esplicito invito di molti partecipanti, ad un sorta di Costiuente, quella di un Movimento glbt unitario, forte e in cui non prevalgano logiche di supremazia ed egemonia ma di piena rappresentanza di tutte le diversità che contraddistinguono le varie associazioni.
Mancuso nello scrivere alla Praitano aveva fatto notare il poco ecumenismo nella creazione di un gruppo promotore e la scarsa capacità organizzativa. E Lo Giudice lo ha ribadito nel suo intervento. La grande partecipazione, anche di singoli, e la voglia di ricontrarsi presto però hanno sancito il successo della giornata. Il tutto non è quindi stato solo un invebitabile processo ad Arcigay, ma anche fucina di spunti di riflessioni e buoni propositi per il futuro. E se qualche somma si vuole tirarla già ora si può dire che, a conferma di un inchiesta di Andrea Pini per Pride, la maggioranza delle associazioni sembra voler lottare, nell'ottica di un prossimo governo, per il matrimonio e non più per i PaCS e la quasi totalità è favorevole ad un prossimo pride nazionale a Roma, abbandonando l'idea di una pride "autocelebrativo" (Rosanna Praitano) a Bologna.


A margine:
erano presenti anche i blogger Rikkardino e FireMan. Qui e qui i loro racconti.
Tutti e tre siamo stati segnalati su Queerblog.it. Un grazie agli autori.
Faccio notare che il mio post insieme a quelli degli amici Rikkardino e FireMan sono gli unici report sulla giornata usciti nell'immediato. Nessun sito di informazione gay ha pubblicato la notizia. Per quanto riguarda il mio post non ha nessun copyright (come tutti gli altri pubblicati su questo blog) chiunque volesse può utilizzarlo citando e linkando la fonte.

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