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Il Vicedirettore del CORRIERE sbrodola sulla bontà del TAV
by NO TAV Thursday, Oct. 12, 2006 at 2:12 PM mail:

http://www.corriere.it/Primo_Piano/Editoriali/2006/10_Ottobre/12/battista.shtml (a parte che si dice IL TAV e non LA TAV, così come si dice IL TRENO e non LA TRENA)

Grandi opere
La Tav nel tunnel del ridicolo
di Pierluigi Battista

C’è un solo tunnel della Tav, sinora: quello che sta rischiando di inghiottire nel ridicolo e nell’inconcludenza velleitaria la grande opera irrinunciabile per l’Italia, il suo «corridoio» indispensabile, l’infrastruttura che non potremmo mancare, la grande occasione che non dovremmo perdere. E che invece mancheremo e perderemo. Contemplando il corridoio che si snoderà lontano, a nord delle Alpi, tagliando via l’Italia.
Uno scenario possibile. Non una certezza se il governo dovesse dare un segno univoco di comando e se oggi, chissà, la Conferenza dei servizi dovesse imprimere una svolta, mettere d’accordo ministri, governatori e sindaci della Val di Susa, dimostrare che qualcosa verrà pur deciso, che una soluzione è stata trovata, che i cantieri della Tav possano avere la ragionevole speranza di lavorare.Eche l’Europa non ha nulla da temere da un’Italia incapace di decidere e capace invece di tornare indietro sulle decisioni annunciate, e incline a recitare mille parti in commedia.Maora la minaccia di perdere la Tav è concreta e plausibile.
La Regione Piemonte si allarma perché se la Val di Susa risultasse impraticabile, si proverebbe l’alternativa di un passaggio svizzero, con il tunnel del Loetscberg che via Ginevra va a Lione e da lì a Parigi, Vienna, Budapest: senza l’Italia, oltre l’Italia. Il governo è spaccato: il ministro Pecoraro Scanio è per il no secco, Di Pietro per il sì secco (anche Prodi è per il sì secco, anche Fassino è per il sì secco, ma Rifondazione comunista è per il no secco). Dalla Liguria il presidente della Regione Claudio Burlando invia il messaggio: se non passerà la Val di Susa, c’è una linea Marsiglia-Genova che potrà sostituire la Lione-Torino e permettere all’Italia di non perdere il treno per l’Europa. Anche la Val d’Aosta è fertile di iniziative alternative e ipotizza il passaggio sotto il Monte Bianco per l’aggancio ferroviario tra Torino e Milano. I sindaci della Val di Susa dicono di no, minacciano barricate, forse trattano, rilasciano dichiarazioni contraddittorie.
La vicenda Tav si configura sempre più come la metafora del caso italiano. Un incredibile frullato in cui si mescolano localismo irresponsabile, incapacità di onorare la parola data, politicizzazione estrema di ogni questione, anche la più tecnica, drammatico e incolmabile divario tra le parole e le cose, le dichiarazioni e le realizzazioni, le promesse e ciò che regolarmente non viene mantenuto. Sull’onda di una emergenza d’ordine pubblico, con i manifestanti che impedivano persino l’apertura del cantiere con cui stabilire se fosse vera o no la presenza dell’amianto nella montagna, il precedente governo di centrodestra decise di rimandare l’inizio dei lavori. La valle tripudiò. L’Europa decise di concedere tempi di decisione di realizzazione più blandi. Il centrosinistra, malgrado le elezioni, promise che non avrebbe rinunciato a un progetto considerato vitale. Il sindaco di Torino Sergio Chiamparino non si tirò indietro nel braccio di ferro con la sua maggioranza riottosa.
E ora? Ora c’è la guerra delle dichiarazioni contrapposte. E nella guerra delle dichiarazioni la prospettiva che il corridoio con l’Europa vada via, che un Paese che si vuole cruciale per l’Europa si metta ai margini, in un profluvio di proposte alternative e varianti che non hanno la benché minima possibilità di essere realizzate. La metafora dell’Italia impotente e rissosa troverà un nuovo motivo per rinnovarsi. A meno di una tardiva,maancora possibile resipiscenza collettiva. Per uscire dal tunnel delle parole in libertà. E magari costruire, una buona volta, quello vero e indispensabile.
12 ottobre 2006

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